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Da Albenga e le origini dell’umanità…?


E le origini dell’umanità…? I nostri antenati ( v. le Pitture rupestri del Neolitico- Pleistocene, 1,8 milioni di anni fa, e dell’Olocene, 10000-3500 a. C.)/ Coll. Musée de l’Home di Parigi), anzi, il primo rappresentante della nostra specie, dicono gli scienziati più accreditati, è nato in Africa, circa 3 milioni di anni fa.

di Michele Di Giuseppe

Yves Coppens (Vannes, 9 agosto 1934) è un paleontologo e paleoantropologo francese, dal 2011 professore onorario presso il Collegio di Francia. Di solito, il suo nome è subito associato a quello della scoperta, nel 1974, dello scheletro dell’ominide Lucy in quanto fu uno dei tre condirettori del gruppo di esploratori.

Il paleontologo francese Yves Coppens, scopritore di Lucy, racconta questo lungo cammino, dalla preistoria alla nascita della commedia umana. Per una lettura “storicizzata” teniamo presente che il Cretaceo (65 milioni di anni fa), il Terziario (2 milioni di anni fa), l’Homo habilis (v. i primi utensili di pietra) e il Pleistocene, come s’è detto, 1,9 milioni di anni fa ed, infine, l’Olocene (10000-3500 a. C.).
Così ci documenta il paleontologo-paleoantropologo francese Yves Coppens, Prof. al Collège de France.
La sua ipotesi sulle origini dell’uomo è una nuova teoria dei climi applicata alla preistoria. Siamo, quindi, tutti scimmie africane. “No, non è una battuta”, ci garantisce il direttore del laboratorio di Paleoantropologia del Collège de France.
Il modello di Coppens è l'”East Side Story”.
Il determinismo aleatorio di Jacques Monod (il caso), per Coppens è la rottura di equilibri naturali: gli sconvolgimenti geologici e climatici (Cretaceo e Terziario), di 7,5 milioni di anni fa che nella savana africana costrinsero i primi ominidi ad alzarsi su due zampe per adattarsi a un ambiente nuovo (la posizione eretta).
Ciò, inoltre, causò l’aumento volumetrico del cranio. La teoria di Coppens si fonda sui ritrovamenti in Tanzania di impronte di 3,8 milioni di anni fa di esserini ancora scimmieschi, ma già dotati di locomozione bipede. Infine, con l’americano Johanson, scoprirono lo scheletro di Lucy, un Australopiteco di 3,5 milioni di anni fa, che – dice Coppens – ancheggiava “come una ballerina“.

Lucy australopetico

Dopo gli Australopiteci, l’Homo habilis, il primo uomo; poi – 1,5 milioni di anni fa – apparve l’Homo erectus, che dall’Africa conquistò il pianeta: Usa il fuoco, fa capanne.
L’Homo sapiens sapiens – l’uomo moderno – popolò l’Europa solo 40000 anni fa. La rivoluzione del Neolitico, i primi popoli stanziali, l’allevamento risalgono a 8000 anni fa.
Egittopiteco, Kenyapiteco, Australopiteco, Homo habilis, Erectus (e via dicendo); poi, il resto è Storia. La storia dell’uomo è parte della storia dell’Universo che include la storia della Terra, la quale – a sua volta – comprende la storia della vita. In un certo senso, siamo figli delle stelle.
Con i biologi molecolari, partigiani di una cronologia più recente, si ci accordò su un compromesso preistorico: la separazione tra scimmie e ominidi, che avvenne 7,5 milioni di anni fa, in Africa (v. spaccatura della Rift Valley, la faglia geologica di Etiopia, Kenia e Tanzania: ominidi e grandi scimmie, il Kenyapiteco delle foreste dell’Africa equatoriale).

I paleoantropologi ci rivelano, con le loro ricerche sui siti, che l’Homo sapiens rischiò l’estinzione circa 150.000 anni fa, sulle coste dell’Africa, dove una provvidenziale combinazione di risorse alimentari salvò il piccolo gruppo di esseri umani da cui tutti noi discendiamo.
Curtis W. Marean insegna alla School of Human Evolution and Social Change della Arizon State University e fa parte dell’Institute of HUMAN ORIGINS. Studia le origini dell’uomo moderno, la PREISTORIA africana, paleoclimi e paleoambienti, e le ossa animali rinvenuti nei siti archeologici. E’ il capo del progetto SACP4 (Paleoclima, paleoambiente, paleoecologia e paleoantropologia della costa sudafricana), con sede nelle vicinanze di Mossel Bay.
LA GROTTA PP13B, che si trova in SUDAFRICA, nei pressi di Mossel Bay, ha dato rifugio a esseri umani tra 164000 e 35000 anni fa, in un’epoca in cui la specie Homo sapiens rischiò di estinguersi.
Queste persone potrebbero essere gli antenati di tutti noi (v. Le Scienze – edizione italiana di Scientific American – dell’ottobre 2010, numero 506, pp. 54-61). Il lungo periodo glaciale detto MIS6 (Stadio Isotopico Marino 6) si protrasse fino a circa 123000 anni fa: stadio glaciale 6.
Perciò un clima freddo e arido, tra 195000 e 123000 anni fa, rendendo inabitabile il territorio africano, decimò le popolazioni di Homo sapiens.La costa meridionale del Sudafrica, ricca di molluschi e piante commestibili, fu uno dei pochi luoghi in cui gli esseri umani si salvarono.
In questi territori furono trovati vari reperti di quelli che forse furono i nostri antenati. Ciò conferma che le CAPACITA’ COGNITIVE avanzate si sono evolute in tempi più antichi di quanto si pensasse, e sono forse state determinanti per la sopravvivenza della specie umana.
Possiamo, infatti, dire che il MARE salvò l’UMANITA’.
Le emissioni di anidride carbonica rendono gli oceani sempre più acidi, mettendo a rischio la crescita e la riproduzione di molte specie marine. E’ una vera minaccia per la vita di tutti i mari. Il pH dei mari di tutto il

Lucy cranio

mondo sta diminuendo (ACIDIFICAZIONE) a causa dell’assorbimento dell’anidride carbonica dall’atmosfera. Esperimenti dimostrano che copepodi, lumache di mare, ricci e stelle marine per bilanciare il cambiamento di pH all’interno del proprio corpo condiziona negativamente le loro capacità di riproduttive e di crescita. Molte specie non sarebbero in grado di adattarsi geneticamente all’ACIDIFICAZIONE degli oceani, vista l’eccessiva rapidità del cambiamento.
La scomparsa di queste specie può alterare la catena alimentare marina.
Per impedire un’ulteriore ACIDIFICAZIONE è necessaria un’azione antinquinante a monte nelle attività umane.

Michele Di Giuseppe


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M. Di Giuseppe

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