Un personaggio transnazionale, importante, meritevole dei libri di storia, che ha rivoluzionato la qualità ed il mondo della produzione dell’olio in un ponente ligure tra le aree vocate all’extra vergine, alla cultivar Taggiasca. Eppure la figura e l’opera di De Martini non ha finora ricoperto il ricordo che meriterebbe proprio nella sua città e non solo nella Liguria grande produttrice ed esportatrice dell’extra vergine.
Un gentleman d’altri tempi, si leggeva nel ricco servizio giornalistico, che vive a nella ‘Torre’ di Cassisi, la fortezza saracena sulle alture di Celle, con lui la moglie Carla e Biscotto, vivace bassotto che da qualche anno ha sostituito il defunto otto. De Martini 84 anni (all’epoca dell’intervista) scende in paese con la sua Panda 4X4 solo per comprare il giornale e, d’estate, al mattino presto, per fare il bagno. Qui legge, cura la terra, costruisce modellini di imbarcazioni (altra grande passione) in un apposito laboratorio e, a volte di sera, insieme ai quattro figli maschi si diletta a preparare fantastiche pizze.
De Martini e la sua invenzione. Era autunno, il mese di novembre, tempo di raccolta delle olive e di gran lavoro per i frantoi. A Celle dal 1911 opera l’Oleificio Cooperativo in via Sanda. Una capacità produttiva e tecnologica da 1600 kg ora in quattro vasche segregate. Un gioiellino che ha saputo stare al passo con i tempi.
L’articolo del Secolo XIX metteva in luce che “ben pochi, a Celle, sanno che a inventare la centrifuga per rendere più affinata la produzione dell’olio è stato lui una quarantina di anni fa”. “Eravamo agenti dell’azienda svedese Alfa Laval, specializzate nella realizzazione di centrifughe – raccontava l’ingegner Mario – ed il primo a prendere contatti con l’azienda era stato mio padre Augusto che aveva avuto la brillante intuizione di utilizzare le centrifughe dell’Alfa Lavel, nate per scremare il latte, per depurare sulle navi l’olio della nafta. Nella nostra ditta c’era una settore che riguardava l’olio d’oliva(il mosto separato, acqua ed impurità con normali centrifughe verticali) ed io mi recavo spesso nei frantoi per venderle. Osservando il sistema antiquato di produzione a pressa, ho avuto l’idea di costruire una nuova macchina. Nel vecchio sistema le olive , dopo la frangitura, venivano messe su fiscoli di corda e poi nella pressa. Restavano sempre dei residui che poteva irrancidire l’olio. Con l’impianto in acciaio inox che abbiamo realizzato nelle officine di Celle ciò non avviene più. Un impianto rivoluzionario.” All’invenzione hanno collaborato Vincenzo De Simone e Enzo Cavalli, diventato uno specialista del vetro.
De Martini spiegava di “aver montato il piccolo impianto pilota, realizzato in parallelo a quello tradizionale, nell’oleificio Tortello di Chiusanico, con il grande sostegno, anche gastronomico, del titolare. Lo abbiamo sperimentato per tre stagioni olearie; sono stati fatti piccoli aggiustamenti ed era apparso subito chiaro che si riuscivano ad ottenere maggiore resa e migliore qualità. Un giorno Onorato Tortello mi disse ‘Insegné, ghe summa‘. Ho telefonato alla sede italiana di Alfa Laval e presentato il mio impianto. Scetticismo iniziale, dapprima hanno mandato un loro tecnico da Milano, quindi è stata la volta delle teste d’uovo dalla Svezia e mi chiesero se ero disposto a vendere loro il brevetto. Gliel’ho ceduto ed una volta scaduto molti costruttori di impianti per la produzione dell’olio hanno copiato. Si è diffuso nel mondo intero e trova applicazione anche per separare altre produzioni. A me resta la soddisfazione di aver creato, con un’attività di frontiera in un periodo d’oro”.
