Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Celle, qui è nato un brevetto mondiale
La centrifuga ha rivoluzionato l’olio d’oliva
A fine agosto è morto l’inventore De Martini


Dieci anni fa Il Secolo XIX, nell’edizione di Savona e Imperia, gli dedicò quasi una pagina: “L’ingegnere di Celle Ligure che ha inventato la centrifuga ora usata nei frantoi di tutto il mondo. Un super  brevetto…”. Il 25 agosto scorso, a 94 anni, il suo inventore Mario De Martini ha lasciato la vita terrena. Nessun organo di stampa cartaceo o on line ne ha dato notizia, solo un necrologio dei congiunti: 4 figli, i cugini, i nipoti. Qualche anno prima se n’era andata la consorte Carla Avogadro discendente dell’omonimo casato di ingegneri giunti a Celle nel secolo scorso da Pescara. Due strade (private e riconosciute dal Comune) portano il nome di De Martini e Avogadro. “Per me è motivo di grandissima soddisfazione essere riuscito a realizzare, in una piccola località della Riviera Ligure, un brevetto  acquistato da una multinazionale. Solitamente  macchinari del genere vengono realizzati da pool di tecnici,  l’ho creato solo con due collaboratori” dichiarava alla giornalista Stefania Mordeglia. E il primo frantoio dove fu testato, per tre stagioni di molitura, fu oleificio di Onorato Tortello a Chiusanico, in provincia di Imperia.

Fai un click sulla pagina per ingrandire la lettura dell’articolo del 2 novembre 2009
La foto si riferisce al primo prototipo di separatore-estrattore centrifugo realizzato nella officina di Celle Ligure. I personaggi sono: alla sinistra l’Ing. Mario De Martini e di lato il suo Capo Officina Sig. Vincenzo de Simoni. l ‘Decanter a 3 fasi”, trae il nome dal fatto che si tratta di una macchina dotata di una vite di scarico della materia solida, ma in realtà essendo in grado di scaricare tre fasi contemporaneamente, si tratta di una vera e propria centrifuga di tipo orizzontale a scarico continuo delle tre fasi. È una centrifuga appositamente studiata per l’estrazione dell’olio di oliva, funzionante a tre fasi. Una fase scarica olio separato, una seconda fase scarica acqua di vegetazione e impurità fini, la terza fase scarica sansa (nocciolo e residui della polpa). Tutto il processo avviene in un procedimento continuo e con macchina interamente in acciaio inox per preservare perfettamente le caratteristiche organolettiche dell’olio d’oliva. La macchina permette di risparmiare manodopera e tempo in quanto il ciclo è continuo: lavaggio delle olive, macinatura, gramolatura (disemulsionamento) e separazione continua nella centrifuga a tre fasi. Uno dei principali vantaggi, rispetto ai sistemi tradizionali per pressione, e l’aumento della produttività e la migliore qualità dell’olio. L’utilizzazione di tali brevetti è stata concessa in esclusiva alla società ALFA Laval. Allo scadere dei brevetti, questo impianto è stato universalmente adottato dai principali costruttori di macchine olearie.

Il manifesto funebre: E’ mancato all’affetto dei suoi cari l’ ingegnere Mario De Martini classe 1925. Ne danno l’annuncio i figli Augusto, Luigi, Giacomo e Giovanni, i cugini De Martini, i nipoti e i parenti tutti.La cerimonia avrà luogo martedì 27 c.m. alle ore 10,30 presso la parrocchia di San Michele a Celle Ligure.”

