Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Savona città scippata?
Il caso Società di Mutuo Soccorso N. S. di Misericordia. E tanti spilli di Gianni Gatti, Mario Muda e Sergio Ravera. Ieri, e oggi?


Era il mese di ottobre dello scorso anno. Tra il popolo Facebook di Savona tre interventi (se volete all’insegna della denuncia e critica d’opinione) da meritare una platea di ascolto popolare. Oltre gli abituè dei social. Sfogliando la rassegna stampa di quei giorni non c’è traccia delle ‘voci’ di Maria Muda, giornalista professionista, pensionato; Sergio Ravera pubblicista, una vita all’Ente Porto, poi alla camera di Commercio e al mensile ‘Savona Economica’; Gianni Gatti, passione di blogger con Parole Libere.

Il tema dominante del dibattito era: ‘L’inconsistenza savonese‘. Nulla di fumoso, né materia da astronauti, né pulpito da propaganda politica. Ma si semina ? Ne vale la pena ? Se non cambia mai nulla. I ‘sordi del palazzo’ non ascoltano. Spesso tempi biblici, per  soluzioni, se tutto va bene. Magari prevale la tentazione di alzare bandiera gialla. Non insistere, non chiedere conto, non essere tenaci. Il dimenticatoio ha la meglio ? Vale ancora la pena rimetterci impegno, tempo, di tasca propria ? A volte nel ruolo di ‘poveri illusi’ che qualcosa cambi (vedi il nostro trucioli.it.) Eppure guai ad arrendersi, irriducibili. Leggiamo.MARIO MUDA IL 19 ottobre 2019 L’ARTE DELL’INCONSISTENZA SAVONESE

Mario Muda, classe 1949, giornalista professionista dal 1980, è stato a capo delle redazione del Secolo XIX di Savona dove ha imparato il ‘mestiere’, poi alla redazione centrale di Genova dove ha ricoperto  anche il ruolo di segretario di redazione e da ultimo vice direttore

Avrei voluto scrivere di un atto di fede e di speranza. Invece, ancora una volta mi ritrovo a fare la conta con il chiacchiericcio, con il solito rondeau politico, con l’intramontabile esercizio immorale dell’apparenza.  Sono davanti alle mura della città, poco più sotto a quel che quel resta del forte dello Sperone. Un privilegiato perché pochi salgono poiché pochi sanno. Sulla collina di Monticello, nel punto dove convergevano le mura provenienti dal porto con quelle che difendevano la città verso la piana del Letimbro. Lungo il crinale che, dalla galleria del Garbasso, discende verso la Torretta.
Quest’estate ho scoperto un giardino sotto il cielo di questa città, dominata dal piscio dei cani e dai fumi delle navi, che svetta sui palazzi dominando i bastioni difensivi della Savona medievale, fra il verde di fasce abbandonate e l’ombra di alberi imponenti. Al giardino si accede da due parti. Internamente dalla Società di Mutuo Soccorso N.S. di Misericordia, ma anche da piazza Monticello dove, tanto per rimanere in sintonia sullo sfaldamento spirituale e culturale di questa città, siamo riusciti a perdere la possibilità di recuperare l’antico Sant’Agostino perché non abbiamo presentato un progetto adeguato.
Quassù restano qualche centinaio di metri dell’ultima cinta muraria, edificata tra il 1317 e il 1330, e il varco di accesso all’antica città. Si chiama porta Forìa o porta di Monticello e sbircia strabica verso i monti, quando proteggeva la via verso l’entroterra, ma soprattutto verso Genova da dove, come si rivelò fatale, arrivavano i pericoli maggiori.  Mura solide, difficili da abbattere, un arco gradevole nella forma geometrica e dall’espressione possente tesa a garantire sicurezza e protezione. In alto, sopra la porta, aperture nelle mura per consentire la vedetta. La porta si regge ancora saldamente sulle proprie strombature, mentre le feritoie di guardia sono murate, perché ormai il nemico era diventato il padrone. Dicevo di fede e speranza perché il giardino appartiene, così come le fasce e i resti delle mura e della porta Forìa, alla S.M.S. Cattolica di via Famagosta la cui storia recente è una vicenda tipicamente savonese, fatta di incapacità, promesse non mantenute, vistose ruote di pavoni, di patrimoni storici e ambientali destinati all’abbandono e all’incuria.
Quest’estate avevo denunciato come il Comune di Savona affidando ai propri spaccabraccia il compito di recuperare la Tari avesse imposto alla Società di Mutuo Soccorso Nostra Signora di Misericordia (misericordia e non giustizia, concetto straordinario, poi i visti i tempi, proprio una cosa dell’altro mondo…) di pagare gli arretrati della Tari. In realtà la “Balunna” (così in gergo viene chiamato questo sodalizio) la Tari l’ha sempre pagata, proprio in base alle indicazioni del Comune. Poi cambiate le maggioranze, Palazzo Sisto, sempre a caccia di fondi per sanare i debiti di “quelli di prima”, aveva deciso di rivedere le tariffe. Probabilmente doveroso, ma discutibile il fatto che fosse stata applicata anche una onerosa retroattività. Così, tanto per rendere l’idea, quest’anno in via Famagosta sono passati dai 600 euro di canone annuale, puntualmente e sistematicamente corrisposto, ai 2 mila di quello attuale e a 12 mila euro di arretrati. Una bordata. A rate, ma sono sempre 12 mila euro.

