Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Bergeggi: nell’area marina un progetto per la rinascita della posidonia


Nell’area marina protetta di Bergeggi un progetto per la rinascita della posidonia.

di Alesben B.

Nell’area marina protetta di Bergeggi sarà realizzato un progetto di riforestazione delle praterie di posidonia (pianta acquatica fondamentale per la produzione di ossigeno) per il sequestro del carbonio organico. L’obiettivo sarà raggiunto, in diverse fasi, attraverso tecniche innovative di trapianto a basso impatto ambientale, utilizzando materiali biodegradabili, ovvero reti in fibra di cocco

l ripristino di praterie degradate può contribuire a mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

“Il progetto – sostenuto da Fondazione ERM e International School for Scientific Diving (I.S.S.D.) in collaborazione con il Seascape Ecology Lab del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita (DiSTAV) dell’Università di Genova – prevede il ripristino di una prateria di Posidonia oceanica degradata attraverso il trapianto di circa 2.500 talee di Posidonia oceanica. Questo obiettivo sarà raggiunto attraverso tecniche innovative di trapianto a basso impatto ambientale, utilizzando materiali biodegradabili (reti in fibra di cocco)”.

“Le fanerogame marine – spiega Claudia Solaini, partner del progetto – sono tra gli habitat più ricchi di biodiversità del mondo. Gli interventi di riforestazione delle praterie degradate rientrano in un più ampio concetto di economia ‘blu sostenibile’ focalizzata a potenziare i programmi di ripristino degli ecosistemi marini”. Per quanto riguarda il sequestro del carbonio organico, “le fanerogame – prosegue – sono gli ecosistemi più efficienti per quanto riguarda lo stoccaggio del carbonio atmosferico. Il ripristino di praterie degradate può contribuire e quindi, a mitigare gli effetti del cambiamento climatico mediante il sequestro del carbonio inorganico (carbon sink)”.

Il progetto è suddiviso in diverse fasi: la prima parte riguarda l’individuazione delle aree idonee per realizzare gli interventi di riforestazione di Posidonia oceanica. In ogni area di restauro sarà avviata una valutazione delle condizioni di pre-restauro (baseline) e sarà definita la metratura di intervento. Le talee di Posidonia oceanica utilizzate per la riforestazione saranno preferibilmente raccolte nelle zone limitrofe le aree di intervento. Poi segue la riforestazione delle zone e un periodo di monitoraggio: ogni 3 mesi per il primo anno successivo all’intervento sarà monitorato il miglioramento dei servizi ecosistemici associati agli interventi di ripristino. Saranno infine delineate, assieme agli stakeholder, le strategie di gestione degli ecosistemi ripristinati.

Il progetto si sostiene anche grazie ad una raccolta fondi presente nella pagina GoFundGreen di GoFundMe.

Le spermatofite (dal greco: spèrmatos = seme; phytòn = pianta) costituiscono una superdivisione a cui appartengono le piante vascolari caratterizzate dalla presenza di organi fiorali solo nel caso delle angiosperme, grazie ai quali si riproducono tramite la formazione di semi. Le gimnosperme utilizzano gli strobili per lo stesso obiettivo. Per questa loro peculiarità, le spermatofite sono anche conosciute col nome di fanerogame (phaneròs = evidente; gàmos = nozze) e si differenziano dalle Crittogame, piante vascolari e non, la cui propagazione è affidata esclusivamente alle spore.

Le Fanerogame possono essere sia terrestri sia acquatiche e tra le fanerogame marine si annovera Posidonia oceanica, il cui habitat è considerato d’importanza prioritaria per la sua funzione di habitat che accoglie molte specie vegetali ed animali, e che costituisce un endemismo del Mar Mediterraneo.

Questo gruppo include quindi le piante più evolute, rappresentate dalle varie divisioni di Gimnosperme e dalle Magnoliofite (o Angiosperme). Alcuni botanici ritengono che la divisione delle Clamidosperme (o Gnetofite), comprendente gli ordini Gnetales, Welwitschiales ed Ephedrales, presenti caratteri intermedi tra le Gimnosperme e le Angiosperme.

