Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Pietra Ligure e Val Maremola. La depurazione che non c’è. Non è una tassa ma un contratto. Verso richieste di restituzione e Comitati Civici


Le somme in pagamento e pagate da oltre un decennio per una depurazione che non c’è non sono una tassa ma un vero contratto. Si va verso le richieste di restituzione delle somme indebitamente pagate e verso la costituzione dei Comitati Civici.

Polo di Centrodestra per Pietra – Lista Civica dei Pietresi- Gruppo Consiliare “Centrodestra”

Consigliere Mario Carrara

4ta ed ultima Puntata

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Riassumendo: le norme esistenti non consentono più di avere dubbi in proposito: non si può far pagare il servizio di depurazione se quest’ultimo non viene effettuato. Sulla base della sentenza della Corte Costituzionale n⁰335 del 2008, la recente giurisprudenza della suprema Corte conferma sempre questo assunto: Corte di Cassazione: “…va affermato il principio secondo il quale, in caso di mancata fruizione, da parte dell’utente, del servizio di depurazione, per fatto a lui non imputabile, è irragionevole, per mancanza della controprestazione, l’imposizione dell’obbligo del pagamento della quota riferita a detto servizio” (Cass. Sez. 5, sent. 18 aprile 2018, n. 9500, recentemente richiamata da Cass. Sez.3, sent. 13-02-2020, n. 3692).

L’unico caso, tuttavia, che consente alle società gerenti il servizio idrico di chiedere agli utenti la corresponsione della depurazione, pur in assenza dello stesso servizio (eccezione che conferma la regola), sussiste quando sia già stato approvato, un progetto
ESECUTIVO che preveda e stabilisca un cronoprogramma circa la tempistica dell’esecuzione, appunto, dei lavori di costruzione o di adeguamento del depuratore o di collegamento allo stesso. Quindi, un progetto “finito”, completo di tutte le sue componenti, perciò pronto per essere attuato concretamente, ma, soprattutto, in grado di assicurare all’utente “tempi certi” e cadenzati della sua esecuzione.

Una cosa del genere era prevista dal Protocollo di intesa, approvato dal Comune di Pietra Ligure il 18 Maggio 2021 (esattamente due anni fa..!), tra la Provincia di Savona, Pietra Ligure, gli altri comuni sopraccitati e le società gerenti il servizio idrico integrato laddove, al n⁰8 del medesimo Protocollo d’intesa, è tassativamente scritto:

Entro 30 giorni dall’entrata in vigoreq del presente protocollo, SA (Servizi Ambientali) si impegna a presentare a tutte le parti aderenti un cronoprogramma dettagliato degli interventi, in linea con le tempistiche definite dal presente Protocollo.”

Tuttavia, “QUEL” cronoprogramma, di cui parla il n⁰ 8 del Protocollo, non è mai stato presentato per la semplice ragione che “prima” non è mai stato approvato un progetto esecutivo in merito; anzi: nel nostro caso sarebbero DUE i progetti esecutivi a dover essere stati approvati, perché sono DUE i progetti, strettamente connessi ed interdipendenti tra loro, a reggere tutto l’impianto della questione: quello del canale o tubazione di collegamento tra Pietra Ligure e Borghetto S.Spirito e l’altro progetto, che è prioritario al primo citato, dell’ingrandimento, o meglio, dell’adeguamento dello stesso depuratore di Borghetto S.Spirito a ricevere i nuovi “reflui” di Pietra Ligure e della Valmaremola. Infatti: a cosa servirebbe aver fatto il collegamento col depuratore di Borghetto se poi quest’ultimo non è ancora stato adeguato ai nuovi reflui? E, allo stesso tempo cosa servirebbe aver ingrandito lo stesso depuratore se no venisse fatto il collegamento? Come ci arriverebbero i reflui a Borghetto? Come si vede: non uno, ma DUE progetti esecutivi in stretta connessione ed interdipendenti tra loro.

