Si discute sull’opportunità di costruire un “carcere” in Albenga. Le proposte che ho letto mi sembrano generiche e inadeguatamente motivate. Già l’uso del nome è espressivo della superficialità dell’approccio, perché nella nozione di “carcere” sono compresi più istituti con finalità diverse.
di Filippo Maffeo
Il nostro ordinamento (art. 59 dell’Ordinamento Penitenziario) prevede diverse strutture, distinte in:
- istituti di custodia preventiva;
- istituti per l’esecuzione delle pene;
- istituti per l’esecuzione delle misure di sicurezza;
- centri di osservazione.
E’ evidente che le valutazioni ed i requisiti mutano in relazione all’istituto che si vorrebbe realizzare.
Poiché la nuova struttura dovrebbe sostituire quella di “Sant’Agostino”, che è una Casa Circondariale, il termine corretto è questo. E non è una questione nominalistica.
Si parla, infatti, della costruzione di una nuova Casa circondariale, che è un Istituto di custodia preventiva, e l’ubicazione è funzione delle finalità che la struttura deve perseguire. Questi istituti erano, inizialmente, distinti, appunto, in case circondariali e case mandamentali. Con l’abolizione delle Preture sono rimaste solo le case circondariali.
A che cosa servono le Case circondariali?
Ce lo dice la legge 26 luglio 1975, n. 354, nell’art. 60, al comma 3: “le case circondariali assicurano la custodia degli imputati (oggi indagati ed imputati, ndr.) a disposizione di ogni autorità giudiziaria” ed al comma 4:“Le case circondariali assicurano altresì la custodia delle persone fermate o arrestate ( nel circondario, ndr) dall’autorità di pubblica sicurezza o dagli organi di polizia giudiziaria”
La norma viene compresa appieno ricordando che nel comma seconda si prevedeva che: “le case mandamentali assicurano la custodia degli imputati a disposizione del Pretore”. Con la soppressione della figura del Pretore le relative competenze sono state trasferite al Tribunale.
Sintetizzando, le case circondariali servono per assicurare la custodia degli indagati e degli imputati a disposizione del Tribunale, ovviamente del luogo. In esse, peraltro, possono essere recluse anche persone a disposizione di altre autorità giudiziarie (Tribunali o Corti d’Appello); in esse, infine, (e non nelle caserme) devono essere custoditi i fermati e gli arrestati nel territorio del Circondario.
Primo punto fermo: esiste un nesso funzionale-territoriale inscindibile tra sede del Tribunale e Casa circondariale.
La controprova la fornisce sempre la legge citata, che espressamente prevede, sempre al comma 3, che le Case circondariali “sono istituite nei “capoluoghi di Circondario”.Nel caso specifico a Savona, capoluogo di circondario per la presenza del Tribunale in quella città.
I reclusi, inoltre, sono a disposizione dei giudici del Tribunale e dei magistrati della Procura. Non basta; ora i P.M. ed i G.I.P. , di regola, devono recarsi personalmente nella Casa circondariale per effettuare gli interrogatori. Nella casa circondariale, poi, vanno immediatamente portati gli arrestati ed i fermati.
Abbiamo una prescrizione normativa sul luogo della casa circondariale. Abbiamo, inoltre, l’esigenza funzionale di allocare la Casa in un luogo che consenta facilmente l’espletamento dell’attività dei Giudici e dei magistrati. Abbiamo, infine, la necessità di mantenere il più possibile i presunti responsabili nel luogo di giudizio e nel quale hanno commesso il reato o sono stati arrestati e nel quale, spesso in prevalenza, risiedono.
Esigenze organizzative del sistema giustizia; esigenze logistiche dei detenuti e dei loro familiari (per i colloqui etc.); esigenze degli avvocati, concentrati prevalentemente nel capoluogo, numero degli arresti e dei fermati. Tutte queste esigenze, di fatto, sono soddisfatte soltanto da una Casa circondariale che abbia, nel Circondario, una collocazione baricentrica.
Anche sotto questo profilo è facile rilevare che la scelta deve cadere su Savona o su un Comune limitrofo.
Non certo su Albenga, città posta nell’estremo ponente, in posizione, quindi, defilata rispetto al Circondario e nel cui territorio vengono effettuati arresti e fermi in misura minoritaria rispetto al volume del Circondario ed in cui si trova un numero di studi professionali egualmente minoritario. A fronte di queste esigenze funzionali ed organizzative, i presunti benefici economici derivanti dall’esistenza di un carcere enunciati a sostegno della candidatura di Albenga assumono un rilevo assolutamente marginale, o, meglio, insignificante. Lo stesso dicasi per il vantaggio derivante dal possibile riuso di un edificio ora inutilizzato e di fatto abbandonato.
Il “carcere” non è un soltanto un edificio o un volume edilizio, quale che sia.
Deve essere costruito con caratteristiche specifiche relative alla distribuzione degli spazi per la vigilanza e la permanenza abitativa dei detenuti. Deve essere collocato in un sito adeguato per quanto attiene alla sicurezza, esterna ed interna. Evito, per rapidità, di essere più esplicito.
Il vecchio edificio, la vetusta ex polveriera (Campochiesa d’Albenga), di cui si parla è del tutto inadeguato allo scopo e sarebbe del tutto inutilizzabile. Occorrerebbe demolirlo e costruirne uno ex novo, sempre che il sito sia adeguato, e nutro seri dubbi al riguardo, sotto il profilo della sicurezza esterna.
Per tornare alle ricadute economiche: ci sono aree del Circondario (che coincide col territorio della Provincia) in condizioni economiche peggiori rispetto a quelle della piana ingauna.
Per concludere ed in sintesi estrema:
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- la nuova Casa Circondariale, per dettato normativo, deve essere fatta a Savona. Quel territorio comunale non possiede aree idonee? Mi sia consentito di non essere del tutto convinto.
- se davvero così fosse, deve essere trovata, per esigenze funzionali, un sito baricentrico equivalente a Savona, in un Comune, come Vado Ligure o altri, limitrofo;
- riutilizzare la vecchia “polveriera”? Non è fattibile tecnicamente e sarebbe troppo costoso;
- “arricchire” col “carcere” una zona? Questo aspetto è assolutamente marginale e, comunque, la Val Bormida vanta titoli maggiori.
Filippo Maffeo