Per la cronaca una notizia che fa titolo. In realtà c’è molto altro, ma in chiave positiva da descrivere, a insaputa dei più: la sorte di un baratro da 8-10 milioni, un buco di bilancio e rischio ‘libri contabili in tribunale’. E’ la diocesi di Albenga-Imperia. Ebbene a 5 anni dalla venuta del nuovo vescovo, Gugliemo Borghetti, e dello staff di collaboratori, il residuo della ‘voragine’ è sceso a 4 milioni. E la promessa, finora rinviata, che “il prossimo anno pubblicheremo in toto il bilancio della diocesi”. Come avviene, dal suo insediamento, con il vescovo di Savona- Noli, Calogero Marino.
di Luciano Corrado
Un atto di fiducia e di impegno destinati a recuperare benefici concreti nel rapporto con i fedeli, oltre al quel 8 per mille suddiviso tra le 12 confessioni religiose, 11 decisamente minoritarie. 8 contribuenti su 10 scelgono la Chiesa cattolica.
Ma c’è una discesa costante, in Italia, sull’ammontare del gettito volontario e con diverse concause. Borghetti a domanda risponde: ” I conti sono importanti, così come la certezza che abbiamo superato il rischio maggiore. Vorrei ringraziare don Giancarlo Cuneo e don Mauro Marchiano, penultimo e ultimo economo diocesano”. Come pare giusto al cronista ricordare mons. Fiorenzo Gerini che ripeteva di aver lasciato i conti in ordine e affidati al successore che stimava; allora don Antonio Suetta economo e che sarà elevato alla carica di vescovo.
Tuttavia non è solo un bilancio di aridi numeri, non è solo un problema di denaro che pure è vitale anche in una realtà di fede e testimonianza evangelica. Mons. Borghetti, nell’annuale incontro con la stampa nella giornata mondiale della comunicazione e del Santo Patrono dei Giornalisti (San Francesco di Sales), mette in risalto: “ E’ una diocesi notevolmente ‘serenizzata’ grazie soprattutto ai sacerdoti che si sono tirati su le maniche e ci hanno messo tanto impegno e volontà”.
Albenga – Imperia, la maggiore diocesi in Liguria in rapporto al numero degli abitanti. Due i seminaristi (8 nella diocesi di Ventimiglia Sanremo oggetto di cronaca recente, in 7 sono risultati positivi al Covid), nessuno sacerdote proveniente da altre province. “Ho ricevuto di recente una richiesta, ma ho ringraziato, non accogliamo ‘esterni come ho sempre detto’“. Un solo sacerdote, per contro, ha lasciato la diocesi per tornare in quella originaria di Milano; era vice parroco ad Alassio.
Nel 2020 “tre religiosi anziani” hanno abbandonato la vita terrena. Sono 4 o 5 i preti diocesani che frequentano l’Università. In alcune zone dell’entroterra qualche parroco ha 4 parrocchie. Nella recente riorganizzazione dei nuovi vicari foranei, in carica per 5 anni, si è perseguito il rinnovamento che si è svolto comunque attraverso le elezioni; con il voto espresso dagli stessi sacerdoti. Sul ‘caso del vice parroco di Borgio Verezzi’ il vescovo risponde che è stata comminata una ‘sanzione’ ed è ancora in corso.
Non mancano esempi splendidi. Il vescovo cita la parrocchia di Solva dove, di fronte alle condizioni di salute del parroco, “ho trovato lo slancio e l’ammirevole disponibilità di mons. Angelo De Canis, 83 anni e pensionato”.
La crisi ha colpito, quanto a numeri, soprattutto le suore. Con chiusure di sedi e conventi come a Laigueglia, Alassio, Diano Castello e si va verso l’unificazione. “Per ora non ho notizie di altri conventi prossimi a chiudere per mancanza di frati o suore, anche se a volte leggo notizie di questa o quella città…Di recente si è scritto di Imperia….”.
Il vescovo Borghetti (“amo la politica e mi piace, da giovane avrei fatto il candidato sindaco”) non ha dubbi quando ricorda che “Gesù non si può mai strumentalizzare”. Che c’è un impegno costante, reso più assillante causa crisi economica in tempi di pandemia, verso la povertà in netta crescita. “Siamo accanto ai cittadini meno fortunati e davvero bisognosi, di fronte ad una domanda di aiuto in allarmante crescita. Facciamo la nostra parte con la Caritas diocesana, con il volontariato cattolico e laico molto attivo e presente, abbiamo creato un hashtag ed un numero di cellulare…Come la Cei che ha destinato 10 milioni di € da suddividere tra le Caritas diocesane, crediamo di svolgere un ruolo concreto in un momento tanto drammatico. Come siamo orgogliosi per i risultati raggiunti con le scuole cattoliche dove puntiamo non tanto ai numeri degli studenti, bensì la qualità. Quelle dei Salesiani di Alassio e delle Suore della Misericordia ad Imperia (mons. Ruffino) che hanno avuto buoni riconoscimenti e svolgono un servizio fondamentale alla comunità. Ad Albenga il Centro Scolastico Diocesano Redemptoris Mater con 500 alunni.”
Il vescovo, ad altra domanda, annuncia che entro il 2021, probabilmente da settembre, ci saranno parecchi ‘cambi‘ di parroci. In qualche caso avrebbero già dovuto essere attuati con l’inizio del nuovo anno, ma si è dovuto rinunciare per emergenza coronavirus.
Che pensa il vescovo della imminente crisi di governo accompagnata da alcune scelte di campo precise di membri dell’episcopato ? “Il mio punto di riferimento è l’attenzione al bene comune e ragiono come un padre di famiglia. Non sono pro o contro un singolo politico o uno schieramento, ma credo che in una fase difficile sia meglio evitare un terremoto, per cercare di uscire dall’impasse ed affrontare poi con calma alcune questioni importanti”.
La forza delle diocesi ? Borghetti: “Il messaggio del Santo Padre, il tema della ricorrenza “Vieni e vedi”. Incontrare le persone “come e dove sono.” Papa Francesco ricorda le opportunità e le insidie dell’ecosistema digitale. Anche San Paolo oggi avrebbe usato la posta elettronica e i social network. E la questione cruciale ? Il valore della verità è recuperabile solo attraverso il desiderio di testimonianza e l’incontro con le persone. C’è la questione, sempre più incombente, delle fake news alla quale il papa fa riferimento indirettamente attraverso l’invito a ‘ venire e vedere’ per imparare solo attraverso l’esperienza, si affronta più correttamente se si annotano concetti chiave. Il primo. Sarebbe un errore concentrarsi solo sulla polarizzazione verità/ falsità, poichè sono in circolazione molti messaggi verosimili, talvolta più dannosi di quelli non veri. Il Secondo. Per affrontare seriamente questo tema non basta intervenire solo sui produttori dei contenuti, magari enfatizzando il divario tra media mainstream e new media, come se i primi siano sempre e comunque collocabili tra i cattivi.
Il tema della verità resta cruciale a maggiore ragione di fronte ad una realtà iper- complessa che difficilmente potrà essere rappresentata e quindi percepita ricorrendo a chiavi interpretative semplificate. Davanti all’overland informativo, trasformatosi durante l’emergenza pandemica in ‘infodemia’, non conta aumentare il flusso della comunicazione. Conta agire affinché verifica e capacità di discernimento diventino approcci diffusi. E naturali. Oggi più di ieri.
Luciano Corrado