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Senza Bavaglio/ La FNSI cambia segretario ma non cambia pelle e si allontana sempre più dai giornalisti


Trucioli.it ripropone l’articolo di ‘Senza Bavaglio’ che ha ripreso quanto scritto dalla giornalista Chiara Roverotto sulla sua pagina facebook. Titolato: La FNSI (sindacato unitario ndr) cambia segretario ma non cambia pelle e si allontana sempre più dai giornalisti.

Vicenza 28 febbraio 2023- di Chiara Roverotto.

“Controcorrente è, lo ribadiamo, un progetto con premesse chiare e visione prospettica che mette al riparo da caste, corporativismi, fazioni. Un progetto al quale il Sindacato giornalisti Veneto ha aderito – contribuendo a delinearlo – fin dall’inizio, e nel quale si riconosce pienamente”.

Bastano queste poche righe lette sul sito del sindacato giornalisti del Veneto, dopo l’elezione di Alessandra Costante alla guida della Fnsi e di Vittorio Di Trapani alla presidenza per capire quanto e come la nostra rappresentanza sindacale rimanga miope di fronte a qualunque cambiamento.

Controcorrente, giusto per ricordarlo, unisce circa sette associazioni di stampa, che all’inizio volevano in qualche modo porre un freno alla supremazia di associazioni importanti come quelle di Roma e Milano.

Iniziativa Che Aveva Un Senso

L’iniziativa, nata circa vent’anni fa, aveva un senso: anche le “piccole” regioni avevano diritto di dire la loro, di raccontare quello che accadeva, di poter imporre una visione diversa; quella del giornalismo di provincia che, per quanto piccolo, aveva una bella fetta di mercato.

Qualche breve accenno alla storia. Ora a contare è l’attualità, ma capire da dove Controcorrente arriva ci aiuta anche a comprendere dove sta andando. Dopo aver letto parte del discorso del segretario uscente, Raffaele Lorusso che, nell’enfasi oratoria, dopo anni di colpevole assenza, si è prodigato nel parlare di freelance, di editori e di tanti altri aspetti che citati così all’interno di un congresso, si possono anche accettare, ma ricadono sempre nello stesso calderone di banalità nel quale si trascina da almeno dieci anni.

E, questo, è dir poco, sconcertante. Mi chiedo dove sia stato il sindacato durante la pandemia, quali protocolli d’intesa abbia firmato con le aziende per gestire quello che ora rimane telelavoro, ma viene chiamato con un inglesismo che rende meglio l’idea smart working?

Senza Discussioni

Mi chiedo che cosa abbia fatto per colleghi pagati 3 euro a pezzo, per un giornalismo che viene declinato sempre in forme diverse e alternative alla scrittura? Per vigilare sugli stati di crisi, dove spesso i soldi statali finiscono non solo per pareggiare i bilanci, ma anche per investire in settori che, per ora, non si compenetrano nel giornalismo, domani chissà.

Mi chiedo perché non ci siano state discussioni in grado di frenare questo cambiamento, di rispondere in maniera efficace ad un mondo che, soprattutto dopo la pandemia e con la guerra in corso, sta cambiando in maniera velocissima.

No, in questi anni si è fatto altro, si sono conservate poltrone, stipendi, allontanamenti dalle redazioni per questioni sindacali. Si è creata una casta , quella che “Controcorrente” voleva abbattere , invece ne è stata risucchiata con una classe dirigente che negli anni è invecchiata. Ed è invecchiata male. Questo va detto. E se qualcuno tentava di dire no, non sono d’accordo veniva zittito e allontanato. Spesso in malo modo, altre volte facendo terra bruciata intorno.

Un Bene Primario

In questo Paese, oltre alla Costituzione, è il presidente Mattarella a ricordarci che la libertà di stampa è un bene primario, anche l’ex premier Mario Draghi l’ha sottolineato in più occasioni. Eppure, anche di fronte a fatti incresciosi, abbiamo sempre intrapreso strade diverse, non c’è mai stata unità né di intenti né di vedute.

Ecco perché la vittoria di “Controcorrente” nell’ultimo congresso della Fnsi è umiliante per chi conosce un po’ di storia sindacale, per chi spera in un sindacato, per chi vorrebbe persone giovani, pronte, preparate. Invece no, l’ex classe dirigente ha rimesso i soliti paletti, gli stessi steccati, le medesime recinzioni.

