Verezzi, dove va in scena il Festival del teatro. Patria di Perrin Aicardo, inventore del moderno estimo.
di Ezio Marinoni
L’abitato di Verezzi, che una leggenda vuole fondato da pirati saraceni che abbandonano il mare, si divide fra quattro borgate: Piazza, la principale, Crosa, Roccaro e Poggio. Siamo nella parte alta del Comune di Borgio Verezzi, nato nel 1933 dalla fusione dei precedenti comuni di Borgio e di Verezzi.
Per la sua storia, facciamo ricorso alla descrizione di Goffredo Casalis (1), quando il paese contava 550 abitanti.
«VEREZZI (Viretium), com. nel mand. di Pietra, prov. E dioc. d’Albenga, div. di Genova. Dipende dal magistrato d’appello di Genova, intend., tribunale di prima cognizione, ipot, insin. d’Albenga, posta di Pietra.
Trovasi a greco da Albenga da cui è distante miglia 6. La sua positura è in luogo elevato, e a chi trovandosi in mare si accosta dalla parte occidentale alla riva, si presenta in forma di anfiteatro: comincia a discoprirsi alla distanza di dieci e più miglia. (…)
Delle sue strade comunali una verso levante tende a Finalborgo, discosto un mezzo miglio; un’altra verso ponente scorge alla Pietra (Pietra Ligure, N.d.A.), distante due miglia; una terza a tramontana conduce a Gorra, lontano un miglio; una quarta verso mezzodì sbocca nella strada provinciale che traversa il monte Caprazoppa. Tutte queste strade sono montuose ed appena praticabili con bestie da soma.
(…) Questa ultima montagna è attraversata dalla strada provinciale che dà comunicazione alla riviera; essa strada è pericolosissima, chè non passa mai anno che qualche vettura non rovesci e precipiti nel sottostante mare. Il vento di tramontana che in quella sommità alcune volte, e specialmente d’inverno infuria potentissimo, ne impedisce il transito: non evvi asilo nè ricovero, e si resta esposti a tutto l’orrore del tempo pel tratto di più di tre miglia. Nella parte inferiore presso al mare, ove sperasi ne sarà fatta una nuova, il tragitto sarebbe praticabile sempre, più sicuro e più breve ed in un clima più temperato. Sulla cima del Toggio al tempo del governo francese sorgeva una torre pel telegrafo che corrispondeva con Noli.»
Possiamo facilmente immaginare una situazione difficile, nei trasporti, ancorché al tempo limitati da una economia quasi medievale, ma indispensabili per portare sulla costa i prodotti della terra e del lavoro degli abitanti: «grano, i legumi, poco vino, e l’olio dal quale nelle prospere annate si ricava un notevole guadagno.»
Qui si estraeva «il calcareo arenaceo, grossolano, minutamente poroso, con” tritumi di conchiglie marine, fra cui molti intieri pettini e sparso di granellali selciosi», presso la sommità del monte Caprazoppa, nel luogo detto La cava. Questo materiale era utilizzato nella formazione dei bugnati, «nei quali fa bella mostra di sè in alcuni cospicui edifizi di Genova, ed anche nel santuario di Nostra Signora della Misericordia presso Savona.»
Merita una menzione la chiesa parrocchiale di S. Martino, posta sotto «venne edificata nell’anno 1625 dal sacerdote Tommaso Cucchi a proprie spese; la sua architettura non ha niente di singolare; da lunge per altro fa bellissima mostra di sè sorgendo sul punto più culminante della collina ove stanno le villate che formano questo comune, da cui essa chiesa è distante cento e più metri. Le feste principali che si celebrano nel corso dell’anno in questo villaggio sono; quella in onore di S. Martino, (…) quella di S Maria Maddalena, e quella di N. D. del Rosario.»
In tempi di grande povertà, come si alimentava le attività e le opere sociali? Ce lo racconta ancora il Casalis, con note di particolare interesse.
«Alcune delle opere pie che esistevano in questo paese, si conservano ancora, e sono: l’opera detta dei Poveri instituita da Gioan Battista Masanello, il quale lasciò tutta la sua eredità che ascende a 30 mila lire, a benefizio dei poveri; le rendite di essa servono di sussidio agli ammalati poveri, e se ne sopravanzano sono distribuite agli indigenti del comune nel mese di maggio: non che varii benefizii ecclesiastici e cappellanie laicali.
Per l’istruzione dei fanciulli venne fondata una pubblica scuola dal benemerito Bernardo Masanello, che ad un tal fine lasciò tanti beni stabili i cui proventi sono bastevoli pel mantenimento della medesima.»
Infine, un ricordo va alla memoria degli uomini illustri del passato verezzino.
«Il capitano Gio. Battista Cucchi della stessa famiglia del prelodato sacerdote Tommaso. Questo capitano sotto il comando del generale Grimaldi di Genova concorse a sottomettere la Corsica, e da lettere del suo generale che si conservano dai congiunti di lui, si riconosce che ad un tale scopo aveva assoldato a sue spese una compagnia di militi, e che egli era uomo di molta perizia militare e di un grande valore.
Tommaso Bergallo che giunse ad alti gradi nelle truppe di mare al servizio di Spagna.
Perrin Ajcardo che visse nel secolo XVI e stabilì le norme di estimazione e di agrimensura dei terreni, le quali sono tuttavia in uso.»
Che cosa trova oggi un turista che salga a Verezzi?
All’ingresso del paese, dopo aver trovato un posto libero per il parcheggio, accoglie il ristoro Concordia Verezzi, figlio della S.O.M.S. fondata nel 1893, una bassa casetta a due piani con déhor e tavolini con vista panoramica; di fronte, si vede l’isola Gallinara, altro luogo ricco di leggende. Risalendo lo stretto caruggio, si apre la piazza S. Agostino, con la omonima chiesa. Su questo scenario, quasi un anfiteatro naturale da mitologia greca, dal 1967 si rappresenta il festival del teatro: Festival Teatrale di Borgio Verezzi / Cartellone degli spettacoli, Eventi, Fotografie, Storia. (festivalverezzi.it). La piccola chiesa, del 1670, nell’Ottocento era sede della scuola comunale, per mancanza di altri spazi. All’interno, su tela, una Madonna e il Bambino porgono due rosari a due santi sottostanti.
Meglio evitare i giorni festivi, per salire a Verezzi: sia per il parcheggio, sia per godersi con calma questo rarefatto ambiente di autentico sapore ligure.
Ezio Marinoni
Note e bibliografia- (1) Goffredo Casalis (Saluzzo, 9 luglio 1781 – Torino, 10 marzo 1856), autore del monumentale Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, pubblicato in 26 volumi fra il 1838 e il 1855.