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Savona e la sua storia. Lo sviluppo della Tardy e Benech. Tra il 1869-1885 rinascita con il lavoro e di ben 3 banche della città


Sviluppo della Tardy e Benech a Savona. Fra il 1869 e il 1885 avviene una rinascita della città, con il lavoro. Abbiamo descritto gli inizi della Tardy e Benech lo scorso 18 gennaio 2023: https://trucioli.it/2024/01/18/savona-pagine-di-storia-i-primordi-della-tardy-e-benech-come-e-perche-nasce-una-fabbrica-sviluppo-e-piu-residenti/

di Ezio Marinoni

Stabilimento di Savona della Tardy e Benech nel 1910

Riprendiamo il filo della narrazione e della sua storia.

Sono trascorsi alcuni anni dalla fondazione e una descrizione dello stabilimento ci viene riportata dal professore e ing. Giuseppe Boschi dell’Istituto della Marina Mercantile che accompagna gli allievi in visita all’officina il 22 maggio del 1869.

«Lo stabilimento era costituito da una fonderia che comprendeva diversi cubulots (altiforni ad iniezione d’aria) e grandi generatori di vapore. Oltre alla fonderia esisteva il reparto di fucinatura, con forni a riverbero dove si estraevano i masselli incandescenti per poi essere lavorati dalle filiere fino ad ottenere la forma voluta. Una grossa gru a carro ponte, manovrata dagli operai, movimentava i vari pezzi lavorati di diverse dimensioni e peso. Nello spazio all’aperto, adiacente lo stabilimento, erano ammassati i rottami di ferro: vecchi cannoni, ruote, rotaie, ferri, macchine fuori uso e il carbone. Usciti dalla fonderia si attraversava un cortile che separava la fonderia dal laboratorio meccanico, anche qui erano depositati quantitativi rilevanti di materiali diversi. Il laboratorio meccanico, ovvero, l’officina meccanica comprendeva diverse macchine operatrici, torni paralleli, cesoie, trapani, cilindri laminatori. Lasciata l’officina, all’esterno, verso la spiaggia un vasto piano di tracciamento che, secondo il Boschi, permetteva la costruzione di qualunque nave o vapore.» (1)

Certificato al portatore Tardy e Benech

Lo stabilimento è cresciuto: la sua capacità di produzione giornaliera di ferro è di 250 quintali e occupa circa 450 operai, nel 1868. I primi problemi arrivano a seguito del D.M. del 10 febbraio 1867, che approva il progetto di sistemazione del porto di Savona e dichiara di pubblica utilità le opere ricorrenti. Si cerca di correre ai ripari per non perdere le attività produttive qui insediate, non soltanto la Tardy e Benech. Il presidente della Camera di Commercio di Savona e consigliere comunale Angelo Ponzone chiede rassicurazioni a Stefano Benech, consigliere della Camera di Commercio, sulle intenzioni di non allontanare lo stabilimento da Savona; l’idea è di trasferirlo a ponente del Priamar, fatte salvi i compensi per le spese occorrenti al suo trasferimento, per il quale occorreranno quasi quattordici anni.

Savona avvia i lavori di costruzione della nuova darsena, appaltati e lavoro sono iniziati, ma le procedure per l’esproprio dello stabilimento si protraggono per diversi ne causano la sospensione per lungo tempo. In questi anni lo stabilimento aumenta le sue commesse di lavoro, soprattutto negli appalti per le ferrovie: rotaie, tettoie per stazioni e ponti ferroviari.

Quando, nel 1872, il senatore e avvocato Antonio Scialoja (2) è nominato presidente di un comitato d’inchiesta parlamentare per un’indagine conoscitiva sulle attività industriali e commerciali italiane, è ascoltato Giuseppe Tardy quale esponente dell’industria siderurgica del circondario savonese. In quell’occasione viene chiesto al Tardy dove avrebbe costruito un nuovo stabilimento fuori Savona e lui manifesta l’intenzione di spostarsi sulla costa Toscana per la vicinanza con l’isola d’Elba (3).

La Tardy e Benech, in dodici anni di attività, è diventata una delle imprese più importanti del Regno d’Italia. Il giorno dell’arrivo inaugurale del primo treno da Torino, Giuseppe Tardy e Stefano Benech fanno illuminare lo stabilimento e il ponte di San Giacomo e salutano l’arrivo del convoglio con fuochi d’artificio esplosi nelle adiacenze del loro stabilimento.

