Maglia rosa. Missione compiuta, evitare che il virus entri nella struttura di Andora, mentre i titoli di cronaca ligure danno notizia dell’inchiesta dei Nas su 20 case di riposo (RSA). E di un esposto del Codacons in cui si chiede di ‘indagare per strage’, fino a 1200 morti (Piemonte e Lombardia) in una settimana.
Dopo che si letto che anche in Liguria il virus ha coinvolto duramente le residenze per anziani (nel 40%) e le accuse più frequenti: Non siamo stati aiutati dalla Regione, Alisa si è mossa in grave ritardo. Ma il suo presidente replica: Abbiamo agito con tempestività ed aiutato quelle strutture che erano impreparate”. E c’è una bella notizia che non andrebbe rilegata a notiziola. Ad Andora nella RSA Val Merula, ad oggi, zero positivi tra ospiti e personale.
Una ‘culla immacolata’ dell’assistenza alla terza età ? Per chi crede ai miracoli meglio non deludere. E’ certo invece, da verità incontrovertibile, che in questa struttura privata, convenzionata con la Regione Liguria, si è fatto prevenzione a 360 gradi. Si dirà: meglio prevenire che curare, ma con il Covid che bussa c’è chi, come la direttrice della struttura di Andora, non ha aspettato direttive, imposizioni, campanelli d’allarme dell’ultima ora, ricorso ritardato ai tamponi. Il Tg3 Liguria proprio giovedì, nell’edizione delle 14, si è occupato di una Rsa genovese ‘buon esempio’ e nessun contagiato.
Il taccuino andorese della direttrice porta in rosso una data, l’11 febbraio. Nives Biancheri (trucioli ha avuto modo di scrivere due servizi giornalistici nel non lontano 24 ottobre 2019……) già dal 11 febbraio ha regolamentato tutte le visite dei parenti, limitando gli ingressi alla Residenza Sanitaria Assistenziale ai soli addetti alle varie mansioni. Non solo, da quel giorno il personale ha ricevuto precise disposizioni e le opportune dotazioni propedeutiche ad ogni possibile contagio.
Se è vero che la media dei decessi per covid-19 nelle residenze per anziani, si attesta intorno al 26%, degli ospiti, la determinata avvedutezza della direttrice Biancheri ha evitato una quindicina di decessi, oltre pene e disagi per le quarantene. Onore al merito e senza suonare le trombe dei risultati da paese civile.
Ad oggi, 16 aprile 2020, tutti gli ospiti e il personale sono negativi al maledetto coronavirus Non è soltanto un bella ed impagabile nota di professionalità messa in pratica e di risultati raggiunti. E la prova del nove a conferma che si potevano prevenire i drammi che hanno devastato ed ‘ucciso’ migliaia di poveri anziani in Liguria e in Italia.
Ogni giorno i media locali pubblicano statistiche e percentuali degli ospiti delle RSA e del personale paramedico, deceduti per pandemia. In alcuni casi la percentuale degli anziani ‘passati a miglior vita’ (?) supera il 50%. Non è andata così tra i 65 ospiti della RSA Valmerula. Qui vengono accolti ospiti che, per ragioni di salute o per motivi famigliari, non possono più risiedere nel proprio domicilio. “La nostra residenza si prende cura dei suoi ospiti non solo erogando loro servizi di tipo sanitario e socio-assistenziale, ma anche rendendo piacevole il loro soggiorno in RSA da un punto di vista umano, conferendo centrale importanza alla relazione che può instaurarsi tanto nel gruppo dei pazienti, quanto tra i pazienti e il personale che opera all’interno della casa di riposo” si legge nel sito della RSA Val Merula.
Osserva il congiunto di un ricoverato: “Il merito va alla lungimiranza e alla fermezza della direttrice Nives Biancheri che ha saputo prendere la tanto coraggiosa, quanto contestata, decisione di sospendere, già dal 11 febbraio, tutte visite dei parenti ed altre rigorose limitazione agli accessi alla struttura, ma anche provvedendo alle dotazioni del caso per il personale”.
Non ha atteso, insomma, neppure la fatidica data del 20 febbraio, il giovane ‘paziente 1′ all’ospedale di Codogno. Qui l’anestesista ha scoperto che non reagiva alle cure ed ha proceduto con il ‘tampone’. Era stato ricoverato per difficoltà respiratorie, una polmonite e soltanto il rianimatore ha la preparazione per affrontare un simile caso clinico.
La conta delle povere ‘vittime’, si ripete in Tv, si legge sui giornali e social, mette a nudo la responsabilità di chi doveva prevenire, isolare, invece si sono susseguiti errori grossolani, gravi e colposi, sui quali dovrà far luce l’autorità giudiziaria. Certo che rispetto alla Liguria è andata assai peggio per gli anziani della Lombardia che con il 25% siamo in presenza di una strage unica al mondo. Un’ecatombe da prevenzione mancata per tamponi e mascherini ritardati, con case di riposo in secondo ordine nelle priorità, senza lavorare in sicurezza, imporre ai degenti di restare in camera, evitare la vita e gli spazi comuni, vietare le visite dei parenti, accettare pazienti dimessi da ospedali. E poi errori di diagnosi, pochi si sono accorti di una popolazione che si stava infettando dentro e fuori le RSA, negli stessi ospedali e persino pronto soccorso. Centinaia di città trasformate in ‘terra di dolore’.
In Tv, a La 7, mercoledì sera, si è ascoltato il dr. Gino Strada, fondatore di Emergency, inveire contro chi ha fatto della sanità privata un business con i soldi dello Stato, contro chi continua ad elargire miliardi per armamenti anzichè ospedali moderni e ricerca scientifica. Al punto da invocare: “Sulla Sanità svenduta al profitto un sacco di gente dovrebbe stare in galera….”. I privati alla stregua di demoni ? E’ sbagliato, diverso è quando si specula alla fin fine ai danni della comunità. E senza dimenticare che comunque ci sono diciamo dei privilegiati, chi beneficia di un’assistenza suppletiva (numerose categorie professionali, giornalisti inclusi) e chi può permettersi un’assicurazione privata. Anche se la sanità pubblica dovrebbe pur sempre essere un baluardo lungi dai privilegi di una democrazia come negli Stati Uniti d’America, con 80 milioni di poveri senza diritto alle cure, se non a pagamento.