Enzo Sabatini in una foto del 2014 alla Biennale di Venezia

Dunque quest’estate ho segnalato il problema e le contromisure adottate per cercare di risolverlo. Enzo Sabatini, il presidente della Società ha deciso di vendere i gioielli di famiglia e ha messo all’incanto le opere d’arte che erano di proprietà della “Balunna”. Quadri, sculture, oggetti in ceramica. Molti oggetti, anche preziosi, ma a prezzi, come si suole dire, “di realizzo”. Un insieme consistente di donazioni che nel corso degli anni gli artisti che hanno esposto sia nel giardino sia nei locali della Società avevano donato durante le personali o come omaggio alla disponibilità dei soci.

E sì, perché anche se defilata nel contesto cittadino, con i suoi 180 soci la “Balunna” fa assistenza agli anziani, accoglie chi ha bisogno, si presta come molte altre S.M.S. per la collettività. Il mondo del volontariato legato a questo tipo di socializzazione ha in Savona una storia salda, collaudata, antica, gloriosa e oggi, nonostante qualche flessione, ancora regge perché la solidarietà così invisa a una certa destra, in realtà è metabolismo forte e naturale nelle parti sane e reattive di questa città.
Nei mesi scorsi, ambiente, storia, solidarietà, affascinato dall’insieme avevo raccontato la vicenda e ora sono tornato per sapere come era andato a finire questo guazzabuglio. In realtà quando ho reso pubblica la situazione sono stato messo sotto accusa da alcuni che mi avevano rinfacciato di aver preso posizione per una società di mutuo soccorso dichiaratamente cattolica, anzi un po’ “di destra”. Insomma per un certo mondo se sei cattolico o di destra hai torto a prescindere. Alcune doverose premesse: sono cattolico e credente e quindi mi sento legittimato in parte. Essendo poi una “zecca rossa” e un “buonista” (molti di destra mi hanno etichettato così e a essere definito buonista mi sento davvero a disagio perché tendo all’incazzoso, non sono buono e ahimè, posso anche portare testimoni probanti) sono votato alle cause perse e sono abituato a combattere perché tutti abbiano possibilità e garanzie di esprimersi anche se non sono in sintonia con il mio credo e con i miei ideali. Nessun sassolino, ma il chiacchiericcio infondato mi infastidisce.
Durante il secondo conflitto mondiale, buona parte della “Balunna” venne distrutta nei bombardamenti, ma i soci, nel dopoguerra, con un grande sforzo economico e lavorando la domenica come carpentieri, muratori, idraulici, elettricisti, la ricostruirono migliorandola e rendendola come è oggi. Nel mio viaggio verso le mura, che poi sono cinquanta metri dall’ingresso di via Famagosta all’incrocio con via Berlingeri, ho incontrato un teatro con due sale di diversa grandezza e adiacenti, un autentico gioiellino, che lo Chapeau si gestisce in modo egregio e sempre propositivo, una serie di spazi dedicati all’associazionismo anche laico (la sede di Italia Nostra e di gruppi di enogastronomia), una radio (Radio Linea Savona, mille utenti giorno in streaming in tutto il mondo), un bar per i soci e una cucina professionale, in cui, nel momento del mio arrivo, si stavano esibendo ragazzi che l’Isforcoop con i suoi corsi tenta di sottrarre al disagio. Una sala registrazioni per band e una sala musica per chi vuole esercitarsi. Ogni giorno decine di persone, non necessariamente cattoliche, si radunano e pompano linfa nel sistema articolato e sociale di questa comunità.

