Scrive il prof. Gino Rapa sulla sua pagina Facebook: “A breve un altro negozio di vicinato chiuderà, un piccolo supermercato a gestione familiare. Abbasserà per sempre le serrande soffocato dalla grande distribuzione, che dopo avere occupato l’intera periferia da qualche tempo sta dilagando anche in centro città”.
Albenga che negli anni 2000 poteva esibire uno numero di sportelli bancari superando persino il capoluogo Savona. Poi è arrivata la ‘razionalizzazione’. Ma cosa rimane oggi del tessuto commerciale famigliare ? Un recente comunicato stampa del Comune dava statistiche confortanti su ‘aperture’ e ‘chiusure’ di piccole attività commerciali. Vedi articolo del 29 dicembre 2022 di Trucioli.it titolato: Albenga l’annuncio del Comune: 196 nuove attività commerciali e 12 chiusure
Ancora Gino Rapa: “Due nuclei familiari rimarranno senza lavoro: persone gentili, capaci, disponibili, generose, con un grande impegno a favore di chi era in difficoltà durante la pandemia. Ma si dimentica in fretta. Sono bravi, esperti, sicuramente troveranno un altro lavoro. Ovviamente non saranno più titolari di una attività, ma dipendenti. Forse è proprio questo il grande progetto: trasformare i piccoli imprenditori in lavoratori sottomessi, ubbidienti, senza troppe esigenze. “Avere un lavoro oggi è una fortuna”. Eh sì ti permette di pagare l’affitto, le bollette e di comprarti il necessario per vivere, magari non di grande qualità, ma bisogna accontentarsi. E Albenga diventa sempre più povera, anche se è innegabile che alcuni trovano lavoro nella grande distribuzione, sebbene -come visto- a scapito di altri che lo perdono. Sempre più povera perchè ogni giorno vengono “dragati” dal nostro territorio decine di migliaia di euro a favore di grandi gruppi economici, di finanziarie italiane o straniere, di multinazionali che non reinvestiranno certo gli utili ad Albenga e dintorni. Perciò non vedo motivo di esultare per l’apertura di nuovi supermercati, ma piuttosto di rattristarsi per la chiusura dei negozi, vera linfa di una comunità. Grazie dunque ai titolari del negozietto che sta per chiudere, grazie per l’attenzione, per l’accuratezza nella scelta dei prodotti, per il rapporto con i clienti divenuti nel tempo quasi tutti amici, per l’atmosfera che si respirava entrando da voi. E ancora un’ultima considerazione: i prezzi del piccolo negozio quasi sempre erano uguali o inferiori a quelli della grande distribuzione. Un po’ di colpa forse è anche nostra”.
ALCUNI COMMENTI SOCIAL –
Luigi Sanguinetti- Purtroppo con la scusa che nel supermercato c’è tutto e ci dimentichiamo che il negozio sotto casa è lì quando tu dopo aver fatto la spesa per tutta la settimana ti accorgi che ti manca qualcosa all’ultimo minuto e allora tu pensi meno male che c’è, poi però da domani fino alla prossima volta non ci pensi che lui è lì da generazioni ed è sempre lì quando tu hai bisogno.
Matte Manfre – Io darei più colpa allo stato che tassa a livelli altissimi i piccoli negozi e non le catene. Purtroppo la gente va dove conviene ed a loro hanno aperto un valido supermercato molto vicino!!
Katia Gulisano – Io vendo pane, pizza e focaccia in centro storico. Purtroppo questi supermercati che ho intorno ogni giorno ti tolgono un cliente. Quando vedrete anche la mia serranda abbassata siete pregati di non dire ” eh non ne aveva voglia…” Comprate nei piccoli negozi. I miei prodotti sono freschi ogni giorno. Inizio alle 3 di notte. E fino alle 13.30 sono in negozio. Ricordatevi che la maggior parte del pane, pizza e focaccia del supermercato sono prodotti congelati. Grazie
Panfilo panfilo panfilo – Scusami Gino, ho letto questo poco tempo fa: 200 nuove attività e solo 13 chiuse. Il sindaco “gli imprenditori credono in questa città” . Mi sembra di capire che per il primo cittadino va bene cosi.
