Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Pietra Ligure. Ex cantiere navale. Carrara: Le nostre proposte per il futuro della città. No al traino di interessi privati. Il porto? Perché non serve


La nostra proposta per le aree dell’ex cantiere navale. Un punto fermo per DOPO le elezioni. Analisi, cronistoria politica e prospettive.

GRUPPO CONSILIARE

INDIPENDENTE

Consigliere Mario Carrara

5ª puntata

Le aree dell’ex cantiere navale di Pietra Ligure: l’imprescindibile presupposto è che esse servono alla città che già c’è. Prima, molto prima, degli obiettivi edilizi di coloro che si succedono nella loro proprietà e che mirano al massimo della cementificazione possibile per ottenere il massimo guadagno finanziario, c’è un’altra esigenza prioritaria: quella della consapevolezza che queste stesse aree sono
fondamentali per la città di Pietra Ligure e per il suo futuro. Per cui, gli spazi “liberi” per servizi pubblici, parchi pubblici, giardini, viali alberati devono essere “prevalenti” rispetto a ogni altro intervento edilizio di carattere privato.

In poche parole: la costruzione “ex novo” di edifici destinati a residenze non deve essere l’elemento preponderante del progetto, come, invece, è successo fino ad oggi. È il Comune che deve stabilire per quelle aree gli obiettivi “pubblici” ed i limiti entro i quali chi ne avesse la proprietà dovrebbe già sapere “prima” cosa “potere e non poter fare”.

L’esatto contrario di quello che è avvenuto fino ad oggi, in cui il Comune è andato, sostanzialmente, al traino delle iniziative dei privati.

Già “prima“, alla fine dell’attività cantieristica con la “Rodriguez”, arriva Roberto Colaninno, imprenditore delle telecomunicazioni e della metalmeccanica, con nessuna “attinenza” con Pietra Ligure o precedente che lo collegasse alla città, acquista le aree e tratta un proprio progetto di sfruttamento urbanistico delle aree in questione. Non tratta tanto con “il Comune” come istituzione o con l’Amministrazione comunale, quanto soltanto con il Sindaco dell’epoca e detentore della delega all’urbanistica, e dal 2009 anche dell’edilizia privata, che era Luigi De Vincenzi. In anni di trattative e di “visite” a Pietra Ligure dello stesso Colaninno e del suo staff per parlare del progetto, MAI il sindaco De Vincenzi promosse un incontro con la Giunta: ce ne sarebbe stato, invece, “ben donde“, vista l’importanza del progetto stesso. Infatti, il Sindaco De Vincenzi riservò a sé solo il compito di “trattare in esclusiva” con Colaninno & c., per poi, riferirne sommariamente alla Giunta che, quindi, Colaninno non lo vide mai. Sono gli anni in cui il figlio di Colaninno, Matteo, è contestualmente, deputato eletto del PD, dal 2008 al 2022. Sono gli anni in cui la Liguria è una regione “rossa”, con Claudio Burlando, del PD, presidente dal 2005 al 2015. Ed è proprio nel 2014, che viene approvato il progetto “Colaninno” dalla regione Liguria. È approvato con una “procedura abbreviata” che permette di “saltare” molti passaggi burocratici tramite l’applicazione del cd. “Decreto Burlando“, una norma per la quale si consente che aree industriali possano essere “riconvertite” in destinazioni “diverse“, anche turistiche, a patto che venga conservata una pur più ridotta struttura industriale, che salvaguardi i posti dei lavoratori già occupati. Il progetto, oltre al “cantierino” industriale, prevede un porto e nuovi palazzi per circa 200 appartamenti. Nel 2010, le opere pubbliche più rilevanti, porto e cantierino, costavano circa 30 milioni di euro, a compensazione dei quali, veniva, appunto, assentita la possibilità di realizzare i circa 200 appartamenti nuovi.

Da questa progettazione, che pure avevamo approvato, prendemmo subito le distanze, pubblicamente, in una conferenza al teatro cinema comunale, precedente le elezioni comunali del 2014, in cui spiegavamo le fondate ragioni del nostro ripensamento e dissenso.

