E’ nato e cresciuto a Loano in un’onesta e operosa famiglia, come ce ne sono tante. La mamma gestiva un negozio di giocattoli in centro storico, il papà di origini napoletane era il barbiere della caserma Turinetto di Albenga. Luca, figlio secondogenito, assurto a fuoriclasse del basket nazionale: giocatore ed allenatore, quasi un ‘divo’ per tantissimi ammiratori e fans. Pioggia di successi da cestista fino a 37 anni, ultima partita giocata a Bergamo in serie B. Poi allenatore dalla C alla A, su e giù per lo ‘stivale’. Eppure non si è arricchito. Non figura tra i paperoni nei mega ingaggi di cui spesso si legge, anche se la pallacanestro azzurra non ha mai raggiunto l’apice dei ‘caschet’ americani.
Per Lino Lardo che ha ricevuto, su sapiente iniziativa del Lions, il 1° ‘Loanese d’Oro’, i nostri ‘stadi di basket’ devono essere anche scuola di vita per allenatori e per i ‘ragazzi’. Nell’albo d’oro di Lino la vittoria ai campionati del mondo Over ’50-’55 in Finlandia (14 partite vinte), il riconoscimento del migliore allenatore d’Italia, manca quello della nostra nazionale. A 61 anni, 185 cm di altezza, tanti indimenticabili giorni di gloria sui campi da gioco e sui media. E non ha perso lo smalto dell’uomo semplice, umile, modesto, ma ricco di grinta, tenace, nostalgico dei ricordi e delle opportunità maturate nella sua vera città, anche se è nato ad Albenga. E da ‘stella polare’, con un gran bagaglio d’esperienza, ricorda: “Ci vogliono i risultati sul campo da gioco, la classifica, le tribune affollate, ma sempre in simbiosi con la trasmissione di valori veri, di educazione, di serietà, di rispetto dell’avversario e dei tifosi”. La buona creanza, insomma da antiviolenza.
Dopo la cerimonia di consegna del riconoscimento, nella sala ‘nobile’ di Palazzo Doria, antica sede del Municipio, si è svolta la serata meno formale e festaiola, nel salone ristorante di Loano 2 Village. Dove il Lions Club Loano Doria (presidente il dr. Giacomo Piccinini) ha voluto ‘radunare’ anche e soprattutto le vecchie glorie del basket loanese. Qualche significativa assenza: Renzo Vaccarezza, il gigante buono, ma temuto sul campo da gioco e l’albese – alassino Silvio Melgrati, lo spilungone mite. Ai tavoli senza cerimoniale, occasione per ripercorrere dalla viva voce di alcuni protagonisti la lunghissima stagione degli aneddoti, ‘io c’ero…’. Con qualche sana risata e gli applausi convinti, del cuore.
Il 1′ Loanese d’Oro con una sua caratteristica rispetto ad altri premi ‘dorati’ di cui si legge in questa o quella città. Qui non c’entra un ente pubblico, la scelta di questo o quel sindaco, magari con il politico di turno a suggerire. A Loano è una gratifica, un attestato d’onore, che premia buon esempio e meritocrazia, dignità e lustro, conquistati, meritati, con le virtù dell’impegno, sacrificio, saggezza, passione, tanta coerenza nel ‘galateo sportivo’ che purtroppo, a leggere le cronache dei nostri giorni pare sempre meno praticato. Anche se è pur sempre ad opera di facinorosi e minoranze. A volte persino squadriste.
Lino Lardo al quale non manca l’uso prolisso delle parole, del racconto, ma anche della riflessione e dell’autocritica quando ci vuole, sceglie la rimpatriata conviviale per confidare: “Ho sbagliato a dire che oggi per la prima volta mi sono emozionato davvero, dimenticavo l’anno scorso alla presentazione della squadra….quando mi hanno presentato, dagli spalti si sono alzati tutti in piedi, un applauso che non finiva mai….un’emozione fortissima…il magone che non ti lascia.”. “Ho pensato che nella vita sportiva oltre ai risultati, alla squadra vincente, bisogna coinvolgere dal custode al proprietario della società sportiva, dal primo all’ultimo, praticando l’educazione e il rispetto verso gli altri….al di là del senso del dovere, un sano agonismo. Con la rivalità che non deve travalicare nell’esasperazione, nella maleducazione, semmai nell’educare….senza intervalli”.
