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Liguria e Basso Piemonte

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Savona dal governo di destra fiorirà il carcere? Il ministro è un ex magistrato


La provincia di Savona, unica in Italia, a non avere più un carcere. Due sono a Imperia, quattro in provincia di Cuneo. Il tema penitenziario savonese torna saltuariamente alla ribalta con promesse ed impegni. Il nuovo governo di destra riuscirà dove altri hanno fallito? Anche il segretario Salvini era intervenuto per definire paradossale la situazione, i rinvii. Sorgerà a Cairo Montenotte ?

Il neo ministro della Giustizia Carlo Nordio

Tra un allarme e l’altro sul sovraffollamento nelle carceri liguri e le conseguenti difficoltà operative e gestionali per la polizia penitenziaria. Si leggeva  il 22 agosto scorso: “La Liguria penitenziaria vive una posizione di svantaggio per la mancanza del carcere di Savona, per la chiusura del Provveditorato regionale, accorpato a quello di Torino e per una consistente carenza di personale”.

E l’ex onorevole del Pd Franco Vazio il 22 febbraio: “Leggere le parole polemiche del consigliere Vaccarezza non mi stupisce, ma mi corre l’obbligo di segnalare quanto siano inutili e dannose. I soldi per realizzare l’opera ci sono, questo è un fatto documentato, non parole. Il Governo e il Ministero della Giustizia, sottosegretari e ministra Cartabia in particolare, sono determinatissimi a fare presto. Ancora in queste ore ho sentito con il senatore Ripamonti il sottosegretario Sisto che, scusandosi del rinvio per ragioni Covid, nel DAP ha confermato i finanziamenti e la determinazione del Governo. Il sopralluogo in Val Bormida sarà programmato a brevissimo e già la prossima settimana avremo la data”.

E ancora: “Nell’ambito dello stesso Pnrr, tra gli investimenti attesi la realizzazione del nuovo carcere nel savonese, il cui iter è in corso a seguito del lavoro della struttura commissariale e che vede la Val Bormida come area territoriale indicata, in particolare nel comune di Cairo Montenotte, nel quale è stata individuata una superficie di circa 76 mila mq, a 500 metri dalla struttura che ospita proprio la scuola di polizia penitenziaria, in zona Tecchio, adiacente alle aree di Villa de Mari”.

NUOVE CARCERI, ERGASTOLO OSTATIVO E NUOVI REATI.
PARTE DA QUI IL NUOVO GOVERNO

il governo mostra un volto duro, ispirato a una idea di diritto penale aggressivo, simbolico. Da una parte, per contrastare sovraffollamento e suicidi, la stessa Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto riferimento alla volontà di costruire nuove carceri. Una ricetta antica, facile (a dirsi), sbagliata. Nel passato ogni piano carceri è fallito per ruberie e lentezze. Il sovraffollamento si affronta depenalizzando e decarcerizzando. Nel primo Consiglio dei Ministri sono stati poi varati due atti che intervengono su ergastolo ostativo e sull’introduzione di una nuova allarmante fattispecie criminosa. In materia di ergastolo ostativo si ignorano le sentenze della Consulta e della Corte Europea dei diritti Umani, di fatto lasciando intatta la legislazione previgente, salvo minuscole modifiche (alcune delle quali finanche peggiorative). Eppoi c’è la norma anti-rave, o meglio anti-riunioni, che va a restringere in modo preoccupante lo spazio democratico. Insomma, atti e dichiarazioni in linea con alcune proposte di legge presentate dai parlamentari del centro-destra. Due in particolare. La prima di riforma costituzionale vorrebbe intervenire sull’articolo 27 della Costituzione e vincolerebbe il fine rieducativo della pena a non meglio specificati criteri di sicurezza che, di fatto, potrebbero riguardare un ampio ventaglio di reati, variabili a seconda del clima politico. La seconda, invece, è una norma che vuole dotare della pistola taser gli agenti penitenziari in servizio nelle carceri, cambiando un approccio che, in nome della sicurezza di tutti (detenuti e agenti), aveva portato a bandire le armi negli istituti di pena. Più armi girano in carcere più aumenterà il rischio di violenze. Il nostro lavoro, nei prossimi mesi, sarà quello di contrapporci politicamente, culturalmente, nelle scuole e nelle università, nei media, nelle aule di giustizia, a questa visione illiberale del diritto penale. Lo faremo in nome dell’art. 27 della Costituzione. Se vuoi aiutarci a farlo, iscriviti o sostienici con una donazione o il tuo 5×1000.

Patrizio Gonnella, presidente di Antigone


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