Lo stabilimento si sviluppa ancora, i reparti diventano quattro e il numero degli operai sale a circa 600; direttore della fabbrica è l’ingegnere Giovanni Servettaz (4), che nel 1880 si mette in proprio e fonda l’omonimo stabilimento meccanico, nell’area antistante la punta di San Erasmo. Fra le tante commesse, si costruiscono anche 96 dei 99 ponti della linea ferroviaria Savona – Ventimiglia, in soli nove mesi; per la ferrovia Torino – Savona costruiscono due viadotti con travi metalliche sul Letimbro.

Giuseppe Tardy può vantarsi di avere uno stabilimento con una produzione annua del valore di 4.000.000 di lire (pari a due volte il suo capitale di macchine, strumenti, attrezzi ed altri materiali), mentre altri stabilimenti italiani del valore di sette milioni di lire non producono quanto quello savonese.

Cartamoneta 50 centesimi Banca Mutua Popolare di Savona

Il 1872 vede nascere a Savona l’istituto denominato “Banca di Savona”, fondata il 19 dicembre del 1871. Compresa l’importanza del credito, gli industriali Tardy e Benech sono tra i fondatori, insieme a Banca di Genova, Banca Provinciale di Genova, Banca di Torino, il marchese Marcello De Mari, l’ingegnere Giovanni Tissoni, i fratelli Ponzone, i fratelli Forzani, Nicoletta Astengo e figli. Il 30 novembre 1872 viene istituita la “Banca Marittima di Savona”, anche in questo caso Giuseppe Tardy e Stefano Benech sono tra i fondatori. Quest’ultimo concorre anche alla fondazione della Banca Mutua di Savona.

Torniamo alla darsena, perché la risoluzione per la ripresa dei lavori è legata all’espropriazione dello stabilimento Tardy e Benech. I suoi proprietari, all’inizio del 1878, rompono le trattative con il Governo, per cui vengono attivate le procedure per l’esproprio forzato e il ministro dei Lavori Pubblici dispone il versamento di lire 960.000 come importo dell’indennità peritata, l’esproprio non viene eseguito in quanto le controparti riprendono le trattative.

Oltre alle minacce esterne, in breve tempo l’azienda perde i suoi due fondatori. Il 24 febbraio 1877, da tempo malato, Stefano Benech muore a Torino. E il 5 ottobre 1878, a soli 60 anni, Giuseppe Tardy cessa di vivere, a Parigi. Con la perdita del Tardy lo stabilimento cessa l’attività per un breve periodo, è in pericolo la prosecuzione dell’esercizio, che passa dei successori, Evaristo Benech e Giuseppe Tardy.

Il 20 agosto 1879 il Governo stipula una convenzione con la Tardy e Benech per lo spostamento dello stabilimento, che consiste in un affitto per 90 anni di una porzione di terreno demaniale di 22.000 metri quadrati, compreso a sud del binario del porto fino al mare e tra il Priamar e il molo di San Erasmo. Ad agosto 1881 hanno inizio gli scavi per la costruzione del nuovo stabilimento, sul terreno demaniale, mentre l’azienda prosegue la sua attività nella fabbrica al molo. Le lavorazioni verranno gradualmente spostate dal vecchio al nuovo stabilimento, che sarà completato alla fine del 1882 ed entrerà in funzione il 1° gennaio 1883.

Inoltre, dal 1881, la Tardy e Benech collabora con la Società delle Ferriere del Valdarno, dirette da Vilfredo Pareto, per la gestione e lo sfruttamento delle miniere dell’isola d’Elba. Tale stretta collaborazione sfocia nell’accordo stipulato il 28 agosto del 1884, che prevede la divisione delle spese per l’acquisto di materiali, scambio di informazioni e assistenza e la ripartizione delle commesse di lavoro acquisite. Verso la fine dell’anno vi aderiscono anche la Raggio Ratto & Tassara di Cornigliano, la Migliavacca e la Società Ligure Metallurgica.

Nel decennio 1880-1890 la società acquisisce grandi commesse di lavoro, fra cui la fornitura di materiale di armamento per alcune linee ferroviarie: la Poggibonsi – Colle Val d’Elsa e la Isili – Sorgono, in Sardegna, oltre alla fornitura di un ingente quantitativo di rotaie per le ferrovie mediterranee.

