C’è chi titola ‘Giornalismo e marchette’ dopo che numerosi quotidiani cartacei e siti on line hanno dedicato spazio a un nuovo prodotto dolciario di un’importante azienda italiana, la Ferrero (Leggi… ). C’è chi esulta per il “giornalismo digitale locale in ottima salute”. E l’Anso, una delle associazioni che li rappresenta, “sta vivendo un periodo positivo” ; ha rieletto presidente Marco Giovannelli e riconfermato Matteo Rainisio (Edinet Ivg) vice presidente. La legge sull’editoria ha inserito i quotidiani on line nei prodotti editoriali.
Non è dato a sapere se gli stipendi di direttori, capi e redattori, praticanti, degli associati Anso, siano quelli della Federazione Nazionale della Stampa Italiana per dipendenti di quotidiani e settimanali. Oppure quello assai meno oneroso in uso in alcuni periodici. E poi la corsa a chi arriva primo a mettere in rete la ‘notizia’, al numero prodotto, spesso comunicati travestiti e non piuttosto che alla qualità, ai contenuti, allo spessore sociale, educativo, culturale. Che spesso coinvolge – ne abbiamo gli esempi- plessi scolastici. Come accade al ‘Falcone’ di Loano e dove, si letto, una notizia destinata agli studenti è preceduta o seguita da un martellante spot pubblicitario a base di sesso.
In provincia di Savona continua intanto la fase ascendente o forse auto-incensante di Ivg.it, con sede a Pietra Ligure che festeggiava, con redazionali, l’incremento del numero dei dipendenti, amministrativi, tecnici, operatori e dello staff di redazione. E la manna pubblicitaria che fa concorrenza spietata alla Manzoni che in Liguria si occupa della pubblicità sul Secolo XIX, La Stampa, la Repubblica. Ivg.it che può esibire 60-70 mila ‘contatti’ giornalieri, punte oltre 100 mila; che può fare ammasso con decine di notizie e notiziole, che raccontano i comunicati stampa provenienti da ogni dove: enti pubblici e privati, Comuni soprattutto, partiti, associazioni. Ogni notizia fa notizia, non c’è filtro o quasi, non c’è linea editoriale, se non quella di un grande circo dove tutti possono dire la loro, a prescindere. Dove gli approfondimenti sono sconosciuti, il cronista non alza i tacchi se non per inviti e manifestazioni particolari. Non si va più due volte al giorno al pronto soccorso degli ospedali, nelle corsie, negli uffici comunali, si frequenta con un collaboratore il palazzo del tribunale, non si va insomma dove si può ascoltare e vivere dal basso la realtà quotidiana, i problemi dei cittadini che non hanno voce. Le operazioni più di routine e banali delle forze dell’ordine vengono date copiando in toto il linguaggio burocratico e l’enfasi di un’operazione che ha impegnato uomini, mezzi, tempo. Mettendole a confronto, spogliate dei nomi o più spesso ormai solo delle iniziali, una vale l’altra. Il filo conduttore usa lo stesso copione.
Eppure avranno ragione: è il giornalismo di successo nell’Italia fanalino di coda in classifica di libri e giornali letti, seguita da Turchia e Grecia. Forse sarà pure fondata la voce (per altri non è così) che l’editore di Edinet (fratello e sorella Rainisio) di fronte a tanto successo di lettori e pubblicità che arriva da ogni dove della provincia e non solo, sia molto “generoso” con lo staff giornalistico (un professionista ex direttore De Rossi che, pur lavorando nella testata blasonata, si accolla anche l’ufficio stampa del Comune di Ceriale, in passato pare Garlenda, tanto per fare un esempio). E in qualche circostanza si è vista pure in piazza Carlotta Rainisio per riprese ed interviste. Tanti numeri sventolati, sì, ma poi, evidentemente, si fa quel che si può: ci si arrangia con le risorse che si hanno a disposizione. E insomma il sottile filo che l’informazione dovrebbe essere appannaggio solo di pubblicisti, praticanti e professionisti, lascia il tempo che trova. Accade persino alla rare conferenze stampa a Palazzo di Giustizia, nei Comuni, dalle Forze dell’Ordine, dove oltre al codice deontologico, dovrebbe esserci pure il rispetto dei requisiti professionali. Si può esercitare il ‘mestiere’ purché se ne abbia titolo. Finché non sarà abolito l’Ordine dei Giornalisti come chiedono da tempo i grillini e non solo.