Ma così non andremo lontani, i nemici non sono le associazioni di stampa della Lombardia o del Lazio e non sono nemmeno le correnti che in questi anni hanno lavorato all’interno della Fnsi cercando di far passare un messaggio diverso. Non sono nemmeno le minoranze all’interno di Casagit, oppure del Fondo.

Mai con L’INPS

Chi non ricorda Lorusso, Macelloni e altri colleghi quando dicevano mai con l’Inps? Ebbene anche quel muro è stato abbattuto, come accadrà con altri. Se durante il congresso viene presentata una mozione per far sì che si arrivi a un tavolo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, scaduto da dieci anni, e viene bocciata dalla maggioranza, il motivo mi sfugge. O meglio ne balza agli occhi solo uno: non avere idee e iniziative da opporre a quello che gli editori pensano di realizzare.

Il cambiamento coinvolge tutti, e tutti insieme lo si governa. Senza fazioni, corporativismi e caste. Quello che “Controcorrente” sognava molti anni fa è una chimera che si è persa per strada, perché alla fine fare sindacato è tutta un’altra cosa.

È più serio. Più impegnativo. Non basta dire ai colleghi che cosa votare. Non è sufficiente chiedere tessere, non basta tutelare colleghi che non conoscono nemmeno le regole alla base della nostra professione. Non è sufficiente promettere o esserci con comunicati, sit-in , incontri, conferenze. Bisogna avere testa, coraggio, lungimiranza.

E, purtroppo, nemmeno con la nuova segretaria andremo lontano. E sapete perché? La sua nomina è stata decisa da almeno due anni. Niente di nuovo, quindi. Era tutto già scritto, i delegati selezionati da tempo, i “combattenti” chiusi a riccio contro ogni attacco.

Pensiero Unico

Pensateci. Dove accadono queste cose? All’interno di un sindacato. Nei vertici della Fnsi. Certo, la democrazia vince sempre, ma la democrazia deve avere basi solide e fare dell’inclusione un credo che non si può reggere su un pensiero unico e nemmeno su tessere che ormai sono sempre meno.

È disarmante per tutti i colleghi che la pensano in maniera diversa e che vengono costantemente messi ai margini, come fossero oppositori senza se e senza ma. Non è così, c’è ancora chi spera. Chi crede che questa professione possa ancora avere un futuro. Certo, tutto da declinare e da comprendere, ma un futuro.

E infine c’è ancora chi crede che le tutele servano. Sempre. E debbano essere garantite. Con coraggio e con valori. Che forse abbiamo perso per strada e solo per combattere battaglie inesistenti su potere e quant’altro.

Chiara Roverotto

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DAL SITO ‘PER UN SINDACATO DEI GIORNALISTI’

CONGRESSO FNSI: ESCONO LE REGIONI PIÙ GRANDI, SEGRETERIA “DIMEZZATA”.

di Paolo Perucchini, Presidente Associazione Lombarda Giornalisti

…E’ un sindacato che si avvita su se stesso, quello che emerge dal Congresso di Riccione, concentrato più sul mantenimento di consolidate posizioni di potere interno, che aperto al confronto e al dibattito per un nuovo futuro del giornalismo. Una Federazione della Stampa che comincia il suo nuovo mandato- 2023-2026 – spaccata, è infatti, a livello di rappresentanza, la più debole di sempre. Oggi a predominare sono i settarismi e l’esclusione: alla faccia della cultura dell’unitarietà, elemento fondativo della Fnsi stessa.A distanza di una settimana dalla chiusura delle assise di Riccione è doveroso fare il punto di quanto accaduto ma, soprattutto, delle prospettive che attendono il nostro sindacato.

COSTANTE: ALLA GUIDA DELLA FNSI IL SEGRETARIO PIÙ DEBOLE DEGLI ULTIMI 20 ANNI

Il dato assoluto è che la neo Segretaria generale, Alessandra Costante, è la meno rappresentativa della categoria degli ultimi 20 anni. Eletta con 196 voti, infatti, non supera la soglia delle 200 preferenze: ha fatto peggio anche di Franco Siddi, da lei e dalla sua componente considerato un esempio “negativo”, con i suoi 199 voti del primo mandato, a Castellaneta,  nel 2007. Di fatto, la nuova Segretaria comincia il suo governo con un terzo del congresso che non è dalla sua parte. E se la sua debolezza è evidente già solo contando le preferenze, il quadro peggiora se i voti vengono “pesati”.

