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Intervista/ Lorenzo Coveri studioso del dialetto: ‘Non è una parolaccia, aggiunge sapore e colore alla lingua. La distinzione tra lingua e dialetto è un falso problema. E’ l’uso a fare la differenza’.


Glottologo di fama internazionale. Passione alimentata fin dagli studi universitari con la tesi di laurea sulla terminologia della viticoltura nei dialetti liguri. Il giudizio su Genova: “La città negli anni è migliorata anche se al mutamento di immagine non sempre è corrisposto un mutamento nella sostanza: penso agli irrisolti problemi del centro storico”. Profondo analizzatore dei testi delle canzoni con particolare attenzione al Festival di Sanremo. L’influsso della poesia nelle canzoni d’autore.

di Gian Luigi Bruzzone

Il prof. Lorenzo Cesare Coveri

Lorenzo Cesare Coveri, già professore ordinario di Linguistica italiana all’Università di Genova, Accademico della Crusca, membro dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere, dialettologo studioso dei dialetti liguri e romanzi, sociolinguista, esperto di linguistica dei media, della comunicazione giovanile e del rapporto fra lingua, letteratura e canzoni, cofondatore della “Rivista italiana di dialettologia”.

Chiaro Prof. Lorenzo Coveri, se non le dispiace, ci parli un poco dei suoi studi. Quali le discipline preferite? Da quali insegnanti ha imparato di più?

Mi sono laureato in Lettere moderne all’Università di Genova, con una tesi di Glottologia sulla terminologia della viticoltura nei dialetti liguri, relatore la Prof. Giulia Petracco Sicardi. Ricordo con particolare gratitudine anche gli insegnamenti di Storia della lingua italiana del Prof. Pier Vincenzo Mengaldo, che ha insegnato per alcuni anni a Genova prima di tornare all’Università di Padova, e quelli del Prof. Francesco Sabatini, di cui sono stato assistente.

Ricordi degli anni universitari… è stato goliardo?

No, nei miei anni da studente dopo il Sessantotto la goliardia era considerata un fenomeno di folklore del passato.

La Genova di ieri e quella di oggi.

La città è profondamente cambiata e indubbiamente migliorata in molti aspetti, anche se al mutamento di immagine non sempre è corrisposto un mutamento nella sostanza (penso per esempio agli irrisolti problemi del centro storico). Nonostante tutto, la cultura della città mi pare soffrire ancora di un certo provincialismo.

Com’è sbocciata la passione per la dialettologia?

Sin dagli anni universitari sono stato sempre attratto dalle discipline linguistiche e filologiche, l’interesse per la dialettologia italiana (che ho sviluppato anche nel percorso postlaurea) è stato uno sbocco naturale.

Le sue specializzazioni all’estero sono stupefacenti, mi permetta di osservarlo.

Per gli studiosi della mia generazione, le ricerche dialettologiche sono spesso sfociate nella sociolinguistica, in particolare sul rapporto tra lingua e dialetto in Italia. Gli studi all’estero mi hanno aiutato ad osservare questo rapporto da una prospettiva più aggiornata e meno angusta. E ho avuto la fortuna, grazie all’insegnamento all’Università per Stranieri di Siena, d’ incontrare docenti e studenti, spesso entusiasti, di lingua e cultura italiana fuori d’Italia.

Luci ed ombre della sua carriera accademica.

Preferisco ricordare le luci: la conoscenza di grandi maestri, i contatti con i colleghi, spesso molto cari, anche in occasione di convegni e congressi in Italia e all’estero; soprattutto il rapporto, sempre felice e ricco di stimoli, con gli studenti e allievi, con molti dei quali sono rimasto in contatto. Devo dire che alla carriera accademica ho forse sacrificato troppo del tempo libero che avrei potuto dedicare ad altre attività. Ma non ho rimpianti.

Incontri memorabili…

Tra i molti, ricordo quelli con due grandi linguisti scomparsi, che sono stati “maestri da lontano” e anche amici cari: Manlio Cortelazzo e Tullio De Mauro.

Come interpreta lo stato del dialetto (posso dire lingua?) ligure? Anche in rapporto con le altre realtà regionali.

La distinzione tra lingua e dialetto è un falso problema. “Dialetto” non è una parolaccia. Quello che fa la differenza non è la struttura dell’uno o dell’altro codice, ma il suo uso. In Liguria la percentuale dei parlanti dialetto come lingua materna è minore di quello di altre realtà regionali, come il Veneto e il Meridione, ma si osserva una ripresa del dialetto  dovuta al tramonto dei pregiudizi su di esso e al suo uso in settori comunicativi meno consueti: la poesia, la canzone, il cinema, la pubblicità, persino il web.

La funzione odierna del dialetto.

Il dialetto aggiunge sapore e colore alla lingua, oggi che non è più una scelta obbligata come in passato, ma una libera alternativa espressiva.

La cultura nel Ponente ligure…

Purtroppo, conosco troppo poco questo tema per potermi esprimere in merito.

Ci vuole presentare – la prego – i suoi studi sulla comunicazione giovanile?

Ho cercato di definire la lingua (meglio, i linguaggi) dei giovani come una varietà di italiano (soprattutto a livello di lessico e di semantica lessicale) destinata, più che a non farsi capire come un gergo, a sottolineare e rafforzare l’identità del gruppo, spesso con tratti ludici e di creatività linguistica che sono in qualche caso passati anche alla lingua comune.

Nessuno come Lei è intervenuto sulla canzone italiana, sui festival di Sanremo sotto il profilo linguistico, sul rapporto letteratura/canzone.

Non bisogna dimenticare che i testi di canzoni sono sempre destinati ad essere messi in musica: questo spiega certe forzature,  o comunque fenomeni (monosillabi e tronche in fine di rima, inversioni sintattiche, eccetera) del linguaggio canzonettistico; oggi però c’è un grande recupero del valore della parola in sé, Quanto alla poesia, il cui influsso è evidente specialmente nella canzone d’autore, è un linguaggio autonomo, mentre quello della canzone non si spiega se non in rapporto alle note.

Che cos’è la felicità?

Far bene il proprio lavoro, qualunque sia, ed essere in pace con sé stessi e gli altri. Badare alla salute fisica e mentale, non smettere di essere curioso di tutto e di tutti, continuare a lavorare anche divertendosi, come è successo finora.

Grazie, chiaro e caro Prof. Lorenzo Coveri per aver accolto le mie domande. Auguro a Lei ed ai Suoi ore sempre serene.

Gian Luigi Bruzzone 


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Gian Luigi Bruzzone

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