Le rate per abbattere gli arretrati in realtà hanno dissanguato le già anemiche casse, ma quello che intristisce Sabatini e i suoi che presidiano con affetto e puntiglio questa roccaforte mimetizzata sotto le mura della vecchia Savona è il fatto che dopo la denuncia di quest’estate ci fosse stata una vigorosa e diffusa promessa di impegno da parte di politici e cittadini. Dai sostenitori della maggioranza (“provvedimento dovuto, ma vi assisteremo personalmente perché in realtà è un’ingiustizia”) a quelli dell’opposizione (“il ruolo svolto dalla S.M.S. è importante e non si può tollerare questa aggressione”) c’era stata quasi una rincorsa a prenotare oggetti, a manifestare solidarietà, a chi prometteva di più.
Renzo Sabatini non è abilissimo ad aprire le tutte le porte che blindano i vari passaggi verso le mura e quindi si muove con un certo impaccio, preferendo certo il suo ruolo di sindacalista a quello di capopopolo però non disegna un commento: “Noi svolgiamo un importante servizio sociale, nessuno ci guadagna. Abbiamo un calendario fitto di appuntamenti culturali e sociali che tengono banco per mesi. Se dovessimo chiudere o rinunciare sarà una sconfitta non solo per noi, ma soprattutto per Savona. Se chi ha promesso di acquistare un oggetto lo avesse fatto, noi avremmo risolto molti dei nostri problemi. Il piano di rientro è lacrime e sangue, ma noi ci stiamo adattando. E se fra “quelli di prima” e ”quelli di adesso” ognuno con motivazioni differenti, risarcimento o incoraggiamento, mantenessero le loro promesse probabilmente potremmo scrivere una pagina nuova per la nostra Società. In realtà quando il problema è uscito sui giornali, molti hanno fatto passerella, ma alla resa dei conti, ora i soldi li abbiamo messi solo noi consiglieri e di tasca nostra. Hanno fatto vetrina e sono spariti”.
Non si arrabbi Sabatini, che questo fosse un posto di frontiera e scontri lo testimonia la bellissima porta medievale sopra di noi e poi, al destino non si sfugge. Corsi e ricorsi. Il fato certe volte gioca mescolando una sottile ironia a gustosi paradossi. La “Balunna” è un termine gergale e antico, pare indicasse la “Balunna”, prostituta dotata di un forte petto che esercitava da queste parti con così grande successo da passare alla storia. Quindi sul meretricio, declinalo come vuoi, niente di nuovo. (Mario Muda)

SERGIO RAVERA, Il 21 OTTOBRE, L’INCONSISTENZA SAVONESE

Sergio Ravera, classe 1938, iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti, dal 1978, prima all’Ente Porto di Savona, poi una vita alla Camera di Commercio con il presidente De Filippi, quindi Giancarlo Grasso e Luciano Pasquale, curando l’ufficio stampa e pubbliche relazioni. Per anni ha curato  il prestigioso Savona Economica mensile fondato nel 1957 e che ha avuto direttore responsabile Annarosa Gambino. L’Unione Industriali con Pasquale pubblicava  il bimestrale  Savona & Impresa, il quindicinale  Savona Industria

Cosa seria, caro Mario Muda, la tua recente denuncia sull’inconsistenza savonese, che accomuna passato e presente, che mi ha colpito come tante altre tue analisi, ma permettimi strappato un sorriso laddove, cattolico credente tendente all’ incazzoso, saresti raffigurato come zecca rossa e buonista.
Ho letto e riletto più volte – difficoltà di comprendonio – il tuo testo sulla Società di Mutuo Soccorso N. S. di Misericordia. Siamo liguri, qui addirittura savonesi, incapaci – lo dimostra lo stato infrastrutturale di strade e ferrovie – di giocare grandi partite, ma neppure di cimentarsi a livello dilettantistico. In effetti, quale servizio pubblico, quale settore economico, funziona a Savona, città scippata nel completo silenzio della gestione operativa del suo scalo marittimo nel momento in cui, concordanza o divergenza che sia, sull’operazione Vado andavano a potenziarsi i traffici di contenitori.
Personaggi dispensatori di vuote parole, una comunità insensibile, l’intensificarsi delle distanze tra i vari ceti sociali fino al disinteresse per la stessa Società di Mutuo Soccorso meritevole di ogni attenzione per il lavoro che svolge anche per i più umili, per la nostra gente che per vecchiaia e reddito sta trascorrendo anni difficili.

