Trucioli

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Le urne, all’ombra dei cipressi, confortate di pianto… Perché l’Italia ha bisogno di Draghi


“All’ombra dei cipressi e dentro l’urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?”

di Sergio Bevilacqua

Trovare una via alla vera politica in un contesto come quello di queste elezioni politiche improvvise e ferragostane è decisamente arduo. L’astutissimo sabotaggio (“all’ombra dei cipressi”, tipica vegetazione cimiteriale a certe latitudini) della politica discrezionale (le “urne confortate di pianto”) italiana attuato dai poteri forti (e salubri!) dell’Europa sulla ricchissima bagnarola Italia, ha colpito il libero progetto politico necessario in democrazia non poco.

Per le nuove forze, così necessarie al quadro italiano, diventa necessario, vitale e opportuno non schierarsi apertamente: ora chi si schiera viene schiacciato. Per questo sono state fatte queste elezioni, in questo modo: schiacciare le nuove discrezionalità politiche italiane, che sono percepite come pericolose per il progresso dell’europeismo, nel quale occorre credere, e dell’appartenenza fedele all’Occidente, che deve essere rispettata per motivi d’interesse e civiltà.

La strategia globale per l’Italia è concettualmente, e spero anche praticamente, per un Draghi II, che non vedo come possa essere realizzato senza Draghi, ad esempio con la Meloni o con Letta… L’Italia ha bisogno di Draghi: lo sanno tutti, da Mattarella a Von der Leyen alla Presidenza americana (Biden o repubblicani, sono sfumature per noi…). Perché? Perché Draghi eviterà il destino greco ma non darà all’Italia un destino sovranista, che è sbagliato oggi strategicamente per l’Italia e letale per l’Europa e, forse, anche per l’Occidente. L’ho conosciuto di persona nel 1985, quando aveva già incarichi importantissimi, se ben ricordo Banca Mondiale, ma era anche consulente del ministro del Tesoro Giovanni Goria nel primo Craxi. Mi occupavo di riorganizzazione delle partecipazioni statali nel gotha della consulenza strategica e organizzativa italiana, e il Tesoro era molto interessato dal destino di quelle fonti emorragiche che erano IRI ed EFIM.

Draghi era ed è un uomo. Nel senso che ha valori e buon senso. Non è un rettile nelle mani di qualcuno.

Ed è anche un uomo di mondo (non nel senso che ha “fatto il militare a Cuneo”, come la gran parte dei nostri politichetti), cioè che sa che il mondo è vasto e gira per molti motivi diversi, ma è alla portata dell’uomo, della sua intelligenza. Quella è sempre stata la sua sfida, e direi che tutti gli atti che gli riconosciamo confermano. Alla faccia dei detestabili signornò così diffusi nell’ “Italia dei viziati”.

La strategia è stata palesemente quella di intralciare il più possibile le nuove elezioni, fino ad arrivare a sfidare la democrazia italiana con le sue stesse armi, per evitare che emergano nuove forze avverse, che si consolidi il fronte pseudo-putiniano dei dementi, che idee folli nuocciano al percorso europeo e olistico che ha dato all’umanità il ruolo più importante mai avuto nel creato e la più grande civiltà. Ecco il senso di questo forno crematorio elettorale voluto per l’Italia da Mattarella e poteri sistemici. Distrutto il M5S, ridotta la spinta sovranista della Lega di Papeete, restano una velleitaria Meloni, che mostra la corda, e un algido Letta, in cerca d’autore.

Chi si espone temerariamente ora viene distrutto.

Il prossimo Parlamento non sarà come questo: il fronte sovranista (Legoide) e oscurantista (M5S) crollerà sia in numeri che in potere e quello dei signorsì (PD e draghiani, molto meglio dei signornò) crescerà.

Andremo presto a un Draghi 2 o a uno pseudo-draghi2 (retto da alter-ego, ed esempio Franco), sempre extraparlamentare, di natura o di fatto.

Ciò detto, la ragione politica deve continuare: puntiamo alle regionali e alle europee, alle amministrative sempre presenti e adesso, per il momento, mimetizziamoci (“è forse il sonno della morte men duro?”). Ci ucciderebbero, se ci esponessimo ora: anche se siamo europeisti, occidentali, draghiani, anti-oscurantisti e anti-putiniani.

Siamo pensatori, e pensatori liberi. Con un chiaro progetto umanitario.

Non semplici pragmatici privi di visione elevata dell’uomo, come Calenda, ma seri portatori del progetto umano di immagine e somiglianza, della visione progressiva verso il bene e dei suoi valori profondi.

Sergio Bevilacqua


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