Tornerà a brillare nel panorama sanitario, socio economico, di Albenga ? Era il 29 ottobre 1964, giorno dell’inaugurazione. Il nome San Michele scaturì da un singolare concorso di idee proposto ad amici e vinto dal prof. Umberto Marinari. L’idea nasceva dal fatto che l’Arcangelo, simbolo della vittoria del bene (la Medicina) sul male (la malattia) è patrono di Albenga. L’obiettivo della Casa di Cura San Michele (ma anche Clinica e Medical Hotel) è di “produrre salute” combinando le qualità tecniche della struttura e degli impianti al valore professionale ed umano degli operatori. E all’orizzonte nuove strategie verso la terza età più abbiente che rifugge dalla ‘prigione’ senza fine in un Rsa – ospizio. C’è un’alternativa anti internamento. Una scommessa da vincere sul piano professionale e una garanzia da offrire.
Con i suoi 125 posti letto accreditati e 20 convenzionati. Cosa sappiamo ed è utile sapere di questo ‘patrimonio’ che ha superato il mezzo secolo di attività, ha conosciuto periodi gloriosi ed anni di serie difficoltà, traversie gestionali (il fallimento nel 2007 conseguente alla ‘gestione Giorgi‘). Siamo alla seconda generazione, quella del dr. Nicola Nante (vedi lo scorso numero di trucioli.it….), docente universitario a Siena, per due mandati (1985 – ’91) presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Savona.
La San Michele è anche Centro di emodialisi turistica. Tra le eccellenze, l’attività di Riabilitazione e Fisioterapia con pazienti che hanno problemi ortopedici, reumatologici, neurologici, cardiologici, respiratori in regime ambulatoriale o di ricovero. Ma i futuri obiettivi, ora che il bilancio da profondo rosso è tornato in pareggio, sono rivolti alla terza età piuttosto abbiente attraverso un legame di fiducia e lotta contro l’internamento dell’anziano. Una scommessa si potrebbe aggiungere: fare in modo che l’anziano a intervalli, con un periodo di ricovero e cure, possa riprendere le energie per tornare a casa in forma. Non è poco e sarebbe comunque una novità nel panorama assistenziale. Un percorso che qualora si rivelasse vincente potrebbe davvero segnare una svolta per il futuro della San Michele dove, tra l’altro, sono in corso lavori di adeguamento anche strutturali.
Come nasce una struttura sanitaria privata ? Probabile che il cittadino comune non abbia dimestichezza. Parliamo delle tre A così definite. 1) Il primo gradino è l’autorizzazione all’esercizio da parte del Comune, segue l’accreditamento della Regione che certifica il tipo di attività, infine l’accordo contrattuale, sempre con la Regione, conosciuta ex convenzione. In Liguria si opera con una sostanziale differenza rispetto, ad esempio, alla Lombardia ed altre regioni dove l’accreditamento e la convenzione sono automatici, sinergici e si entra a far parte del servizio sanitario nazionale a pieno titolo. I risultati sono quelli che registriamo alla luce del sole. I tempi di attesa e le massicce fughe di pazienti e specialisti dalla Liguria proprio verso Lombardia e Piemonte, Emilia Romagna, per il Levante Ligure la Toscana.
C’è chi attribuisce e fa risalire la pesante e devastante disintegrazione della Sanità privata al 1978, il servizio sanitario nazionale e la Liguria che, quasi unica in Italia, ha affossato di fatto l’integrazione tra privato e pubblico. Neppure la rossa Emilia Romagna ha scelto il ‘metodo Liguria’.
Sul sito on line della San Michele, oltre ai servizi di riabilitazione, laboratorio d’analisi, radiologia diagnostica, ecotomografia, ambulatori clinico-specialistici ed ambulatori di fisioterapia, si può leggere: “La fiducia dei pazienti, dei committenti e della cittadinanza è conquistata dalla “San Michele” quantificando e documentando il “guadagno di salute” procurato dai singoli ricoveri nella struttura. Bene rende l’idea della nostra mission di “rimettere in sesto”, di “ricaricare le batterie”. Ma anche “la promozione di occupazione, la qualità ambientale e la ricerca scientifica, nonché ulteriori indotti positivi per l’economia e l’immagine di Albenga, della Provincia di Savona e della Regione Liguria.”