SERGIO RAVERA, 23 OTTOBRE 2019, L’INCAPACITA’ DI FARE SISTEMA
Non di rado mi ritrovo a pensare all’Italia che assomiglia sempre più a questa Savona, a guardare oltre la quotidianità della sfera politica, disincantato dai nomi di punta dell’etablissement italiano, agnostico nel contempo a sceneggiate televisive senza costrutto, vetrina privilegiata d’incontro tra Conte, Di Maio, Salvini, Zingaretti, Meloni, capi partito dispensatori di nomi per liste elettorali, lanciati su sfide personali quanto dimentichi della difficile vita quotidiana dei potenziali votanti, più che mai disillusi della gestione della cosa pubblica. L’abbandono delle urne ne costituisce prova inoppugnabile.
Ci aggrappiamo a giornate di tregua peraltro assai limitate, nell’illusione di una Italia che ha conseguito in questi mesi una posizione di stand by, preludio – è la speranza di noi tutti – di imbattersi in un’inversione di tendenza del suo potenziale produttivo. Un primo miracolo sta forse aprendosi all’orizzonte, laddove potentati del Fondo Monetario Internazionale lasciano intravedere un possibile risveglio, auspicando cambi di rotta dei nostri governanti attraverso, prioritariamente, forti investimenti pubblici e privati, contenimento delle spese improduttive, risveglio di una burocrazia lenta e pesante, lotta senza quartiere all’evasione. Scelte improcrastinabili, nell’obiettivo di un rilancio dei settori industriali e dell’artigianato, dell’agricoltura, dei trasporti, attività primarie nella formazione di reddito.
Se è vero che molti personaggi esteri riconoscono al nostro Paese indubbie potenzialità, altrettanto certa è l’incapacità in Italia di fare sistema, stante la persistenza di partiti e movimenti politici di rilanciarsi reciprocamente le responsabilità di una crisi economica che dura ormai in Italia da oltre vent’anni, certamente dalla seconda metà degli anni ’90 del secolo scorso. In questo ambito, il potenziarsi di fardelli di lunga data quali la corruzione, la criminalità organizzata, la già citata, primaria per importanza, evasione fiscale. L’auspicio di un Parlamento che abbia a cuore le sorti del Paese è un richiamo a singole responsabilità, al di là di personalismi difficili da superare, alle potenzialità e intelligenza dei partiti di scegliere al loro interno le energie migliori.

Gianni Gatti, origini alessandrine, diploma di perito elettronico, firma e blogger a Parole Libere, tra gli animatori, nel maggio 2018, delComitato per una Savona pulita”con i promotori Luigi Bertogli e Giancarlo Perletto.

GIANNI GATTI a commentare: “Come entro da neofita in questo duello donchisciottesco da neofita qualunque ? Mentre concordo e potrei aggiungere frasi depressive anche io, potrei poiché occhi e orecchie li abbiamo tutti e chi vive in Italia e nello specifico a Savona di giganti saggi in giunta non se ne vede e nel governo dei nani chiusi nella roccaforte c’è esattamente il passato …da passare una volta per tutte. Ma è un pezzo della realtà e quindi mi spendo a difesa di quello che c’è qui ed ora. La storia italiana e savonese è ricca di valori, esperienze e finanche di “sapori” che altrove non vedo. a Sv ci sono decine e decine di associazioni di volontariato, di assistenza, servizi, cultura, proprio come la SMS della Misericordia di via Famagosta che mantiene via una cultura di associazionismo . Sono state fatte battaglie (che ancora continuano ) contro assassinii programmati come la Tirreno Power, come la piattaforma Maersk, contro il degrado della sanità,ecc . La Caritas, (al di là di come la si pensi sulla religione cattolica) distribuisce circa 850 pasti/gg e guardate dove si radunano con molta gente vestita bene, italiana che ha bisogno di aiuto. Cosa voglio dire ? Ragazzi c’è anche una realtà positiva, propositiva nel tessuto sociale cui serve dare voce e volto. ci sono decine e decine di gruppi sociali che in silenzio lavorano nelle più svariate tematiche. Una realtà come quella di Via Famagosta deve avere una vita più ampia, di integrazione e dialogo e dipende anche da chi qui ha un pò di conoscenze e capacità di comunicazione . Facciamo uscire fuori quei valori addormentati, culturali, sociali di convivenza e confronto che hanno fatto la storia di questa umanità di provincia dentro una nazione che non si autoriconosce più.”

Un articolo del Secolo XIX Savona del luglio 2019

 

 


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