Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Qui delirio. Pronto soccorso Santa Corona, giornalista-paziente del Corsera racconta: 22 agosto dopo una cena in ristorante a Loano…2/Da Albenga fulmini a Toti: Completata opera di distruzione (con Burlando) Sanità pubblica


Il 25 luglio 2005, presidente della Regione Liguria Claudio Burlando, era stato inaugurato in pompa magna il nuovo Pronto Soccorso del S. Corona. Oggi l’Asl 2, con il direttore generale Marco Damonte Prioli, rende noto: “Non c’è alcuna situazione da ‘trincea’ né di ‘delirio’: gestione ordinaria degli accessi che, trattandosi di una località turistica, aumentano nei mesi estivi”.

Prioli a SavonaNews “La difficoltà del Pronto Soccorso di Pietra Ligure non è dunque legata alla capacità di presa in carico dei pazienti, costantemente garantita, quanto, piuttosto, alla carenza di spazi destinati alle sale d’attesa e ai percorsi interni: per questo entro l’estate prossima saranno ampliate le aree destinate al reparto di emergenza, in vista, poi, della realizzazione del progetto del nuovo Santa Corona, con un finanziamento regionale di 148 milioni di euro.

Reportage-testimonianza pubblicato dal quotidiano più diffuso in Italia (Il Corriere della Sera) lunedì 29 agosto 2022. Titolo: Al pronto soccorso di Pietra Ligure in una mattinata d’estate: «Qui in corsia è un delirio».

di Gianni Santucci
Gianni Santucci redattore al Corriere della Sera, cronaca milanese, ha scritto anche il libro ‘La Democrazia dei corrotti’ con Walter Mapelli Rizzoli)

Il caos tra ragazzini caduti dal monopattino, malori in acqua, turisti e anziani: «Parcheggiati in mezzo alle barelle, dopo 5 ore nessuno mi visita».

Il giorno di passione si vede dal triage. Saletta stretta, due pareti a vetri. Infermiera alla scrivania. «Buongiorno, mi dia il tesserino. Intanto le prendo i parametri». Saturazione, pressione. Interruzione: il monitor nella stanza accanto lancia bip d’allarme sconclusionati. «Mi scusi», dice l’infermiera. S’alza rapida. Fa tacere la macchina. Rientra. «Allora, sintomi». Nausea, mal di pancia. Seconda interruzione: un ragazzo appena arrivato, seduto in corridoio, lamenta anomale palpitazioni di cuore. «Mi scusi ancora».

L’infermiera s’avvicina. Gli attacca il saturimetro. Rientra. «Dicevamo, sintomi…». E subito nuova interruzione: squilla il telefono. «Perdono». L’infermiera alza la cornetta. Una donna chiede notizie di un paziente. «Non deve chiamare qui. Comunque mi dica, nome e cognome…». Ascolta con comprensione. Annota con pazienza. Rialza la testa. «Dicevamo… forte mal di pancia, ora come sta?». Non bene. E nuova pausa: entra un’altra infermiera per un consulto. «Il ragazzo con i calcoli alla cistifellea dice che ha la bocca amara e vuole bere. Che faccio?». «Niente, altrimenti vomita». L’infermiera a questo punto approfitta dell’interruzione. Altro attraversamento lampo del corridoio. Zittisce di nuovo il monitor. «Riprendiamo… Pressione e saturazione ok. Prende farmaci?». Nessuno. «Allergie?». No. Altro stop, ennesimo. «Mi scusi». Ancora il telefono. Sono i carabinieri. Chiedono se sia arrivato un fax. «No. Provate a rimandarlo». Cresce un alto vociare in corridoio. «Allora, adesso la registro…». Inizia a inserire i dati al computer. Si ferma per riprendere una donna che fa la finta tonta e s’intrufola a cercare un parente. Triage concluso: «Ci siamo». Braccialetto al polso. «S’accomodi in saletta d’attesa, c’è da aspettare», dice questa donna: che incarna a pieno il concetto di multitasking , che pur avendo impiegato mezz’ora per una procedura da pochi minuti non ha mai derogato a una gentilezza estrema, che ha dispensato calma e sorrisi, distribuito la sua arte di problem solver. E che in questo lunedì mattina di (solito) marasma, s’è lasciata sfuggire solo un ironico/sconsolato: «Se alle 10 va già così, mi suicido».

