Era il 27 maggio 2019 quando i media pubblicavano che l‘ex ministro della Salute del governo Berlusconi, Ferruccio Fazio, è il nuovo sindaco di Garessio con uno scarto di 280 voti sugli altri tre candidati. Dieci anni fa c’era lui a guidare l’Italia contro il virus H1N1, e ben altro scenario ed emergenza. Oggi guida la lotta al Covid a Garessio. 26 tamponi positivi su 80 ospiti allaa RSA Garelli, 4 finora i morti. L’ultimo era il prete di tutti: don Erasmo Mazza, 90 anni. Un talismano per quegli anziani: diceva Messa, recitava il rosario, confessava, distribuiva l’Eucarestia, dispensava benedizioni. Il simbolo di un Dio che non ti abbandona.
Nel cimitero di Ormea, si è tenuta la preghiera di commiato per don Erasmo Mazza deceduto in seguito al contagio da coronavirus. Oltre al vescovo Egidio che guidava la preghiera erano presenti il parroco di Garessio don Aldo Mattei con il collaboratore don Riccardo Agosti, e il parroco di Ormea don Amo Cedro. Anche le Istituzioni di Ormea, paese natale di don Erasmo, hanno voluto partecipare in rappresentanza della popolazione, in particolare il sindaco, i Carabinieri della locale stazione e la Polizia municipale. Partito da Garessio, il corteo funebre si è diretto verso Ormea. A Trappa, una scena inaspettata che merita di essere raccontata: qui don Erasmo ha ricevuto silenzioso e affettuoso il saluto dei suoi parrocchiani, i quali, usciti dalle case e allineati sul ciglio della strada, hanno prima atteso e poi salutato il loro ex parroco, non potendo partecipare al funerale. Un gesto commovente di stima e di riconoscenza, che dice il bel legame che don Erasmo era riuscito a costruire con i fedeli in tanti anni di ministero nell’alta Val Tanaro.
LA STAMPA DEL 30 MARZO – Pure lui sa poco del nemico invisibile, il virus venuto dalla Cina. Ma sa quello che serve. Ad esempio che anche la banalità del male ha le sue leggi. E Ferruccio Fazio, medico e sindaco di Garessio, le conosce bene. Le ha codificate lui stesso nel 2009. Quando era ministro della Salute. Il fronte allora era l’l’H1N1. Oggi il Covid. Diverso il virus, identico l’approccio. Per questo Fazio sapeva che la linea Maginot non dovevano essere solo gli ospedali. Ma pure le case di riposo. Era lì che si doveva impedire alla malattia di entrare. O comunque non darle tempo di metter radici. Per questo quando le residenze per anziani sono state sigillate, l’8 marzo, ha capito che la misura non bastava. Perché il virus si nasconde tra le pieghe di chi entra per curarti. E così è stato. Fazio ha chiesto tamponi a tappeto per tutti. Sanitari e pazienti. Il Piemonte ci è arrivato dieci giorni dopo.
L’esito a Garessio, dieci giorni fa, è stato da bollino rosso: 26 Covid, 18 tra gli anziani. Gli altri tra gli Oss. Qualcuno è morto, sì. E Garessio piange le sue 4 vittime. Ma oggi in 14 resistono. E sono in gran parte sfebbrati. Ovvio, sono pazienti di vetro, fragilissimi, alcuni affetti da molte patologie. Ma sembra che abbiano superato l’onda nera.
Ecco allora dove sta il caso Garessio. Nell’aver dato ordine al caos. «Non sta a me dirlo – spiega Fazio-. Incrocio le dita. Certamente però abbiamo subito isolato i Covid, predisposto un’unità per loro, distribuito tutto il materiale necessario per mettere in sicurezza pazienti e personale. Tra questi c’erano 5 positivi. Stanno guarendo».
«La via per uscirne? Fosse per me – risponde l’ex ministro – . Stratificazione della popolazione in base al rischio e tracciabilità dei cittadini. Bisogna seguire il modello Corea del Sud». Con quel suo piglio così ieratico pensa pure che ce la faremo. «Là dove è il pericolo, lì è la salvezza» dice. «Dovremo ripensare molte cose. Ma se un po’ conosco questo Paese, so che darà il meglio di sé».
Chiara Viglietti