Era il 9 febbraio 2022: “Care Colleghe, cari Colleghi, proseguono le iniziative per sostenere la vertenza dei giornalisti precari di Repubblica”. Ottobre 2022. ‘La Direzione dei content hub Liguria Piemonte comunica l’attivazione con lo scopo di costituire un’unica fabbrica di contenuti digitale e carta che si incarica di produrre giornalmente le 2 edizioni del Ponente di La Stampa e Il Secolo XIX che avranno una struttura di sfoglio e di grafica sostanzialmente coincidenti, così come le due versioni web”.
E’ stato l’annuncio scritto di fusione di Stampa e Secolo XIX nelle edizioni del ponente ligure. L’organico attuale delle redazioni di Savona-Imperia-Sanremo è di 24 contrattualizzati (capi, redattori, part-time, corrispondenti) che nel piano ‘esuberi’ scenderanno a 14. Un taglio di 10 unità. Ma se si desume che un quoziente di redattori viene trasferito a Genova nella redazione centrale ed un’altra è prossima al pensionamento, chi rischia di più sono i precari, i collaboratori pagati a notizia da 6 a 30 euro (molti con partita Iva). Vedi articolo del numero scorso….
Non conosciamo, ad oggi, quanti messaggi di solidarietà abbiano ricevuto i giornalisti delle tre redazione distaccate, i collaboratori precari.
Quali prospettive concrete li attendono? “L’efficientamento dell’area permetterà di compensare le ultime uscite (in prima istanza le riduzioni previste sono 5) sia di La Stampa che del Secolo XIX; potranno inoltre essere potenziati i content hub Gusto e Zampa (appena attivato)”.
Non abbiamo dati certi, ma compresi i fotografi pagati a foto pubblicata (una media di 10 euro a foto) c’è chi azzarda un numero: ben 37 collaboratori e fotografi tra le edizioni di Savona e Imperia-Sanremo. Non sono due in più o in meno a fare la differenza. E’ la disarmante prospettiva che attende i meno fortunati o se volete ‘dimenticati’: gli ‘ultimi‘, anche se le loro firme sono spesso una costante giornaliera su intere pagine di cronaca bianca, nera, rosa, sport, spettacoli, appuntamenti. E se i precari si attendevano, almeno dalle zone in cui operano, una levata di scudi, perlomeno manifestazioni verbali di solidarietà, sono rimasti delusi. Pensiamo al logorroico mondo della politica o del sindacato, delle associazioni di categoria. Cosi vanno le cose nel civilissimo ponente ligure verso la libera informazione. Riuscirà ad ottenere qualche risultato il sindacato unitario giornalisti anche per i ‘senza voce’?
E si perché, a quanto pare, non è arrivata neppure quella solidarietà umana che ci si potrebbe aspettare verso chi perde un lavoro, pur precario, o vede buio fitto in fondo al tunnel. Scoraggiati e delusi. Silenzio dai colleghi pensionati ? Tra i commenti traspare l’impotenza. “Temiamo vi sia poco da fare e da scrivere. La situazione è da tempo compromessa. Al Secolo XIX mesi fa si minacciavano due giorni di sciopero…, come è finita?“. I Cdr dei due quotidiani Gedi sono deboli ? e non accade solo ora. Sono finiti i tempi in cui si scioperava per situazioni di minore portata.
Al Secolo XIX c’è chi ricorda lo sciopero per via dell’abbattimento di una parete della redazione centrale senza che ne fosse dato preavviso e per il disagio che comportava al lavoro dei giornalisti. Si ricordano ‘pacchetti di scioperi’ , due, tre e più giorni di seguito.E non sempre erano scelte razionali o condivisibili.
Non resta che rassegnarsi a…. c’era una volta il Secolo XIX ? A quando, con La Stampa, editori e direzione davano battaglia per le edizioni locali, gareggiavano, dai primi anni ’70, con l’apertura delle redazioni a Savona (Albenga ufficio di corrispondenza), Imperia e Sanremo. In gioco il primato di chi vendeva più copie in edicola, chi riusciva a ‘dare il buco’, la locandina più azzeccata. C’erano gli ispettori (4-5) che in Liguria giravano come trottole da un distributore all’altro, ispezionavano le edicole, si confrontavano con i capi delle redazioni. C’era la distribuzione a prezzi scontati, nella stagione estiva, agli stabilimenti balneari e agli alberghi. (La Stampa), ai bar.
Il costante crollo delle vendite, la spietata concorrenza e la supremazia dell’informazione on line, la rincorsa alla notizia minuto per minuto, hanno determinato il crollo di tutti i quotidiani chi più e chi meno, anche di abbonati. Bilanci in rosso. E lo sforzo di offrire un ‘prodotto’ puntuale e di maggiore qualità, approfondimento, più cronaca e presenza sul territorio, rispetto ai giornali on line, finora non pare abbia dato molti risultati. C’è chi scommette che il quotidiano cartaceo sarà destinato a recuperare e soprattutto a non ‘morire’. Per i giovani aspiranti giornalisti e per chi oggi si trova ‘sospeso’ tra tagli e remunerazioni da ‘fame’, non sono momenti felici. Soprattutto quanto a prospettive e pochissime certezze. Nel diffuso disinteresse della società e degli stessi strumenti di informazione di massa.