Pietra Ligure, 22 agosto, ospedale Santa Corona. Là fuori, spiagge brulicanti. Qui

Il tre volte sindaco di Bardineto, rag. Franca Mattiauda, ha aderito, con i suoi concittadini, alla raccolta firme  per l’apertura del Pronto Soccorso ad Albenga spiegando sulla pagina Facebook i motivi dell’iniziativa

dentro, pronto soccorso oberato da inaudita pressione. Struttura sovraccarica. Flusso di emergenze constante, al limite dell’ingestibile. Perfetta rappresentazione di quel paradigma che rende insopportabile l’Italia: un manipolo di persone (in questo caso medici, infermieri, operatori sanitari) che con l’impegno e con l’ingegno compensano decisioni e scelte politiche che hanno trasformato il loro posto di lavoro in una trincea. Ne possiamo raccontare una giornata un po’ per caso, a causa di un improvviso malessere notturno dopo una cena in un ristorante di Loano.

«Vengono tutti qua»- Per capire, un confronto. Savona, terza città ligure, 58 mila abitanti: il pronto soccorso (dell’ospedale San Paolo) ha 20 medici, 46 infermieri, 27 operatori socio-sanitari. Dovrebbe essere, magari per luogo comune, il punto di riferimento dell’emergenza sanitaria. E invece no. Finisce quasi tutto sull’altro polo, cioè il pronto soccorso di Pietra Ligure (8 mila abitanti): che geograficamente è il vero centro della provincia, e che in una parte d’Italia dove spostarsi d’estate sull’Aurelia è un terno al lotto, con i suoi 21 medici, 57 infermieri e 15 Oss diventa un imbuto. Basta scorrere i dati real time della Asl 2 Liguria. Alle 10 del 22 agosto il Pronto soccorso di Pietra sta trattando 45 pazienti (2 codici rossi), Savona 23 (un codice rosso). La sproporzione, col passare della giornata, sarà sempre più abissale.

Ore 11. Un’ambulanza porta una signora anzianissima sulla barella. Caduta. Forse una caviglia rotta. Lo sguardo nel vuoto degli anziani che si sentono sperduti. Un barelliere le accarezza la testa. Una donna viene ad attendere il padre in osservazione dal giorno prima. Era così anche ieri? «Peggio. Ma che devono fare, poverini? Guardi i medici e gli infermieri. Sudano. Corrono. Sono da ammirare. Ma quelli che stanno male vengono tutti qua».

Ore 11.24: le ambulanze portano in contemporanea altri due anziani. Caduti in casa, anche loro. Istantanea su pochi metri di corridoio fuori dalla stanza del triage: sette pazienti, su tre barelle e quattro sedie a rotelle. Già non si passa più. Un’infermiera: «Faccio una corsa su a prendere il sangue per il centro trasfusionale». La collega disinfetta una barella. Un fattorino consegna tre scatoloni di mascherine. Una donna col braccio ingessato s’appisola con la testa all’indietro. Alle 12, a Pietra i pazienti sono arrivati a 57, a Savona sono scesi 21.