Alessandro Negri- Condivido,ma purtroppo queste sono le conseguenze di politiche commerciali scellerate…in commercio,come in qualsiasi altro ambito, ci vogliono delle regole…fino a qualche decennio fa c’erano dei vincoli e,appunto, delle norme che regolamentavano le aperture…tolte queste la cosa é diventata un giungla e nella giungla vige la regola del piú forte..il pesce grande si mangia il pesce piccolo…ed in questo caso i pesci in gioco sono squali contro sardine… purtroppo finché a regolare le cose dell’uomo saranno solo ed esclusivamente i soldi queste saranno le conseguenze…
Armida Saettone – Ha chiuso anche Il negozio della Casa della gomma in via Pisa della famiglia di Carlo Roveraro . Questo è il destino !
Nadia Bertoni – La politica di aprire sempre più supermercati ha colpito prima delle cittadine le grandi città, io vivo a Milano, e mio padre aveva una pasticceria e sul marciapiede tutti i negozianti erano amici una grande famiglia, ad oggi su quel marciapiede hanno chiuso tutti i piccoli negozi italiani ci sono solo negozi di cinesi , marocchini egiziani …. Non è più possibile passare sul quel marciapiede noi italiani non ci sentiamo a casa. Andare a fare la spesa era andare a trovare un’amico/a scambiavi quattro chiacchiere.
Gabriella Gabrielli – Albenga è diventata la città dei supermercati delle banche dei bar e……..giovedì ne apriranno uno bello grosso. E i piccoli esercenti saranno costretti a chiudere. Peccato.
Aldo Ascolese – Anche dove abito io un piccolo Borghetto S. Spirito…tutte le saracinesche chiuse ..ogni volta che ci passavo sentivo i profumi della focaccia..del pane appena sfornato …adesso solo deserto e tanta tristezza….
Debora Colombo- Condivido ogni parola e sono profondamente dispiaciuta per questi ragazzi, che hanno provato a soddisfare i desideri della clientela e le richieste del mercato che cambiava… reinventandosi più di una volta e lavorando incessantemente anche nel periodo durissimo del lockdown.
Alessandro Barbieri- Non vorrei fare dietrologia spicciola ma, come si suol dire, a pensare male…….
Ferrari Roberto – Condivido ogni parola scritta in questo post. Ora ci sono solo due possibilità, credo. La prima è prenderne atto, lamentarsi e chiudere ogni volta il discorso con i classici: “tanto ormai non può cambiare”, “tanto non contiamo nulla e loro fanno di noi quello che vogliono, etc….. La seconda fare tabula rasa dei soliti modi di ragionare, non dare nulla per scontato, riprendere a ragionare facendo saltare una sfilza pazzesca di paletti in cui ci hanno recinto il pensiero, limitandoci e portandoci ad errate convinzioni. Eh, un sovrumano sforzo …. solo all’inizio, nell’avviare il processo mentale. Nel pratico comprendere il valore della comunità vissuta, dell’impossibilità di difendere gli interessi della nostra società, senza che ci si unisca e (so benissimo che solo a pronunciarla ai più vengono la nausea e i brividi) si inizi a politica impegnandoci a creare contenitori appropriati allo scopo, completamente diversi da ciò che fino ad ora si è visto. E’ difficile? Si. Ne vale la pena? Si. Esistono alternative? No. Il resto è solo inutile quanto dannoso piangersi addosso. In sintesi, detto fuori dalle righe, in modo poco elegante quanto efficace è “tirare fuori le palle o attendere la morte (della nostra grande civiltà) come si aspetta un treno: potrà tardare ma intanto arriva”.