E ancora: “Nel considerare la riabilitazione non solo un processo “fisico” di soluzione di problemi motori ma anche “educativo”, nel corso del quale si porta una persona temporaneamente disabile a raggiungere un miglior livello sul piano fisico-funzionale e socio-emotivo. Sempre più preventivo che votato ad una cura “a posteriori”, consente di raggiungere un precoce recupero funzionale del paziente”.
Oppure “La nostra Clinica è un punto di riferimento importante anche per l’Urologia Mininvasiva; …una equipe gastroenterologica di prim’ordine, in grado di affrontare a 360° le problematiche; offriamo tantissime soluzioni anche per gli interventi Day-Hospital. Il Responsabile è il Dottor Nicola Novielli, Specialista in Anestesia e Rianimazione. L’assistenza a ciclo diurno consiste in un ricovero o cicli di ricoveri programmati, ciascuno di durata inferiore ad una giornata, con erogazione di prestazioni multiprofessionali e plurispecialistiche. Basta la richiesta del Medico (Specialista, Ambulatoriale o Medico Curante);..siamo orgogliosi di aprire le porte alle Scienze Analogiche di Stefano Benemeglio. L’originale modello che la struttura applica consente maggiore efficacia nel raggiungimento del recupero psico-fisico del paziente coinvolgendolo in modo “olisticamente” terapeutico in una serie di attività integrative, che abbinate alle prestazioni più propriamente sanitarie migliorano la qualità complessiva della degenza e l’efficacia dei trattamenti erogati dalla Casa di Cura”.
E da ultimo si apprende che “Siamo operativi anche la domenica con il nostro Laboratorio Analisi. Puoi effettuare i prelievi dalle ore 8.30 alle ore 10.00 con referto dopo le ore 15 per gli esami effettuati in sede! La Radiologia è operativa tutti i giorni, compresa la domenica, dalle ore 7.30 alle ore 21.30, con referto entro 24/48 ore per tutti gli esami. Il nostro Medical Hotel è una struttura adibita alla promozione e alla conservazione della salute, oltre che al recupero in senso stretto delle funzionalità del corpo e offre un’assistenza sanitaria in caso di bisogni emergenti. Perché Hotel? Perché abbiamo deciso di concentrarci su un’accoglienza alberghiera in ambiente ospedaliero e sul potenziamento delle funzioni ricettive, educative e ricreative”.
Infine dal sito della San Michele, in evidenza, come del resto il personaggio merita, la ‘credenziale’ scritta da Guido Ceronetti (Torino, 24 agosto 1927 – Cetona, 13 settembre 2018) è stato uno scrittore, poeta, traduttore, giornalista a La Stampa e marionettista italiano. Scrive:«… È una fortuna, per me, nel 2009, e poi ciascun anno, in diverse stagioni, aver trovato un confortevole rifugio nella Casa di Cura San Michele di Albenga, dove il suo reparto privato e i suoi curanti e terapeuti rafforzano bravamente le mie difese, dando sollievo effettivo alle mie difficili condizioni di vecchiaia e di solitudine. Si può dire che a poco a poco quella luminosa camera ha preso luogo di casa, intesa come nave che salpa verso porti anonimi e méte sconosciute. La cucina è servita da ottimi cuochi e c’è un grande giardino botanico attrezzato per le riabilitazioni. In faccia al mare, una spiaggetta riservata ti allarga il respiro e allontana le ansie esistenziali …»
IL FONDATORE LIBERO NANTE – MEDICO- IMPRENDITORE, PATRIOTA – Difficile immaginare che le nuove generazioni conoscano la storia della San Michele. Un utile spunto dalla pubblicazione di un ‘libretto’ che racconta di Libero Nante (1920 – 2004). L’ultima pagina ricorda che il 7 febbraio 2008, l’Amministrazione comunale di Albenga, sindaco l’avv. Antonello Tabbò (è stato compagno di liceo del prof. Nicola ndr) ha dedicato l’area verde e giardini destinati a giochi per bambini, nel capoluogo, tra Viale Pontelungo, via Valle d’Aosta e Piazza Berlinguer, alla memoria del prof. Libero Nante ” in considerazione delle capacità professionali, ma anche imprenditoriali e delle qualità umane, ricordando la sua attiva partecipazione alla lotta per la Resistenza, per la quale fu decorato con Croce al Merito di Guerra e due Stelle d’Argento”.