Ma l’ingegner Mario De Martini brillava di intuizione anche nel modellismo navale. In mostra all’Istituto nautico di Savona molto ammirati modellini di motori e navi, esposti anche a mostre e nei musei. Con modelli di motore a vapore e a turbina. C’era anche un sommergibile di legno che riproduce quello realizzato da Dadid Bushnell durante la Guerra d’indipendenza americana ed esposto all’Acquario di Genova.
Il servizio è corredato di un riquadro titolato “Una storica famiglia di ingegneri pionieri nella progettazione”. Ingegnere navale il capostipite Augusto. Ingegnere meccanico il figlio Mario e ingegneri due dei 4 figli.Una famiglia originaria di Santa Margherita Ligure da parte paterna, italo – argentina da parte materna. Mamma Adelita era figlia di un ligure migrante e di un’argentina. Papà Augusto De Martini era stato capo del reparto di artiglieria all’Ansaldo durante la Prima Grande Guerra, I Perrone, che erano editori del Secolo XIX, l’hanno mandato in America per acquistare tecnologia e macchinari moderni per fabbricare i cannoni.
Via Mario De Martini (privata) – Inizia poco sotto la casa fortificata e fu aperta ex novo nel terreno Ma-barì (Mal barile) già della famiglia Avogadro, poi venduto all’ingegnere navale Mario De Martini, marito di Carla Avogadro. Podere molto esteso, confinante – fra l’altro – col rio S. Brigida a livello più basso e con la cappella dei SS. Filippo e Giacomo e con la casa fortificata di cui sopra. La strada, il cui titolo fu riconosciuto dal Comune cellasco nel 1988, serve quattro case costruite dall’ingegnere Mario per i quattro figli: Augusto, Gigi, Giacomo e Giovanni.
Via Avogadro (privata) – E’ lunga una centinaio di metri, collega Via Colla col così detto Parco Avogadro. Una considerevole proprietà che sale fino alla propaggini della Costa: E’ delimitata da una muraglia a tratti merlata di cui restano ampii tratti e da un solenne portale d’ ingresso con tetto assai spiovente, anelli e catene varie e sculture marmoree (testa leonina, fontana, leone di S.Marco) incastonate nelle pietre a vista. Il gusto è medioevale ed il manufatto primonovecentesco. Il parco è oggi cosparso di condominii, poiché nel corso di questi ultimi decenni è stato via via costruito, per quanto gli alberi superstiti infondano ancora un senso di fresco e di verde. Anche il portale centinato che occorre oltrepassare contribuisce – almeno a livello psicologico – al sentirsi in un ambiente separato, ossia “altro”, dal bailamme del traffico veicolare e pedestre. Alcuni alberi di leccio, di magnolia e di altre essenze sono piuttosto antichi: lo si intuisce con facilità considerandone altezza e proporzioni.
Fino a pochi decenni fa la casa padronale in fregio al possedimento – dalle proporzioni più antiche dell’ apparenza, oggi alquanto trasandata – era l’unico edificio di questa parte della via. Proprietà della famiglia Della Casa, dopo la morte di Carlo fu Bartolomeo, la vedova Chiara Ferro e i due figli la vendettero alla famiglia Ferro (1857), per passare infine alla famiglia Avogadro. Essa venne a Celle con la persona del l’Ing. Giovanni Avogadro (Pescara, 1842-Celle, 1912) per dirigere la costruzione della strada ferrata e vi rimase, avendo sposato Maddalena Pescetto . Il podere fu appunto acquisito dall’ing. Giovan Battista Avogadro (Eboli, 1883-Celle, l972) figlio dei precedenti, ultimo sindaco e primo podestà di Celle nel l925. I nuovi proprietari avrebbero voluto costruire quattro torri agli angoli della tenuta, unite da cinta merlata. Se ne costruì appena una, a settentrione del palazzo. Il palazzo possiede un mini marciapiede a litostrato e vari busti marmorei di fattura settecentesca, comperati da qualche villa genovese. L’interno ha, purtroppo, subito varie divisioni e adattamenti. Un tempo, era dotato di cappella oggi trasformata in ristorante! Temporum signum