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Savona, il Tempietto Boselli. Un angolo di arte e storia quasi nascosto


Il Tempietto Boselli di Savona. Un angolo di arte e storia quasi nascosto.

di Ezio Marinoni

Una passeggiata da un parcheggio in prossimità del mare, a pochi metri dal Priamar, mi ha fatto scoprire un angolo silenzioso e incantato di Savona, sfiorato da un binario ferroviario che entra in una galleria sotto la fortezza restaurata. Il binario è in disuso, ma questa è un’altra storia. Appena oltrepassato il binario e l’antico passaggio a livello che veniva manovrato a mano, da un casellante, mi sono trovato in un giardinetto recintato con una curiosa costruzione al suo interno, che meriterebbe migliore visibilità e conservazione.

Una ricerca mi ha permesso di capire che si tratta del cosiddetto Tempietto Boselli. Per raccontarne la storia dobbiamo partire dal suo nome. Giacomo Boselli (Savona, 1744 – Legino, 1808) apprende dal padre, esperto ceramista, i segreti del mestiere; andrà più volte a Marsiglia per imparare le tecniche praticate in quella città.

Il 17 novembre 1768, dopo un obbligatorio tirocinio di sei anni, è ammesso al maestrato della “Arte sottile dei Pignatari“.

Non sappiamo se in omaggio alla sua scuola d’oltralpe o per un vezzo dell’epoca, spesso firmava le sue opere come “Jacques Boselly”; dopo il 1798, la sua firma compare unita a quella di “Joseph Reibaud” o “Raibaud“, il savonese Giuseppe Robatto, con il quale crea oggetti di porcellana a pasta tenera e biscuit, in particolare figurine e gruppi centrotavola (detti trionfi) apprezzati e richiesti dalla nobiltà, opere di gusto neoclassico e di soggetto mitologico o storico.

Due sono le ipotesi più plausibili per spiegare questo comportamento. In primo luogo, per non pagare il dazio di esportazione e commerciare i prodotti in Francia; in secondo luogo. la fama che in Italia godevano le ceramiche francesi può aver spinto i due ceramisti a trasformare i loro nomi per divulgare la loro produzione in Italia, per un pubblico forse meno raffinato.

La richiesta e la vasta gamma di produzione indurranno Boselli ad accogliere nella sua officina una schiera di artisti, pittori e scultori. Fra i primi, Angelo Stefano Brusco, pittore di frutta, fiori, animali e paesaggi, fratello del più noto “Bruschetto” (1); un pittore e decoratore sarà G. T. Torteroli detto il “Sordo” (2) che prediligeva dipingere fiori, paesi ma anche bambocciate o lepidezze sull’esempio di Giovanni Agostino Ratti (3).

Per circa quarant’anni la sua fornace rimarrà accesa, non tralasciando di seguire ed interpretare ogni evoluzione stilistica che si verifica in Europa nel campo ceramico per tutta la seconda metà del Settecento.

La sua opera più tipica rimane, comunque, il tempietto neoclassico rivestito di maiolica che costruisce per il giardino della propria casa laboratorio della allora via Torino, nel 1785/86. Nel luglio del 1930 il manufatto viene smontato e ricostruito, integrato nelle decorazioni nei giardini pubblici comunali “Dante Alighieri”, dove si trova ancora oggi.

Giacomo Boselli morirà nella sua villetta di campagna, nei pressi della parrocchia di S. Ambrogio, a Legino.

II Boselli è il più noto degli antichi ceramisti liguri settecenteschi, l’ultimo di quella scuola savonese che aveva visto il suo più grande sviluppo poco dopo il 1650 con la ceramica azzurra dei Guidobono e con la fantasia multicolore dei Chiodo, dei Folco, dei Levantino e di tante altre famiglie di ceramisti che avevano aperto i loro forni a Savona e ad Albissola fra Sei e Settecento.

Il Tempietto Boselli è un autentico capolavoro dell’arta della ceramica, realizzato nel 1785.

Nel 2018 è stato inserito tra i monumenti che hanno partecipato al concorso dei “Luoghi del Cuore” promosso dal FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano. Luoghi del cuore è un modo di dire ormai comune, per designare luoghi unici, compresi in una mappa variegata di siti legati all’identità e alla memoria del territorio, di ognuno e di tutti. Molti di questi luoghi versano in stato di degrado o di abbandono, senza la cura necessaria a preservarne l’aspetto o un’adeguata valorizzazione.

Andiamo a vedere da vicino, per quanto consentito dalla cancellata voluta per proteggerne l’integrità, il monumento savonese.

Il Tempietto Boselli è un monumento conosciuto anche a livello internazionale per la sua importanza e per l’originalità artistica: è composto dal tempietto vero e proprio (un piccolo edificio in muratura con copertura a cupola, rivestito in ceramica) e dal pergolato antistante, formato da due filari di piloni in muratura, rivestiti da decorazioni in ceramica, sormontati da una pergola in legno di castagno, su cui si sviluppa un grande glicine rampicante.

Grazie a questa costruzione, Savona vanta nel campo dell’arte ceramista un monumento unico, grazie alla maestria del suo concittadino Giacomo Boselli. Per le dimensioni e per l’impatto visivo è forse il monumento più rappresentativo della grande tradizione artigianale, artistica, commerciale e imprenditoriale che ha caratterizzato la storia di Savona fin dal Medioevo.

Il piccolo edificio e il suo pergolato, scriveva nel 1990 Giuseppe Buscaglia, sono un «monumento ceramico e uno dei più puri esempi d’architettura neo-classica in Liguria con il quale Giacomo Boselli voleva rendere palese e celebrare la propria arte» (4).

A breve distanza dal Tempietto, un binario unico malinconico non svolge più la sua funzione; si può facilmente seguire il suo percorso: da una parte scompare in una galleria al di sotto del Priamar, dall’altra parte corre su un terrapieno e scompare alla vista dopo una curva, fra i caseggiati. Il passaggio a livello che ne regolava il traffico in quel tratto veniva azionato a mano da un casellante.

E questa è un’altra storia, relegata al libro dei ricordi di un tempo perduto.

Ezio Marinoni

Note

(1) Angelo Stefano Brusco (Savona, 18 aprile 1745 – Noli, 10 gennaio 1831) pittore operante soprattutto in Liguria. Tra le sue opere: Chiesa della Santissima Annunziata (Spotorno): decorazioni della facciata; Chiesa di San Nicolò (Albisola Superiore): decorazioni della facciata; Palazzo degli Scolopi a Monturbano (Savona): affreschi; Chiesa di San Giovanni Battista in San Domenico (Savona): finte architetture; Cattedrale di Nostra Signora Assunta (Savona): pitture di angeli con stemma di papa Pio VII; Chiesa di San Martino (Stella): fregi floreali a completamento degli affreschi.

(2) Giovanni Tommaso Torteroli, detto Il Sordo (1732 – 1821). Lavorante presso la fabbrica Chiodo, passa poi al laboratorio di Giacomo Boselli.

(3) Giovanni Agostino Ratti (Savona, 1699 – Genova, 1775). Frequenta a Roma la scuola di Benedetto Luti, sarà padre e maestro di Carlo Giuseppe Ratti.

(4) Giuseppe Buscaglia ha curato nel 1990, con Renzo Aiolfi, il volume d’arte “La Ceramica Savonese nella Raccolta Civica”.


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