Attorno al tema dell’installazione dell’impianto di rigassificazione nella rada di Savona- Vado mi permetto di sottolineare alcune osservazioni che possono ben essere ritenute collocate sul piano strategico utilizzando anche il testo di un importante articolo firmato da Luca Manes.
di Franco Astengo
Articolo pubblicato dal “Manifesto” nell’inserto l’Extra Terrestre del 12 ottobre.
Andando per ordine:
1) Serve davvero tutto questo gas oppure si vuole piuttosto perpetuare un modello fossile che, nel caso dei rigassificatori, va a beneficiare Snam, ovvero un’azienda partecipata dallo Stato al 30% e che è proprietaria di quasi 40.000 km di gasdotti e di tre dei quattro punti d’ingresso italiani di gas liquido? Il gas che arriva dagli USA (come da Egitto, Israele, Qatar, Nigeria) è prodotto attraverso pratiche molto invasive come il fracking o la trivellazione orizzontali. Ma il GLN continua ad arrivare anche dalla Russia. Alcune zone grige nelle sanzioni imposte alla Russia dall’UE hanno permesso alla Russia di continuare ad esportare gas sul mercato europeo. Nel 2022 le esportazioni di GNL da Mosca sono cresciute del 10%, e circa il 43% del totale ha avuto l’UE come destinatario finale;
2) Sulla base di quanto esposto nel punto precedente appare evidente che il business del GLN rimane alto nella lista delle priorità per istituzioni e imprese italiane ponendo in secondo piano la transizione verso fonti energetiche non fossili, ben oltre le reali necessità del territorio;
3) Per quel che riguarda la nostra realtà comprensoriale appare ben evidente come l’installazione dell’impianto di rigassificazione si inserisca compiutamente in una strategia definibile di “stress” ambientale che include anche l’ipotesi di costruzione dei cassoni per la nuova diga foranea di Genova. Tra l’altro la VIA non terrà conto della presenza di depositi d petrolio e di gas naturale e della Centrale ex-carbone ora parzialmente riconvertita a gas con unità da 800 MW. Appare evidente, a questo punto, l’assoluta assenza di volontà di voler promuovere un modello di re-industrializzazione di effettiva intensità tecnologica, in un quadro complessivo che dovrebbe essere quello dell’adeguamento delle infrastrutture ferroviarie e del recupero delle aree-industriali dismesse in stretta connessione con la Val Bormida.
E’ necessario insistere su questi punti strategici aprendo un confronto ad ampio raggio tra le istituzioni, i sindacati, le associazioni, i corpi intermedi interessanti cercando di interpretare al meglio i possibili punti di sviluppo di una proposta alternativa.
Vanno respinte al mittente le affermazioni del Presidente della Regione circa la capacità di sviluppo strategico di questa operazione (che non esistono) e va avanzata una proposta alternativa, anche tenendo conto che nella prossima primavera il nostro comprensorio si troverà di fronte a una tornata elettorale amministrativa di grande peso comprendente un comune punto – chiave nella possibilità di aprire un nuovo fronte sul terreno dello sviluppo come Vado Ligure, e due comuni di sicuro rilievo nella prospettiva turistica come Albissola Marina e Albisola Superiore.
Si dovrebbe poi aprire un discorso riguardante l’insieme della Provincia ma lo rimandiamo ad altra occasione, soltanto per ragioni di economia del discorso.
Franco Astengo