Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Liguria e Piemonte: I Luoghi del Cuore Fai 2022


A quattro mesi dal lancio, I Luoghi del Cuore hanno raccolto oltre  mezzo milione di voti e unendo quelli cartacei a quelli online la classifica provvisoria è cambiata!

di Luciano Bona

L’ordine delle prime 10 posizioni è mutato e nella top ten troviamo due nuovi luoghi.Parliamo di un caratteristico castello e borgo medievale in Piemonte, che dalla 40^ posizione ora si colloca in quinta e di un monastero francescano con la sua chiesa, uno dei più antichi della Basilicata, che dal 27° posto ora è all’8°.  L’undicesima edizione de “I Luoghi del Cuore” voluta dal  FAI, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, lancia ancora una volta e chiama gli italiani a partecipare al più grande censimento spontaneo del patrimonio culturale italiano, che dal 2003 ha raccolto 9,6 milioni di voti in favore di oltre 39.000 luoghi in più di 6.500 comuni: luoghi cari, da salvare dall’abbandono, dal degrado o dall’oblio, perché siano recuperati e valorizzati, conosciuti e frequentati. Dal 12 maggio al 15 dicembre 2022 sarà possibile votare i propri luoghi del cuore e spingere più persone possibile a votarli, perché quanti più voti avranno, tanto più potranno accedere al finanziamento messo a disposizione dal FAI grazie alla partnership con Intesa Sanpaolo per un progetto di restauro e valorizzazione.

Attraverso “I Luoghi del Cuore” il FAI incoraggia e stimola ciascuno a fare la sua parte, e rende protagoniste le persone che i luoghi li abitano, li amano e possono salvarli, recuperandoli e trasformandoli in meglio… offrendo  ai cittadini la possibilità concreta di contribuire alla trasformazione dei  luoghi che sono patrimonio di storia, arte e natura del Paese, in cui le comunità locali si riconoscono e si identificano…  Questa è la potenza, e la chiave del successo, de “I Luoghi del Cuore”: rendere possibile quel che sembrava impossibile… straordinario esercizio di democrazia che dà potere ai singoli cittadini, chiamandoli alla partecipazione e richiamandoli alla responsabilità che tutti abbiamo, in quanto parte della Repubblica, nei confronti del patrimonio da tutelare e promuovere …. 

Dopo la grande affermazione , nella scorsa edizione, de La Ferrovia delle Meraviglie Cuneo-Ventimiglia-Nizza, una ferrovia costruita quasi due secoli fa per collegare l’Italia alla Francia, il Piemonte alla Liguria e i monti al mare.    “Nascono”  nuove opportunità nei nostri territori per promuovere e rendere “visibili” importanti monumenti pieni di storia e di fede che andrebbero valorizzati …. come :

  • l Castelli Tapparelli d’Azzeglio di Lagnasco    che , dopo un exploit iniziale sono attualmente al 14 posto con 4192
  • Il Santuario Nostra Signora del Deserto di Millesimo attualmente in 65° Posizione con  1140 voti

Sarà possibile fino al 25 dicembre  votare i propri luoghi e spingere più persone possibile a votarli, perché quanti più voti avranno  potranno accedere al finanziamento messo a disposizione dal FAI grazie alla partnership con Intesa Sanpaolo.  Sarà opportuno incoraggiare  e stimolare  rendendo  protagoniste le persone che i luoghi li abitano, li amano e possono salvarli promuovendo un patrimonio di arte cultura e fede  ….

I Castelli dei Marchesi Tapparelli D’Azeglio di Lagnasco si presentano come un complesso castellato che ingloba tre diversi edifici nati sul finire dell’XI secolo e sviluppatisi fino al XVIII. Sorgono immersi in un comprensorio frutticolo ubicato all’estremo ovest della pianura padana, all’ombra, quasi avvolti, dall’arco alpino, con i suoi massicci, il Monviso su tutti, disposti a semicerchio come a proteggere con fare materno la propria piccola creatura. Un paesaggio suggestivo soprattutto nelle giornate primaverili, quando i frutteti in fiore regalano una successione di colori che spazia dal rosa dei fiori di pesco, al bianco di quelli di susino e della neve sui monti, all’azzurro del cielo terso.

