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Santa Corona e aggressioni al Pronto Soccorso. Il questore disponga una presidio di Polizia. Ben altro il compito delle Guardie giurate


Aggressione al Pronto Soccorso dell’ospedale di Pietra Ligure: è solo la punta di un iceberg. Testimone dell’accaduto è stato il presidente emerito di Assoutenti Liguria, Gian Luigi Taboga

 

 di Gianfranco Barcella  

Pietra Ligure Santa Corona area sorvegliata

In una notte di alcuni giorni addietro è accaduto un episodio di aggressione al Pronto Soccorso dell’ ospedale Santa Corona di Pietra Ligure. L’orologio scandiva la mezzanotte ed un uomo ha cominciato a dare in escandescenze, aggirandosi per gli uffici e nei vari locali dei reparti, in evidente stato di alterazione psico-motoria. Il suo comportamento ha allarmato il personale  che ha chiesto opportunamente l’intervento dei carabinieri. Nel frattempo i sanitari hanno cercato di tranquillizzarlo e riportarlo alla calma questi però si è agitato ulteriormente ed è stato necessario contenerlo. Durante l’operazione un medico è stato ferito lievemente.

Testimone dell’accaduto è stato il presidente emerito di Assoutenti Liguria. Gianluigi Taboga  che ha affermato : Un fatto del genere non è purtroppo una novità ma è la conferma dell’assenza di un presidio di Polizia al Pronto Soccorso di Pietra Ligure. Una mancanza che mette a rischio non solo il personale  ma anche i degenti. Come Assoutenti ribadiamo ancora una volta l’assoluta necessità che ci sia un presidio di Polizia per garantire la sicurezza di lavoratori e pazienti. Fatti del genere sono inaccettabili! Chi di dovere si assuma la propria responsabilità!”

I tagli perpetuati da una politica sconsiderata hanno privato dei presidi permanenti di Polizia, i pronti-soccorso e così all’interno degli ospedali si manifestano con sempre più frequenza liti, aggressioni e violenze. Solo in alcuni casi si è garantito un presidio di forza pubblica dalle otto alle venti. Sappiamo benissimo che non c’è alcuna legge, né tanto meno esistono obblighi normativi per i quali sia prevista la presenza di un presidio di Polizia nei pronti-soccorso.

Le forze dell’ordine non dovevano garantire la sorveglianza nei nosocomi attraverso un drappello che, a dispetto di ciò che molti avevano creduto, adempiva ad un altro tipo di funzione. Il presidio di Polizia è nato tra le mura ospedaliere per trasmettere i referti alle autorità giudiziarie; la sua vocazione pertanto era quella di favorire esclusivamente la trasmissione, il prima possibile, dei documenti medico-legali all’autorità requirente per acclarare l’eventuale fattispecie di reato.

Ora gli operatori di Polizia dovrebbero garantire, all’interno degli ospedali, le cure in sicurezza ed  anche in serenità. Sono cambiati i tempi! Le autorità pubbliche dovrebbero esserne consapevoli! Oggi, i presidi di Polizia all’interno delle strutture ospedaliere dipendono dalle questure territoriali e sono attivati su richiese delle amministrazioni per ragioni di sicurezza e di opportunità debitamente motivate, ove le risorse di personale e di organizzazione lo consentono.

Bisogna preliminarmente ricordare come l’art.32 della Costituzione sancisca la tutela della salute come un diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. La tutela della salute è poi della legge costituzionale n.3 del 2001, materia di potestà legislativa concorrente tra Stato e Regione in base all’art.117, terzo comma della Costituzione. Questo ha portato ad un pluralismo di centri di potere e ampliato il ruolo e le competenze delle autonomie locali.

La potestà legislativa concorrente prevede, infatti, che lo Stato stabilisca i principi. Occorre sottolineare però che la delega alle Regioni sull’organizzazione e gestione dei servizi sanitari ha generato 21 differenti sistemi per gestire la salute pubblica. Tuttavia è di competenza esclusiva dello Stato, in base all’articolo 117, secondo comma, lettera h della Costituzione la sicurezza e l’ordine pubblico, anche all’interno quindi delle strutture ospedaliere, per garantire l’incolumità dei cittadini nonché del personale sanitario che peraltro, è spesso di genere femminile.

