Si tratta di un libro davvero corposo, oserei dire monumentale per la densità e la quantità dei fatti resistenziali ivi raccolti e riguardanti migliaia di eroi noti o ignoti e di eroine note e ignote, ma tutti e tutte meritevoli di memoria.
di Benito Poggio
Sono tutti nominativamente presenti in un elenco che si sviluppa per oltre quaranta pagine (da pag. 912 a pag. 958) perché – perseguitati e pestati a sangue, torturati e schedati – prima d’essere giustiziati furono operativi nella Val Riccò, cioè in quel territorio, come si legge a pag. 16, che “inizia dopo l’abitato di Pontedecimo e termina al Passo dei Giovi”, pur ampliando la loro presenza e la loro azione in altre zone della Liguria e del Basso Piemonte, per alcuni anche all’estero.
Si tratta di un vero e proprio tomo (1° vol/2° ediz.) di ben 958 pagine edito a cura del “Collettivo Antifascista (sic!) Militante Val Riccò” e stampato in proprio (sta per seguire il secondo volume). Indubbiamente costituisce una pietra miliare che si prefigge il non indifferente cómpito di esaltare la “microstoria locale” grazie ad una raccolta ampia e ragguardevole di nomi e di episodi che avrebbe fatto ricredere Gramsci, il quale si chiedeva perché non esistesse “nemmeno una produzione paesana di letteratura popolare” (pag. 891).
Tale microstoria, meritando nel contempo d’esservi inserita a pieno titolo, arricchisce e dà linfa vitale alla “macrostoria nazionale ed europea”, qui tracciata a grandi linee nei suoi più rimarchevoli eventi storici e qui ripercorsa nei suoi più rilevanti avvenimenti da pag. 213 a pag. 697 (“Caduta del Fascismo”) e oltre fino a pag. 765 con la firma del “lungo armistizio” (ben 44 le clausole!) tra il maresciallo Badoglio e il generale Eisenhower il 29/09/1943.
All’opera, che, di “Mignanego e dintorni”, rievoca tanto la “Guerriglia partigiana” dal 1943 al 1945 quanto la “Lotta antifascista” dal 1919 al 1945, hanno dato il loro contributo molti Autori insieme a molti Enti locali e nazionali, gli uni e gli altri doverosamente passati qui in rassegna e ringraziati. E, sia pur per sommi capi, vengo al contenuto della presente opera, che è, sì, di corposa mole fisica, ma anche di notevole spessore storico.
Accanto alle concise biografie (a stampa, dattiloscritte o compilate a mano) di tanti e tanti eroi ed eroine della Resistenza antifascista, vi si leggono descrizioni e testimonianze autenticate di vicende belliche che hanno contraddistinto “la lotta di Liberazione” la quale, come si legge a pag. 892, “è stata immensa poiché costituita anche da piccoli e ignoti atti eroici”. Il tutto è arricchito da una quantità di materiale iconografico e grafico autentico che propone in grande numero – “ben 940”! – tra immagini (sono quattro quelle palesemente cariche di orrore e tragicità: a pag. 737 e 876, due a pag. 902) e illustrazioni; stemmi e riproduzioni di foto che rappresentano gruppi, anche se per la gran parte si tratta di foto di singoli formato tessera o foto segnaletiche; documenti anagrafici e certificati; atti notori e dichiarazioni ufficiali; riconoscimenti e segni di gratitudine; targhe e lapidi; lettere e biglietti da visita; disegni e vignette; testate e titoli di giornali; manifesti dell’epoca oltre a cartine geografiche e planimetriche dei teatri di combattimento. Sono tante le persone valorose di cui non vorrei tacere e sono tanti gli episodi di ardimento e di audacia meritevoli di citazione.
Mi limito a fare alcune sporadiche ma significative rievocazioni: *“le madri distrutte e finite in manicomio, trucidate, stroncate dal crepacuore” o “il padre, molto credente, che pregava ogni giorno perché i suoi due figli tornassero vivi dal fronte: felice per il ritorno del primo, quando vide tornare anche il secondo stramazzò al suolo senza vita” (entrambe a pag. 845); *“don Lastrico, il prete che – come padre Kolbe – offrì la sua vita in cambio di quella del partigiano catturato” (pag. 868); *Don Milani, il prete di Barbiana, che si oppose all’altezzoso motto fascista-populista “Me ne frego”, coniando l’altruista “I care” (Ci tengo! A me sta a cuore!).
E non posso non ricordare “Piombo a Campomorone “ e “Più duri del carcere” di Mario Zino (pag. 648), ch’io conobbi di persona e frequentai quale stimato e focoso professore di lettere al Liceo Classico Calasanzio retto dai Padri Scolopi, così come merita un accenno il diciannovenne Nino (Gaetano) Cervetto (1926-1945), cui è dedicata a Cornigliano, proprio la via dove sorge l’Istituto Calasanzio. Il giovanissimo Cervetto, fucilato a Baiardo (IM), era caposquadra della 2° Div. d’Assalto “Felice Cascione”, del quale, “partigiano-medico-sportivo”, scrissi a proposito di “Fischia il vento. Felice Cascione e il canto dei ribelli”, il bel libro di Donatella Alfonso. Consiglio caldamente di prendere visione delle ottime riflessioni riportate a pag. 877 in cui, tra le altre cose, si evidenziano “le due anime della Resistenza: quella patriottica che voleva limitarsi a scacciare l’invasore tedesco e a battere i complici fascisti, e quella che desiderava una società più giusta ed equa, veramente democratica popolare”.
Vi sono altresì descritte notevoli figure eroiche straniere che hanno lottato per l’Italia e che potrei rammentare, ho deciso però di scegliere quelle di due partigiani russi: *Jacov Goriev (1920-1944) che cadde in combattimento in quel di Tiglieto, l’unico comune decorato dall’URSS per “l’aiuto che i contadini locali diedero ai partigiani russi” (pag. 662); *Fëdor Andrianovič Poletaev (1909-1945) dell’Armata Rossa: egli, fuggito dal lager, si unì ai partigiani italiani e cadde nella battaglia di Cantalupo Ligure (AL): è “l’unico straniero insignito di Medaglia d’Oro al V.M. dalla Repubblica Italiana” (pag. 895).
Non vorrei essere giudicato fuoritempo, ma penso che sarebbe opportuno che il libro entrasse a far parte delle biblioteche scolastiche perché sono certo che la presa visione diretta, la lettura diligente o la semplice consultazione di quest’opera risulterebbe utilissima ai giovani d’oggi, che ignorano forse il passato di aspra lotta e alto sacrificio di coloro che hanno riportato democrazia e libertà in Italia, ma – ed era l’amato Presidente Pertini ad affermarlo – “la libertà non è mai una conquista definitiva poiché va difesa ogni giorno”. Per concludere dirò che, come si legge a pag. 207, sono diversi i motivi che hanno giustificato questa pubblicazione; riporto quello che ritengo il motivo principale: “la conservazione del valore prezioso della memoria”.
*Guerriglia partigiana (1943-1945) & Lotta antifascista (1919-1945) a Mignanego e dintorni (5° Zona C.do Brg. S.A.P. “Garibaldi”) a cura del Collettivo Antifascista Militante Val Riccò, 1° Volume/2° Edizione.
Benito Poggio