Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Spotorno/ Intervista a Marina Falco. Tra storia e tradizione di famiglia con il fascino dell’hotel Giongo


Marina Falco, una storia spotornese dall’antico Ligure all’Hotel Giongo. Il racconto – intervista con una albergatrice che prosegue una lunga tradizione di famiglia.

di Ezio Marinoni

L’albegatrice Marina Falco con il figlio Giovanni e il marito Flavio Giongo

A Spotorno, quasi al fondo di via Garibaldi, sul lato destro in direzione di Noli e dopo un giardinetto sempre curato, appare l’Hotel Giongo. La sala colazioni a piano terra attira subito l’attenzione dei passanti, con tante torte diverse allineate su una credenza, in un ambiente dai colori sfumati e gradevoli che ricorda un angolo di Parigi e fa immaginare le note di uno chansonnier a spandersi nell’aria. Durante la giornata, quando i clienti dell’albergo hanno già consumato il primo pasto della giornata, la sala si apre come un bar per gli avventori, e ai tavolini (all’interno e sul marciapiede, di fronte a una panetteria che sforna altri prodotti alimentari) si alternano anziane signore a sorseggiare un the o giovani studenti che consultano un libro o un computer per preparare una lezione, mentre assaggiano una fetta di torta.

Nel mio ultimo viaggio a Spotorno, a fine aprile, mi sono affacciato alla sala colazioni, fuori orario, per curiosare. All’interno, Marina Falco mi accoglie con un sorriso e una dose di empatia, a riscaldare una giornata incolore sotto un cielo grigio.

Mi siedo a un tavolo d’angolo, per guardare i rari passanti sulla via, poso lo zaino e la macchina fotografica e già stiamo parlando delle torte esposte. Una parola dopo l’altra, con uno dei tanti libri di Giuliano Cerutti fra le mani (1), scopro che Marina rappresenta l’ultima generazione di una dinastia di albergatori locali, con tanto passato dietro le spalle (per chiosare l’autobiografia di Vittorio Gassman), e un presente colmo di attività d’impresa, sempre nel campo dell’ospitalità.

Il discorso inizia dalla storia della sua famiglia e una possibile intervista si trasforma in una narrazione storica, con nomi di gloriosi alberghi e l’approdo finale di Marina Falco sulla scena, narrato in presa diretta dalla sua voce.

«Partiamo dall’inizio. Luigi Falco, mio nonno, costruisce il Premuda (2), una realtà particolare per Spotorno, che sorge nel 1932 sulla piazza Luigi Rizzo. Nato come dancing e stabilimento balneare, nel corso degli anni viene prima trasformato in “Gran Pensione” ed in seguito in “Albergo”

Nel 1946 Maria Melloni, nonna materna di Marina, acquista dal Comune di Spotorno la concessione per gestire l’Hotel Ligure. Nel 2000 cinque fratelli, nipoti di nonna Maria, acquistano la struttura, che gestiscono ancora oggi. Infatti, sul sito del Ligure, si legge: «L’albergo vi racconterà la sua storia da quando, nel 1946, è gestito dalla famiglia Limonzini-Falco, oggi alla sua terza generazione.»

Villa Albini già sede del Municipio di Spotorno

Tutto vero e certificato! Basta sfogliare il pregevole volumetto “Spotorno come era… Spotorno come è”, realizzato dal Circolo Socio Culturale “Pontorno” nel 2017 per trovarvi, alle pagine 28 e 29, il confronto fra passato e presente, grazie a due cartoline che rappresentano la Piazza della Marina (oggi XX Settembre) con il Caffè Ligure e la successione dei fabbricati del Caffè Ligure e dei Bagni Cerutti con la casetta dei custodi di Villa Albini.

Quando ha iniziato a lavorare negli alberghi? «Per me, è come se ci fossi nata! Il mio battesimo lavorativo è avvenuto all’Hotel Ligure, a 18 anni.»

Per la leggiadria del personaggio che ho di fronte, preferisco non scrivere in quale anno ciò sia avvenuto per non svelare la sua età, lasciando questo dato in sospeso, fra realtà e leggenda.

A farle da maestri nei primordi ci sono il papà e la nonna, mentre la mamma, Anna Maria Limonzini gestisce un albergo a Celle Ligure, il San Michele, tuttora di proprietà della famiglia.