La mancanza di sicurezza ed ordine pubblico presso i pronti- soccorso può persino inficiare il diritto fondamentale alla tutela della salute, sancito  nell’art.32 della Costituzione oltre, ovviamente a generare un senso di pericolo e insicurezza in uno dei luoghi più sensibili per una comunità come sono le strutture ospedaliere ed i pronti- soccorso, soprattutto pubblici, dove la presenza -anche fisica- dello Stato è bene che sia percepita dai cittadini e dagli operatori sanitari.

Occorre dunque assolutamente equiparare in ogni caso il reato verso di aggressione verso un operatore sanitario a quello di violenza e minaccia a pubblico ufficiale, e reintrodurre le postazioni di polizia all’interno del Pronto soccorso degli ospedali che risultano da tempo, privi di adeguata vigilanza. I posti di controllo, in particolare, sono di pertinenza del Ministero dell’Interno che ha ridotto i turni di servizio parallelamente a quanto avvenuto in altre realtà similari. Va evidenziato però che le strutture ospedaliere sono inserite nell’elenco degli obiettivi sensibili nell’ambito del piano di controllo del territorio e proprio a tale riguardo, si era deciso la vigilanza esterna delle medesime, operata dalle Pattuglie della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri.

Resta il fatto che episodi come quello rilevato dal presidente Taboga si ripercuoto sugli operatori sanitari che per tutelarsi  sono obbligati a stipulare un’idonea assicurazione per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale, poiché l’azienda non copre la colpa grave. Inoltre le conseguenze di questi episodi si ripercuotono, inevitabilmente, sul senso di sicurezza dei cittadini, che proprio presso le strutture ospedaliere chiedono di essere protetti e di restare al sicuro.

Oggi, sono innumerevoli le aggressioni che ormai, quasi quotidianamente, coinvolgono anche le guardie giurate nello svolgimento del loro servizio nei vari ospedali e pronti-soccorso. La necessità è quella di non sottovalutare il problema e riconsiderare la presenza di operatori di polizia, in modo che i presidi ospedalieri tornino ad essere luoghi dove ci si possa  curare e lavorare in sicurezza.

Sottolineiamo che le Guardie Giurate sono addette, ai sensi dell’art133 e134 TULPS, <alla vigilanza o custodia delle proprietà mobiliari od immobiliari”. Con il D.M. 85/99 erano state aggiunte delle funzioni, relativamente ai controlli di sicurezza affidabili in concessione (ai privati), negli aeroporti, ma  è con il D.M. 154, tuttavia che i compiti delle G.P.G. si estendono in maniera davvero ampia. In buona sostanza, se si volessero definire i compiti attuali delle Guardie Giurate, si dovrebbe affermare che le stesse generalmente sono:”addette alla vigilanza dei beni mobili e immobili del proprio datore di lavoro (art.133 TULPS) o altrui (art.134 TULPS) e a tutte quelle altre attività di sicurezza, in cui non sono richieste pubbliche potestà”, così come ricordato dal D.M. 85/99 e 154/09. Se vogliamo dirla tutta, l’ordine pubblico spetta alle FF.OO, non è di competenza delle Guardie Giurate, come spesso viene ribadito da più parti. Le Guardie Giurate attendono da decenni di avere uno status giuridico appropriato per lo svolgimento del loro servizio in sicurezza e con maggiori tutele.

Resta nei nosocomi tra gli altri, un altro problema: l’attività di libero professionista intramoenia (ALPI) dei medici che lavorano negli ospedali). Così è iniziato il subdolo processo di privatizzazione della Sanità Pubblica. Questa evoluzione è stata percepita dal cittadino come la forma più odiosa e discriminante di selezione per censo che deve ricorrere alle prestazioni dei liberi professionisti non come libera scelta ma come opzione obbligata.  “Il soffrire per la giustizia è la nostra vittoria”, diceva il cardinale Federigo Borromeo ma il troppo stroppia…

Gianfranco Barcella 


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G.F. Barcella

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