Ma tutte queste cose sono ancora di là da venire perché, pur essendo presente una progettualità già dal 2019, essa non è mai stata fatta seguire da nessun progetto esecutivo adottato.

E come avrebbe potuto esserlo, visto che per adottare un progetto esecutivo si devono indicare i finanziamenti che lo sostengono e qui dei finanziamenti ne sono ancor oggi alla ricerca? Non basta la semplice progettualità di un collettamento o della costruzione di un nuovo depuratore, ma occorre il cronoprogramma definitivo dei lavori, che si ha, appunto, con l’affidamento e l’esecutività del progetto stesso.

Nel nostro caso, di Pietra Ligure, Borgio Verezzi e Valmaremola non siamo solo “distanti” da questi “passaggi procedurali”, ma siamo a distanze “siderali”, anni luce dalla risoluzione del problema.

Non vediamo proprio, quindi, come si possa ancora richiedere nelle bollette il pagamento di somme per una depurazione che NON ESISTE, NON C’È, NON SI SA QUANDO SI FARÀ. Altro che …..”cronoprogramma“.

Tutto il resto non esiste: è solo propaganda per buttare fumo negli occhi alla gente, rassicurarla con l’attestazione in bolletta che il “servizio di depurazione è attivo“, quindi, rabbonirla, tenerla buona a subire di pagare, o meglio, di continuare a pagare somme anche rilevanti, che incidono
oltre il 40% sull’importo totale della bolletta dell’acqua, e che vengono tolte, “sottratte” al bilancio delle famiglie, agli stipendi, alle pensioni, per contribuire a sostenere il bilancio delle società erogatrici. Punto.

Molte persone, dopo questi nostri interventi ci hanno chiamato dicendoci le solite frasi scontate: “…ma io non sapevo…; ma io credevo che la depurazione ci fosse già…; io ho pagato in buona fede sulla base di quello che attestavano….; ma come: il Sindaco dice che il mare è pulito con la bandiera blu e noi buttiamo in mare la fognatura non depurata..: com’è possibile..? ecc.” Questi nostri interventi servono proprio per far prendere “coscienza” ai cittadini della realtà della situazione e far operare una riflessione sulle centinaia, se non migliaia, di euro pagati in questi oltre 10 anni per un servizio che sembra proprio millantato ma, in realtà, … è inesistente.

Abbiamo visto nelle scorse puntate, le sconcertanti dichiarazioni rilasciate nelle sue funzioni ufficiali e nella sede istituzionale del Consiglio comunale del 30 Luglio 2021, perciò registrate ed agli atti, dal Sindaco di Pietra Ligure Luigi De Vincenzi il quale, pur di contrastare la tesi secondo la quale i cittadini non dovrebbero pagare la depurazione in quanto non effettuata per ben il 70% della sua città, non ha esitato a rilasciare dichiarazioni apparentemente prive di fondamento, se non sfacciatamente azzardate. Ma un Sindaco, prima di pensare, forse, agli equilibri politici o ai bilanci delle società idriche (pur partecipate dal Comune per percentuali irrisorie), non dovrebbe essere il primo a voler e dover tutelare i propri cittadini da supposte vessazioni anche se solo si sospettasse che esistano? Non avrebbe dovuto, prima di schierarsi contro una posizione che mirava a difendere i cittadini da un ipotetico sopruso continuato ai loro danni, almeno approfondire la questione e dimostrare con atti reali e concreti di essere dalla loro parte, anziché farlo con delle trite parole rituali di circostanza, ma non di sostanza?

Da tener presente che la questione che chi ora scrive ha sollevato non riguarda tanto quella, in sé e per sé, del depuratore “da adeguarsi” o del collegamento con il depuratore “ancora da farsi“, che sono questioni di livello …”superiore”, pertinenti la capacità, o l’incapacità, di chi ha incarichi istituzionali competenti, a risolverle; questioni che non sono certo nei poteri o nelle competenze dei cittadini o anche dei singoli consiglieri comunali, specie se d’opposizione.