Esse erano, sostanzialmente, le seguenti: Pietra Ligure aveva bisogno di un porto? Visto che, lì attaccato, c’è quello di Loano, appena fatto? E ha senso pretendere un porto, che non è certo indispensabile, se poi, in contropartita, si deve concedere una forte cementificazione dell’area, sacrificandone ampi spazi che servono per le esigenze pubbliche? E non si pensa alle conseguenze nefaste della costruzione del nuovo porto per le spiagge pietresi esistenti? E non sarebbe meglio, anziché fare il porto, puntare a realizzare prevalentemente nuove spiagge nei 600 metri del fronte mare dell’area del cantiere? Ciononostante, quel progetto “approvato”, andò avanti nel suo iter e nel 2015 fu approvata la relativa convenzione urbanistica. Quindi, a questo punto, l’iter procedurale era “chiuso” e chi era titolare dei permessi era legittimato a costruire. Ripetiamo: dal 2015! Ma dal 2015 ad oggi, a parte interventi di risanamento e qualche “colpo di teatropropagandistico come quello di De Vincenzi col piccone in mano, emulo di altri più celebri italici picconatori del passato, che demolisce la curva dal passaggio a livello, NON è stato piantato un chiodo, NON è stato fatto niente. Il progetto, approvato e tuttora vigente, in questi anni si sta dimostrando inattuabile.

E a Gennaio 2025, a meno di improbabili proroghe, decadrà definitivamente. Poi, nel 2021, arriva questo nuovo gruppo di Bergamo, che, a quanto leggiamo, compra l’area dal gruppo di Colaninno per €.30 milioni.

Anche questo gruppo imprenditoriale, come il precedente, non ha nessuna attinenza precedente con Pietra Ligure, ma riteniamo che abbia “fiutato” il business di poter sviluppare, edilmente parlando, le aree in questione, considerando la loro vastità di oltre 4 ettari sulla riva del mare. Che se ne voglia fare uno sfruttamento edilizio in termini sfacciati di quantità, lo si è capito dall’articolo pubblicato dal “corriere.it-Bergamo” del 12 Febbraio scorso; da esso si deducono migliaia di metri cubi di cemento in più e quindi di appartamenti, mascherati da edilizia di architettura d’avanguardia, ed inquietanti muri di palazzi di cinque/sei piani, in stile “cemento di Liguria anni ’60“. Anche in questo caso, come già 15 anni prima, c’è l’intervento, in “solitario”, di De Vincenzi, che veniamo a sapere, è dal 2021 che trattasegretamente, su un qualcosa di cui nessuno sa nulla, perché in Comune non è stato depositato ancora nulla. E non solo: dichiara anche che “quel” progetto, che conosce solo lui, a lui stesso ed “al Comune” “piace molto“! Di rimando alle nostre critiche, ha solo blaterato che “facciamo campagna elettorale”, ma, ridimensionando e declassando quei grandi progetti a “meri esercizi architettonici” o “semplici idee progettuali“, non ha MAI SMENTITO QUANTO LUI STESSO HA DICHIARATO AL CORRIERE.IT..

NON smentendo, né facendo alcuna rettifica, implicitamente ha CONFERMATO TUTTO il suo pensiero ed il suo inquietante agire al riguardo. In coerenza con il suo modo di fare da “dominus dell’edilizia“, già visto 15 anni prima per la stessa questione e, costantemente, in ogni questione che riguardi il settore “cemento”, in cui tratta tutto da solo e informa solo “a cose fatte“. Il Consiglio comunale di Pietra Ligure al riguardo, NON è mai stato informato sebbene “l’urbanistica” sia una sua propria competenza. E abbiamo ragione di dubitare che ne sappiano qualcosa anche i suoi stessi consiglieri di maggioranza (a parte qualche fidatissimo di qualche “cerchio magico” intorno a lui, se esistente).

Questo suo modo di agire gli è possibile e lo ha via via consolidato perché a Pietra Ligure NON ESISTE IL PIANO REGOLATORE nonostante l’incarico per redigerlo sia stato affidato già ben ventidue anni fa, nel 2002 dal sindaco Giacomo Accame ad un tecnico di Genova, per ben circa €. 450.000. Tuttavia, De Vincenzi in tutti questi anni, NON HA MAI STIMOLATO davvero la presentazione del piano. Infatti, senza il piano regolatore, che stabilisce “prima” quello che si può e “non si può” fare nel territorio, il piano regolatore lo fa, sostanzialmente, lui stesso volta per volta, in variante, coi costruttori che gli presentano progetti e che, andando “in variante”, devono trattare direttamente con lui, sia come sindaco che come “dominus” dell’urbanistica e dell’edilizia privata; assumendo, così, un potere personale molto forte e condizionante.

Noi a un tale modo di gestire la “cosa pubblica”, mascherato, come sa fare lui, da finta bonomia e buonismo, ci opponiamo perché si è caduti in una sorta di “monarchia assoluta“, dove non ci sono più certezze e diritti sicuri, ma solo il dipendere dall’accondiscendenza o meno del monarca assoluto.

