“Ho conosciuto quest’angolo di Liguria leggendo di Edward Elgar, grande musicista inglese, che tra il 1902 e 1903, soggiornava ad Alassio e ne era entusiasta. Lo ricordava nei suoi mi diceva anche il dottor Giampaolo Mela che della cittadina è stato sindaco”. Ecco come Christopher Stembridge, esimio studioso di musica rinascimentale antica, insigne docente di caratura internazionale, dedicandosi in particolare al cembalo e all’organo, rivela come è diventato neo cittadino ingauno dove ha comprato casa nel centro storico. 30 anni fa ha lasciando l’Irlanda, rigoroso vegetariano, al ristorante preferisce il fai da te casalingo. Trascorre periodi di vacanza in un rustico di Vipiteno, inverno a Brescia. Vei anche la presentazione del libro del giornalista Pier paolo Cervone, ex sindaco di Finale Ligure, su Thaon di Revel, Il Grande Ammiraglio, presentato al Dopo Lavoro Ferroviario su iniziativa del presidente Maria Vittoria Barroero.
——————————————————–
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DAL DOTTOR ROBERTO BORRI: Gli Strumenti raffigurati nelle immagini dell’articolo dal concerto di Albenga sembrerebbero assomigliare più a Clavicordi od a Spinette traverse, che non a Clavicembali. Ad ogni buon conto, il Pianoforte è un Clavicembalo, per definizione stessa del suo inventore M.o Cristofori, che lo chiamò Clavicembalo col Piano e col Forte. Con un musicista di razza come il M.o Stembridge, in una Nazione normale, ci sarebbe da sgomitare per accaparrarsi un posto in piedi; anzi, si dovrebbero organizzare concerti in ambienti più capienti e, magari, radiodiffonderli, giacché non capita spesso una simile occasione. Purtroppo, invece, si parla già di San Remo e rumoristi collegati. firmato Roberto Borri
Risponde Christopher Stembridge: Ringrazio delle parole – era un esperienza notevole poter suonare in questo bellissimo ambiente. Sig Roberto Borri ha ragione però: non si trattava di un concerto di clavicembalo. Infatti Dott Mela ha gentilmente spiegato le caratteristiche speciali del clavicordo e chiedo scusa se non era chiaro sul programma di sala ma suonavo su una copia del più antico clavicordo esistente (Venezia ca 1540) e su una copia di uno strumento tedesco dell’inizio del ‘800. Ringrazio il pubblico per per l’atmosfera creato da un ascolto molto concentrato (nonostante la mancanza di gentilezza dalla parte di un barista che lasciava suonare altra ‘musica’ per altoparlante davanti al bellissimo palazzo; ero costretto omettere la fantasia di Bach). Abbiamo ripetuto il concerto in modo completo il giorno dopo, siccome la sala giustamente non permetteva più di una sessantina di ascoltatori alla volta.
———————————————————-
La promenade di Alassio è tra le sue passeggiate predilette, di Albenga stravede per la ‘zona medioevale’ che sarebbe stata impreziosita se fosse rimaste alla larga molte fosse costruzioni dell’era moderna. Il budello ed il mare alassino, la città vecchia sul Centa si sposano perfettamente per un ‘giramondo’ destinati a lasciare il suo nome negli annali della storia e sapienza musicale.
E’ stato proprio il colto ex primo cittadino di Alassio a presentare un ‘grande interprete dei nostri tempi’ alla platea (una sessantina di posti a sede tutti prenotati grazie all’iniziativa della sezione ingauna dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri) per valorizzare, sensibilizzare Albenga a non restare indifferente o tiepidi di fronte a un personaggio come Christopher Stembridge. “Ma forse ben pochi dei nostri concittadini se ne rendono conto – è il commento più diffuso che si ascolta.
Ignorare i personaggi della storia del resto non sembra solo una lacuna ingauna. Al dottor Mela viene in mente una riunione consiliare della sua Alassio. “Ero sindaco ed aveva appena ricevuto notizia da uno studioso savonese di Cristoforo Colombo che c’era anche un alassino nell’equipaggio alla volta della scoperta dell’America….l’annuncio scivolò via nel disinteresse e se non sbaglio non ebbe alcun seguito, eppure credo non fosse cosa da poco sul piano storico”.
Nella ricca presentazione dell’illustre ospite (il concerto era gratuito ed offerto alla città) Mela ha citato la musica del clavicembalo come emblema storico, la più antica che esiste nella civiltà e secondo solo allo liuto. Il clavicembalo che si distingue dal pianoforte, che emana un’arte musicale in aperta contrapposizione con il “mondo di oggi martellato dai rumori”. Il curriculum straordinario di Stembridge, la sua grande sapienza, l’arte praticata, ha pure riproposto di ricordare il compianto figlio di Albenga, Luigi Costa, che “amava la musica, la bella musica, amava soprattutto l’organo Serassi della Cattedrale, quasi fosse un figlio, un quarto figlio” aveva scritto Gerry Delfino.
Le parole del dottor Giampaolo Mela hanno dato senso compiuto a quanti, pochi che siano, chiedono e spronano, a far tesoro della presenza del maestro inglese raccontato e descritto in decine di pubblicazioni, in una ricca rassegna stampa internazionale, conosciuto nel mondo universitario. Mela, a sua volta, appassionato di strumenti a fiato antichi (da sindaco fu promotore del restauro dell’antico organo della Chiesa di Sant’Ambrogio di Alassio). Tra i brani suonati ai due clavicembali di Cristopher Stembridge: Bach, Haydn, Cavazzoni e Frescobaldi, Byrd, nell’atmosfera del salone di Palazzo Peloso Cepolla tra i gioielli ed il fascino di una città che ha vissuto i suoi fasti.