C’è una citazione che giornalisticamente emerge con il suo spaccato umano e sociale. La pronuncia il dr. Mauro Testa (sindaco di Albenga anni ’70 e ’80, ex direttore dell’Iacp della provincia di Savona): “Nante lo ricordiamo anche come il medico che faceva pagare i ricchi e curava gratuitamente i poveri”. Aveva al suo attivo, con l’inseparabile ferrista ‘Tonina’ ( Antonia Memmo), 6 mila interventi sull’addome e, come vanto, “senza mai un decesso”. E che ‘insegnava’ “la più grande furbizia che può esercitare un uomo è l’onestà”.
L’ACQUISTO DELL’AZIENDA AGRICOLA DI CAMPOCHIESA – Nel 1958 con la moglie Maria Rosa Zunino acquistano dal demanio in località Rapalline, circostante alla polveriera, un’area che trasformano in Azienda Agricola Rio Carenda. Fino a diventare una fattoria biologica anti litteram che garantiva, tra l’altro, approvvigionamento di qualità ai degenti della Casa di Cura. Nel 1977 il vino prodotto vince il primo premio alla Sagra internazionale del Pigato di salea d’Albenga. “Anni di sostegno del prof. Nante ad Aldo Calleri e Flavio Maurizio nella loro battaglia per il riconoscimento della Doc al Pigato di Albenga”. Nel 1991 l’acquisto di un fabbricato nei pressi della clinica da destinare a Residence in appoggio ai famigliari dei pazienti e per clienti anziani.
NEL 1984 LIBERO E ROSA NANTE I MAGGIORI CONTRIBUENTI DELLA PROVINCIA DI SAVONA – Gli anni in cui i due quotidiani con la cronaca locale, Il Secolo e La Stampa, gareggiavano a pubblicare intere pagine della denuncia annuale dei redditi. Il presidio agli Uffici Imposte di Savona, Albenga e Finale Ligure. Migliaia di nomi di ‘ricchi’ e spesso ‘ poveri’ solo per il fisco. Era l’apice delle vendite in edicola, seconde soltanto alla pubblicazione dei biglietti vincenti della lotteria nazionale della Befana. Ebbe nel 1984 i coniugi Nante risultarono i contribuenti più ricchi. Titoli a tutta pagina per chi nel 1967 era stato nominato dal presidente Saragat Cavaliere della Repubblica, nel 1976 Grand’Ufficiale (era presidente Leone), nel 1982 Commendatore (presidente Pertini). Il dr. Nante che mostrava il ‘Certificato di Patriota (consegnato dal generale Alexander capo delle truppe alleate al tempo della Liberazione), diploma d’onore di ‘Combattente per la Libertà (consegnatogli dal presidente Pertini). Libero Nante con i suoi prediletti, caccia e gite in montagna, con l’inseparabile Vittorio Colombo prima Augusto Ferrari poi, con il fratello Lello, i cognati Iseo (fratello di Maria Rosa), Germano Mascardi (marito di Angioletta) e la di lui figlia Marina ( la prediletta nipote Ninni, ma anche il prof. Secondo Olimpio, giornalista, che è stato sindaco negli in cui Bardineto diventava la ‘piccola Svizzera’ del ponente ligure, capo ufficio stampa durante gli anni di Paolo Emilio Taviani ministro dell’Interno. E Nicola Giolfo (Niccoli).
