Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Liguria, ‘questione morale’ e ‘sistema di potere’


Premessa la debita considerazione di garantismo e di colpevolezza da dichiarare soltanto al momento di sentenze passate in giudicato il terremoto giudiziario che sta devastando la Liguria politica e imprenditoriale non può rimanere sotto silenzio.

di Franco Astengo

Giovanni Toti e il suo capo di Gabinetto Matteo Cozzani (foto Dagospia)

Ancora una volta la magistratura si è mossa in un’ottica di supplenza della politica e l’analisi dei diversi intrecci rilevabili dai provvedimenti giudiziari fin qui assunto consentono alcune precise affermazioni proprio sul piano politico.

1) Dagli atti fin qui portati avanti dall’autorità giudiziaria appare rilevarsi il profilo di un vero e proprio “sistema di potere” collocato ben al di fuori da un contesto di esercizio della responsabilità democratica. Le scelte fin qui compiute dal Presidente della Regione Liguria nel corso del suo mandato hanno avuto l’evidente destinazione proprio del consolidamento di questo sistema di potere attraverso scelte di carattere corporativo sia sul piano economico, sia sul piano delle destinazioni territoriali (ultima in ordine di tempo ma non ultima per importanza quella della destinazione della nave -rigassificatore a Vado Ligure).

2) Questo sistema di potere (da confermare giudizialmente ma ben presente sul piano politico) può sfruttare ( e fin qui ha sfruttato) il mutamento di natura dell’Ente Regione che proprio in Liguria ha assunto caratteristiche particolarmente spiccate. Attraverso l’elezione diretta del Presidente della Giunta (che poi mezzi di comunicazione di massa e giornali hanno facilonescamente definito “Governatore”) ha definito la fisionomia dell’Ente in soggetto di nomina e di spesa (anziché di coordinamento legislativo come stava nelle intenzioni di chi aveva proceduto a normare l’indicazione costituzionale).

3) In questo intreccio tra potere di nomina e potere di “elargizione di spesa” può diventare facile l’introduzione di un sistema di potere capace di connettere politica e affari in vari campi ( per quel che riguarda la Liguria oltre al sistema infrastrutturale realizzato in particolare attorno al porto di Genova non può essere dimenticato il tema del rapporto pubblico/privato in sanità: tanto per fare soltanto degli esempi).

Questi sono alcuni dei temi politici suggeriti dall’avanzare dell’inchiesta che ha messo a soqquadro vertici istituzionali, economici e imprenditoriali in Liguria.

Il pensiero non può che correre all’affare Teardo di oltre quarant’anni fa: anche in quel caso emerse un ritardo della politica nell’individuare responsabilità e natura dei fatti (così la magistratura già svolse un ruolo di supplenza) in una fase in cui l’approccio alla modernità mutava la natura dell’antica questione morale di marca democristiana: in allora ci si fermò presto e non si riuscì a vedere oltre il fatto locale (pur molto rilevante). Eppure dietro l’angolo ci stava Tangentopoli.

Franco Astengo

2/COMUNICATO STAMPA – “…CERTI GIORNALISTI OSSEQUIOSI E FINANZIAMENTI ALLE LORO TESTATE…”

