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Liguria e Basso Piemonte

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‘Ma come fanno i balneari (italiani)’. Impopolare e lo dico: ‘I gestori di spiagge hanno le loro ragioni’. L’articolo di Fabio Fazio su Oggi


In merito all’articolo di Fabio Fazio su Oggi del 4 maggio 2023. “Ma come fanno i balneari (Italiani)”. E’ impopolare ma lo dico: “I gestori delle spiagge hanno le loro ragioni”. In Liguria resta da sottolineare però anche il problema delle spiagge libere sempre più ridotte e inospitali.                 

                                                                           di Gianfranco Barcella 

Fabio Fazio nella foto del commento di ‘Mondo Balneare’ (vedi….) all’articolo che ha scritto per Oggi. Titola la rivista degli stabilimenti balneari, demanio marittimo e turismo in spiaggia: “Balneari, Fabio Fazio uno di noi”. Il conduttore di “Che tempo che fa” merita un encomio per avere trattato un tema impopolare con coraggio e obiettività

Sul numero 18 di “Oggi” del 4/5/2023 ho apprezzato Fabio Fazio come opinionista, leggendo le sue considerazioni sulla tanto discussa e travagliata attuazione della direttiva dell’Unione Europea 2006/123/CE, conosciuta come Direttiva Bolkestein, relativa ai servizi nel mercato europeo comune, presentata dalla Commissione europea nel febbraio 2004, approvata ed emanata nel 2006. Alla direttiva è stata data attuazione in Italia, mediante il decreto legislativo 26 marzo 2010 n.59, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.94 del 23 Aprile 2010.

La direttiva Bolkestein ruota intorno al tema della liberalizzazione delle concessioni balneari. Gli esecutivi italiani sono stati sempre restii ad applicare la norma europea, così come dimostra l’estensione delle concessioni balneari fino al 31 dicembre 2033, disposta dal Governo Conte I.

Nel Dicembre 2020 la Commissione europea ha inviato all’Italia una lettera di messa in mora, relativa al rinnovo automatico delle concessioni balneari, minacciando di ricorrere alla procedura d’infrazione nel caso di ulteriore disallineamento alla direttiva da parte delle istituzioni italiane. Il Consiglio di Stato, organo ausiliare del Governo, intanto ha annullato la validità della proroga al 2033 e imposto le gare entro due anni.

Scrive Fazio, tra l’altro, nel succitato articolo: “Va detto che la categoria  dei balneari non gode di particolare simpatia. Riconosco con qualche ragione. L’argomento che sto per affrontare non è decisamente tra i più popolari. Ma ciò non è sufficiente per liquidare con una alzata di spalle l’annosa questione delle concessioni, che una legge europea, la Bolkestein, mette in discussione:ancora nei giorni scorsi l’Europa ha chiesto di rispettare la disposizione che, contro il rinnovo automatico, prevede la messa all’asta delle medesime. In passato si era assicurato alla categoria che nulla sarebbe cambiato sino al 2033: lo fece l’allora ministro Franceschini proprio a< Chetempochefa>. Così non è stato e qualcosa di sicuro andrà fatto:pena sanzioni o addirittura problemi seri per il percorso del Pnrr. In Italia ci sono più di 7 mila stabilimenti: un quarto in più rispetto a dieci anni fa. Vengo da una ragione di mare e ho amici e parenti che di mestiere fanno i balneari. Conosco abbastanza bene la situazione per dire che per lo più si tratta di aziende a condizione familiare che conservano un rapporto fondamentale con i turisti e soprattutto sono i custodi del territorio e i garanti delle vacanze per migliaia di bagnanti. Ci sono naturalmente anche quei grandi stabilimenti che fanno cronaca e ancora altri che sono sicuramente privilegiati. Ma per lo più si tratta di piccole imprese che hanno costruito e investito nelle loro attività e che ovviamente non possono accettare che venga messo all’asta il loro lavoro senza almeno il riconoscimento del valore di mercato e di quello che si chiama <avviamento>, come un tutte le attività commerciali”.

Nulla quaestio. Mi sembra un ragionamento di buon senso. Io amerei però che si tutelasse maggiormente anche il diritto di coloro che vogliono godersi un po’ di refrigerio al mare, senza sostenere spese onerose, soprattutto per una famiglia.

Nel suo rapporto, Legambiente evidenzia come il problema delle spiagge libere non sia solo quantitativo ma anche qualitativo. Oltre che essere poche, i litorali liberi occupano sovente <spazi di serie b, quelli  poco appetibili ai privati. Come nella Sanità, molte volte, il pubblico è ridotto a <residuo del privato>.