La fusione contro natura tra Secolo XIX e La Stampa è la fine di quello che era il sale dei due quotidiani: la concorrenza, la caccia alla notizia, l’informazione capillare, le battaglie per difendere singoli e comunità, la museruola o la trasformazione del cane da guardia in peluche. Oggi si può parlare di tracce di giornalismo dopo aver creato uno stile, una forza di coesione e penetrazione, un senso di appartenenza, l’orgoglio di testata, che hanno creato le basi di importanti successi editoriali come quello del Decimonono con oltre 150mila copie di vendita giornaliera.
COSA ACCADEVA IN LIGURIA CON LA ‘VERTENZA PRECARI A LA REPUBBLICA’
“Dopo il presidio di piazza De Ferrari, vi chiediamo ancora di darci una mano. Firmate la petizione che indirizzeremo ai vertici dell’azienda e al direttore Molinari per chiedere il riconoscimento del comitato precari e l’apertura di un negoziato sulle loro richieste.
FIRMA QUI https://actionnetwork.org/petitions/firma-per-sostenere-le-ragioni-dei-giornalisti-precari
È necessario fare sentire solidarietà e vicinanza ai colleghi a partire da Massimiliano Salvo, il collega genovese partita Iva che Repubblica ha lasciato a casa non appena questi ha maturato la decisione di rivolgersi al giudice del lavoro.
FIRMA QUI https://actionnetwork.org/petitions/firma-per-sostenere-le-ragioni-dei-giornalisti-precari
Il Segretario
Fabio Azzolini
E LA REGIONE LIGURIA 11 FEBBRAIO 2022 –
PRESIDIO GIORNALISTI: TOTI, “GIUSTO COMBATTERE IL PRECARIATO PER UN’INFORMAZIONE LIBERA E UN’OPINIONE PUBBLICA CONSAPEVOLE”.
GENOVA. “L’informazione nel nostro Paese deve essere libera per formare sempre di più un’opinione pubblica consapevole. Il mio appoggio va i giornalisti genovesi scesi oggi in piazza per combattere il precariato e per evitare lo sfruttamento del settore. Il lavoro giornalistico va tutelato e ora più che mai chi produce informazione deve vedere riconosciuti i propri diritti. In questi mesi di lotta alla pandemia la categoria ha lavorato duramente per produrre un’informazione sempre chiara e puntuale, diventando un punto di riferimento prezioso per tutti i cittadini, anche nella lotta alle fake news. Porterò il tema del precariato dei giornalisti in Conferenza delle Regioni dopo un confronto che auspico di avere presto con il sindacato”. Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti sul presidio organizzato questa mattina dall’Associazione Ligure Giornalisti in piazza De Ferrari.
E L’ASSOCIAZIONE LIGURE DEI GIORNALISTI IL 30 DICEMBRE 2021-
Care colleghe, cari colleghi, Vorrei farla breve. Ma temo che almeno cinque minuti di lettura saranno necessari. Rischierò di essere schematico. Chiedo venia.
INPGI: abbiamo rischiato grosso. Abbiamo portato a casa la pelle. Se fosse arrivato il commissario – come una parte minoritaria di noi invocava – il rischio era che fosse applicata la “cura Boeri”, ovvero: prima tagliare le prestazioni poi passare i giornalisti all’Inps. Questo disegno – coltivato come una pianta in vaso da chi ci vuole bene e pensa di potere dividerci siglando contratti-pirata con Uspi – non è passato. I pensionati Inpgi e le colleghe e i colleghi che devono ancora andare in pensione manterranno le condizioni di migliore favore. Tutto bene? No, poteva andare meglio. Ne discuteremo. A distanza? Speriamo di no. Ma ne approfitto per ringraziare colleghe e colleghi – a partire dai precari e dai fotogiornalisti – che ogni giorno sono in strada: il loro lavoro ci fa apprezzare dall’opinione pubblica.
CRISI EDITORIA: poteva andare meglio se il governo e il Parlamento avessero riconosciuto che il “rosso” dell’Istituto di previdenza non era figlio di scelte sbagliate ma della caduta verticale dell’occupazione nel settore. Quindi, il problema non era salvare le pensioni dei giornalisti, ma tutelare il diritto dei cittadini ad essere informati e, di conseguenza, mettere in campo riforme e risorse per innovare e potenziare il giornalismo professionale. La onorata legge 416 ha assolto al proprio ruolo, ma data 1981: nelle nostre case non c’era internet. La legge istitutiva dell’Ordine è del 1963. Servono, quindi, nuove leggi di sistema.