Il nuovo corso, infatti, vede l’uscita dalla maggioranza federale delle tre maggiori regioni: la Lombardia (per i 4 quinti dei delegati), il Lazio (per circa il 60% dei delegati) e del Piemonte (la maggioranza dei professionali). In pratica, sono contrarie alla maggioranza uscita dal Congresso tutte le forze che governano queste tre regioni chiave, le quali rappresentano da sole oltre il 52% dei giornalisti professionali iscritti al sindacato.  Quota che cresce tenuto conto di come la nuova segretaria non gode nemmeno dell’appoggio di Molise, oltre che di parte del Friuli Venezia Giulia, delle Marche, della Calabria e della Sicilia.

La Federazione, dunque, sarà nelle mani delle realtà medio-piccole della categoria -alle quali lo Statuto assegna più peso specifico che a quelle grandi- sostenute dall’Usigrai, che ha avuto in cambio il posto di Presidente per Vittorio di Trapani, ex segretario del sindacato del servizio pubblico televisivo.

IL CONGRESSO DI RICCIONE E I SUOI FALLIMENTI

Al Congresso di Riccione si sono materializzati i problemi e le divergenze che già si erano manifestati nella Federazione dall’anno scorso e molti episodi sono emblematici del clima che si è venuto a creare. Eccone alcuni. Il grande assente, in Romagna, è stato il presidente uscente Beppe Giulietti. Gli impegni personali inderogabili non si discutono. Ma Giulietti negli ultimi 6 anni ha sempre saputo far pesare il suo “essere presente” negli appuntamenti che contano anche con un semplice messaggio, un video o una telefonata. Mancate a Riccione, dove nessun segno è arrivato da lui.

Presentissimi, invece, i toni polemici riservati dalla corrente dominante “Controcorrente” ai dissidenti sindacali: coloro, cioè, che chiedevano confronto, aperture e dialogo. Non un accenno critico, invece, verso editori e politici giunti in Romagna per la consueta passerella peraltro non di eccelso livello.

Infine, una “appropriazione indebita” e unilaterale del valore dell’antifascismo. Un principio sbandierato come identitario da Controcorrente, i cui esponenti hanno distribuito a destra e a manca patenti di antifascista o fascista a chi si schierava pro o contro di loro, con buona pace delle storie personali e delle reali convinzioni di ognuno. Respinti al mittente.

L’AVVIO DELLA GESTIONE PRIVATISTICA

Il Congresso si è chiuso in modo emblematico: la neo segretaria non ha fatto alcun discorso dopo l’elezione. Una cosa mai vista nella storia e nelle stagioni congressuali. Non una parola, a conferma di una concezione “privatistica” della Fnsi, le cui decisioni saranno verosimilmente prese da pochi senza condivisione né dibattito. Nemmeno il presidente, eletto a notte alta dal Consiglio in coda al Congresso, ha avuto una parola per i presenti.

IL VALORE DEL CONFRONTO E IL SUPERAMENTO DELLE DIFFERENZE

Dal Congresso di Riccione però, giunge un dato importante e di prospettiva. La capacità della parte che rappresenta oltre la metà dei colleghi iscritti al sindacato di ritrovarsi per ripartire. Da Lombardia, Lazio, Piemonte, Molise e da altre parti d’Italia il messaggio lanciato è che se vogliamo cercare di salvare una professione e un settore delicato come quello dell’informazione, anche il sindacato deve cambiare. Per noi il metodo è l’apertura, il confronto e il dialogo. La disponibilità ad agire insieme è l’unico obiettivo che ci vede impegnati al fine di garantire ai colleghi una sponda sicura nei momenti difficili e un partner affidabile per garantire servizi di qualità a livello territoriale e nazionale. E’ una filosofia e un agire reale che noi siamo disponibili a portare avanti con tutti coloro i quali vorranno mettersi in gioco senza prevaricare o escludere a priori. Solo così, con un metodo condiviso, si superano le correnti e si ridà vita al concetto di sindacato unico e unitario.

 

 

 

 

 


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