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Pietra Ligure: città del ‘record’ dove soffia il vento ‘partito del cemento’


Pietra Ligure. Quale sia il ‘record ‘ lo scoprirete più avanti; per intanto svolgiamo alcune considerazioni, basate tutte su dati di fatto: precisi e documentati.

di Mario Carrara

La foto dell’insieme di villa Rocca e dependance, tratta dalla documentazione fotografica allegata al progetto approvato dal Comune di Pietra Ligure

Allora: i cosiddetti “piano casa” sono uno strumento introdotto dalla L.R. 49 del 2009 che dà l’opportunità di usufruire delle volumetrie di vecchi edifici che, abbattuti, possono essere ricostruiti con un “premio” fino al 35% della volumetria oltre quella originaria. In sé, la legge avrebbe un obiettivo positivo: chi può demolisce una casa vecchia e la ricostruisce secondo i dettami della moderna tecnica edilizia, cioè: risparmio energetico e fonti di energia, abbassamento delle altezze interne dei vani quando, nelle case di una volta, sono troppo alti, sfruttamento del sottotetto, realizzazione dei box sottostanti, ecc. In pratica: ricostruire le abitazioni secondo le moderne concezioni costruttive per garantire una qualità della vita migliore in abitazioni più confortevoli e pratiche.

Invece, come purtroppo accade spesso in Italia e come spessissimo accade nella nostra Regione che ha un’edilizia sempre “drogata” dalle seconde case, molte volte gli effetti di questo provvedimento si stanno dimostrando “perversi”, controproducenti, rovinosi per l’ambiente architettonico ed il paesaggio. Qui si è “data la stura” ad una politica di aggressione sistematica del territorio da parte di alcuni, per cui si assiste a “fenomeni” di casette che, dopo la “cura” del “piano casa” si “gonfiano”: da “casette” che erano a dei veri “monstre” che, per la maggior parte delle volte, “stridono” e stonano, non c’entrano più niente con l’ambiente circostante, destando lo stupore e l’indignazione di chi, oggi nel 2022, dopo anni di educazione e “crescita” della coscienza ambientale, queste costruzioni, che ricordano l’edilizia selvaggia degli anni ’70, non avrebbe pensato di doverle rivedere più.

Le casette si trasformano per lo più in edifici “abnormi” rispetto ai precedenti, in veri palazzi di svariati piani, come nella più classica edilizia intensiva e speculativa. Sì, perché parecchi degli interventi fatti col regime del “piano casa” hanno la titolarità di società immobiliari che fanno il classico investimento edilizio fine a se stesso, per trarne il massimo profitto, realizzando, nelle nuove cubature “ampliate”, interventi con il maggior numero possibile di alloggi, per lo più di piccole dimensioni, adatti per le seconde case.

A Pietra Ligure il “fenomeno” sta assumendo dimensioni che preoccupano per i risultati che si vedono.

Il più clamoroso, sotto il profilo dell’impatto urbanistico e architettonico è rappresentato dal “piano casa” dell’ex hotel Cristal, in viale Europa che, oltre al cambio di destinazione, da “turistico-ricettivo” a “residenziale“, ha previsto la demolizione e la ricostruzione con il “consueto” aumento di cubatura “premiale” entro il 35% del volume originario.

Il risultato, come dicevamo è visivamente “impattante”: 7 piani (!) con complessivi 31 nuovi appartamenti (!).

Siamo tornati al 1970 !

Un palazzone di sette piani di edilizia abitativa a Pietra Ligure non si vedeva da un pezzo! Neanche l’edilizia economica popolare crea degli edifici di tali dimensioni, considerandoli “alienanti”.

Forse li ritroviamo nelle periferie-dormitorio delle grandi città, ma anche lì tendono a non farne più così.

Ma a Pietra Ligure siamo in “controtendenza“: a quanto pare, sono tornati di moda.

Sette piani per trentuno alloggi vuol dire creare un’edilizia di mini e medi appartamenti con dei carichi insediativi altissimi.

La classica edilizia del “cemento” che crea città invivibili d’estate, come formicai o alveari, e dei “deserti” nelle altre stagioni dell’anno. Gli stessi discorsi, gli stessi problemi riproposti oggi, che si facevano 50 anni fa sull’edilizia intensivo-speculativa delle seconde case. Certo un edificio di sette piani con vista e vicinanza al mare sarà molto ben remunerativo per chi ha fatto l’investimento. Tuttavia, se questa è la politica, quella dei sette piani, Dio ce ne scampi! Povero o catastrofico sarà il futuro ambientale della città se tanti altri ne seguiranno l’esempio e chi gestisce l’urbanistica e l’edilizia in Comune continuerà nella sua “benevolenza” cementofila.