Le sale d’attesa- Conseguenza ovvia: sale d’attesa senza più posti a sedere. Quattro donne di mezza età ne hanno per tutti. «Ad Albenga non riaprono il pronto soccorso e devono venire tutti qua». «Vero, ma gli ospedali sono intasati anche da ragazzini che fanno cretinate d’ogni genere». «Dicono che sono le conseguenze del lockdown. Non è vero. È la droga». «E quelli col monopattino? Scemi pure senza droga». Frase con risonanza profetica: pochi minuti e un adolescente attraversa il corridoio con un asciugamano colmo di ghiaccio sulla tempia. Ha la priorità e passa subito, con la madre. Il padre fuma all’esterno mentre informa qualcuno al telefono: «Sono al Santa Corona che il c… è caduto dal monopattino. S’è aperto il cervelletto, il c… L’ho visto e stava gonfio come una zampogna, il c… (si può dedurre che l’incidente non abbia elevato la stima del genitore verso il figliolo, ndr)».

Ore 12.05. L’ambulanza di Borghetto Santo Spirito arriva con un uomo in ciabatte e canotta. Malore in acqua. Scosso da brividi intermittenti. A una donna fanno il prelievo di sangue in sala d’attesa. Lei chiede: «Mi ricoverano?».

Ore 12.32: un’ambulanza porta un’altra anziana da Albenga. Lì, a 20 chilometri di distanza da Pietra Ligure, c’è un ospedale che da mesi è tappezzato di lenzuoloni con scritte colorate: «Senza pronto soccorso si muore». Il movimento civico che chiede la riapertura del terzo reparto d’emergenza in provincia di Savona è diffuso e radicato. Petizioni. Manifestazioni. Proteste continue. La Regione sostiene che «un pronto soccorso ad Albenga sarebbe sovradimensionato». I numeri dicono che, alle 13, Pietra Ligure è sommersa da un’ondata di 57 pazienti (con 3 codici rossi); a Savona sono 33. A Laigueglia gli stabilimenti balneari si sono pagati un’ambulanza per luglio e agosto. Soccorso privato alla sanità pubblica. Necessità condivisa (con risonanza molto nazionale): servizi di assistenza più diffusi. Al Santa Corona il flusso non s’arresta.

Ore 12.42, altra anziana con l’ambulanza di Ospedaletti. Dieci minuti dopo, signore col braccio destro già bendato, gamba sanguinolenta. In un paio d’ore, arriveranno altri cinque anziani. Incidenti domestici. Un infarto. I codici meno gravi slittano. I «verdi» delle 9 sono ancora tutti in attesa. L’ultima signora trasportata chiede al suo barelliere: «Quanto ci devo stare qua?». «Eh, tanto, purtroppo. Abbiamo molte persone davanti». «Quante? Dieci?». «Direi venti». L’affollamento tra sale e corridoio sta mangiando lo spazio fisico. Viene da pensare che in certi ospedali, fatte tutte le analisi e le statistiche, più che un percorso Covid bisognerebbe creare un canale riservato per gli anziani, che sono l’utenza più numerosa, più problematica, più bisognosa d’attenzione.

La pubblicità-promozione a pagamento della Regione (con il logo e Salute Liguria) che da alcuni mesi è fissa su Ivg.it. Di Pronto soccorso non si parla ma di ‘cura, eccellenza, innovazione‘. Il direttore generale Asl2 dopo il reportage del Corriere della Sera riferisce di “locali inadeguati del Pronto Soccorso pietrese”. Ecco cronaca- inaugurazione del nuovo pronto soccorso il 25 luglio 2005 (vedi……… ‘Maggiore efficienza e funzionalita’ – ha spiegato il direttore generale Idelfonso Cagliani – sono i criteri che hanno guidato la realizzazione del progetto, i cui lavori hanno preso ‘concretamente’ il via nell’autunno del 2002′.

Impegno e ironia- Il prolungato assembramento unisce i pazienti, un corpo unico che galleggia in una strana alchimia: tutti sentono che stanno perdendo la pazienza, tutti osservano medici e infermieri «che si sbattono», tutti si compongono in un’attesa tranquilla. Una figlia accarezza la fronte sudata del padre. L’infermiera del triage passa vicino a un uomo che attende da tre ore su una sedia a rotelle: gomiti, ginocchia e caviglia bendati. «Sono ancora parcheggiato, qua», fa lui. «Non si preoccupi, non glielo faccio pagare il parcheggio». L’ironia è consolazione, non mancanza di rispetto. L’uomo le sorride. La mutua assistenza è la norma. All’improvviso una donna avanza a passi agitati. Si ritrova subito una mano sulla spalla che le permette di passare come se il corridoio fosse deserto. La donna ha in braccio la figlia, una decina d’anni, un brutto taglio sul mento. Ore 15, picco di pazienti: 28 in attesa, 36 in trattamento. In tutto, fanno 64. In quel momento, più del doppio di Savona.

