Un villeggiante estivo di fine Ottocento. Fra gli innumerevoli villeggianti che scelsero Alassio in modo continuo per le proprie vacanze estive ricordiamo Gaetano Sangiorgio, oggi del tutto sconosciuto, anche nella natìa Milano. ULTIMA ORA- L’avv. Massimo Parodi reintegrato da direttore generale Sca.
ULTIMA ORA – Con un provvedimento del Tribunale della Libertà di Genova è stata revocata la sospensione dall’incarico per un anno quale direttore generale della Sca (Servizi comunali associati) dell’avv. Massimo Parodi. Accolto l’appello dei difensori. Le ultime notizie risalivano al 22 febbraio 2022 nella quali si dava conto che il Gip del tribunale di Savona aveva respinto la richiesta di revocava della misura interdittiva. E il 25 febbraio analogo provvedimento del Tribunale del riesame di Genova. Fino alla nuova pronuncia del collegio presieduto da Massimo Cusatti che negli anni ’80 era stato pretore a Savona. A latere Roberta Bossi e Luisa Avanzino giudice estensore. Difensori l’on Franco Vazio e Giovanni Maglione.
di Gian Luigi Bruzzone
Gaetano Sangiorgio era figlio primogenito dello scultore Abbondio Sangiorgio (1798-1879) cui si devono svariati monumenti, in particolare nella città di Milano. Gaetano, laureato in legge e in lettere, sebbene accarezzasse il desiderio di accedere alla carriera universitaria, insegnò nelle scuole superiori (tecniche) statali di Milano e fu per decenni attivo socio della Società storica lombarda, tutt’ora in essere. Fu prolifico autore di saggi, di studi e soprattutto di articoli, recensioni ad interventi giornalistici. Gli scritti giovanili, sparsi su questo e su quel periodico, furono raccolti dall’autore stesso, forse per un pizzico di scusabile vanità (G. Sangiorgio, Primi scritti, Milano, tip. Lombarda, 1879). Una buona bibliografia, sebbene non completa, fu imbastita dagli eredi e pubblicata in occasione delle celebrazioni funebri, l’anno 1914 (In memoria di Gaetano Sangiorgio, la famiglia, Milano, tip. Maschiondi, 1914).
Avendo anni or sono ordinato e studiato il trentennio di corrispondenza intercorsa dal 1874 al 1899 fra Gaetano Sangiorgio e Baccio Emanuele Maineri (1831-99), patriota e poligrafo nato a Toirano, offriamo le presenti notiziole.
Come presentare, in sintesi, la figura del Sangiorgio? Egli appartiene a quei personaggi i quali per avere incarnato caratteristiche ed atteggiamenti particolarmente sentiti al loro tempo, ne godettero allora applauso e rinomanza, forse superiori al merito: oggi, per reazione, risultano di contro pressoché ignorati. Va precisato altresì che molti scritti del Sangiorgio riguardano il proprio tempo, sono calati nel dibattito socio-politico e culturale d’allora e però, una volta passato, perdono molta della loro incisività e del loro intrinseco interesse.
A livello privato ricordiamo che Gaetano si sposò ed ebbe figli e avendo la famiglia discrete possibilità finanziarie era solito trascorrere parte dell’estate ad Alassio. La ridente città ponentina dovette piacere a lui e risultare fascinosa ai familiari, considerato che essa divenne un’attesa consuetudine durata molti anni. Come pubblicista ed amante la storia, Gaetano s’interessò sia pure a titolo informativo, anche delle vicende di Alassio ospitale e possedeva la storia della città composta dal marchese Ippolito Riccardo Gallo (1861-1945), edita in Chiavari nel 1888 e riproposta l’anno 1985 dall’amministrazione municipale alassina.
Gaetano Sangiorgio appartiene al risvolto contestatore ed acido di certo nostro tardo Risorgimento. L’asserto potrà sembrare eccessivo ma, di fatto, in quasi ogni lettera reperita di lui affiora una malignità od un mugugno. Per addurre qualche esempio concreto: ora spande bile sul rincappucciamento di Ausonio Franchi, pseudonimo di Cristoforo Bonavino (1821-95), ai suoi tempo assai famoso, noto libero pensatore di Pegli, docente di filosofia all’ateneo milanese, esponente di un feroce razionalismo anticlericale, ritornato al cattolicesimo e che riprese la tonaca negli ultimi anni di sua vita (G. Sangiorgio, cartolina postale 13 novembre 1881); ora lamenta – a ragione, peraltro – la francesizzazione di Nizza e la mancanza al territorio italiano di Trento, dell’Istria, di Malta, della Corsica eccetera (G. Sangiorgio, lettera 20 marzo 1892); ora si rallegra – mostrando un animo piuttosto meschino, invero – per la morte di Cesare Cantù (1804-95), patriota, politico, indefesso storico ed autore di parecchi manuali, da lui definito “cretino pieno di sapere” (G. Sangiorgio, lettera 17 marzo 1895); ora maligna su Luigi Gelmetti, non tanto come studioso e linguista d’indubbio valore, quanto per esser troppo prete! (G. Sangiorgio, lettera 12 ottobre 1886). Mi viene alla mente il proverbio bantù – se ben ricordo – secondo il quale le zanzare sono invidiose dei leoni!
Perfino in vacanza ad Alassio non si tratteneva dal palesare varie acidità e idiosincrasie. Così parla in maniera piuttosto critica del volume del Marchese Gallo, sopra menzionato, perché è ‘guelfo’, ovvero biasima l’eccessivo numero di chiese e di conventi presenti allora in Alassio: ben nove su ottomila abitanti (G. Sangiorgio, lettera 22 febbraio 1890). Come molti altri liberali (in realtà anti-liberali, perché intolleranti delle idee altrui e vogliosi di imporre la propria ideologia, appunto come accade ai nostri giorni!) e massoni ottocenteschi egli avrebbe preferito al posto dei luoghi sacri bagni, palestre e cose simili. Di fatto, la società del nuovo regno d’Italia abbisognava di scuole e di ospedali, invece fu invasa da caserme e da prigioni per lo più allogate nei conventi e nei complessi rubati agli ordini religiosi. Non senza ragione affermava Federico Zeri – grande storico dell’arte e teste non sospetto – che hanno fatto più danno i così detti padri della patria che non i vandali.
Speriamo che i soggiorni in Alassio abbiano un poco addolcito l’animo del Prof. Gaetano Sangiorgio.
Gian Luigi Bruzzone