L’aumento delle commesse di lavoro obbliga la Tardy e Benech a chiedere al Governo l’impianto di nuove gru idrauliche nella nuova darsena, per facilitare la movimentazione di sbarco e imbarco dei suoi materiali. Ottenuta la concessione per la costruzione e la gestione di questi nuovi mezzi di sollevamento, nel 1885, Giuseppe Tardy ed Evaristo Benech costituiscono la Società Anonima delle Grue del porto di Savona.

Il 9 luglio 1885 la Tardy e Benech si costituisce in Società Anonima Metallurgica Tardy e Benech, con un capitale sociale di sette milioni di lire suddiviso in 14.000 azioni di lire 500 ciascuna; all’atto costitutivo intervengono le autorità cittadine, tra cui l’onorevole Paolo Boselli; tra gli azionisti di maggior rilevanza figurano la Banca Subalpina e di Milano e la Banca di Pinerolo. Nell’atto costitutivo è previsto l’acquisto della fabbrica di Alfredo Cottrau (5), ubicata vicino allo stabilimento della Tardy e Benech.

Ezio Marinoni

Note

  • Marcello Penner, Dall’usina Tardy al grande stabilimento Tardy e Benech (1860-1892), in Atti e Memorie, nuova serie, vol. XLIII; Società Storia Patria Savonese; recensito su Trucioli, anno VI, numero 35, l’11 maggio 2018: https://trucioli.it/2018/05/11/magistrale-storia-di-fabbriche-a-savona-tardy-e-benech-e-allombra-del-priamar/
  • Antonio Scialoja Antonio Scialoja (San Giovanni a Teduccio, 31 luglio 1817 – Procida, 13 ottobre 1877), economista e uomo politico, professore di economia politica all’Università di Torino nel 1846. Nella sua opera Note e confronti dei bilanci del Regno di Napoli e Stati Sardi (1857) confronta il bilancio del Regno delle Due Sicilie col bilancio del Regno di Sardegna nel 1851 e rileva come lo sviluppo economico registrato in Piemonte sia dovuto in gran parte alla politica della spesa pubblica, per cui il danaro raccolto con le tasse diventa un generatore di ricchezza, mentre nel regno borbonico la tassazione più bassa produce esigui investimenti in opere pubbliche e stagnazione economica.
  • L’anno successivo il nipote Francesco inizia la costruzione di una fonderia di ghisa a Vada vicino a Piombino, successivamente lo affianca nella conduzione il fratello Giuseppe. Lo stabilimento entra in funzione il 9 febbraio 1876 e cessa l’attività nel 1898, quando gli impianti vengono smantellati e trasferiti nel complesso siderurgico di Piombino.
  • Giovanni Servettaz, nasce Cremieux (Isère) nel 1843 e muore a Savona il 2 luglio 1911. Laureato in ingegneria, viene in Italia e si stabilisce a Savona che diventa la sua seconda patria. Nel 1880 l’Amministrazione del Genio Civile gli affida la manutenzione del materiale occorrente per la nuova Darsena Vittorio Emanuele ed egli impianta al Molo di S. Erasmo un primo stabilimento. Nel 1887 fonda un più vasto stabilimento, riscattando gli edifici della fallita Ditta Calcagno e Geri, alla Foce del Letimbro, in corso Colombo e cede il vecchio stabilimento alla Società Siderurgica. All’entrata in guerra dell’Italia la Servettaz cambia lavorazione ed i 250 operai arrivano a fabbricare circa 700 proiettili giornalieri. Nel 1918 la Servettaz si trasforma in Società Anonima Servettaz Basevi e C. Nel 1964 lo stabilimento si trasferisce nel nuovo complesso di via Stalingrado, subirà diverse traversie fino alla chiusura.
  • Alfredo Cottrau è l’amministratore delegato dell’Impresa Industriale Italiana di Costruzioni Metalliche con sede a Castellammare di Stabia, da lui fondata, che si insedia sul territorio savonese rilevando, il 31 agosto del 1881, le azioni e gli stabilimenti della Galopin Sue Jacob, stabilimento di costruzioni in ferro che occupa un centinaio di operai, posto vicino alla spiaggia delle Fornaci e con un capannone a levante della fortezza del Priamar.

 


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