Taggia, 29 e 30 aprile 2023: una due giorni densa di contenuti e di grande civiltà artistica. L’arte italiana ha dimostrato la sua grande vitalità, fuori dagli schemi intellettualistici e dalle pretese estetiche di un Umanesimo distorto e disarticolato.
di Maria Antonietta Centoducati
Decine di artisti, da tutti i punti d’Italia hanno mostrato il vigore della varietà e della loro ricerca espressiva, dando altra vita a un borgo di grande charme e dimostrando come quelle pietre secolari possano essere humus se si piantano i semi della bellezza e della passione. Pittori come Lara Leonardi, Arianna Lorenzin, Thea Vasta, Anna Catalano, Pasquale Caraviello, Tiziana Inversi e Paola Bonacini, artisti d’arte digitale come Antibrote, scultori come Mauro Proci, mosaicisti come Sara Alberani, fotografi come Giuseppe Arduca e autori di tecniche miste come Giacomo Lantrua hanno acceso di luce spirituale i caruggi taggiaschi, generosamente offerti dal Comune: l’adesione entusiasta dell’amministrazione è segno che l’intuizione di assecondare la riproduzione dei giacimenti culturali con altra cultura e non di lasciarli al consumo del tempo e del turismo è idea proficua.
Il Tocco dell’arte, dunque, come quello di una bacchetta magica, ha illuminato Taggia. Gli artisti, espressione di un inconscio autore di magia sul borgo storico, sono stati i grandi protagonisti. La gran parte erano presenti, venuti da ogni punto dello Stivale e anche dall’estero, alcuni hanno inviato le opere e altri ancora hanno partecipato alla pubblicazione del catalogo che immortala l’evento che, oltre agli interventi di rito, spiega il senso di questa originale proposta. Essa è dovuta alla curatrice Doriana Della Volta che così commenta il successo dell’evento: “È stato bellissimo vedere il mio borgo colmo di vita e di colori, di forme originali e di effetti catartici e stranianti”.
Sì, perché a Taggia ha fatto sfoggio di sé un elemento assente in questa dimensione in tutto il resto del mondo: la grande varietà che esprimono gli artisti italiani, a differenza della estetica algida e rarefatta che s’incontra nei paesi d’oltralpe e d’Occidente, che sono ancora coinvolti nella freddezza di tanta contemporary ormai alla deriva. L’uso dei colori e anche della materia sulla tela, in una serie indefinita di percorsi estetici ha mostrato un fenomeno unico: così numerosi, gli stilemi sono vivi solo in Italia.
Il Belpaese si conferma culla della vera varietà dell’umano nelle arti visive, quella varietà che altrove sembra sia stata violata da elementi semiologici intellettualistici ed esageratamente concettuali, che richiedono interpretazione e non si prestano a una catarsi immediata. Invece, l’arte corrente italiana non richiede protesi semantiche nel lavoro critico, ma solo altra vivezza. Certo il figurativo puro, esercizio anche d’accademia, ha lasciato in parte il campo a costruzioni semiologiche fatte quasi per sorprendere, ma la migliore origine di un secolo e mezzo di arte para-macchiaiola ha resistito. Così spiega il sociologo dell’arte e per quel verso principalmente critico d’arte, prof. Sergio Bevilacqua, alla presenza dell’assessore Chiara Cerri e del sindaco Mario Conio, in questo video realizzato in Taggia da Tele Sanremo il giorno dell’inaugurazione: https://www.youtube.com/watch?v=KMtAoi02VcQ
E ora da Taggia, i percorsi dell’arte toccano Ortigia, al punto opposto d’Italia, in Sicilia. Sempre Italia, quella dell’arte e della migliore vita umana.
Maria Antonietta Centoducati