Curriculum vitae: Christopher Stembridge si è laureato in lingue presso l’Università di Cambridge ed ha studiato musicologia all’Università di Oxford. Dopo venti anni come docente di storia della musica e prassi esecutiva alla National University of Ireland, dove ha fondato e diretto il complesso vocale e strumentale Pro Musica, si è trasferito in Italia dove ha insegnato all’Accademia Chigiana di Siena, ed inoltre organo e cembalo alla Scuola Diocesana di Musica di Brescia. In questo periodo ha insegnato anche all’Università di Innsbruck e all’Accademia Gnesin a Mosca. È Fellow of the Royal College of Organists (Londra) dove è stato anche premiato con il Turpin Prize.
Tiene annualmente corsi internazionali sugli organi antichi di Valvasone (PN) e di Pomssen (Lipsia). Le sue registrazioni su cd comprendono musica di Andrea e Giovanni Gabrieli (organo 1534, duomo di Arezzo), opere di Ascanio Mayone (organo Zeffirini e cembalo), musica napoletana del primo barocco suonata su organo e cimbalo cromatico con 19 tasti per ottava, e musica inglese 1520-1770 (organo Nacchini dell’Ospedaletto di Venezia). Si è dedicato soprattutto alla musica antica italiana per organo e cembalo, specializzandosi nella ricerca, nella costruzione e nell’esecuzione del cimbalo cromatico, strumento con 19 tasti all’ottava usato in Italia intorno a 1600. Ha fatto costruire anche una tastiera (sempre con 19 tasti) secondo quella proposta tratta da Descartes con tutti gli intervalli puri.
Vive in Italia e tiene corsi di specializzazione. Guidato ed influenzato dai maestri Anton Nowakowski, Denis Arnold, Luigi Ferdinando Tagliavini e Kenneth Gilbert, ha continuato a ricercare nelle fonti antiche aspetti e suggerimenti interpretativi. Ha effettuato registrazioni dei due libri di Ascanio Mayone (organo e cembalo); opere di Andrea e Giovanni Gabrieli (organo rinascimentale di Arezzo); le toccate del 1615 di Frescobaldi (cembalo); antologie di musica napoletana (organo e cembalo cromatico) e di musica antica inglese (organo Nacchini a Venezia). Ha curato edizioni per la casa Zanibon delle opere integrali per organo e cembalo dei compositori napoletani Giovanni de Macque ed Ascanio Mayone, e dei mottetti di Frescobaldi. Presso Armelin ha curato un’edizione in partitura dei Fiori musicali di Frescobaldi.
Sta ultimando la pubblicazione della nuova edizione Bärenreiter delle opere di Frescobaldi per strumenti a tastiera, per la quale gli è stato assegnato il ‘Noah Greenberg Prize’ della American Musicological Society. I cinque volumi principali sono già apparsi; segue un volume Appendice. Ha pubblicato, tra l’altro per la Cambridge Companion to the Organ il capitolo sull’Italia ed articoli sull’interpretazione delle opere di Frescobaldi in Informazione organistica (nuova serie nn. 19–21).
CLAVICEMBOLO DALL’ENCICLOPEDIA TRECCANI –
Clavicembalo Strumento a corde e tastiera. Nella sua forma prevalente presenta una lunga cassa armonica ad ala, in cui le corde sono pizzicate da plettri messi in funzione da una tastiera semplice o doppia. Molto diffuso tra il 16° e il 18° sec., cadde in disuso con l’affermarsi del pianoforte. Tipici del c. rispetto al pianoforte sono i registri, ottenuti mediante congegni che permettevano di pizzicare una corda semplice o doppia o tripla in punti diversi. Il c. fu dapprima strumento portatile e veniva adagiato su supporti di fortuna; aumentando la mole, fu munito di piedi fissi. La costruzione di c. fu arte fiorentissima in vari paesi d’Europa dal 16° al 18° sec. e vantò nomi insigni quali Girolamo da Bologna, Domenico da Pesaro, Vincenzo da Prati, Portalupi, G. Zenti, G.A. Baffo, B. Cristofori (lo stesso inventore del pianoforte) e le case Ruckers, Haghens, Heinemann, Bull, Couchet, Hass, Oesterlein, Silbermann, Tschudi, Broadwood. Nel Seicento e nel Settecento il c. fu largamente usato sia nell’accompagnamento di brani vocali e strumentali sia nella composizione di lavori solistici o con accompagnamento di orchestra. Fra i più celebri autori di pezzi per c. figurano J.S. Bach, D. Scarlatti, F. Couperin e J.P. Rameau. Fu riscoperto nel Novecento sia dai compositori (M. De Falla e G. Petrassi) sia per l’esigenza – sempre più sentita – di ascoltare i brani scritti dagli autori del Seicento e del Settecento sullo strumento originale e non sul pianoforte, esigenza sostenuta con particolare autorità dalla celebre clavicembalista polacca W. Landowska.
‘Le matronae, un culto celtico nella campagna di Abingaunum’. Sabato 28 dicembre, 16,30, a Palazzo Peloso Cepolla, incontro con il prof. Giovanni Mennella, già Ordinario di Storia romana e Epigrafia latrina all’Università degli Studi di Genova.
IL GIORNALISTA CERVONE E IL GRANDE AMMIRAGLIO