Chi non può pagare l’accesso agli stabilimenti che hanno costi molto spesso tutt’altro che popolari, si ritrova, quasi sempre, in spiagge in prossimità dei fiumi, fossi o fognature, ed a fare il bagno in acque inquinate. Tutti ricordano la perdita della balneabilità del mare che bagna le spiagge libere di Boccadasse e Voltri (la più estesa di Genova).

Il fatto è che è sempre più difficile trovare una spiaggia libera dove prendere il sole in modo appena dignitoso! Per chi può permettersi dai 300 ai 500 euro giornalieri per un ombrellone e due lettini, in quel di Paraggi, la boutique del mare, non esiste alcun problema di sorta, ma chi può solo accedere alle spiagge libere deve considerare che in Liguria sono molte meno di quanto prevederebbe la legge regionale, ma nessuno né a Tursi, né a Roma, sembra voler mettersi contro la categoria dei balneari, coccolata dalla giunta Toti e dal governo Lega-5 Stelle. Anche nell’oasi di paradiso di Paraggi, a dire il vero, esiste un fazzoletto di spiaggia, a libero accesso dalla prima mattina. Mettendo la sveglia, con venti euro per un seggiolino, si può respirare anche l’aria di Pier Silvio Berlusconi e bagnarsi nelle acque della Toffanin. Ma poi uno si sente a disagio e quasi un incomodo, insomma fuori posto, in un luogo di delizie che non gli compete. Si guarda le infradito, comprate al mercato, e si vergogna un po’. Così gode a metà la sua giornata di delizie.

Ai poveri è concesso, al massimo, il purgatorio sulla terra sabbiosa! La legge regionale ligure comunque prevede che in ogni comune rivierasco, il 40% del litorale debba rimanere pubblico. In realtà però, secondo la stima di Legambiente solo il 14% della nostra costa è accessibile liberamente. La Liguria è uno dei casi in cui la teoria della legge più si discosta dalla pratica della realtà. La legge non viene rispettata perché non prevede sanzioni per chi non la applica. Il paradosso è che i Comuni che non rispettano il limite del 40%  perdono il finanziamento regionale per la pulizia delle spiagge rimaste, mentre esistono incentivi proprio per la pulizia e la sistemazione del litorale per i Comuni che la fanno rispettare.

Tempo addietro Legambiente aveva rilevato che dei 53 comuni rivieraschi liguri, solo 12 rispettavano la legge regionale del 40% e la situazione non pare essere migliorata. La Liguria peraltro, è equiparabile al resto d’Italia. Nella nostra regione vi sono 114 Km di spiagge e il totale delle concessioni demaniali è di 9.707.(1.198 concessioni per gli stabilimenti balneari e 325 per i campeggi, circoli sportivi e complessi turistici che comportano un’occupazione del suolo del 69,9%. Sempre nel rapporto annuale di Legambiente si afferma che sarà fondamentale completare il lavoro di ricognizione delle concessioni balneari, in modo da distinguere tra la maggioranza che ha lavorato bene e coloro che hanno realizzato abusi, costruito muri e barriere per impedire il passaggio e la visione del mare, che non hanno pagato i canoni.

Si deve fare in modo che nell’assegnazione  siano sempre premiate le realtà locali  che hanno ben operato con progetti di maggiore qualità. Occorre pianificare gli spazi demaniali per non arrivare in ritardo alle scadenze fissate dall’Unione Europea e subire delle multe che sarebbero a carico di tutti i cittadini.

Marco Scajola con Angelo Vaccarezza, Piero Santi e Enrico Schiappapietra

Ribadiamo che Marco Scajola, nella puntata del 3 aprile 2022 della trasmissione .”Mi Manda Rai Tre”, affermava che in “Liguria abbiamo una legge che obbliga  ad avere almeno il 40 % di spiagge libere e queste percentuali sono rispettate in tutti i comuni”. A chi credere? L’elaborazione di Legambiente sui dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Regioni e Comuni del 2021, evidenzia una ben maggiore occupazione in percentuale di spiagge in concessione per i comuni, cos’ dettaglia: a Laigueglia 92,5%, a Diano Marina 92,2%,ad Alassio 88,2%, a Santa Margherita Ligure 87,4%, a Rapallo 86,5%,a Spotorno 86,1%,a Celle Ligure 82,6%, a Taggia 80,3%, a Varazze 78,3%, a Noli77,8%, ad Albissola Superiore77,7%, ad Albisola Marina 75,6%.

Per ora soprassediamo sul problema dell’erosione dei litorali e rileggiamo l’art 3 della Costituzione Italiana.

Gianfranco Barcella


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G.F. Barcella

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