Non è bello gioire per degli arresti e noi di “Fermiamo il mostro” non lo faremo. E’ vero che
ci opponiamo al trasferimento del rigassificatore Golar Tundra a Savona-Vado e che Giovanni Toti – ora ai domiciliari – è il principale artefice di questa operazione che sarebbe uno scempio per il nostro mare. Ora speriamo che l’inchiesta giudiziaria sia una zeppa
nel perverso ingranaggio costruito da Toti, che – ricordiamo – è commissario al rigassificatore nominato dal governo.
Sul merito dell’inchiesta della Direzione antimafia e della Procura di Genova sarebbe azzardato esprimersi, prima di conoscere il dettaglio delle accuse e le tesi difensive. Un paio di cose però le vogliamo dire:
1) La magistratura conferma la sensibilità (eufemismo) di Toti nei confronti dei poteri economici. Il presidente della Regione ha sempre privilegiato i rapporti con questi poteri rispetto alle esigenze della popolazione, a cominciare dalla sanità pubblica. Proprio pochi
giorni fa, quando nulla potevamo prevedere su quanto sarebbe accaduto, abbiamo scritto le parole che seguono per spiegare la nostra adesione alla manifestazione dei comitati, in programma l’11 maggio a Genova: “Il presidente della Regione Giovanni Toti ci ha
svenduto per cercare di prolungare la propria carriera politica, compiacendo alcuni tra i più influenti gruppi economici del nostro Paese”.
2) L’altra cosa che vogliamo dire riguarda la comunicazione. Anche qui ci autocitiamo, ricordando che cosa avevamo scritto nel comunicato stampa che accompagnava la notizia della presentazione del nostro esposto alla magistratura contro il progetto della Snam: “Un secondo appello lo vogliamo fare ai giornalisti, affinché riservino anche a chi è contrario all’arrivo del rigassificatore a Savona-Vado (migliaia di cittadini, migliaia di lettori) lo stesso trattamento mediatico offerto al presidente della Regione e ad altri potentati politici ed economici che lavorano per portare qui la Golar Tundra”.
Sappiamo benissimo che Toti e il suo capo di Gabinetto, Matteo Cozzani, ora arrestato, hanno sempre avuto il diritto all’ultima parola su alcuni siti e quotidiani liguri. Una parola espressa con arroganza e in spregio ai cittadini che esprimevano dissenso. Ora ci auguriamo che la loro arroganza si possa attenuare e che certi giornalisti siano un po’ meno ossequiosi rispetto a chi – come l’inchiesta giudiziaria sembra confermare – finanzia le loro testate.
Gli amministratori di “Fermiamo il mostro”
Fermiamo il mostro del gas davanti a Savona è una pagina Facebook che conta circa 9mila iscritti
https://www.facebook.com/groups/970658104201141

NOTA DI TRUCIOLI- DAL SECOLO XIX DEL 9 MAGGIO 2024 SI PUò LEGGERE

Tra i finanziatori di Toti anche aziende del settore rifiuti. Da Pietro Colucci 195 mila euro: gestiva impianti a Savona.

….martedì sera anche a cena, Ripamonti, Vaccarezza, Olivieri, che la chiudiamo su tutto...

Tra i finanziatori di Change, la Fondazione che faceva capo al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, e il Comitato Giovanni Toti oltre agli imprenditori portuali ci sono anche quelli che si occupano di rifiuti e discariche. Come Pietro Colucci, imprenditore campano che nel 2021 gestiva alcune discariche nella provincia di Savona destinate allo smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi con recupero di materiali e di energia elettrica da biogas.

È in quell’anno che la procura di Genova lo indaga, per finanziamento illecito ai partiti (in particolare alla formazione politica del presidente) e con Toti per corruzione. L’episodio viene riportato nell’ordinanza del giudice che ha disposto i domiciliari per il governatore ligure. Secondo gli investigatori tra il 2016 e il 2020 Colucci, tramite le sue società, aveva finanziato con 195 mila euro Toti. In quello stesso periodo “le società riconducibili al gruppo Colucci – si legge nell’ordinanza – avevano avuto come interlocutore istituzionale la Regione Liguria, competente al rilascio di autorizzazioni in materia di gestione delle discariche”.

In quel procedimento gli investigatori riportano una telefonata tra Matteo Cozzani (capo di gabinetto anche lui ai domiciliari) e Toti in cui “quest’ultimo faceva esplicitamente riferimento alla necessità di parlare a voce con (o di) tale Colucci in merito ‘alla roba della discarica’”. Toti: “Digli che se li convoco io qua lunedì, martedì sera anche a cena, Ripamonti, Vaccarezza, Olivieri, che la chiudiamo su tutto… su tutta la situazione, così mettiamo in fila l’Ato idrico, la cosa, anche perché poi ci si infila dentro anche roba della discarica di Colucci, che voglio parlargliene a voce…”. “Tutti i finanziamenti provenienti dalle società del gruppo riconducibile a Colucci e diretti al Comitato Change e al Comitato Giovanni Toti Liguria non erano stati deliberati dai rispettivi organi sociali e, in alcuni casi, non erano neppure stati inseriti in bilancio”


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F.Astengo

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