Tra le tante usanze tradizionali che il progresso ha relegato nel dimenticatoio mi piace ricordare un rito pasquale caratteristico della nostra terra, il Ponente Ligure.
Durante la funzione pomeridiana del Venerdì Santo gli uomini si trattenevano davanti al portone spalancato della chiesa [di San Lorenzo] mentre le donne, schierate nei banchi di sinistra, partecipavano al rito con il loro canto corale.
Ad un certo momento, quando la rievocazione della Passione era giunta al processo di Gesù davanti a Pilato ed alla fatidica domanda da costui rivolta al popolaccio tumultuante “Volete Gesù o Barabba?”, gli uomini inondavano la chiesa con il suono cavernoso delle loro rudimentali trombe per simulare lo scherno dei Giudei.
Le rudimentali trombe erano grosse conchiglie di molluschi Gasteropodi del genere Triton con la punta rotta ad arte per formare un “bocchino” di strumento a fiato.
La celeberrima fontana del Tritone del Bernini nell’omonima piazza romana rappresenta appunto un Tritone – divinità marina maschile omologa della Sirena nella mitologia greca – rivolto al cielo nell’atto di suonare con la conchiglia cui alludiamo, che lancia un ricco zampillo d’acqua simboleggiante il suono.
Fin dall’antichità classica, come c’insegna la storia, s’impiegò nel mondo mediterraneo la conchiglia di Triton come strumento per segnali e verosimilmente servì soprattutto ai pescatori ed ai marinai. Nelle valli dell’entroterra ligure ponentino fu portata probabilmente dagli uomini che – come lavoratori stagionali – accettavano l’ingaggio per la stagione di pesca nelle tonnare della Sardegna.
In ogni famiglia si conservava allora una conchiglia di Triton e gli uomini la suonarono anche in occasioni diverse da quella pasquale: ancora per esprimere scherno nelle “ciarvöie” oppure anche per festeggiare, come quando giunse notizia dell’armistizio dell’otto settembre 1943.
Ricordo ancora il suono rimbombante che scendeva dai monti. Non ricordo se suonarono le campane. Forse dopo, ma fu una festa molto breve.
S.V.