GLI ANTENANTI NANTE IMPERIESI – Il papà di Libero, era Nicola ‘Coluccio’ che è stato vice sindaco di Oneglia, segretario locale del Psi, fondatore di una cooperativa di pescatori, la mamma Giovanna (Nannina) ebbe altri due figli Raffaello ed Angiola anche lei trasferitasi nel dopoguerra ad Albenga. Libero studente in medicina frequentava i reparti chirurgici degli ospedali di Oneglia e Porto Maurizio. E per mantenersi all’Università di Genova in tempo di guerra al San Martino faceva l’ausiliario infermiere. Nel ’42, chiamato alle armi, è allievo ufficiale nei battaglioni di sanità, causa ferite subì sette mesi di ricovero al S. Corona di Pietra Ligure. Resterà zoppicante. Nel ’43 sfuggì al Comando nazifascista di Imperia e trovò rifugio sulle montagne di Ormea dove venne reclutato dal comandante partigiano Curto ( Nino Siccardi) organizzando un ospedale da campo per la IX Brigata Garibaldina. Sfuggì una seconda volta ad un tragico rastrellamento nazifascista a Upega che costò la vita a più di 50 partigiani e trovando rifugio in Val Corsaglia con i resti della divisione garibaldina Felice Cascione.
Sul finire della guerra si trasferì, comandato in missione, ad Alto assieme alla Brigata Nino Berio con l’incarico di dirigente sanitario. Con Libero Viveri eletto sindaco della città di Albenga,ha partecipato all’opera di ricostruzione post bellica. E qualche anno dopo Libero Nante scrisse il libro Tempo di ricordi per “portare un contributo documentario, diaristico, non ideologico a quel momento irripetibile ed esaltante della storia del nostro paese”. Nel curriculum, tra il ’49 ed il ’52, medico condotto per i Comuni di Arnasco, Garlenda e Villanova d’Albenga. Un aneddoto. Un sindaco restio a rinnovare l’incarico ad un medico che riteneva ‘comunista’. La storia finirà sui giornali, seguì una raccolta di firme tra la popolazione a favore ‘dù Meghettu’ ed il sostegno del parroco, don Ubaldo Questa.
“In realtà – riporta l’opuscolo dedicato a Nante in occasione dell’intitolazione della piazza – Libero per tradizione famigliare era di idee socialiste che seppero armonizzarsi con quelle della moglie Maria Rosa di fede e tradizione cattolica (studi alle Orsoline di San Fedele), con il marito che da laico era archiatra dei vescovi che si succedevano alla Diocesi di Albenga e Imperia. Ex partigiano legato da fraterna amicizia con Alessandro Natta onegliese come lui, assurto a segretario nazionale del Pci in anni di grande seguito elettorale e di iscritti, compagni di giochi. Oltre a medico condotto Nante è stato responsabile sanitario dell’Aeroporto di Villanova, ha preso il Brevetto di volo, pilotando un piccolo aereo un giorno lanciò rose sulla casa di Lca d’Albenga dove abitava la giovane Maria Rosa per convincere i futuri suoceri ad acconsentire il loro fidanzamento e che sposerà nel settembre ’54 e futura mamma di tre figli.
Un cenno infine all’impegno del dr. Nante nella campo della medicina di prevenzione. Gli anni ’50 e ’60 furono caratterizzati nella piana di Albenga da importanti endemo – epidemie di tetano e poliomielite, fece del suo meglio nel diffondere la cultura delle vaccinazioni. Nel 2004, scritto a quattro mani dalla coppia Libero e Maria Rosa Nante, in occasione del 50° anniversario di matrimonio e 40° compleanno della Casa di Cura, il libro ‘La nostra San Michele’, storia di un amore e di un sogno realizzato, citando uno a uno, i collaboratori che hanno contribuito al ‘sogno’.