Riprendiamo il percorso savonese, con una passeggiata dal sapore storico fra le sue antiche vie del centro, iniziato il 10 ottobre scorso: https://trucioli.it/2024/10/10/io-turista-e-scrittore-da-savona-prima-parte-passeggiata-in-via-pia-fra-strade-e-vestigia-della-citta-medioevale/
di Ezio Marinoni
Palazzo Gavotti sorge in piazza Chabrol, è sede del MUSA (Civici Musei di Savona). Inoltre, il Museo d’Arte di Palazzo Gavotti ospita i capolavori antichi e moderni della Pinacoteca Civica, le opere contemporanee della Collezione Milani/Cardazzo e il nuovo Museo della Ceramica ospitato negli spazi dell’antico Monte di Pietà. Edificato nel corso del Seicento, su strutture medievali preesistenti, il palazzo prende il suo nome dalla famiglia Gavotti che ne rimane proprietaria sino al 1772, quando lo dona alla Opera Pia del Santuario (1).
Nel 1861 l’edificio viene acquistato dal Comune di Savona che vi stabilisce la sede del Municipio fino al 1934, poi trasferito nell’attuale Palazzo Civico in piazza Sisto IV. Palazzo Gavotti ha ospitato la biblioteca comunale dal 1861 al 1894 e dal 1938 al 1985. Nel 1863 vi viene aperto il passaggio, ancora oggi esistente, che collega via Pia a piazza Chabrol. Gli scaloni interni e alcuni ambienti conservano l’aspetto originario, con affreschi sui soffitti, opera di Antonio Novaro, artista del quale abbiamo poche e scarne notizie (2). La facciata su piazza Chabrol è stata modificata nel 1860 per darle l’aspetto attuale, dotata di orologio affiancato da due statue raffiguranti Savona e il Letimbro (le cui teste si sono perdute durante l’ultimo restauro), opere di Antonio Brilla (3). Sulla parete di destra del porticato, ora vivace zona commerciale e di svago grazie ai molti negozi e bar, spiccano due lastre tombali medievali.
Piazza della Maddalena, piccola e suggestiva, è l’autentico cuore del centro storico e antico centro politico cittadino. Il suo aspetto scenografico è dominato dal Palazzo Sacco Multedo (già Della Rovere), ornato da due tondi che riproducono gli stemmi dei “papi savonesi” (4). Negli Anni Trenta del Novecento è stato Casa del Fascio e sede locale del Partito Nazionale Fascista.
In via Pia 26, segue il Palazzo Pavese Spinola, del XVI secolo: è un edificio cinquecentesco sul quale si fa ammirare la raffinata decorazione della loggia duecentesca a grottesche su tre piani.
Fatti pochi passi e, al successivo civico 28, spicca il rinascimentale Palazzo Della Rovere (o Santa Chiara), disegnato dal famoso architetto Giuliano da Sangallo, allievo di Michelangelo, che lo ha progettato per Giuliano Della Rovere. All’interno, gli affreschi cinquecenteschi di Ottavio Semino trasportano in un’epoca di splendore, in cui arte e potere si intrecciano indissolubilmente. Rimasto incompiuto a causa dell’elezione al soglio pontificio del suo committente, presenta una facciata dalla doppia colorazione bianca e grigia. Gli interni e la corte si completano con una grandiosa scalinata su piazza del Duomo. Oggi, l’intero edificio attende di essere riportato a quell’antico splendore: un progetto di valorizzazione, in collaborazione con il Ministero dei Beni Culturali, ha l’obiettivo di trasformarlo in biblioteca civica e centro pulsante di cultura per la città.
Una volta citato Giuliano Della Rovere (5), diventa doveroso spendere alcune parole sulla storia savonese di quell’epoca, quand’egli, ancora cardinale, deve lasciare Roma e rifugiarsi a Savona a causa dell’elezione al soglio pontificio di un esponente della famiglia Borgia, Alessandro VI, suo avversario. Convinto di essere destinato ad un perenne esilio, Giuliano vuole riprendere lo stile di vita condotto a Roma e fa realizzare per sé una residenza principesca: acquista nel 1494 il palazzo di San Tomaso, un edificio medioevale ristrutturato nel 1368. Giuliano da Sangallo, documentato a Savona dal 1495 al 1497, è il suo architetto preferito.