Il loanese Lino che racconta con malcelato orgoglio di essere stato ‘al cospetto’ del multimilionario Giorgio Armani, l’affermato stilista milanese nel mondo. Lardo che da allenatore dell‘Olimpia pallacanestro, squadra più titolata d’Italia e una delle più vincenti in Europa, ricorda quei giorni. “Un pubblico di 14 mila persone a partita. L’ultima vera squadra con un’anima, che ha riportato il grande basket a Milano. La prima volta che ho incontrato patron Armani anzichè in un ristorante da hight society, abbiamo pranzato nella mensa delle sarte dell’azienda. Armani che non ha mai firmato un licenziamento ma pretendeva molto e dava grande importanza ai rapporti umani, dal primo all’ultimo dei dipendenti. E mi ha dato una grande opportunità. E ora a chi mi chiede come vorresti finire la carriera in bellezza rispondo, continuare l’esperienza nelle squadre minori”.
E chi conosce Lardo da ragazzino non sembra avere dubbi: “Non è avido di denaro, non ha corso per ingaggi da nababbo, non conclude la sua lunga stagione nella pallacanestro con ricchezze al sole, semmai più di una volta è stato buggerato. E non è tra vendicatori. E’ sempre rimasto tra le glorie del basket con i piedi a terra. Orgoglioso come tutti i campioni senza voler strafare, mai travolto da scandali e scandaletti”. E forse, si potrebbe aggiungere, senza che la scena nazionale ed internazionale, l’abbia coinvolto sul set di riviste patinate per scoop mondani. E di cui spesso danno conto i rotocalchi.
Lui che cita quasi uno a uno i commensali amici, ricorda le lezioni del “prof. Pertuso il nostro primo preparatore atletico che ci ha dato tanto“, non dimentica il dirigente Gianni Traverso e Spiga tesoriere…Ricorda quella partita a Lerici…la prima trasferta….il nuovo Pallonlido di Loano che aveva sostituito il campo all’aperto, con la pioggia si allagava, il vento, gli attigui campi di bocce, i turisti spettatori…Loano che vince il titolo Italiano….le altre colonne della squadra come Maurizio Tassara, Blengino….e come dimenticare che con papà Tonino Michelini “ho vinto il titolo del migliore giocatore dell’anno“.
E una voce si leva dai commensali per ricordare che “Lino era fortissimo, a 16-17 anni, anche sui campetti di calcio”. E lui: “Ricordate, a Loano la Veloce, la squadra allenata da Manzino...”. E le indimenticabili stagioni dove alle partite casalinghe di basket, con il titolo italiano che si vince, “al Pallonlido per i 300 posti disponibili si doveva ricorrere alla prevendite per far fronte al tutto esaurito”. A un’intera città che gioiva, si sentiva coinvolta, partecipe. Già ma c’era anche la stagione balneare. Lino che ricorda le sue abitudini quanto tornava a trovare mamma, il periodo di ferie. “Ai Bagni Nettuno….con Gino Fantoni…le passeggiate antistress sul lungomare…”. Lino che giocava a 22 anni in serie C: “facevo l’impiegato nel porto di Loano (allora a gestione pubblica) con il compianto Gennaro Mazzitelli ed il basket aveva sede nel nostro ufficio”. La prima trasferta in Toscana….tre giorni a Bologna, la Fortunitudo….nello stesso momento la squadra del Torino Basket mi chiama per qualche partita ai tornei estivi….si va così dalla C alla A 1 ….comincia una carriera ascendente. Il sogno che si avvera. Ed essere passati sotto la supervisione a Varese del mitico “Sandro” Gamba che è stato cestista e allenatore, poi membro del Naismith Memorial Basketball Hall of Fame dal 2006 in qualità di allenatore, e dell’Italia Basket Hall of Fame in qualità di giocatore.
E Davide Michelini jr a ricordare tempi più recenti. “Quella volta che con mio papà e mio fratello siamo andati in Calabria dove Lino allenava… un’esperienza tutta da raccontare…lo conoscevano tutti…in ogni locale era un’accoglienza festosa…lo chiamavano….lo incitavano da allenatore di Viola Reggio Calabria, la principale società di pallacanestro maschile di Reggio Calabria….al bar come al ristorante impossibile pagare il conto….porte aperte dappertutto”.
Dal Sud al Nord, a Verona dove ha giocato la stagione ’87 – ’89, tornato allenatore nel 2001. Gli ingaggi, dicevamo. Gli agenti personali. “Mi è pure capitato di allenare per 3- 4 mesi senza ricevere nè stipendio, né spese….”. A Rieti, 3 anni, l’ultimo nel 2009. E oggi che con coriacea passione si sente “carico e pronto perchè questa serata mi porterà fortuna mentre sto allenando una squadra ultima in classifica”, il Rieti dicevamo in A 1. Dopo aver rinunciato, ci tiene a dirlo, ad una squadra della A 2. Con una riflessione: “Anche il basket come l’economia nazionale sta attraversando e subendo la crisi generale, le società cercano soprattutto nel vivaio giovanile, non costano molto e non pesano troppo sul bilancio annuale”.
