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Liguria e Basso Piemonte

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Savona: appello per la Sanità pubblica. 2/Colpo di mannaia inferto ai Pronto Soccorso: no dell’Anao


L’Associazione “Il Rosso non è il Nero” lancia un forte appello per la difesa e il rilancio della sanità pubblica sia sul piano nazionale, sia in Regione Liguria dove l’attacco sferrato dai fautori della privatizzazione della salute appare particolarmente forte in linea con gli intendimenti dell’amministrazione regionale di destra.

Questo è il messaggio conclusivo di un seminario di studio organizzato il 20 giugno dalla nostra Associazione e introdotta da un’ampia relazione tenuta dal prof. Giampiero Storti, presidente dell’Associazione “Amici del San Paolo” che anche in questa sede si coglie l’occasione per ringraziare.

Difesa e rilancio della sanità pubblica sono intesi dalla nostra Associazione in linea con il concetto di riferimento costituzionale che deve costituire punto essenziale per tutti i soggetti, politici, associativi, culturali che intendono muoversi in un ambito democratico – progressista legato al mondo dei diritti collettivi e individuali e di lotta alle disuguaglianze economiche e sociali.

Il tema della sanità pubblica è strettamente connaturato a quello dell’universalità del “welfare state” che aveva ispirato la stesura della legge 833 sul servizio sanitario nazionale: legge che, fin dal lontano 1981, è stata oggetto di ridimensionamento politico e finanziario da parte dello Stato.

Egualmente gli operatori sanitari hanno subito forti contrazioni nei propositi di applicare gli altri provvedimenti legislativi legati al concetto di sanità pubblica: dai consultori familiari, alla legge Basaglia, alla legge 194 che ha depenalizzato e disciplinato le modalità di accesso all’aborto.

Il quadro di applicazione della legge 833 ha poi subito una decisiva modificazione con la modifica del titolo V della Costituzione che ha aperto la strada ad un ruolo in materia da parte delle Regioni.

Modello privatistico già introdotto dalla Regione Lombardia nel 1997 che aveva funzionato da grimaldello per una sterzata decisiva verso l’ingresso dei privati. Ingresso dei privati poi esteso alle altre Regioni e di cui la Liguria è protagonista da molto tempo, con effetti ben visibili nella realtà..

Già in precedenza alla modifica del titolo V e alla completa regionalizzazione della sanità , con il governo Berlusconi I, il cambio di denominazione del Ministero” da “Sanità” a “Salute”(è stato detto “un classico caso di corruzione delle parole per corrompere il significato”) aveva fornito una indicazione precisa verso una concezione di tipo individualistico: egualmente va ricordato il passaggio della contrattazione riguardante il personale sanitario al comparto del pubblico impiego.

E’ ovvio che, con le regionalizzazione e privatizzazioni , rinunciando ad erogare servizi, lo Stato italiano ha smantellato lo Stato Sociale.

Nel quadro dell’aumento complessivo della povertà la risposta dello Stato,tolto di mezzo appunto lo stato sociale, è stata quella dell’assistenzialismo.

La quasi totalità delle risposte di tutti i governi sono state finora esclusivamente monetarie attraverso i cosiddetti “bonus” o basate su una riduzione del carico fiscale. Soluzioni standardizzate per tutti, al posto di interventi di sostegno mirati in termini di servizi, educazione o prevenzione.

In conclusione si ribadisce la necessità di elaborazione di una linea politica capace di contrastare questa deriva rivolgendosi prima di tutto alle cittadine e ai cittadini colpiti da questi processi di progressiva iniquità e agli operatori del settore(con un particolare critica all’introduzione del numero chiuso nelle facoltà di medicina) , la cui condizione lavorativa è stata progressivamente modificata e peggiorata al punto da far presentare ormai gravissime carenze strutturali nel rapporto con le esigenze della società e con il territorio ormai sguarnito anche dalla – indispensabile – presenza attiva dei medici di base.

Associazione “Il Rosso non è il Nero”


2/SANITÀ: INDENNITÀ PRONTO SOCCORSO, FIRMATO ACCORDO CON I SINDACATI. ASSESSORE GRATAROLA “SEGNO TANGIBILE DI RICONOSCENZA PER CHI SI ESPONE MAGGIORMENTE”

COMUNICATO STAMPA REGIONE LIGURIA- “Si tratta del raggiungimento di un importante accordo con i sindacati per la distribuzione di questa indennità al personale del pronto soccorso. È un segno tangibile di riconoscenza per questi professionisti, uomini e donne, che durante il periodo Covid, ma non solo, hanno lavorato ben oltre l’ordinario. Tutto questo va nel solco della meritocrazia, di chi si è esposto maggiormente sul posto di lavoro: è un riconoscimento non solo economico ma anche morale”. Così l’assessore alla Sanità della Regione Liguria Angelo Gratarola ha commentato l’accordo raggiunto oggi con i sindacati confederali Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e i sindacati autonomi Fials e Nursing Up per la distribuzione delle risorse relative all’articolo 107 comma 4 del Ccnl sanità pubblica (indennità di pronto soccorso).
Nello specifico l’intesa prevede lo stanziamento di 1.583.389 euro da ripartire tra tutte le Aziende, Enti e Istituti del Servizio SanitarioRegionale. Al personale dei pronto soccorso va un’indennità definita in 85 euro mensili per l’anno 2022 e l’anno 2023.
Si considerano riconducibili ai servizi di pronto soccorso anche queste posizioni organizzative: punto di primo intervento, servizi di pronto soccorso specialistico con accesso diretto degli utenti, radiologie a servizio del pronto soccorso, servizio 118 automediche.