L’ambiente savonese è agli antipodi della magnificenza rinascimentale italiana: il suo tessuto edilizio e architettonico è del tipo medioevale ligure, affine a quello genovese, nonostante le due città siano sempre in concorrenza fra di loro, con un assetto urbano deciso dai possessi di famiglia delle dinastie nobiliari, caratterizzato da numerose torri fra le sue strette stradine.
La famiglia Della Rovere inizia a variare questo ambiente, introducendovi uno spirito rinascimentale, grazie allo zio di Giuliano, Francesco, che lo precede al soglio pontificio con il nome di Sisto IV (6); è quest’ultimo che rinnova il convento di San Francesco, facendo riedificare il primo e il secondo chiostro, in asse alla cappella dedicata ai suoi genitori, un intervento che precede il sogno del nipote Giulio II di creare per sé una tomba grandiosa nella Basilica di San Pietro, a Roma, in asse tra la costruenda cupola e il sepolcro di San Pietro.
Palazzo Sansoni, sull’angolo con la via omonima e al numero 32 di via Pia, conclude questo percorso con le sue rimanenze duecentesche e le sovrapposizioni del XVI secolo. Ha ospitato nel 1809 Pio VII relegato a Savona per ordine di Napoleone; per questo motivo verrà soprannominato “la casa di Pio VII”. E questa è un’altra storia, che merita di essere raccontata per rievocare il clima savonese di quell’epoca, non meno di quella riguardante Chabrol, amministratore e riformatore del territorio in epoca napoleonica.
Giuseppe Cava (detto “Beppin da Cà”), che ci ha fatto da guida nella salita verso i Cappuccini (cfr. https://trucioli.it/2024/10/24/io-turista-e-scrittore-al-colle-dei-cappuccini-fra-le-mani-un-prezioso-libro-di-giuseppe-cava-beppin-da-ca-che-descrive-la-vecchia-savona/), così descrive il degrado di Palazzo Sansoni: «Ultimo a subire l’oltraggio della speculazione fu il palazzo Sansoni, nel quale per l’appunto alloggiò Pio VII, il cui portone ampio decorato di un portale imponente di lavagna nera, cerchereste invano nella bottega di stoffe a doppio sporto che ne ha preso il posto.» (Vecchia Savona, pag. 29).
“Beppin da Cà” ci offre altri scorsi preziosi di una Savona che non c’è, che meritano una trattazione a parte e uno spazio autonomo per non deprivarli della loro leggiadra bellezza ed efficacia narrativa.
Oltrepassato un archivolto, via Pia sfocia infine in piazza del Brandale, emblema della Savona medievale, già toccata nel precedente percorso, dove si chiude il cerchio della nostra passeggiata storica fra le vie della città.
Ezio Marinoni
Note
1.L’Opera Pia del Santuario, nata nel Seicento, dopo precedenti variazioni, da ultimo si è trasformata nella A.P.S.P. Opere Sociali di N.S. di Misericordia – Savona, con sede in via Paleocapa 4/3.
2.Ben poco sappiamo di Antonio Novaro, pittore operante nel Savonese nella seconda metà dell’Ottocento. Oltre a Palazzo Gavotti, di lui rimangono affreschi nelle sale di Palazzo Leale Franchelli a Pietra Ligure; affreschi della “Gloria di San Nicolò” sulla volta della parrocchiale di Pietra Ligure (1860); affreschi sulle volte della navata centrale (poi coperti da successive pitture) e navate laterali (visibili) della chiesa di San Bernardo in Stella (1857).
3.Antonio Brilla (Savona, 22 settembre 1813 – Savona, 15 gennaio 1891), scultore e pittore operante soprattutto in Liguria.
4.Papa Pio VII, prigioniero in città per volere di Napoleone, insieme ai due pontefici di origine savonese Francesco della Rovere (Sisto IV), e Giuliano della Rovere (Giulio II), forma la “triade papale” che ha fatto definire Savona “la città dei papi”.
5.Giuliano Della Rovere (Albisola, 5 dicembre 1443 – Roma, 21 febbraio 1513) diventerà poi il 216.mo Papa, con il nome di Giulio II, dal 1503 alla sua morte. Il gusto raffinato per l’arte lo ispira a fondare i musei vaticani.
- Francesco Della Rovere (Pecorile, 21 luglio 1414 – Roma, 12 agosto 1484), 212.mo Papa della Chiesa cattolica, dal 1471 alla morte. Appartiene all’Ordine dei Frati Minori Conventuali, nei quali ricopre il grado di Padre Provinciale e poi quello di Superiore Generale dal 1464 in avanti.