Un personaggio transnazionale, importante, meritevole dei libri di storia, che ha rivoluzionato la qualità ed il mondo della produzione dell’olio in un ponente ligure tra le aree vocate all’extra vergine, alla cultivar Taggiasca. Eppure la figura e l’opera di De Martini  non ha finora ricoperto il ricordo che meriterebbe proprio nella sua città e non solo nella Liguria grande produttrice ed esportatrice dell’extra vergine.
Un gentleman d’altri tempi, si leggeva nel ricco servizio giornalistico, che vive a nella ‘Torre’ di Cassisi, la fortezza saracena sulle alture di Celle, con lui la moglie Carla e Biscotto, vivace bassotto che da qualche anno ha sostituito il defunto otto. De Martini 84 anni (all’epoca dell’intervista) scende in paese con la sua Panda 4X4 solo per comprare il giornale e, d’estate, al mattino presto, per fare il bagno. Qui legge, cura la terra, costruisce modellini di imbarcazioni (altra grande passione) in un apposito laboratorio e, a volte di sera, insieme ai quattro figli maschi si diletta a preparare  fantastiche pizze.
De Martini e la sua invenzione. Era  autunno, il mese di novembre, tempo di raccolta delle olive e di gran lavoro per i frantoi. A Celle dal 1911 opera l’Oleificio  Cooperativo in via Sanda. Una capacità produttiva e tecnologica da 1600 kg ora in quattro vasche segregate. Un gioiellino che ha saputo stare al passo con i tempi.
L’articolo del Secolo XIX metteva in luce che “ben pochi, a Celle, sanno che a inventare la centrifuga  per rendere più affinata la produzione dell’olio è stato lui una quarantina di anni fa”.  “Eravamo agenti dell’azienda  svedese Alfa Laval, specializzate nella realizzazione di centrifughe – raccontava l’ingegner Mario –  ed il primo a prendere contatti con l’azienda era stato mio padre Augusto che aveva  avuto la brillante intuizione di utilizzare le centrifughe  dell’Alfa Lavel, nate per scremare il latte, per depurare sulle navi l’olio della nafta. Nella nostra ditta c’era  una settore che riguardava l’olio d’oliva(il mosto separato, acqua ed impurità con normali centrifughe verticali) ed io mi recavo spesso nei frantoi per venderle. Osservando il sistema antiquato di produzione a pressa, ho avuto l’idea di costruire una nuova macchina.  Nel vecchio sistema le olive , dopo la frangitura, venivano messe su fiscoli di corda e poi nella pressa. Restavano sempre dei residui che poteva irrancidire l’olio. Con l’impianto in acciaio inox  che abbiamo realizzato nelle officine di Celle ciò non avviene più. Un impianto rivoluzionario.” All’invenzione hanno collaborato Vincenzo De Simone e Enzo Cavalli, diventato uno specialista del vetro.
De Martini spiegava di “aver montato il piccolo impianto pilota, realizzato in parallelo  a quello tradizionale, nell’oleificio Tortello di Chiusanico, con il grande sostegno, anche gastronomico, del titolare. Lo abbiamo sperimentato per tre stagioni olearie; sono stati fatti  piccoli aggiustamenti ed era apparso subito chiaro che si riuscivano ad ottenere maggiore resa e migliore qualità.  Un giorno  Onorato Tortello mi disse ‘Insegné, ghe summa‘. Ho telefonato  alla sede italiana  di Alfa Laval e presentato il mio impianto.  Scetticismo iniziale, dapprima hanno mandato un loro tecnico da Milano, quindi è stata la volta delle teste d’uovo dalla Svezia e mi chiesero se ero disposto a vendere loro il brevetto. Gliel’ho ceduto ed una volta scaduto molti costruttori di impianti per la produzione dell’olio hanno copiato. Si è diffuso nel mondo intero e trova applicazione anche  per separare altre produzioni. A me resta la soddisfazione di aver creato, con un’attività di frontiera in un periodo d’oro”.
Ma l’ingegner Mario De Martini brillava di intuizione anche  nel modellismo navale. In mostra  all’Istituto nautico di Savona  molto ammirati modellini di motori e navi,  esposti anche a mostre e nei musei.  Con modelli di motore a vapore e a turbina. C’era anche un sommergibile  di legno che riproduce quello realizzato da Dadid Bushnell durante la Guerra d’indipendenza  americana ed esposto all’Acquario di Genova.
Il servizio è corredato di un riquadro titolato “Una storica famiglia di ingegneri pionieri nella progettazione”. Ingegnere navale il  capostipite Augusto. Ingegnere meccanico il figlio Mario e ingegneri due dei 4 figli.Una famiglia originaria di Santa Margherita Ligure da parte paterna, italo – argentina da parte materna. Mamma Adelita era figlia di un ligure migrante e di un’argentina.  Papà Augusto De Martini  era stato capo del reparto di artiglieria all’Ansaldo durante la Prima Grande Guerra, I Perrone, che erano editori del Secolo XIX, l’hanno mandato in America per acquistare tecnologia e macchinari moderni per fabbricare i cannoni.
Via Mario De Martini (privata) – Inizia poco sotto la casa fortificata e fu aperta ex novo nel terreno Ma-barì (Mal barile) già della famiglia Avogadro, poi venduto all’ingegnere navale Mario De Martini, marito di Carla Avogadro. Podere molto esteso, confinante – fra l’altro – col rio S. Brigida a livello più basso e con la cappella dei SS. Filippo e Giacomo e con la casa fortificata di cui sopra.  La strada, il cui titolo fu riconosciuto dal Comune cellasco nel 1988, serve quattro case costruite dall’ingegnere Mario per i quattro figli: Augusto, Gigi, Giacomo e Giovanni.

