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Ma cosa si deve insegnare a scuola?


Ma cosa si deve insegnare a scuola?

di Luigi Vassallo

Quali materie devono essere insegnate a scuola e perché? Questa domanda è, esplicitamente o implicitamente, dietro ogni tentativo dei governi di qualsiasi colore politico di modificare o rinnovare i curricoli o i programmi scolastici. Ma a questa domanda si risponde spesso confondendo o sovrapponendo piani diversi, da quello pedagogico a quello epistemologico a quello (parimenti legittimo) della rivendicazione che le modifiche ai curricoli non comportino cancellazione di cattedre e conseguente perdita di posti di lavoro di insegnanti.

Le scuole, per come la vedo io, dovrebbero favorire un lavoro didattico che, come scrive Howard Gardner, inculchi nei giovani la conoscenza dei modi di pensare delle principali discipline, ossia scienze, matematica, arti e storia. All’interno di queste famiglie disciplinari, l’importante è che gli studenti affrontino in modo approfondito tematiche importanti, non che studino certe discipline o certe tematiche particolari (…) Importante ed essenziale è, invece,che gli studenti esplorino in forma sufficientemente approfondita una serie ragionevole di esempi, così da rendersi conto di quale sia il modo di pensare e di agire tipico dello scienziato, del geometra, dell’artista, dello storico. Scopo di tale immersione, giova sottolinearlo, non è di fare degli studenti altrettanti specialisti di una data disciplina, ma di consentire loro di appropriarsi di questi “modi di pensare” e, per tale via, di giungere alla comprensione del proprio mondo. In seguito, se vorranno esplorare più compiutamente queste discipline o eleggerle a campo della propria professionalità, avranno il tempo e gli strumenti per farlo.

Si tratta insomma di incoraggiare i docenti a individuare nelle proprie discipline gli elementi essenziali perché gli studenti passino da una raccolta di conoscenze (sostanzialmente utili solo per il successo scolastico), che, una volta superato l’esame, possono essere dimenticate, a un’educazione al comprendere (utile per il successo formativo), che fornisce agli studenti strumenti validi nel tempo. Questo si ottiene con un approccio, da parte dei docenti, che tenga conto che gli esseri umani (e, quindi, gli studenti) non dispongono di un’unica modalità di intelligenza per capire il mondo e riorganizzare il sapere. Come dice Gardner, rientra nei compiti dell’educatore stabilire quali punti d’accesso siano più promettenti per particolari apprendimenti, valutarne l’efficacia relativa e riflettere sui successi e sugli insuccessi.

In altre parole, fare scuola sul serio è molto più che spiegare, interrogare, assegnare compiti, mettere voti; fare scuola sul serio significa individuare e mettere in atto strategie di apprendimento funzionali al successo formativo di ognuno, variando (a seconda delle necessità rilevate dal docente) tra approccio narrativo, approccio numerico, approccio logico, approccio esistenziale, approccio estetico, approccio interpersonale (per restare alla terminologia di Gardner) oppure combinando sapientemente questi diversi approcci per esaltare le capacità diverse dei singoli studenti.

Luigi Vassallo


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