Fino a quando Lino resterà attivo nella pallacanestro ? “Resta un lavoro bellissimo, da tante soddisfazioni, devi però avere tanta forza ed energia, la resistenza non mi manca. L’allenatore è uno che non stacca mai. Del resto è il 22° anno che ho l’incarico di capo allenatore….Mi era stato proposto di fare il vice allenatore… non si è saliti in Serie A ed presi il posto di Recalcati“. Da giocatore è stato una bandiera della Pallacanestro Cantù, mentre da allenatore rappresenta una icona del movimento in Italia in quanto è uno dei pochissimi allenatori italiani ad aver vinto 3 scudetti con tre squadre diverse, e per il fatto che sotto la sua guida, sia la Viola Reggio Calabria, sia la Nazionale italiana, hanno raggiunto il massimo risultato della loro storia sportiva.
Lino che alla platea serate dei convenuti accenna al ‘codice del Lions, sono gli stessi valori di vita che io vorrei sempre trasmettere nel miei ruoli’. Solo da una settimana sta allenando la nuova squadra (Rieti) e voleva venire preparato per la serata di Loano, “in testa una discorso da fare…per dire tante cose belle….per ricordare il mio primo canestro a Vado Ligure…cosa significa diventare e vivere nel mondo del professionismo della pallacanestro…avere coscienza che la famiglia ha un ruolo fondamentale come lo hanno avuto dai miei genitori che mi seguivano con discrezione, senza invadenza…hanno trasmesso i valori, insegnato soprattutto la virtù del rispetto del prossimo e che cerco di trasmettere a mia figlia. (Lino ha sposato e separato da Josè, finalese ndr). E’ vero posso considerarmi tra le persone fortunate, tra coloro che hanno dovuto confrontarsi con un modo diverso in cui si era cresciuti ed educati….Vorrei portare un esempio del mio stile di vita. In serie A, tra i big, c’era un compagno di squadra che mi faceva osservare: “Ma tu parli sempre con gli anziani, i vecchi.…”. Sono un tipo che va volentieri controcorrente…che non seguo certe regole non scritte, ad esempio di non parlare troppo con i giornalisti….stare alla larga…. a volte esageravano, inventano, creano conflitti ed incomprensioni…. io preferisco confrontarmi, spiegare, invitarli ad essere presenti anzichè scrivere per sentito dire…, per me è più importante il dialogo, il rispetto dei ruoli e della persona… non ho mai smesso di studiare, da allenatore ovviamente”. Una eccezionale scuola di formazione sociale ed umana.
Luciano Corrado
“Completezza di qualità professionali e personali, in un’attribuzione di stima che possa anche essere un incitamento a tanti giovani a vedere in lui un riferimento. Lino Lardo è un’eccellenza del basket nazionale sia come giocatore che come alle natore”.
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“Un loanese che si sia particolarmente distinto in campo sportivo, culturale, sociale o altro, diventando esempio e motivo di orgoglio per tutti noi”. Lino Lardo, “eccellenza del basket nazionale sia come giocatore che come allenatore. Dopo importanti successi nel ruolo di playmaker in squadre nazionali di serie A, nel 1996 Lino Lardo lascia la carriera di giocatore per iniziare quella di allenatore. Dal 1997 ad oggi ha preparato e portato ad importanti risultati dieci squadre italiane di serie A ed una straniera, confermandosi come una delle migliori figure del basket nazionale. Premiato come miglior allenatore di serie A nel 2003, Lino Lardo si è dimostrato non solo un professionista di indiscusse capacità, ma anche una persona di grande sensibilità ed altruismo, doti con cui ha saputo costruire legami umani profondi per i quali in tanti lo apprezzano”.
“Lino Lardo è da anni uno dei protagonisti del basket italiano – spiegano il sindaco di Loano Luigi Pignocca e l’assessore allo sport Remo Zaccaria – Prima da giocatore e poi da allenatore ha contribuito a portare in alto il nome della nostra città raccogliendo quell’importantissima eredità lasciataci dal maestro Elio Garassini, grande sindaco e grande uomo di sport. La scelta del Lions Club Loano Doria di assegnare a Lino Lardo la prima edizione del ‘Loanese d’Oro’ non poteva essere dunque più azzeccata”.