Dal triage delle 10 sono passate 5 ore. Chiama un medico: «Ha ancora molte persone davanti, intanto volevo chiederle come va». Meglio, direi che posso andar via. In sala d’attesa c’è ancora tempo per raccontarsi intere esistenze, gioie e dolori, personali e familiari, nipotini che non dormono di notte, ma che stamattina, a questa nonna con un’infezione al gomito, hanno regalato «tutta la bellezza del mondo in un sorriso». (Quarantotto ore dopo questa giornata, il 24 agosto, due uomini, 50 e 68 anni, muoiono per un malore in mare, uno proprio a Pietra Ligure, l’altro a Finale; per la dinamica degli eventi, non c’è alcun collegamento con l’organizzazione dei servizi d’emergenza).

Gianni Santucci

LISTA TOTI- “NOI MODERATI: IL CENTROSINISTRA E LA MEMORIA CORTA” 

“Chi attacca oggi politiche votate a ridare centralità ed efficienza ai nostri ospedali è la stessa parte politica che ha prodotto nel corso degli anni privatizzazioni, deaziendalizzazioni come quella di Villa Scassi e Santa Corona, chiusure di pronto soccorso, accumulando un debito sanitario superiore ai 100 milioni di euro, che ancora oggi i cittadini liguri stanno pagando. Un risultato francamente lusinghiero per negatività che siamo certi di non essere in grado di eguagliare, nonostante il difficilissimo periodo”

Così il Gruppo Noi Moderati in Regione si inserisce nell’ennesima polemica basata su ricostruzioni parziali e non corrette, del centrosinistra in merito alla gestione sanitaria regionale:  “Una strumentalizzazione che va a discapito della cittadinanza, cui si cerca di infondere timori solo per raccogliere consensi, dei medici e degli operatori sanitari che ogni giorno prestano competenze e attenzioni ai pazienti e di chi si è impegnato per trovare soluzioni alle crisi dovute alla pandemia ed a contingenze di cui non ha colpe”.

ALBENGA: DALLA PAGINA FACEBOOK DEL PROF. GINO RAPA

Dalla pagina facebook di Gino Rapa- Presidente Toti, siamo nell’Alta Val Pennavaire, a Caprauna (Cuneo). Il Sindaco, oltre ad avere raccolto le firme a favore dell’Ospedale di Albenga in Piazza Sant’Antonino, è andato di persona anche da chi, pur volendo, non era riuscito per età o motivi di salute a raggiungere il banchetto delle firme. Lei Presidente non è molto bravo in geografia, ma Comuni come Caprauna e Alto, pur piemontesi, gravitano sull’Ospedale di Albenga. Quindi secondo lei il Sindaco sarebbe un menzognero, un manipolato, un populista, un piazzaiolo? Anziché insistere nella sua preoccupante arroganza dia ascolto alla gente di cui dovrebbe difendere gli interessi. E lo stesso dicasi per la Corte che ha intorno. (La Signora nella foto col Sindaco è del 1928, ma ha voluto firmare per i giovani, per il loro futuro!)