No, la questione sollevata riguarda il fatto che, da oltre un decennio, società di gestione dei servizi idrici, a maggioranza pubblica, sul presupposto da loro attestato dell’avvenuta depurazione, ne hanno chiesto il pagamento, pur essendo ben consapevoli, invece, della sua non effettuazione.

Qui, invece, i cittadini hanno certamente la facoltà di esercitare i loro diritti e far sentire la loro voce, perché sono state loro chieste cospicue somme di danaro che non sarebbero state dovute in pagamento; somme che vengono, tutt’oggi, pervicacemente ancora richieste nelle bollette e pagate.

Tanto per dare un’idea della dimensione del problema in termini economici, si pensi che, fintantoché i servizi idrici sono stati gestiti dai singoli Comuni, come nel caso di Pietra Ligure, il costo dell’acqua era pagato una volta all’anno e corrispondeva a quello (e forse neanche..) che ora si paga in una sola, singola bolletta. Quindi, chi ha conservato le bollette di quest’ultimo decennio vada a vedere quali cifre è stato costretto a pagare in più per la depurazione non fatta e si rende conto dell’entità di quanti soldi abbia versato per un servizio non fornito.

Quindi, ora ci sono DUE esigenze di giustizia che sono impellenti: 1) Far sospendere subito la richiesta in bolletta delle numerose voci dei costi della depurazione, perché non dovuti. 2) Recuperare i soldi indebitamente pagati nel passato.

Un’operazione …inverosimile quest’ultima? Pensiamo proprio di no, in quanto ci poniamo una domanda: se, per ipotesi, avessimo “goduto” di tariffe “agevolate” senza averne diritto, oppure avessimo usufruito di sconti “non dovuti” o, meglio ancora, avessimo percepito somme, poi riconosciute come “che non ci spettavano“, non ce ne verrebbe richiesta, come giusto, la restituzione? Ma dal giorno più lontano negli anni, a seconda di ciò che prevede la legge? E, come giusto, con l’addebito maggiorato, da quel giorno, degli interessi legali?

E perché, quindi, dovrebbe sussistere una remora, un’esitazione nel richiedere che ci venga restituito quanto di nostro abbiamo pagato, quando non avremmo dovuto farlo, essendoci stato richiesto senza che ne esistessero i presupposti?

E “quanto indietro” nel tempo dovrebbe andare la richiesta di restituzione delle somme indebitamente pagate per la depurazione non fatta?

Qui, ci aiuta sempre la Giurisprudenza della suprema Corte di Cassazione.

Anche a capire “cosa sia“, che “natura” abbia l’importo richiesto nelle bollette dell’acqua, cioè se sia una tassa o in genere, un tributo o “qualcosa d’altro“.

Se ricordate, nella prima puntata, avevamo da subito scritto la definizione di “Tassa” come il “compenso pagato da un privato cittadino a un ente pubblico per un servizio“. Infatti, per opinione consolidata generale quanto ci veniva e ci viene fatto pagare in bolletta era, è una tassa. Ma non è così.

La suprema Corte di Cassazione
ha risolto la questione chiarendo che: “posto che non trattasi di entrata tributaria, che in quanto tale sarebbe svincolata da un rapporto di sinallagmaticità (cioè, un rapporto contrattuale, ndc) con la prestazione del pubblico servizio, bensì di corrispettivo contrattuale dovuto dal fruitore della fornitura idropotabile, in assenza della prestazione consistente nella depurazione dei reflui, il privato contraente non è tenuto alla corresponsione del relativo corrispettivo ed in caso di pagamento
è legittimato a richiedere la ripetizione dell’indebito (Cass. Civ. 10958/2010) “.

Quindi, il supremo giudice stabilisce tre cose fondamentali: 1) Quanto richiesto in bolletta NON è una tassa, ma è un vero e proprio contratto tra società gerente i servizi idrici ed il cittadino consumatore. Come tale, segue le regole del diritto civile. 2) In assenza della “prestazione” della depurazione che la società gerente dovrebbe fornire al cittadino che è l’altra parte del contratto, quest’ultimo NON deve pagare. 3) Se, comunque, egli paga o è costretto a pagare, il cittadino contraente è legittimato a richiedere che gli vengano restituiti quei soldi.