Nelle Spermatofite si realizza una notevole diminuzione della generazione gametofitica. Questo è dovuto al fatto che nel corso dell’età evolutiva i gameti si sono differenziati sessualmente, consentendo che questi ultimi non si incontrino nell’ambiente esterno, ma per ogamia; il gamete femminile viene mantenuto e protetto dalla pianta madre, mentre i gameti maschili, più piccoli e mobili, vengono liberati nell’ambiente.
L’ovulo, struttura tipica delle spermatofite, è il gametofito femminile e viene trattenuto nel macrosporangio. L’ovulo, una struttura costituita in buona parte dalla pianta madre, è costituito da cellule dello sporofito, formate da cellule diploidi, in cui coesiste anche il gametofito, costituito da cellule aploidi.

Il gametofito maschile, ancora immaturo, viene subito rilasciato nell’ambiente e prende il nome di polline. Quest’ultimo, in alcune Spermatofite, è dotato di flagelli e viene portato verso l’oosfera, nell’ovulo, dal tubo pollinico fino ad arrivare agli archegoni. L’ovulo dopo la fecondazione diventa seme.

Posidonia oceanica (L.) Delile, 1813 è una pianta acquatica, endemica del Mar Mediterraneo, appartenente alla famiglia delle Posidoniacee (angiosperme monocotiledoni). Ha caratteristiche simili alle piante terrestri, ha radici, un fusto rizomatoso e foglie nastriformi lunghe fino ad un metro e unite in ciuffi di 6-7. Fiorisce in autunno e in primavera produce frutti galleggianti volgarmente chiamati “olive di mare”.Forma delle praterie sottomarine che hanno una notevole importanza ecologica, costituendo la comunità climax del mar Mediterraneo ed esercitando una notevole azione nella protezione della linea di costa dall’erosione. Al suo interno vivono molti organismi animali e vegetali che nella prateria trovano nutrimento e protezione. Il posidonieto è considerato un buon bioindicatore della qualità delle acque marine costiere.

Le foglie nascono dai rizomi ortotropi, sono nastriformi, di colore verde brillante che diventa bruno con il passare del tempo. Raggiungono la lunghezza di circa 1,5 m, sono larghe in media 1 cm e presentano da 13 a 17 nervature parallele. Gli apici sono arrotondati e spesso vengono persi per l’azione del moto ondoso e delle correnti. Sono organizzate in fasci che presentano 6 o 7 foglie, con le più vecchie che si trovano all’esterno e le più giovani all’interno e vengono suddivise in tre categorie:

  • Foglie adulte: presentano una lamina con funzione fotosintetica e da una base separata dal lembo fogliare da una struttura concava detta “ligula”;
  • Foglie intermedie: sono prive della base;
  • Foglie giovanili: sono convenzionalmente di lunghezza inferiore ai 50 mm.

In autunno la pianta perde le foglie adulte più esterne, che diventano di colore bruno e sono fotosinteticamente inattive e durante l’inverno vengono prodotte le nuove foglie. L’accrescimento verticale dei rizomi porta alla formazione di una struttura chiamata matte, costituita da un intreccio di rizomi morti e radici tra i quali resta intrappolato il sedimento. Solo la parte sommitale di queste strutture è formata da piante vive. La formazione delle mattes dipende in massima parte dai ritmi di sedimentazione; un’alta velocità di sedimentazione può portare ad un eccessivo insabbiamento dei rizomi e quindi al loro soffocamento; al contrario, una sedimentazione troppo lenta può portare allo scalzamento dei rizomi ed alla regressione della prateria. Poiché la velocità di decomposizione dei rizomi è molto lenta essi possono rimanere all’interno della matte anche per millenni. La matte ha un ritmo di crescita molto lento: il suo accrescimento è stato stimato in circa 1 m al secolo.

Come tutte le Fanerogame marine, anche la P. oceanica si è evoluta da Angiosperme che vivevano nella zona intertidale, al confine tra la terra e il mare, e che erano quindi in grado di sopportare brevi periodi di immersione in acqua. Quando l’impollinazione da anemofila è diventata idrofila, le piante hanno completamente abbandonato la terraferma. I primi fossili di posidonia (P. cretacea) risalgono al Cretaceo, circa 120 milioni di anni fa, mentre nell’Eocene, 30 milioni di anni fa, fece la sua comparsa la P. parisiensis. La crisi di salinità del Messiniano, avvenuta circa 6 milioni di anni fa nel Mediterraneo, ha provocato un abbattimento della diversità genetica in posidonia. Mentre prima esistevano sia ceppi in grado di vivere in condizioni locali di alta salinità sia ceppi capaci di vivere in bacini a salinità bassa, dopo la crisi questi ultimi sono scomparsi e sono stati selezionati solo quelli capaci di vivere a salinità elevate. All’interno dello stagnone di Marsala, le praterie si trovano in una zona che può raggiungere valori di salinità del 46-48‰