La costruzione dei Castelli Tapparelli ebbe inizio intorno al 1100 per opera dei Marchesi di Busca, i quali costruirono un fortilizio difensivo corrispondente all’attuale manica centrale. Nella prima metà del XIV secolo, in un’epoca caratterizzata da continue lotte territoriali e che vide come protagonisti anche gli Angiò, il primo nucleo dei Castelli venne ampliato e riorganizzato da Manfredo IV di Saluzzo. Dimora ufficiale della signoria dei Tapparelli a partire dalla seconda metà del 1300, i Castelli videro nel XVI secolo il periodo di maggior rinnovamento architettonico ed artistico grazie al volere di Benedetto I Tapparelli, figura eclettica e raffinata, giudice in Saluzzo durante il dominio francese di re Francesco I. Intorno al 1470, durante la guerra tra la Francia e il marchesato di Saluzzo, il castello di Levante ospitò la corte di Jolanda di Francia e Amedeo IX di Savoia, nel tentativo di salvare le terre sabaude in Piemonte dalla dominazione francese. Nel 1560 il castello ospitò la corte di Emanuele Filiberto di Savoia e Margherita di Valois in viaggio da Savona a Vercelli, attraverso il ducato sabaudo appena riconquistato in seguito al trattato da Cateau-Chambrésis. A ricordo di questi avvenimenti rimangono il salone degli scudi, arricchito da una cospicua raccolta araldica, e la loggetta delle magiche grottesche, frutto della fantasia di Pietro Dolce, artefice di creature immaginarie, mostruose, fauna di quel mondo figurativo e delirante della tipica pittura nordica del Bosch. Sul finire del XIX secolo Emanuele D’Azeglio Tapparelli, nipote di Massimo d’Azeglio ed ultimo discendente della signoria, riportò sotto il suo controllo l’intero complesso….. Solo una piccola parte dell’immobile è stato artisticamente recuperato e le superfici ancora da “riscoprire” sono almeno il 70% dei circa 5.000 metri quadrati affrescati, dalle cantine al piano nobile. Dal 2010 è di proprietà comunale.

Il Santuario Nostra Signora del Deserto di Millesimo

Nella  valle già chiamata del Deserto nel 1500, si trovano solo boschi di castagno, unica risorsa di questo luogo fino al 1950 circa. In questi boschi erano presenti degli essiccatoi, delle piccole case in muratura con all’interno una grata sul quale venivano appoggiate le castagne che si facevano seccare. Proprio su uno di questi essiccatoi, di cui è testimonianza della reale esistenza una parte del muro interno, presente dietro l’altar maggiore, era stata dipinta, da uno sconosciuto, molto rozzamente, la Madonna con il Bambino seduta su di un trono. Questa sacra immagine, con il passare degli anni, è stata ritoccata varie volte, modificandone anche l’aspetto. Nel 1964, grazie al professor Gabriele Cena, è stata riportata alla luce la prima immagine. Nel 1725, la tradizione popolare vuole che la Madonna del Deserto abbia compiuto, tra gli altri, un importante miracolo.

Per uno dei sentieri che collega la Liguria con il basso Piemonte, camminava una donna con suo figlio cieco dalla nascita. Quella madre giungeva da Finale Ligure (SV) e doveva raggiungere la città di Ceva (CN), dove aveva saputo che c’era un dottore che curava i ciechi. Alla sera, giunta presso la Madonna del Garbazzo o delle tre fonti, chiamata anche così perché questo luogo è ricco di acqua, e avendo trovato quell’essiccatoio dove poter dormire, si era messa a pregare davanti alla sacra effigie, forse chiedendo aiuto per il lungo cammino che doveva ancora compiere e forse per ottenere la grazia della guarigione. La mattina seguente la donna pregò ancora la Madonna del Deserto e, ripartendo, il figlio, che mai vide, le disse: «Mamma come sei bella!».

Ecco il grande miracolo. La donna corse verso la frazione che rimane ai piedi della valle, annunciando il fatto. Si cominciò allora, da ogni luogo, a raggiungere la Madonna del Deserto che ha compiuto e compie ancora ora miracoli e grazie. Già nel 1726 si parlava di 5 – 6 mila persone nei giorni festivi. Nel settembre 1726 venne dato dal Vescovo di Alba, diocesi che comprendeva la Valle del Deserto, il permesso per la costruzione della prima chiesa cui è stato dato il titolo di SS. nome di Maria. Nell’inverno tra il 1726 e il 1727, la chiesetta venne costruita e finita dai fedeli delle zone vicine che lavorarono instancabilmente. Il 22 maggio 1727, lunedì dopo Pentecoste, la chiesa venne benedetta e si celebrò la Prima Messa alla quale partecipò una folla di 5.000 persone. Nel 1796 la Rivoluzione francese danneggiò la chiesetta distruggendo ogni documento storico e incendiando quadri e altri oggetti di pietà e di valore, questo per due volte. Fortunatamente la chiesa si salvò e venne restaurata nelle parti rovinate.

Nel 1809 Papa Pio VII, che pernottò anche a Millesimo, concesse l’indulgenza plenaria a quanti confessati e comunicati avessero pregato secondo le sue intenzioni. Per la mancanza di spazio, dovuta alla molteplice folla che giungeva al Santuario, nel 1867 si pensò di costruire un Tempio più grande. Il Santuario attuale, a forma di croce greca, con una navata centrale dove sono disposti otto piloni ad esagono, ai lati due cappelle e con una cupola rotonda alta, da terra, 53 metri, è stato terminato, ma non finito secondo il disegno del geometra Bertero di Carmagnola, nel 1878 grazie al lavoro di tutti i fedeli che giungevano qui al Deserto. Nel 1893 ci fu la prima incoronazione della Madonna e del Bambino, concessa dal Papa sotto la domanda di Monsignor Placido Pozzi, al tempo Vescovo di Mondovì. Per abbellire al meglio il nuovo Santuario, dal 1946 al 1952 il Canonico don Ruffino, all’ora rettore, fece dipingere l’abside dal Maestro Adalberto Migliorati, seguito, dopo la sua morte (1952), da due suoi allievi, i maestri Bruschetti e Belletti, che terminarono la cupola e il cupolino.

Luciano Bona


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