Infatti, una delle prime cose da fare DOPO le elezioni, sarà, appunto, riprendere subito la pratica del piano regolatore per renderlo operativo il prima possibile. Se ci fosse stato il piano regolatore, i signori di Bergamo, conoscendo quello che erano i limiti di sfruttamento edilizio dell’area del cantiere, magari NON l’avrebbero neanche comprata, destinando i loro soldi ad altro. Invece, non solo l’hanno comprata, ma sul presupposto che qui a Pietra Ligure si può, sostanzialmente, fare quello che si vuole bastando mettersi d’accordo “col capo”, hanno progettato la più grande colata di cemento della storia di questa città, che, se attuata, le farebbe cambiare, in peggio, ogni sua prospettiva futura, sia in termini ambientali che di vivibilità.

Se si darà la prevalenza a preservare aree per servizi pubblici e verde pubblico, rispetto ai nuovi palazzi, PIETRA LIGURE NON AVRÀ EGUALI RISPETTO A OGNI ALTRA CITTÀ COSTIERA DELLA LIGURIA: DA SARZANA A VENTIMIGLIA! SE, INVECE, ANCORA UNA VOLTA, SI LASCERÀ CAMPO LIBERO ALLA SPECULAZIONE, MASCHERANDOLA COME PROGRESSO, FAREMO LA FINE DI TANTE LOCALITÀ ROVINATE PER SEMPRE DAL CEMENTO: BASTA GUARDARSI INTORNO, SENZA ANDARE TANTO LONTANO.

È per questo che, anziché dichiarare ai signori di Bergamo, incoraggiandoli, che quel progetto gli “piace molto“, De Vincenzi avrebbe dovuto dir loro che, in quei termini, a Pietra Ligure “non c’è trippa per gatti“, fermandoli nelle loro intenzioni cementificatorie, anziché incoraggiarli.

Le alternative? Le proposte? Ci sono: restiamo convinti che sia possibile conciliare l’esigenza dell’imprenditore di far soldi, con quella della comunità pietrese di veder preservata la prevalenza di quest’area, vitale per il suo futuro.

Il porto? Ora come 10 anni fa siamo convinti che NON SERVA a Pietra Ligure essendoci già quello di Loano attaccato. Servono certo di più 600 metri circa di nuove spiagge! E se non si fa il porto, non c’è più il ricatto di dover concedere altrettanta edilizia in contropartita.

Il cantierino? Gli operai, per il reimpiego dei quali era stato progettato, non esistono più perché licenziati, trasferiti o dimessi. Quindi, non ha più alcun senso una previsione del genere, che per attuarla avrebbe bisogno di nuove maestranze specializzate, che verrebbero da fuori. I migliaia di nuovi metri cubi in più per i nuovi molti palazzi? Non vediamo perché dovrebbero essere assentiti, se non si fanno più le dispendiose opere pubbliche precedenti.

I vecchi palazzi del cantiere? Quella è edilizia esistente, che già c’era e c’è: non vediamo nessun motivo per cui non si dovrebbero recuperare a nuova edilizia di ristrutturazione. Compreso il palazzo, ora sede della polizia locale, che, nel progetto approvato attuale, era destinato in cessione al Comune, ma al quale, invece, il Comune potrebbe rinunciare, facendo diminuire l’esigenza di edilizia di nuova costruzione.

Un nuovo approdo? Come una darsena? La possibilità c’è. Come anche quella che nello spazio che essa dovrebbe occupare si vada a realizzare una grande piazza adatta ad ospitare eventi e manifestazioni.

Nuove case private ed alberghi, una SPA? Lo spazio per farli c’è, senza impattare e distruggere.

Ci siamo fatti aiutare da un valente architetto ligure che, con semplicità ed altrettanta capacità, senza stravolgere e presentare soluzioni impattanti, stravaganti e devastanti, ha saputo presentare una soluzione convincente coniugando l’esigenza di recuperare alla comunità pietrese quest’area così importante per il suo futuro, con quella di chi farà gli investimenti per guadagnarci. È un’idea progettuale valida per la quale ci impegneremo. Questa è la nostra proposta e, crediamo, la linea da perseguire nell’interesse della città e del suo futuro.

Per noi è un “punto fermo” per dopo le elezioni di Giugno.

Mario Carrara, consigliere comunale di opposizione

21 Aprile 2024



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Carrara

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