Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Mendatica. Qui Poilarocca. Straordinario reportage dal villaggio abbandonato. Pagine di storia e di ruderi. 40 anni fa le proposte dell’arch. Giovanni Spalla


Il post facebook di Massimo Novero – Poilarocca (Provincia di Imperia). “Il villaggio abbandonato nel comune di Mendatica. Quando trascuriamo e lasciamo andare in rovina la nostra storia”. E Trucioli.it il 23 marzo 2017 titolava: Morta a 104 anni la ‘regina’ di Poilarocca.

“Riprendo, con questo mio post, degli appunti della giornalista, scrittrice e professoressa sanremasca Laura Guglielmi. Seguiamo direttamente il suo racconto”.

La giornalista scrittrice Laura Guglielmi (foto La Riviera)
“Poilarocca: una nuova bella avventura in un villaggio abbandonato della nostra Liguria di ponente.  Arriva una coppia, e presto mi rendo conto che lui lo conosco, è Giovanni Spalla, l’architetto che ha restaurato Palazzo Ducale a Genova, insieme alla moglie Caterina Arvigo. Erano anni che non li incontravo. Abbiamo cominciato a chiacchierare ed eccoci di nuovo qui un mese dopo ospiti a casa loro a San Bernardo di Mendatica. L’ha progettata lui stesso negli anni Cinquanta, appena laureato. Gli attrezzi contadini appesi alle pareti sono stati recuperati da loro a Poilarocca, trent’anni fa. Li hanno salvati dalla distruzione, così come alcune squisite ricette che Caterina ci cucina per cena, raccolte dalla viva voce degli antichi abitanti.
Architetta anche lei, ha lavorato per anni con Luigi Carlo Daneri. Il giorno dopo, andiamo tutti insieme a Poilarocca (Puiarocca in dialetto), un paese abbandonato. Il suo nome significa ‘dopo la Rocca’, perché è vicino alle vette delle Alpi Liguri. Si tratta di un toponimo antichissimo.
A Poilarocca ci si arriva solo a piedi, si trova su un sentiero di raccordo dell’Alta Via, che parte da Mendatica e giunge alle bellissime cascate dell’Arroscia. Nel 1980, insieme alla moglie Caterina Arvigo, su questo nucleo di case, abitate un tempo dai contadini e pastori di Mendatica durante l’estate, Giovanni Spalla ha pubblicato un libro, con tutti i rilievi e le proposte per il recupero. Sono passati quarant’anni e ora la situazione di abbandono ha raggiunto un punto di non assoluto ritorno. Ormai non si può più fare niente, ci spiega con aria sconcertata Giovanni.
Ebbene, pubblico oggi un fotoreportage di questa nostra giornata, e alcuni video dove Spalla racconta il suo rapporto intimo con questo straordinario villaggio. Poilarocca è stato abitato fino alla seconda guerra mondiale. Anche se una lettrice, Tiziana Belli, ci ha scritto che qualcuno ci abitava anche in tempi più recenti, suo marito nato nel 1951 ci trascorreva le sue estati da bambino. «Nel tempo si è cercato poi di salire a mettere lamiere sulle case e di rabberciare la chiesa – spiega Tiziana -. E la Pro Loco fino a pochi anni fa organizzava una spaghettata. I nostri “tecci “ – così si chiamano nel dialetto locale le baite delle malghe intorno a Mendatica – hanno resistito, ma poi la mancanza di strade ha purtroppo avuto la meglio».
Massimo Novero autore del post sulla sua pagina facebook

Se un tempo c’erano case, carruggi, fontane, forni e una chiesetta, oggi restano solo dei ruderi. Spalla è emozionato, erano più di sei anni che non tornava sui suoi passi e il suo sentimento prevalente è ormai “l’amarezza”. All’interno di queste abitazioni in pietra, si possono ancora vedere gli argani, che servivano per sorreggere i tegami. Il fuoco per cucinare veniva acceso direttamente sul pavimento. Ormai non c’è più niente da fare. Gli chiedo se sarebbe ancora possibile intervenire e salvare il salvabile, ma no – scuote la testa – non ci sono più speranze per quelle case diroccate, hanno raggiunto un punto di non ritorno.

Si tratta di murature troppo fragili, che andrebbero monitorate costantemente. Anche la fontana del paese, un tempo ricca d’acqua, adesso è asciutta. «Se manca l’acqua, le città sono finite» spiega Spalla. E poi, cita l’amico Prof.  Massimo Quaini, morto da poco e per decenni docente di Geografia all’Università di Genova, uno dei miei maestri – grazie a lui vivo con due mappe, una nel cuore e una nel cervello. Secondo Quaini, è giusto che il paese sia così com’è: severo e austero testimone della mutazione del paesaggio nella storia. “Non siamo capaci a conservare la nostra storia”.
Ci congediamo da Poilarocca, visitando la chiesetta. Spalla indica l’abside, la decorazione a stucco, i semplici affreschi, fatti di colori caldi azzurri e gialli. E il tetto crollato, sei anni prima era ancora al suo posto. Tuttavia, ribadisce l’architetto, Poilarocca racconta la nostra incapacità di conservare le tracce della storia. Scendiamo a valle verso l’imbrunire, mi sembra di sentire bisbigliare gli abitanti di Poilarocca, vedo la fontana che trabocca d’acqua, le pentole sul fuoco, sento il campanaccio delle mucche, le donne che chiacchierano. M’immagino la bellezza del paesaggio di allora, ma anche le sofferenze e le violenze. Poilarocca non c’è più, ma c’è ancora, è un rudere. Ma Poilarocca ben lo sa che non c’è speranza per lei. Ma almeno in quel silenzio e in quell’abbandono, tutto rimane, ma niente oramai sarà più come prima”.

Gli attrezzi contadini appesi alle pareti della seconda casa, a san Bernardo di Mendatica, recuperati a Poilarocca, trent’anni fa, dai coniugi Giovanni Spalla e Caterina Arvigo.

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