Si rivolge alle forze della sinistra savonese e dell’insieme delle forze democratiche e e progressiste una proposta di sviluppo comune destinata a una una riflessione sulle caratteristiche politiche e sociali della destra di governo e delle sue ramificazioni locali, con particolare evidenza alla maggioranza che governa la regione Liguria.
di Franco Astengo
Si rivolge alle forze della sinistra savonese e dell’insieme delle forze democratiche e e progressiste una proposta di sviluppo comune destinata a una una riflessione sulle caratteristiche politiche e sociali della destra di governo e delle sue ramificazioni locali, con particolare evidenza alla maggioranza che governa la regione Liguria.
Si tratta di un’esigenza sorta evidente ascoltando le relazioni svolte da Sergio Tortarolo e Vincenzo Vita nel corso del convegno organizzato il 27 settembre nella sala “Stella Maris” dalla Fondazione Centofiori sul tema: “Dal golpe cileno al compromesso storico”.
Nella comparazione tra la realtà di allora e l’attualità (pur nella raffinatezza delle necessarie distinzioni sul piano, politico, sociale, culturale) un punto non è apparso usurato dal tempo: quello della pericolosità di una destra che il Cile (anche per ragioni di carattere internazionale) assunse sembianze golpiste al fine di sperimentare il modello della ferocia iperliberista.
Una pericolosità della destra di allora che può ben essere connessa a quella di adesso, nel diverso contesto del “caso italiano” e dell’occidente europeo.
Una destra che si inserisce nel solco della riduzione delle democrazie a “democrature” e stringe i cerchi della repressione verso i lavoratori, i giovani e i migranti (ideale capro espiatorio di una situazione di difficoltà, nella quale si tende a farne capro espiatorio di una rinnovata “guerra tra poveri”) esaltando la privatizzazione delle residue porzioni di welfare.
Come è stato fatto notare nel convegno appena citato si tratta di un “filo nero” (snodatosi fin dall’immediato dopoguerra attraverso la presenza dei “reduci” di Salò, il filone golpista e quello stragista) che sta riprendendo vigore quasi come punto d’attracco della situazione di “antipolitica” sviluppatasi (anche raccogliendo grandi consensi elettorali) nella seconda metà degli anni ’10 del XXI secolo.
Ci aspetta una primavera 2024 densa di appuntamenti elettorali: l’esito delle elezioni per il Parlamento Europeo assumerà un duplice significato sia per gli equilibri a livello sovranazionale sia rispetto al tema del governo nazionale; avremo una importante tornata amministrativa che, nella provincia di Savona, riguarderà comuni di grande rilievo come Albenga, Pietra Ligure, Finale, Vado, le due Albisola, Celle, Varazze e comuni della Valle Bormida.
Elezioni locali che tracceranno la via per le elezioni regionali del 2025 e, nelle quali, fatte salve le specificità dei singoli comuni, dovranno farci riflettere sull’elaborazione di una sorta di “trama comune” riguardante i grandi temi della sanità pubblica, dell’ambiente, del lavoro, delle infrastrutture e della questione “democratica” ben messa in evidenza dal tentativo di imposizione della posa della nave rigassificatrice nella rada Savona – Vado ma anche da tanti altri episodi.
Abbiamo alle spalle la positiva esperienza del Comune di Savona con l’esito del turno elettorale 2021 e l’avvio di una innovativa esperienza di governo nella Città capoluogo della provincia: non si tratta, ovviamente, di imporre un semplice modello di schieramento ma di riuscire a realizzare, su quella scorta, occasioni di confronto a largo raggio.
Preliminare a tutto questo però rimane il dato di dover comprendere a tutti i livelli la natura, la forza, la collocazione politica di questa destra: si tratta di un presupposto indispensabile quello di un’analisi comune (ferma restando l’autonomia delle scelte di ciascun soggetto anche in sede elettorale) che contribuisca a definire i termini dello scontro che ci aspetta.
Sicuramente non sarà uno scontro definibile con quelli che furono i canoni del “bipolarismo temperato” e della semplice adozione di una logica dell’alternanza intesa comunque come interna ad elementi comuni di visione.
Dovrà trattarsi di un confronto dettato e impostato nella consapevolezza della radicalità delle contraddizioni e dell’aggressività con la quale la destra sta tentando di affrontare questo inedito livello di scontro: per non sarà necessario essere all’altezza anche elaborando elementi di controffensiva proposti con altrettanto adeguata capacità di espressione di tensione positiva.
Franco Astengo