La prateria di posidonia costituisce la “comunità climax” del Mediterraneo, cioè rappresenta il massimo livello di sviluppo e complessità che un ecosistema può raggiungere. Il posidonieto è, quindi, l’ecosistema più importante del mar Mediterraneo ed è stato indicato come “habitat prioritario” nell’allegato I della Direttiva Habitat (Dir. n. 92/43/CEE), una legge che raggruppa tutti i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) che necessitano di essere protetti

Nell’ecosistema costiero la posidonia riveste un ruolo fondamentale per diversi motivi:

  • grazie al suo sviluppo fogliare libera nell’ambiente fino a 20 litri di ossigeno al giorno per ogni m2 di prateria
  • produce ed esporta biomassa sia negli ecosistemi limitrofi sia in profondità;
  • offre riparo ed è area di riproduzione per molti pesci, cefalopodi, bivalvi, gasteropodi, echinodermi e tunicati;
  • consolida il fondale sottocosta contribuendo a contrastare un eccessivo trasporto di sedimenti sottili dalle correnti costiere;
  • agisce da barriera soffolta che smorza la forza delle correnti e delle onde prevenendo l’erosione costiera;
  • lo smorzamento del moto ondoso operato dallo strato di foglie morte sulle spiagge le protegge dall’erosione, soprattutto nel periodo delle mareggiate invernali.

In tutto il Mediterraneo le praterie di posidonia sono in regressione, un fenomeno che è andato aumentando con gli anni con l’aumento della pressione antropica sulla fascia costiera. La scomparsa delle praterie di posidonia ha degli effetti negativi non solo sul posidonieto ma anche su altri ecosistemi, basti pensare che la perdita di un solo metro lineare di prateria può portare alla scomparsa di diversi metri della spiaggia antistante, a causa dei fenomeni erosivi. Inoltre la regressione delle praterie comporta una perdità di biodiversità e un deterioramento della qualità delle acque.

La Caulerpa taxifolia , scappata dall’acquario di Montecarlo, è un’alga alloctona che in alcune zone del Mediterraneo sta soppiantando la P. oceanica. Le cause della regressione sono da ricercarsi in:

  • inquinamento: la posidonia è molto sensibile agli agenti inquinanti;
  • pesca a strascico;
  • nautica da diporto (raschiamento delle ancore sul fondale, sversamenti di idrocarburi, detergenti, vernici, rifiuti solidi etc…)
  • costruzione di opere costiere e di conseguenza l’immissione di scarichi fognari in mare che aumentando la torbidità dell’acqua ostacolano la fotosintesi;
  • costruzione di dighe, dighe foranee e barriere che modificano il tasso di sedimentazione in mare;
  • Ripascimento delle spiagge a scopo turistico;
  • eutrofizzazione delle acque costiere che provoca un’abnorme crescita delle alghe epifite, ostacolando così la fotosintesi

Recentemente le praterie sono minacciate anche dalla competizione con due alghe tropicali accidentalmente immesse in Mediterraneo, la Caulerpa taxifolia  e la Caulerpa racemosa. Le due alghe presentano una crescita rapidissima e stanno via via soppiantando la posidonia.

L’organismo più grande del mondo? Nel 2006 è stata scoperta nelle Baleari una pianta di Posidonia lunga circa 8 km cui è stata attribuita un’età di 100.000 anni. La pianta si trova all’interno di una prateria che si estende per 700 km² dalla zona di Es Freus (Formentera) fino alla spiaggia di Las Salinas (Ibiza). L’identificazione della pianta è stata possibile grazie all’uso di marcatori genetici. La scoperta è stata casuale, poiché si stima che all’interno di questa prateria vivano cento milioni di esemplari della stessa specie. Si ritiene che questa pianta sia uno degli organismi viventi più grandi e longevi del mondo.

Alesben B.


Avatar

Alesben B

Torna in alto