Penso alla vicenda Berlusconi e alla polemica seguita alla pubblicazione della registrazione del colloquio registrato tra Silvio Berlusconi e l’ex giudice di Cassazione Amedeo Franco nel frattempo deceduto. Faccio l’avvocato da più mezzo secolo e ho espresso tante volte la mia opinione sulla politica e sulla politicizzazione delle “ correnti” ricavandone solo accuse di scarsa democraticità.
E può essere anche vero ma le mie opinioni non cambiano e, anzi, questa vicenda le rafforza.
Giochiamo allora a fare l’avvocato e, come mia abitudine, partiamo dai fatti lasciando da parte le opinioni e le convinzioni.
Con sentenza del 26 ottobre 2012 il Tribunale di Milano ( tre giudici) riconoscono Berlusconi responsabile di un po’ di reati e lo condanna a quattro anni di reclusione.
. Il giorno 8 maggio 2013 la Corte d’Appello di Milano, composta da altri tre magistrati , conferma la sentenza del Tribunale.
Con sentenza resa all’udienza pubblica del 1 agosto 2013 la sezione feriale della Corte di Cassazione, composta da cinque magistrati, respinge il ricorso presentato da Berlusconi contro la sentenza della Corte d’Appello.
Il relatore è il dottor Franco che, se la parassi è stata seguita, è l’estensione della sentenza che, comunque è stata firmata pagina per pagina da tutti i componenti del collegio giudicante ed è stata presa all’unanimità , senza riserve di sorta da parte di chicchessia.
Dopo un po’ , non so quando, il giudice Franco, accompagnato da un altro giudice-politico, tal Cosimo Ferri, eletto con Forza Italia e in seguito passato con le truppe di Renzi, si reca a casa del suo condannato e gli esterna tutto quello che abbiamo letto. Il suo anfitrione, che si dice rispettoso della figura del magistrato , per non saper leggere e scrivere registra il colloquio all’insaputa del magistrato e lo tira fuori ora che il dottor Franco è morto e, quindi, non può dire nulla. Cosa deciderà la Corte Europea non lo so e, francamente, mi interessa poco. Di giuridico la vicenda non ha nulla.
Osservo solo che siamo in presenza di un magistrato che emette una sentenza, la condivide con altri quattro ma subito dopo la smentisce non in una sede ufficiale ma a a casa del condannato . Si usa dire che dei morti non si deve parlare male ma io penso a tutte le sentenze di condanna pronunciate dal dottor Franco e, francamente (scusate il bisticcio) ne penso tutto il male possibile. Come penso tutto il male possibile di tutti quei magistrati che si ammantano di onestà e poi trafficano con i politicanti per ottenere benemerenze, laticlavi e soldi.
Le due figure, quella del magistrato “pentito” in privato a casa della sua vittima, e quella del condannato che registra i colloqui che avvengono in casa sua all’insaputa del “registrato” per usarli al momento in cui sono utili, non vedo nessuna differenza. Diffido e non stimo nessuno dei due.
Antoniobenedetto (Nino) Chirò (dalla sua pagina Facebook)
COMMENTO DI MAURO CERULLI AVVOCATO- Caro Nino, probabilmente c’è bisogno di riabilitare in qualche modo il pregiudicato. A me tutta questa vicenda schifa un poco: il pregiudicato, il giudice politico sempre a galla cambiando casacca e il giudice pentito che viene tirato in mezzo dopo che è morto. Mi sembra roba al cui confronto il Basso Impero è Arcadia…”
Nella foto l’avv. Antonio Benedetto Chirò nato a Campobasso il 26 agosto 1943, iscritto all’albo dei procuratori dal gennaio 1971 e a quello degli avvocati dal 21 gennaio 1977. Si è occupato soprattutto di penale e di contenzioso stradale. E’ stato vice pretore onorario del penale quando la pretura aveva sede in Via Guarda Superiore.