Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Celle Ligure: Un patrimonio storico da non sperperare. Via S.Antonio e casa Gambetta. La famiglia Spotorno 8 figli. Suor Pietrina morta in santità al servizio degli ammalati di San Remo


La Via Sant’Antonio in Celle è certo fra le più antiche del borgo: in discreta pendenza collegava le prime alture della Costa con il piano alluvionale, ossia con il torrente Ghiare e con la strada che gli correva parallela, prima della copertura del torrente stesso.

di Gian Luigi Bruzzone

Celle Ligure via Sant’Antonio: patrimonio che non si può sperperare, anzi è preciso dovere conservarlo per le generazioni future.

Il titolo del caruggio risale alla delibera assunta nella tornata del consiglio comunale del 2 settembre 1867, mentre era sindaco Carlo Biale e fu così chiamata per la statua di Sant’Antonio, armoniosa scultura di marmo bianco  alta circa un metro, collocata nella nicchia sulla prima casa a sinistra. Il nome originario era  Vico Calabrache, come documentano alcuni antichi rogiti notarili. Questo bizzarro toponimo, riferibile ad etimologia araba è certo d’uso antico, ed è presente in altre località rivierasche. Esso significa cinta fortificata (cala = fortificazione, brag = recinto).

Appare evidente, per tanto, l’antichità di questa strada e delle abitazioni che le si affacciano, in particolare verso settentrione. Di fatto le case, a parte il primo immobile ricostruito nel primo Novecento dalla famiglia Vernazza (civici numeri 11, 13, 15) hanno mantenuto una struttura antica, sia nella cubatura, sia nella suddivisione interna dei locali, sia soprattutto nel notevole frazionamento di proprietà: in genere non più di due aperture, ossia finestre, in facciata per ogni unità abitativa. Le poche case ubicate a mezzogiorno inoltre conservano ancora vestigia di orti e di cortili.

Con la costruzione del nuovo tracciato della via Aurelia negli anni Trenta del Novecento, il rione subiva parecchi adattamenti, fra cui l’innalzamento del condominio in fregio alla nuova strada nazionale, alle spalle di Via Sant’Antonio, nel terreno rimasto libero e divenuto di comodissimo accesso, fino allora utilizzata come orto.

Nel corso dell’Ottocento – fra cui nel 1888 – era avvenuto il contrario, perché si era demolito anziché costruito: lo spiazzo alla confluenza delle vie Ciambrini e Sant’Antonio risale appunto a tale intervento, quando per conferire maggior ariosità ed igiene al tessuto urbano fu rasa al suolo una casupola ed un pozzo, la cui scarsa acqua sapeva di salmastro e poteva scatenare il tifo. Il negozio oggi contrassegnato dal civico 9, sede di una pizzeria, in precedenza di una libreria (dal 2006 per pochi anni), di una lavanderia e prima ancora utilizzato quale magazzino dell’Albergo ‘Impero’ aveva ospitato all’inizio del secolo scorso la prima officina per l’automobile aperta in paese per iniziativa di Santino Cerisola (1901-89): sotto il pavimento si apriva un lungo e stretto spazio accessibile tramite alcuni scalini per ispezionare e lavorare la meccanica sotto le automobili.

Giuseppe Gambetta, padre di Leone.

Questo immobile, pur nella facies modesta con cui si presenta, conforme agli altri immobili della strada del resto, appartenne per varie generazioni alla famiglia Gambetta, da ultimo ai coniugi Battista Gambetta e Benedetta nata Galleano, genitori di Paolo, Michele, Giuseppe e Teresa. Giuseppe Gambetta (1814-90) fu padre di Lèon Michele Gambetta (1838-82) e di Benedetta (1840 -1931). Egli emigrava fanciullo in Francia e vide premorirgli il figlio Leone, celeberrimo avvocato e politico della Repubblica francese. Il ragazzo venne qualche volta a Celle e volle visitare la casa dei propri avi, con gusto e con soddisfazione, non senza confidare per lettera alla madre le proprie commosse impressioni. Sul prospetto di questa casa avita della famiglia Gambetta, lo stesso giorno nel quale si inaugurava in Nizza il monumento a Léon Gambetta, il municipio cellasco faceva murare una minuscola lapide con questa iscrizione:

In questa casa dei suoi avi

nacque il 27 settembre 1814

e vi abitò lungamente il

padre di Leon Gambetta.

Celle Ligure, il 25 aprile 1909. 

Con l’estinzione del ramo diretto della famiglia Gambetta, l’immobile fu acquisito dalla famiglia Spotorno, in particolare ricordiamo i coniugi Domenico Spotorno (1856-1929) e Giulia nata Mordeglia (1865-1945), genitori di otto figli: Giovanni, Angela, Maddalena, Maria, Angiolina, Francesco, Giovanni, Ester. Francesco (1901-91) per l’incrollabile forza di volontà divenne un importante manager, benefattore del paese (senza attendersi riconoscenza) mentre le sorelle Maddalena e Maria diverranno suore di Nostra Signora dell’Orto, fondate da Sant’Antonio Gianelli. Maria, ossia Sr Pietrina (1894-1937) morì in concetto di santità dopo aver consumato la propria esistenza a servizio degli ammalati nell’ospedale di San Remo.

Questo sito, in altre parole, rappresenta una sintesi della storia cellasca. Non soltanto per la sua vetustà, ma per aver conservato le originarie caratteristiche abitative, la vita quotidiana della gente, per suggerire – a chi possegga un briciolo di senso storico – un’idea delle modeste giornate di un tempo. Di più, il modesto immobile si collega con la grande storia a motivo di Leon Gambetta: testimonia i fitti scambi fra la Riviera, massime ponentina, le coste della Provenza e la terra di Francia. Il cuore di Leon Gambetta è onorato nel Pantheon parigino, quel cuore che in vita si trovava con frequenza coi parenti del natio borgo e ne rammentava con nostalgia l’ineffabile fascino. Da questi parenti, da questa casa era nato e traeva origine.

Non occorre dimostrare quanto la casa Gambetta-Spotorno e l’intera strada richiedano rispetto e – se possibile – anche un briciolo di buon gusto da parte degli abitanti e degli amministratori. È un patrimonio che non si può sperperare, anzi è preciso dovere conservarlo per le generazioni future. Un popolo ignaro della sua storia non è nessuno e cade facile preda della tirannide. Questo oggi si vuole!

Gian Luigi Bruzzone


Avatar

Gian Luigi Bruzzone

Torna in alto