Ma le premesse perché si vada avanti ancora così ci sono tutte. Le “abnormità” urbanistiche quotidiane si possono esprimere anche con delle semplici ristrutturazioni con ricomposizione della originaria volumetria… È il caso della ristrutturazione dell’ex hotel Perla su corso Italia, un cambio di destinazione d’uso, da “turistico ricettivo” a “residenziale”, che comporta la realizzazione di 11 nuovi alloggi su 5 piani ed un negozio. Si dirà: la cubatura c’era già, era quella dell’ex Hotel; ma l’impatto e, comunque, il solito discorso sul “carico insediativo” fatto prima, fanno riflettere e preoccupare.


C’è, tuttavia, chi cerca di superare il numero degli 11 nuovi alloggi dell’ex hotel Perla, (dove, tutto sommato, si ristruttura e ricompone ciò che c’era già), cercando di costruirne, invece, di sana pianta, ben di più e cercando pure di battere “record”, finora mai tentati e conseguiti.

È il caso del “piano casa” sul Trabocchetto, nella ex proprietà Morello-Pellegrini. Esso, infatti, cerca di distinguersi da tutti gli altri interventi edilizi perché ha la temerarietà e, forse, la sfacciataggine di progettare di “tutto” e “di più”: cose fino ad oggi ancora mai viste. Come: abbattere due antiche ville storiche plurisecolari per farne volumetria da incrementare con il classico 35% (qui ci si ispira, forse direttamente al Vangelo, perché prevedendo di fare ben 14 nuovi (mini)appartamenti, rispetto ai tre preesistenti, si è sulla “scia” della moltiplicazione dei pani e dei pesci). La (presumibile) distruzione di grotte esistenti; la progettazione di meno posti auto rispetto a quanti siano gli appartamenti; la donazione al Comune, facendolo passare come di “interesse pubblico”, di un “fazzoletto” di una fascia di terreno, che, così, essendo di fronte a casa, dovrebbe curare il Comune a spese della comunità; la “compressione” e l’ingolfamento di tutto il traffico del quartiere dirottando il passaggio delle automobili dei nuovi condomini in una stradina dove a malapena riesce a passare una macchina, ecc.

Inoltre, in questo caso, si vogliono battere altri “record”, finora neanche mai provati, tanto sono azzardati; come riuscire a costruire in una zona di piano regolatore che prima, essendo destinata a “Servizi comunali” era assolutamente inedificabile, ma applicando il “piano casa” è diventata, invece, costruibile; inoltre, il vero record “della fortuna” che non capita tutti i giorni! Infatti, il Consiglio comunale, il 18 Ottobre scorso, si è riunito per ridurre al minimo di legge, la distanza di rispetto dal cimitero, che prima era di 200 metri ed è stata portata al minimo di 50! Un provvedimento, quello delle distanze dai cimiteri che si prende “ogni morte di due o forse tre, quattro Papi” ma che, per un caso fortunato e del tutto casuale è stato preso proprio adesso. E di questo provvedimento del tutto casuale ne ha potuto beneficiare chi vuole fare questa operazione edilizia. Se non ci fosse stato questo passaggio consiliare, del tutto casuale, l’operazione non sarebbe stata nemmeno immaginabile perché di fronte al vincolo di rispetto cimiteriale non sarebbe stata possibile nessuna deroga di “piano casa” che tenesse.

A Pietra Ligure succedono anche questi miracoli ed è un paese dal record unico di cui parleremo dappresso; se invidiabile o meno lo vedremo…

Pietra Ligure è certamente una città singolare, dove avvengono tutte queste cose.

Se avvengono, però, non è tanto per responsabilità degli imprenditori edili che, costruendo, fanno i loro interessi; non sono dei filantropi e se investono dei soldi vogliono conseguire il massimo risultato utile: com’è logico che sia.

La responsabilità è principalmente di chi governa, amministra il Comune e gestisce le deleghe urbanistiche; la responsabilità è di chi da l’assenso a questi progetti e, anziché scoraggiarli, li considera con benevolenza.

Infatti, come insegnano tutti i manuali, non ci può essere “speculazione edilizia” e “saccheggio” del territorio se vengono adottate “regole” certe e ferme alle quali chi vuole costruire SA GIÀ che si dovrà attenere, prima ancora di presentare i progetti; prima ancora di andare a trattare con il Sindaco o con l’assessore competente; anche perché questi ultimi, se le regole fossero ben definite, più di tanto non potrebbero “concedere”, anche se volessero. E non sarebbe neanche necessario per i costruttori dover andare a parlare con loro perché saprebbero in anticipo quello che possono o non possono fare.

Quindi, è vero che la speculazione edilizia NON può esistere se l’Amministrazione pubblica NON è compiacente e se ci sono “regole certe”.

È proprio il caso di Pietra Ligure.

Infatti, e questo è il RECORD di Pietra Ligure, la città è da vent’anni in attesa di avere il PIANO REGOLATORE!