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DIFFUSIONE E CLASSIFICA CARTACEA PIU’ DIGITALE NEL SETTEMBRE 2019
I 60 MEDIA DIGITALI PIU’ VISITATI NEL MESE DI SETTEMBRE
LE QUERELE FACILI COME STRUMENTI DI ‘BAVAGLIO’
MA ANCHE LE CITAZIONI IN SEDE CIVILE ASSAI PIU’ MINACCIOSE
Fnsi: «Subito una legge contro le ‘querele bavaglio’». Per il sindacato serve una norma che «punisca i ‘molestatori’ e colpisca il querelante temerario nel portafoglio, costringendolo a lasciare la metà di quanto richiesto come risarcimento. Da oltre un decennio il parlamento annuncia una intervento che non arriva mai».
Per la centodecima volta un tribunale ha deciso di archiviare una ‘querela bavaglio’ contro la cronista di Repubblica Federica Angeli. Se non si tratta di un record, poco ci manca. Sono decine e decine i cronisti che, ogni giorno, sono costretti a frequentare i tribunali, a spendere tempo e soldi per difendersi da querele che, quasi sempre, hanno il solo scopo di intimidire e di bloccare un’inchiesta.
«Da oltre un decennio – commenta la Fnsi – il parlamento annuncia una legge che non arriva mai e, ogni volta, subisce uno stop, consentendo così anche ai clan e ai corrotti di usare questo strumento per colpire il diritto di cronaca. Serve una legge che punisca i ‘molestatori’ e colpisca il querelante temerario nel portafoglio, costringendolo a lasciare la metà di quanto richiesto come risarcimento. Sia al Senato che alla Camera sono state depositate diverse proposte di legge, ci attendiamo una unificazione dei testi e una rapida approvazione. Nella speranza che, in attesa della legge, Federica Angeli non tocchi quota duecento».
SENTENZA SUL RAPPORTO DI LAVORO NELL’INFORMAZIONE E UFFICI STAMPA
Sentenza-Giurisprudenza.Il Tribunale di Roma ha confermato la fondatezza di un accertamento ispettivo effettuato nei confronti di un Ente pubblico, il cui esito aveva rilevato la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato di fatto, intercorrente tra l’ente locale e la giornalista impiegata nelle attività di ufficio stampa istituzionale.
La pronuncia riveste particolare interesse in quanto, pur a fronte del formale inquadramento dell’addetta stampa come collaboratrice a progetto di una società cooperativa esterna, il Giudice ha ricondotto la prestazione lavorativa al datore di lavoro effettivo, ovvero all’Ente pubblico, le cui direttive si erano tradotte in una costante ingerenza ed in quotidiani atti di gestione dell’attività della lavoratrice. Tale ricostruzione ha pertanto evidenziato la sussistenza di un appalto di opere e servizi non genuino, ovvero viziato dalla mancata corrispondenza tra datore di lavoro formale e reale ed avente peraltro ad oggetto un settore istituzionale dell’Ente che mal si presta ad essere esternalizzato. Altrettanto fondata è stata ritenuta la prova della sussistenza degli indici tipici della subordinazione attenuata di natura giornalistica, che hanno condotto il Tribunale a ritenere non corretto l’inquadramento della giornalista come collaboratrice a progetto, in considerazione della continuativa e permanente disponibilità dell’addetta stampa ad eseguire le istruzioni del datore di lavoro.