Lo Stato spende ogni anno – vado a memoria – 388 milioni per sovvenzionare il sistema dell’editoria. Molte cose sono cambiate negli ultimi anni, ma ancora troppe risorse sono erogate a pioggia nel vano tentativo di irrigare il deserto. Dal 2015, la Francia mette sul piatto 20 milioni di euro per contrastare il precariato nelle redazioni. Noi regaliamo ogni anno agli editori 20 milioni per prepensionare giornalisti. Cose di cui non dovremo solo parlare ma organizzare consenso e iniziative politico-sindacali.
LAVORO AUTONOMO. Si apre il tavolo sull’equo compenso. La considero la migliore notizia di questo anno tribolato. Un grazie enorme alla paziente tenacia delle colleghe e dei colleghi che, pur dovendo mettere insieme il pranzo con la cena, non hanno smesso di crederci. Seguiremo quel tavolo come fosse un campionato di calcio: minuto per minuto. E dopo il 90° faremo il “processo del Lunedì” per verificare non solo quello che abbiamo portato a casa ma anche come farlo applicare. Vi racconto una storia: una collega da anni pagata da un quotidiano 9 euro a pezzo mi chiedeva se ciò fosse giusto. No, l’intesa Fnsi-Fieg del 2014 pattuisce che il compenso minimo sia 20 euro (qualche anima bella disse allora che era una svendita). Consigliai alla collega di richiedere al capo del personale di un adeguare il compenso mettendo in copia anche il cdr. La collega mi ha ringraziato, ma ha osservato: ci penso su, perché magari il giornale, poi, mi fa scrivere meno. Bisogna che su sta roba ci mettiamo il cuore e la testa. Ma una cosa è certa: non reggiamo se oltre 100 mila iscritti all’Ordine abbassano tendenzialmente il livello domanda-offerta della prestazione; dobbiamo potenziare l’autonomia organizzativa sindacale del lavoro autonomo-precario e rafforzare la capacità di intervento dei cdr per vigilare sull’applicazione delle norme e delle intese, quelle in essere e quelle che scaturiranno dal tavolo convocato dal sottosegretario Moles.
UNITI. L’unità è il grande valore aggiunto della Liguria. Un grande grazie a Filippo Paganini, Andrea Ferro, Guido Filippi, Marco Fagandini, Luca Di Francescantonio, Michele Corti, Enrico Valente, Tommy Fregatti e alle colleghe e ai colleghi dei Cdr. Nessuno è indispensabile ma tutti e ciascuno sono più che necessari e utili. GRAZIE. A Barbara, Pietro e Paola (li cito in sequenza mistica che hanno tenuto botta anche quando tutto attorno era chiuso. A Stefania che ci “tormenta” con i suoi progetti sulla formazione e ci sfida a crescere. Ad Alessandra, che, in silenzio, ha contribuito anche a valorizzare le capacità dei liguri in ruoli di responsabilità negli enti di categoria un tempo presidiati solo da romani e milanesi e offerti talora come un resto-mancia al Piemonte. Un abbraccio, infine, a Zaga, Milena, Salvo, Astrid, Tommy e alla presidente Annamaria.
Giriamo la boa dell’anno che ci porta al prossimo congresso con un equipaggio che ha cognizione delle difficoltà, ma anche delle proprie capacità cui, in difetto, sovviene la passione. Buon anno a tutte e tutti
Fabio Azzolini
10 GENNAIO 2020 – EDITORIA: INCONTRO IN REGIONE SU SECOLO XIX DOPO ACCORDO POLIGRAFICI. TOTI:”PREOCCUPAZIONE PER GIORNALISTI E AUTONOMIA TESTATA STORICA LIGURE”
GENOVA. Si è concluso nella sede di Regione Liguria l’incontro tra il governatore Giovanni Toti, l’Ordine dei Giornalisti della Liguria, l’Associazione Ligure dei Giornalisti, il Gruppo Cronisti Liguri, FNSI e il Cdr de Il Secolo XIX. Al tavolo sono state affrontate le ripercussioni che il piano, recentemente firmato, riguardante il lavoro dei poligrafici, avrà sull’attività giornalistica del quotidiano ligure. La riorganizzazione prevede un totale di 121 esuberi all’interno del gruppo GEDI, tra cui 27 al “Decimonono” su un totale di 38 lavoratori poligrafici. “La Regione condivide – sottolinea il presidente Toti – la preoccupazione di giornalisti e associazioni di categoria per un piano che rischia di mettere a repentaglio l’autonomia e la qualità dell’unico quotidiano ligure. Una voce presente, radicata sul territorio e con un’importante memoria storica, che grazie al lavoro dei suoi giornalisti garantisce libertà e pluralità di informazione”. “Come Regione – ha concluso il governatore – ci siamo resi disponibili a un ulteriore incontro quando verrà presentato il nuovo piano industriale”.