Risale al 29 Agosto 2002 (!) la delibera con cui la Giunta comunale, presieduta da Giacomo Accame conferiva all’ing. Antonio CHIRICO di Genova, l’incarico della “Revisione del Piano Regolatore Generale mediante formazione di Piano Urbanistico comunale, ecc.


Questo incarico ha, quindi, passato proprio lo scorso Ottobre 2022 i 20 anni di età.

Di chi la responsabilità di questo ritardo da record? Chi è che non vuole che ci sia un piano regolatore che stabilisce, “impone” regole e norme certe? Forse chi ha più “comodo” che il piano regolatore non ci sia, perché così si procede a “colpi di variante” particolare per ogni singolo intervento edilizio che si voglia progettare. E, affinché la “variante” sia approvata, bisogna che il costruttore apra un “confronto”, “tratti”, contratti” con il Comune affinché ne emerga anche “l’interesse pubblico” per poterla approvare.

E qui a Pietra Ligure chi da circa un ventennio (e in un diverso ruolo anche da ben prima) gestisce tutta la materia urbanistica è l’attuale Sindaco Luigi De Vincenzi.

Egli, infatti, è il (…vorremmo usare la parola “boss“, ma non la usiamo perché suscita altre suggestioni) “dominus ” di tutta l’edilizia di Pietra Ligure.

Egli ha, infatti, gestito direttamente le materie urbanistiche dal 2004 al 2014; quindi, durante l’Amministrazione Valeriani, esse sono passate per qualche anno sotto il controllo del suo fido “scudiero” e lontano cugino, nonché compagno di partito Francesco Amandola, oggi suo Assessore ai Lavori pubblici; per, infine, riprendere la gestione di tutto il pacchetto delle deleghe urbanistico-edilizie dal 2019 ad oggi, con i risultati che si vedono e che stiamo descrivendo.

La sostanziale “deregulation” che vige oggi fa sì che per gestire la materia edilizia ci sia necessariamente un rapporto sostanziale di contatto “personale” tra gli impresari, i progettisti e chi rappresenta il potere “pubblico”: quindi con chi gestisce l’urbanistica e l’edilizia privata . È un dato indubitabile.

I risultati, i “prodotti” scaturiti dai progetti approvati in “variante” sono originati da questi accordi e dal beneplacito del Comune, ma soprattutto da chi lo amministra. Che De Vincenzi stia dimostrando in tutti i modi di essere un Sindaco “cementofilo” lo vediamo da cosa si sta costruendo in giro e da certi progetti scellerati che si vorrebbero porre in essere.

Possibile che questi 13 degli ultimi 18 anni in cui ha gestito direttamente ed esclusivamente la delega all’urbanistica, che è l’unica delega competente in tema di piani regolatori, perché l’urbanistica tratta “la pianificazione territoriale”, non abbia voluto o saputo portare a conclusione l’iter di approvazione del nuovo Piano Regolatore?

Quell’incarico della redazione del nuovo piano regolatore, comunque, oggi apre degli interrogativi non di poco conto.

Notiamo che il compenso per il progettista, l’ing. Chirico di Genova era stato stabilito, nel 2002, in ben.…….: £.496.111,680, cioè…: €.256.220,30.


Come si dovrà comportare il Comune di fronte a questa cifra di per sé strabiliante?

Vogliamo dire: dopo 20 anni, questi 256.220 euro che cifra è diventata? Come si deve compensare un professionista che sta “lavorando…” da 20 anni ad un progetto? Che rivalutazione attribuirgli? Oppure, imputandogli che egli abbia “dormito” ( ci venga passata per semplicità l’espressione) per 20 anni su questo progetto, causando un danno al Comune, può non essergli riconosciuto nulla in più? E che sollecitazioni ha avuto in tutto questo tempo dal Comune affinché terminasse il suo lavoro? Interrogativi ai quali dovrà essere data una risposta.

Per intanto osserviamo che la responsabilità diretta se il progettista non ha ancora oggi compiuto il suo incarico è, senza nessun dubbio, del Sindaco De Vincenzi perché lui e lui solo, sia come Sindaco che gestendo le deleghe urbanistiche, aveva la facoltà di interloquire con il progettista, nonchè sollecitarlo, dargli dei termini perentori e, se del caso, revocargli l’incarico per inadempienza. Non risulta che queste cose siano state fatte e la situazione oggi è quella che abbiamo descritto.

Una sola considerazione finale: Pietra Ligure ha 8315 abitanti; per fare un piano regolatore adatto ad una città di 8315 abitanti, De Vincenzi ci sta mettendo più di vent’anni.

Se fosse stato l’assessore all’urbanistica, ad esempio, di Roma che di abitanti ne ha 2.761.632, probabilmente ci avrebbe impiegato alcuni secoli.
Dieci vite, probabilmente, non sarebbero bastate.

Mario Carrara, consigliere comunale

 


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