La Corte dei conti mette nel mirino la Regione Liguria sulla vicenda Bolkestein, rilevando “una permeabilità sistematica a interessi di parte”, cioè quelli dei balneari, e annunciando possibili indagini della procura per danno erariale. Emerge a margine della sentenza sulla parifica del bilancio 2018 della Regione, promosso con alcune riserve e ombre che riguardano soprattutto la sanità e la situazione di Arte.
“Se la procura riterrà che esistano, come la legislazione nazionale indurrebbe a ritenere, situazioni di danno erariale, avvierà istruttorie – conferma Fabio Viola, presidente della sezione ligure della Corte dei Conti -. Il problema riguarda la Regione ma anche i Comuni, è un problema nazionale. Uno degli aspetti più delicati è la difficoltà degli enti locali di riscuotere entrate. E una possibilità come questa va sfruttata senza fare regali ai concessionari”.
La presa di posizione della magistratura contabile è figlia dell’ennesima bocciatura della Corte costituzionale alla legge ligure ‘anti Bolkestein’. Ma soprattutto, arriva a una settimana dal caso clamoroso dei bagni Liggia di Quarto, sequestrati per occupazione abusiva di territorio demaniale. La loro concessione era scaduta nel 2009, ma il Comune, come per tutti gli altri stabilimenti, aveva applicato una proroga ‘tacita’ in aperta violazione della direttiva europea. Una situazione che riguarda potenzialmente tutti balneari italiani, più di 10mila imprese.
E così non solo i concessionari tremano dopo il precedente di Genova, ma anche gli enti locali. Ai quali i giudici adesso potrebbero chiedere conto delle mancate entrate derivate da concessioni mai messe a gara, con canoni a volte irrisori. Una tegola che si aggiunge alla possibile procedura d’infrazione europea dopo la proroga di 15 anni contenuta nell’ultima manovra del Governo.
“La Regione Liguria non riesce ad emanare una legge di sistema sulle concessioni demaniali marittime che superi indenne il sindacato della Consulta. Questa conclusione è nei fatti – ha spiegato il procuratore regionale Claudio Mori nella sua requisitoria -. Il Consiglio regionale ligure, dimostra, cioè, una permeabilità sistematica ad interessi di parte che risultano incompatibili con le previsioni costituzionali e con i vincoli derivanti dall’appartenenza del Paese all’Ue”.
Le critiche sul tema, comunque, non hanno effetto sulla parifica di bilancio. I punti critici riguardano l’operazione di cartolarizzazione degli immobili di Arte (per cui la Regione ha ancora un debito di oltre 88 milioni, non conteggiato però nel rendiconto) oltre ai residui passivi per alcuni capitoli di bilancio e al fondo di credito accantonato di 308.735 euro, di dubbia esigibilità.
Sotto la lente della procura contabile, come di quella della sezione di controllo, sono finite la spesa sanitaria, quella per i trasporti, i derivati. Per la prima volta sono stati esaminati anche i bilanci delle società controllate e partecipate. “È un giudizio sostanzialmente positivo – dice il governatore Giovanni Toti – il fabbisogno della sanità si è dimezzato nel corso del nostro mandato e si è qualificata la spesa regionale. Permangono i problemi aperti nella passata legislatura, come il caso Arte. E’ un giudizio di parifica che migliora anno dopo anno. Ci conforta”.
Per il procuratore Claudio Mori “la procura non può che rilevare che la Liguria eroga un servizio sanitario a costi elevati e con un livello di qualità medio-bassa non in linea con le altre regioni del nord”. Non solo, evidenzia anche come vi sia un’elevata spesa farmaceutica, oltre a un saldo negativo della mobilità extra-regionale. Critiche e perplessità anche per quanto riguarda Alisa. E la distribuzione di farmaci per conto terzi su cui da tempo indaga la procura contabile.
La spesa sanitaria costituisce l’80% del bilancio regionale, ovvero 3,35 miliardi su 4,17. Nel 2018, la magistratura contabile ha registrato un disavanzo di 51,5 milioni che, secondo la Regione, dovrebbero essere azzerati entro la fine del 2022 e non nel 2020 come previsto in passato. Peggiora il dato delle fughe sanitarie, con un passivo che dai 34,7 milioni del 2017 sale a 53,6 milioni. “In generale – replica il presidente della regione Giovani Toti – per quanto riguarda il giudizio della Corte dei Conti, è giusto che valuti sulla qualità della spesa e sulla correttezza, un po’ meno quando si entra nel merito di scelte politiche che attengono totalmente al legame democratico tra enti ed elettori, e saranno gli elettori a giudicare e non i magistrati che non sono eletti”.
Anche l’assessore alla Sanità Sonia Viale difende le scelte: “Per quanto riguarda la somministrazione dei farmaci per conto terzi, è stata una un’iniziativa della giunta fatta nell’interesse dei cittadini più fragili che devono assumere farmaci salvavita. Così si ritira il farmaco in farmacia e non in quella ospedaliera facendo risparmiare viaggi di chilometri, non ci trovo nulla che possa rappresentare un danno erariale. E possiamo anche dire che abbiamo dimezzato il disavanzo contenendo i costi senza chiudere ospedali”.
Dal bilancio viene esclusa la ‘partita’ Arte: riguarda l’operazione di cartolarizzazione per risanare le casse della sanità ligure, compiuta dalla giunta Burlando tra il 2011 e il 2012. La contestazione riguarda la mancata iscrizione alla voce “debiti” di poco più di 88 milioni derivanti dalla cessione degli immobili di proprietà della Regione e delle Asl ad Arte Genova. La cifra è inferiore al passato per effetto di cinque alienazioni registrate nel conto patrimoniale dello scorso anno. Non parificati anche poco più di 308.000 euro dal fondo crediti di dubbia esigibilità e circa 3,2 milioni di residui passivi. Tra i rilievi dei giudici contabili, anche la necessità che piazza De Ferrari faccia molta attenzione agli oltre 184 milioni depositati in Banca Carige vista la crisi dell’istituto.
La Regione ha chiuso l’anno con un saldo finanziario positivo per oltre 197 milioni, in crescita rispetto ad anni precedenti, rispettando i vincoli del pareggio di bilancio e la riduzione del debito in termini di mutuo autorizzato e non contratto per oltre 42 milioni. La Corte ha riconosciuto il costante miglioramento dei tempi di pagamento (l’83% dei pagamenti avviene ben prima della scadenza); il miglioramento del rapporto tra spese di investimento e il totale delle spese impegnate con un incremento del 13,96%, il rispetto dei limiti di indebitamento e l’attenzione agli Enti del territorio che hanno beneficiato di 9 milioni in termini di spazi di patto. “L’impegno chiesto alle Regioni per contribuire agli obiettivi di finanza pubblica si fa ogni anno più pesante – commenta Toti – ma i primi, anche se deboli, segnali di ripresa dalla crisi economica ci fanno pensare che dobbiamo continuare con le misure intraprese: investimenti infrastrutturali, esenzione Irap sulle nuove imprese, attenzione ai giovani e alle famiglie, tutela dell’ambiente. Tutti temi che ritroveremo nella manovra per il 2020”.
Fabio Canessa (da TELENORD)