Chiaro, no? La tesi della natura di “corrispettivo da contratto” e non di “tassa” della prestazione richiesta in pagamento è peraltro confermata dall’assoggettazione dello stesso corrispettivo, che il cittadino utente è chiamato a pagare, al regime dell’IVA.


Se fosse una “tassa” ciò non sarebbe possibile perché non si può applicare l’IVA, che è un’imposta, su una tassa. Ma l’IVA si applica sul valore aggiunto della produzione e lo scambio di beni o servizi, cioè sulle prestazioni derivanti da contratto, com’è nel nostro caso.

Tutto questo discorso, che a prima vista sembra accademia, ha, invece, delle implicazioni e delle conseguenze rilevantissime. Infatti, porta il periodo in cui si può richiedere nel tempo la restituzione del danaro pagato indebitamente a ben 10 anni indietro dal momento in cui viene presentata l’istanza, seguendo le regole civilistiche dei contratti e non solo a 5.

Ognuno valuti, nel proprio caso, cosa ciò significhi. Certo, se uno nei 10 anni, per ciascuno di essi, avesse pagato somme irrilevanti, richiedere la restituzione della percentuale di depurazione, varrebbe il detto che: “…il gioco non vale la candela“; ma se uno ogni anno, per 10 anni, ha pagato bollette rilevanti comprensive dei costi della depurazione che non veniva effettuata, il richiedere la restituzione di questi ultimi, che in media pesano intorno al 40% delle bollette stesse, allora ha un senso, che diventa anche un senso di giustizia.

È per tutto quanto descritto sopra che ora è il momento di passare ai fatti. Parole, analisi e riflessioni ne sono state fatte tante e adesso la situazione appare più chiara.

Chi aveva, in questi dieci anni la possibilità istituzionale di schierarsi in difesa dei propri cittadini contro questi soprusi non l’ha fatto; anzi, nel caso dei Sindaci, quello di Pietra Ligure, Luigi De Vincenzi in Consiglio comunale, il 30/7/2021, si è schierato decisamente “CONTRO“, schierandosi per il “bisogna pagare comunque..“, facendo indirettamente un grosso piacere alle società dei servizi idrici.

Per cui ora dovranno essere i cittadini a “muoversi” direttamente per far valere i loro diritti. Ne hanno tutto l’interesse.

A questo proposito, ci siamo messi in contatto con valenti legali, esperti in diritto…”idrico” che, con organismi a difesa e tutela dei consumatori, hanno dato la loro competente disponibilità a seguire la vicenda delle tariffe e degli utenti della depurazione in bolletta a Pietra, Borgio e nella Valmaremola.

L’obiettivo è quello di intraprendere azioni di recupero delle somme versate indebitamente in questi anni, pagando dei costi legali che siano accettabili, non onerosi, se non più che simbolici.

Per parte nostra ci muoveremo per mobilitare quanti dell’opinione pubblica fossero interessati al tema, promuovendo pubbliche assemblee dove le questioni verranno affrontate e dibattute. Inoltre, ci faremo promotori della costituzione di comitati civici che dovranno seguire d’ora innanzi il problema stesso.

Ciò riguarda, come ripetiamo la restituzione delle somme indebitamente pagate per la depurazione ed ovviamente, il loro stralcio dall’imposizione nelle nuove bollette.

Tutto questo, impregiudicato l’accertamento delle responsabilità personali di chi ha creato e consolidato questo stato di cose. Anche di chi, con dichiarazioni pubbliche non veritiere, fatte in sedi istituzionali ha dimostrato connivenza.

Questa era la quarta puntata che conclude questi nostri interventi sul problema affrontato. Non escludiamo, tuttavia, di tornare ad affrontare il tema, a seconda dell’evoluzione che esso avrà nei prossimi tempi.

Mario Carrara, consigliere comunale

11 Maggio 2023

 


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Carrara

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