I lasciti divisivi: Mussolini e Gramsci e la difficile dialettica tra destra e sinistra in Italia nel dopoguerra. Il testamento politico di Mussolini e l’egemonia culturale di Gramsci come cause della divisione nazionale.
di Antonio Rossello
La storia d’Italia nel dopoguerra è stata segnata da una profonda dialettica tra destra e sinistra, una lotta che ha ostacolato una vera riconciliazione nazionale dopo il periodo tragico della guerra civile. Alla base di questa complessa dinamica troviamo due grandi esponenti delle due fazioni, i cui lasciti hanno contribuito in modo significativo alla persistente divisione del paese.
Da un lato, il “Testamento” di Benito Mussolini rappresenta un documento di importanza storica. In esso, il Duce del Fascismo si espone sinceramente, rivelando verità scomode. Nella sua ultima parte, Mussolini afferma che i fascisti fedeli ai principi devono agire come cittadini esemplari, rispettando le leggi e cooperando con le autorità costituite per aiutare la patria a guarire dalle ferite della guerra. Queste parole sembrano gettare le basi per una futura revisione storica del fascismo, sottolineando la necessità di agire per il bene della nazione e non per sentimenti di risentimento. In tal senso, appare un invito implicito a non restare emarginati dal sistema e restarne parte integrante.
Dall’altro lato, il concetto di egemonia culturale di Antonio Gramsci, espresso nei suoi “Quaderni del carcere“, offre un’analisi approfondita di come la cultura possa influenzare il dominio sociale. Secondo Gramsci, l’egemonia culturale si basa sull’assenso e sulla persuasione, con intellettuali organici al popolo-nazione che svolgono un ruolo centrale nella creazione di una direzione intellettuale e morale. Questo concetto sottolinea l’importanza di una cultura che si adatti alle esigenze del popolo, creando un consenso e una coesione tra teoria e pratica. In tal modo si gettano le basi per la costituzione di un modello di società comunista.
Sebbene entrambi superati dal corso delle vicende storiche, dai mutamenti di scenario geopolitico, questi lasciti hanno contribuito alla difficile dialettica tra destra e sinistra in Italia. Il testamento di Mussolini ha lasciato un’eredità complessa, non solo per l’intera vicenda bellica ma anche a partire dagli esiti politici, sociali ed economici di apparati pubblici e privati che inizialmente temevano il fascismo come un ostacolo ai loro interessi, ma poi lo utilizzarono come scudo contro la sinistra già allora emergente, favorendone l’ascesa al potere per un ventennio. Ne vengono convergenze difficili da alienare a fine guerra per dare continuità al nuovo Stato, anche in ossequio alle subentrate logiche di campo atlantiche. Dall’altra parte, l’egemonia culturale di Gramsci ha influenzato il modo in cui le idee e i valori vengono diffusi nella società italiana, creando una divisione tra gli intellettuali organici ai ceti popolari e quelli legati ai ceti dominanti.
Senza la pretesa di avventurarsi in una lunga elencazione di fatti, impossibile per ovvi limiti di trattazione in questa sede, si delineano pertanto linee di tensione fra le parti tutte interne ai gangli degli apparati potere, finalizzate all’occupazione o al mantenimento di determinati spazi socioculturali ed economici nazionali, intorno a questi perni si sono plasmate le azioni dei partiti lungo l’intera storia repubblicana.
È dunque fondamentale comprendere come questi lasciti abbiano alimentato uno scontro spietato tra destra e sinistra, impedendo una piena riconciliazione nazionale. Solo attraverso un’analisi approfondita di questi fattori e una sincera volontà di superare le divisioni storiche sarà possibile costruire una società più unita e inclusiva. È solo dall’accettazione dei passati contrasti e dalla comprensione delle complesse sfumature di questa dialettica che potremo sperare in una reale e duratura pace. Il processo di accettazione dei passati contrasti è un passo fondamentale per poter costruire una società basata sulla riconciliazione e sull’unità. Senza riconoscere e comprendere le sfumature e le diversità delle esperienze e delle prospettive delle persone coinvolte nei conflitti, non possiamo sperare di superarli completamente.
L’analisi delle complesse sfumature di questa dialettica richiede ascolto reciproco, senza rancore, per trarne insegnamenti e costruire una società inclusiva e giusta. Implica riconoscere i torti commessi da entrambe le parti coinvolte nei conflitti, senza cercare di sminuire o negare le sofferenze subite dagli altri. La pace vera richiede una trasformazione sociale, politica ed economica, con impegno per giustizia, uguaglianza e rispetto dei diritti umani. È necessario promuovere un dialogo aperto e inclusivo coinvolgendo tutte le parti interessate. L’educazione e la sensibilizzazione sono fondamentali per superare pregiudizi e promuovere una cultura di pace. Affrontare le cause profonde dei contrasti richiede la lotta contro l’ingiustizia, l’oppressione e la disuguaglianza. Per raggiungere una pace duratura, dobbiamo impegnarci attivamente nella riconciliazione, la giustizia e l’uguaglianza attraverso un processo inclusivo di dialogo, apprendimento e trasformazione.
Antonio Rossello
Fonti:
- Testamento politico di Mussolini. Dettato, corretto, siglato da lui il 22 aprile 1945. MUSSOLINI BENITO. Editore: Tosi, 1948
- Gramsci, Quaderni del carcere, a cura di F. Platone, Torino, 1948-1951, Q.19 § 24 (link ad articolo su Rivista Culturale.com: Pubblicato il 4 Novembre 2022 “Egemonia, un concetto di Gramsci da rileggere in chiave contemporanea” di Maurilio Ginex)