Via  Avogadro (privata) – E’ lunga una centinaio di metri, collega Via Colla  col così detto  Parco Avogadro. Una considerevole proprietà che sale fino alla propaggini della Costa: E’ delimitata da una muraglia a tratti merlata di cui restano ampii tratti e da un solenne portale d’ ingresso con tetto assai spiovente, anelli e catene varie e sculture marmoree (testa leonina,  fontana, leone di S.Marco) incastonate nelle pietre a vista. Il gusto è medioevale ed il manufatto primonovecentesco.  Il parco è oggi cosparso di condominii, poiché nel corso di questi ultimi decenni è stato via via  costruito, per quanto gli alberi  superstiti infondano ancora un senso di fresco e di verde.  Anche il portale centinato che occorre oltrepassare contribuisce – almeno a livello psicologico – al sentirsi in un ambiente separato, ossia “altro”, dal bailamme del traffico veicolare e pedestre. Alcuni alberi di leccio, di magnolia e di altre essenze sono piuttosto antichi: lo si intuisce con facilità considerandone altezza e proporzioni.

Fino a pochi decenni fa la casa padronale in fregio al possedimento  – dalle proporzioni più antiche dell’ apparenza, oggi alquanto trasandata – era l’unico edificio  di questa parte della via. Proprietà della famiglia Della Casa, dopo la morte di Carlo fu Bartolomeo, la vedova Chiara Ferro e i due figli  la vendettero alla famiglia Ferro (1857), per passare infine alla famiglia Avogadro. Essa venne a Celle con la persona del l’Ing. Giovanni Avogadro (Pescara, 1842-Celle, 1912) per dirigere la costruzione della strada ferrata e vi rimase, avendo sposato Maddalena Pescetto . Il podere fu appunto acquisito dall’ing. Giovan Battista Avogadro (Eboli,  1883-Celle, l972) figlio dei precedenti,  ultimo sindaco e primo podestà di Celle nel l925.  I nuovi proprietari  avrebbero voluto costruire quattro torri agli angoli della tenuta, unite da cinta merlata. Se ne costruì appena una, a settentrione del palazzo. Il palazzo possiede un mini marciapiede a litostrato e vari busti marmorei di fattura settecentesca, comperati da qualche villa genovese. L’interno ha, purtroppo, subito varie divisioni e adattamenti. Un tempo, era dotato di cappella oggi trasformata in ristorante!  Temporum signum


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