Come è arrivata all’Hotel Giongo? «Nel 1988 ho sposato Flavio Giongo, che nello stesso anno subentrava alla mamma nella gestione dell’Hotel Giongo (che i meno giovani ricorderanno con il nome di Pensione Liù)

Che cosa ricorda dei momenti importanti del turismo a Spotorno? «Un tempo si iniziava con la Milano – Sanremo, la stagione iniziava il 19 marzo; la prima corsa dell’anno passava in mezzo al paese, con un traguardo volante da cogliere come un trofeo. In paese avevamo cento alberghi, ne sono rimasti una ventina.»

Come è cambiata la vacanza in Liguria? «Tutto è cambiato! La durata, che poteva essere anche di un mese; oggi si viene qui per qualche giorno, al massimo una settimana. Ricordo famiglie che prendevano due camere comunicanti, con il bagno in comune, per stare più comodi.»

Un motivo per fermarsi all’Hotel Giongo? (Marina sorride e mi lancia uno sguardo carico d’orgoglio.) «Le colazioni, senza dubbio, un’idea di cinque anni fa. Oltre ai clienti, abbiamo tante persone che vengono qui per uno spuntino al mattino, o anche durante la giornata. Durante il covid, l’asporto ha avuto una funzione anche sociale e terapeutica: far uscire di casa le persone, quando era passibile, farle incontrare, permettere a qualcuno di parlare e rompere la solitudine, con la scusa della colazione.»

Qual è il fiore all’occhiello delle torte? «La crema pasticcera, la preparo sempre io.»

Mi racconti l’albergo, oggi, nella Spotorno di oggi, primavera 2024. «L’Hotel Giongo ha sedici camere, cinque persone ne compongono lo staff lavorativo. L’angolo colazione oggi vede al banco anche mio figlio, Giovanni Giongo, che ha 27 anni, e prosegue l’attività, speriamo sia il nostro passaggio di testimone dal passato al futuro.»

Penso che le colazioni da asporto abbiano fatto sentire il loro sapore, non solo alimentare, a una piccola comunità messa a dura prova durante la pandemia: questo angolo rosa e romantico ha un cuore che pulsa e comunica a tanti altri cuori un senso di familiarità e benessere, che ci si porta addosso una volta usciti.

Se l’ambiente, fra gentilezza e sorrisi spontanei, come ho detto all’inizio, fa volare la mente sulle rive della Senna o in un bistrot di Montmartre, la lunga treccia che Marina ama portare trasforma l’albergatrice di oggi in un personaggio di altri tempi, evoca immagini cavalleresche uscite da una fiaba antica e senza tempo. E un cavaliere arrivato a Spotorno potrebbe inginocchiarsi davanti a lei in un baciamano, chiamandola “Monna Marina”.

Da amante della letteratura fantastica, fra J. L. Borges, Italo Calvino e Umberto Eco, mi scuso con i lettori se qualcuno dovesse ravvisare una mia “partigianeria” per luoghi o personaggi, ma chi scrive non può essere avulso dai contesti e io, per la mia formazione, “odio gli indifferenti”.

La famiglia Falco rappresenta qualcosa di importante per la storia turistica locale: quando D.H. Lawrence arriva a Spotorno, «Quattro alberghi danno il benvenuto al turista (…) all’ingresso del paese, mentre al centro ne troviamo due altri: il Ligure e il Regina, uno dirimpetto all’altro. L’albergo Ligure, col suo ristorante costituito da una veranda sormontata da una terrazza, è dotato di 15 camere con acqua corrente calda e fredda.»(3).

Abbiamo raccontato qualcosa di D. H. Lawrence e della sua “Musa” Frieda Von Richtofen il 18 aprile scorso, sul numero 36 di Trucioli: https://trucioli.it/2024/04/18/20-aprile-1926-lawrence-e-frieda-lasciano-spotorno-lamante-di-lady-chatterley-trae-ispirazione-ancora-oggi/

Al momento del commiato, mentre saluto questa bella famiglia di albergatori, che ha saputo rinnovarsi nella continuità, Flavio Giongo mi svela con semplicità che la sua famiglia ha ospitato Ada Negri, che ricorderà questa esperienza nel racconto Casa in Liguria, all’interno del libro Erba sul sagrato… E questa è un’altra storia!

Ezio Marinoni

Note

1.Giuliano Cerutti, Vacanze a Spotorno, storie dell’ospitalità 1700 – 1960, Litografia Bacchetta, 2002.

2.Il nome richiama l’impresa navale di Premuda, nell’Adriatico, condotta dal Generale Luigi Rizzo il 10 giugno 1918.

3.Giuliano Cerutti, op.cit., pag. 44-45.

La sala ristorante dell’hotel Giongo
L’hotel Premuda costruito nel 1932

 

 


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