3/ “Colpo di mannaia inferto al Pronto Soccorso”: no dell’Anao al decreto del governo Meloni

La “sanatoria” sulla partecipazione ai concorsi pubblici per l’Emergenza-Urgenza di medici privi di alcuna specializzazione, che ci appare paradossale e illegittima”.

“Il Pronto Soccorso esce malconcio dal decreto “Bollette”, ora legge dello Stato. Dibattuto e modificato più volte, non contiene alcuna norma che possa risollevare le sorti di un luogo di cura in grande crisi. Anzi siamo costretti a denunciare che la toppa risulta peggio del buco”. Questa la solenne bocciatura della legge 56/2023 da parte della Commissione Emergenza-Urgenza Anaao Assomed.

“Il colpo di mannaia inferto al Pronto Soccorso è rappresentato dalla “sanatoria” sulla partecipazione ai concorsi pubblici per l’Emergenza-Urgenza di medici privi di alcuna specializzazione, che ci appare paradossale e illegittima, in quanto viola chiaramente principi fondamentali di accesso ai ruoli del SSN fissati nel dgls. 502/92 e ribaditi dall’ultima sentenza della Corte Costituzionale 112/2023, riducendo le garanzie sulla sicurezza delle cure. Il tutto senza neppure prevedere percorsi formativi vincolati a occupare almeno i numerosi posti vacanti nelle scuole di specializzazione. Poter entrare stabilmente nella dirigenza senza specializzazione è ben diverso dal lavorarvi occasionalmente. L’obbligo di formazione, soprattutto in Emergenza, in grado di garantire omogeneità, efficienza e competenza, viene derubricato.”Per quanto previsto dalla nuova legge – prosegue la Commissione nella sua denuncia – è difficile comprendere perché emanare norme sul pensionamento anticipato per chi lavora nell’Emergenza-Urgenza, ma limitatamente ai prossimi anni, come se i disagi di questa professione fossero solo transitori. E d’altro canto si continua a tacere sul “riposo biologico” per alcuni giorni all’anno, o sull’”indennità di rischio biologico” dopo ben tre anni di pandemia. Infine nelle lunghe e farraginose discussioni sull’utilizzo dei fondi del PNNR in sanità, non ci risulta emerga la necessità di implementare spazi architettonici negli ospedali e nei Pronto Soccorso.  Come se il problema infrastrutturale non riguardasse gli ospedali”.

“Resta poi un mistero il motivo per il quale neppure questo Governo, come i precedenti, ritenga fondamentale introdurre misure legislative per risolvere e contenere il boarding (la drammatica e pericolosa attesa nei Pronto Soccorso per giorni o settimane di un posto letto in reparto): nessun incremento dei letti almeno in reparti specifici, nessuna metodologia di assegnazione dei ricoveri come già attuato in alcune regioni o di pianificazione delle dimissioni”.

“Inoltre, la beffa dell’indennità di Pronto Soccorso a fronte di un parallelo drastico calo delle risorse per le certificazioni INAIL che il Pronto Soccorso deve emettere per legge. Di fatto, la nuova indennità, da estendersi obbligatoriamente al 118, non è nemmeno in grado di compensare quanto perso sui pagamenti delle certificazioni INAIL dopo le modificazioni con la legge di bilancio 2019. Pertanto, i medici non percepiranno alcuna reale maggiorazione economica per i disagi lavorativi, anzi. Le risorse per le certificazioni INAIL devono essere incrementate”.

“L’ulteriore norma ‘anticooperative’, nel tentativo di limitarne l’utilizzo nel sistema, (in effetti il decreto rende illegale l’utilizzo dopo 12 mesi), di fatto allarga in altre strutture oltre il Pronto Soccorso l’utilizzo delle stesse per un anno, legittimando, involontariamente per la prima volta, l’attività nel SSN, in barba a note sentenze della Cassazione, del Consiglio di Stato e delle Corti dei Conti, inclusi i recenti avvertimenti di alcune di queste, come in Piemonte e Lazio. Come Commissione ribadiamo la necessità dell’obbligatorietà di un rapporto di lavoro individuale e non mediato da terzi nel SSN”.

Il percorso per il miglioramento del lavoro in Emergenza-Urgenza, garanzia di cura per i cittadini, è ancora un sogno fra ostacoli e trabocchetti. A quando un tavolo di lavoro nazionale e regionale sull’Emergenza Urgenza che si confronti con i principali attori e non con gli spettatori a distanza? Per anni sono stati emanati provvedimenti legislativi claudicanti invece di valutarli con conoscenza e coi referenti che operano nel SSN.

“Riteniamo – conclude la Commissione – che senza una riorganizzazione ordinata del sistema emergenza urgenza, che non preveda interventi spot, ma che prenda in considerazione il concetto di presa in carico del paziente e della reale definizione e distinzione tra il termine di emergenza e urgenza con relativa integrazione ospedaliera territoriale delle cure, difficilmente potremo continuare ad assicurare ai cittadini cure di qualità e complete. La domanda è semplice ma al contempo complessa, che tipo di sanità vogliamo erogare oggi, e che tipo di sanità vorremo erogare domani?”

 


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