Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Intervista a Bruna Magi/ ‘Storia d’amore in anni di piombo tra Savona e Milano’. ‘Gli intellettuali per me sono sempre stati inutili, come un vecchio disco rotto’


Parla Bruna Magi, giornalista e autrice del Romanzo: “IL FIGLIO DELLE STELLE”, Ed BIETTI. “E’ una storia d’amore, vissuta negli anni di piombo, tra Savona e Milano’.

 di Gianfranco Barcella 

Ho tra le mani l’ultimo libro di Bruna Magi dal titolo: “IL FIGLIO DELLE STELLE”,ed BIETTI, arricchito da  una dedica a me rivolta, quanto mai appropriata.: Con antica amicizia”. Penso di poter dire che ci conosciamo da una cinquantina d’anni. Anche lei dunque come me è da tanto tempo giovane!

Dapprima ho frequentato suo fratello Ruggero, detto Uccio, ricordato peraltro con molto trasporto emotivo nell’opera letteraria di Bruna Magi, il cui vuoto, lasciato nel cuore e nella mente non sarà mai colmato. Eravamo vicini di casa quando lei abitava nella casa della Papessa sulla collina savonese. E nelle sere d’estate scorgevo un angelo biondo, avvolto in una nuvola bianca, un vestito di lino, che scendeva la scalinata sotto un pergolato per raggiungere una spider rossa  con un giovane bruno che l’attendeva.

E da quel tempo ho ospitato nel mio intimo il tarlo dell’invidia. Lei poi ha preso definitamente la strada per Milano dove ha svolto la professione di giornalista per importanti quotidiani e riviste ed il suo ruolo principe è stato quello della critica cinematografica. Ma si è dedicata anche alla narrativa con una produzione instancabile. Si dice che un libro è un classico  quando continua a dirci qualcosa nel tempo.

Ritieni che i tuoi libri possano essere già annoverati tra i classici?

“Non sono così presuntuosa. Ho una sacra reverenza per  i classici, deriva anche dalla mia passione per il latino, per me è stato fondamentale. Sono una contemporanea per i miei saggi d’attualità, una romanziera con le mie storie fantastiche, un’innamorata dell’immagine per il rapporto di critica con il cinema. Sono una figlia del nostro tempo difficile. Chissà  quale traccia resterà di tutti noi. Di me stessa e del mondo intero in  bilico sulle guerre che non avremmo mai immaginato”.

 Un romanzo è sempre almeno in parte autobiografico perché un autore non può dimenticare completamente la propria esperienza di vita, quando scrive e forse scrive per sublimare, metabolizzare alcune esperienze. A partire dalla figura del protagonista John che cosa c’è della sua Savona, in questo romanzo?

“Ci sono io “espatriata” a Milano, c’è la ragazza che andò a fare la giornalista quando esplodeva il terrorismo, ma tornava ogni week end nella sua città, e che avrebbe sempre vissuto in un  doppio che diventava unico.  Ci sono i ricordi dell’antica casa natìa, quella villa Papessa rinascimentale, affollata di fantasmi e storie bellissime, che avrei portato con  me sempre, in ogni angolo del mondo”.

Sant’Agostino diceva: “Ama e fa’ quel che vuoi”. Ma l’amore che  descrive è l’amour passion di una donna già in età che si innamora di un giovane con il quale intrattiene un rapporto un po’ conflittuale.  Molti giovani oggi vivono nel gelo del disamore con un cuore impietrito. Il coprotagonista  corrisponde seppur a corrente alternata.

“Sorrido, quella donna non è “già in età” (provate a dirlo alle signore che oggi decidono di diventare madri a quarant’anni) dentro se stesso Johnn è molto più vecchio di lei”.

Mazzini affermava  <Amate e rispettate la donna>. Non cercate solamente in essa un conforto ma una forza ed un’ispirazione, un raddoppiamento delle vostre facoltà morali ed ideali. Non mi pare che il giovane compagno reciti sovente la poesia: “Sei perfetta”, scritta da Gio Evan alla sua donna”. Per contro alza su di lei le mani. Lei ci vuol dire che ci si può innamorare anche di chi ci fa del male?

“Forse lei non è neppure davvero innamorata, infatti non ha volutamente nome, perché è la narratrice, quindi domina come crede la situazione, forse John è un giocattolo letterario. Che perde velocemente il suo fascino e si infrange all’impatto idiota con  uno schiaffo. Violenza idiota”.

Leopardi in “Amore e Morte”, scrive: “ … Nasce dall’uno il bene, nasce il piacer maggiore che per lo mar dell’essere si trova, l’altra ogni gran dolore, ogni gran male annulla…” Che concezione esprime il tuo romanzo della vita e della morte?

“ Che anche sotto questo profilo viviamo sempre in doppio. Ogni giorno l’una non esclude l’altra”. 

La vita è un incerto mistero che attende di essere svelato attraverso la poesia, l’arte, la fede. Forse gli artisti sono quelli che vanno più vicini alla soluzione ma non ci riescono appieno. Ma ha ancora senso la cultura umanistica oggi?

“ Dicevo prima che per me resta fondamentale. Anche per quelli che ogni giorno smanettano in Internet, ma non  si rendono conto che navigano nel nulla” .

Per un artista dice Ibsen, credo in < Casa di bambola>” Non è importante la gloria. (quella si ottiene dopo duecento anni se la si merita, dice Schopenhauer ) ma la fede con cui persegue i suoi intenti, direi la buona fede con la quale crea. Oggi gli editori ti chiedono quanti libri vendi prima di analizzare l’opera e si costruisce a tavolino un libro come prodotto di mercato piuttosto che un libro ispirato con dei contenuti originali ma questo è un altro discorso. Cosa pensa oggi del ruolo del giornalista oggi, e dell’intellettuale in generale, in una società che sottostima ormai il ruolo della penna?

“I giornali sono stati uccisi dalla rete, e anche i giornalisti ne escono con le ossa rotte. Ma hanno ancora voglia di raccontare, quindi sono vivi, che Dio li benedica. Gli intellettuali per me sono sempre stati inutili,  sono come un vecchio disco rotto”.

Gianfranco Barcella 

 


Avatar

G.F. Barcella

Torna in alto