“Non ho mai amato scrivere di politica su questa pagina, ma quando si tratta della salute e della vita delle persone è doveroso per un cittadino. In Liguria Giovanni Toti ha completato l’opera di distruzione della Sanità pubblica iniziata dal suo predecessore Burlando. Un disastro, cui oggi il Corriere della Sera dedica addirittura DUE intere pagine. Con Toti sono colpevoli i suoi Assessori, i dirigenti, i funzionari, tutti coloro che lo sostengono per interessi non sempre chiari e che costringono la popolazione a vivere sulla propria pelle veri e propri drammi. Una vasta parte della Regione, dalla costa alla montagna, attacca ogni giorno Toti e i suoi complici. E non solo semplici cittadini. Addirittura la Chiesa locale, le scuole, associazioni come i Donatori di sangue, gli Alpini, le Pubbliche Assistenze, l’ANT (tumori), l’UILDM (distrofia muscolare), ecc., ecc. A questo punto, nella speranza che al più presto il disastro sanitario di Toti venga bloccato, mi chiedo dove sia l’opposizione! In un paese normale, con queste premesse, una vera opposizione avrebbe attaccato il Governatore e se lo sarebbe divorato. NO! solo qualche scaramuccia, che sa di finto. L’unica cosa che mi viene da pensare è che rispondano tutti agli interessi dello stesso padrone. Davvero triste anche pensando al prossimo 25 settembre e alla recita cui stiamo assistendo”.

SONO DAVVERO DA METTERE TUTTI ALLA GOGNA ? PUNIRLI NELL’URNA ELETTORALE DEL 25 SETTEMBRE’ . TUTTI COLPEVOLI, NESSUN COLPEVOLE.

Ecco, a fondo pagina, il fotomontaggio pubblicato su Facebook da Giacomo Massone albenganese. L’umile Trucioli.it si è ripetuto un’infinità di volte e da ultimo ha divulgato l’esplosione, nel savonese, di ambulatori privati e potenti Srl provenienti da diverse regioni del Nord Italia. Di pari passo il boom dell’intramoenia (accertamenti diagnostici e visite specialistiche) negli ospedali pubblici. Qui non ci sono liste d’attesa. Basta pagare, anche se proprio l’intramoenia sta subendo, si è letto sul Secolo XIX Imperia, minore interesse dei ‘camici bianchi’ per via di introiti non allettanti (la quota maggiore va all’ASL). Si aggiunga la crescente migrazione di pazienti verso strutture ospedaliere private e pubbliche di Lombardia e Piemonte. Il Secolo XIX ha raccontato la storia di un paziente, valbormidese, che per una risonanza magnetica da effettuare tra 30 e 60 giorni aveva trovato posto il 9 settembre a Bordighera. In regime privatistico, quindi a pagamento, l’esame poteva essere effettuato la sera stessa al San Paolo (199 euro) o il giorno successivo al Santa Corona (266). Quasi una prassi che noi stessi (gastroscopia) abbiamo vissuto, ma con l’attesa di un mese al S.Corona.

Come non bastasse è sempre più frequente leggere la pubblicità a pagamento (sui  più diffusi quotidiani della Liguria e web locali on line) per promuovere il business sanitario dei privati. Tecniche per manipolare l’opinione pubblica sulle reali carenze della Sanità  ligure ? dove non mancano, va detto, eccellenze e risultati. Eppure un’inchiesta giornalistica a 360 gradi potrebbe rivelare e far conoscere ai cittadini precise situazioni, tempi, dati, cifre, bilanci soprattutto, nomi e cognomi degli amministratori delle società a chi fanno capo, quali interessi e convergenze con il mondo della politica. C’era una volta e forse opera tutt’oggi il ‘Partito del cemento’, ora siamo ai ‘partiti della sanità’. Finora ai lettori liguri non si è datato il diritto di essere compiutamente informati mentre sparare nel mucchio non serve o saltuarie denunce che finiscono nel dimenticatoio. No tuttavia all’estremismo becero, anche a parolacce, da cui ci dissociamo. Alpresidente Toti le assidue apparizioni pubbliche,  passerelle, Tv incluse, non gli producono grande ammirazione e i prossimi risultati elettorali confermeranno. I comprimari non mancano e sono corresponsabili. Non dovrebbero farla franca. (L.Cor.)

 

 

 

 


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