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Liguria e Basso Piemonte

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Crisi idrica nel savonese: storiche vasche saggezza dei nostri avi. Lo spreco delle acque reflue. In Liguria ‘piano di risanamento’ (1982) mai realizzato


Crisi idrica anche nel savonese. Necessario il riutilizzo delle acque reflue. Esempi in Italia e nel mondo.

di Loredana Gallo, Roberto Delfino, Gabriello Castellazzi*

Un’antica vasca per la raccolta acqua piovana sulle colline savonesi

Lungo le valli dell’entroterra savonese si vedono ancora  innumerevoli storiche vasche di raccolta dell’acqua al servizio di abitazioni e orti. Un sistema secolare che rivela la saggezza dei nostri antenati nella gestione delle risorse idriche e questo era possibile grazie al tante sorgenti presenti nelle Alpi Marittime.

Ma oggi la situazione è radicalmente cambiata: si parla di “crisi idrica” con   richiesta di “stato di emergenza” perchè dalle sorgenti arriva meno acqua e il “cuneo salino” sale dal mare mettendo in crisi le “falde freatiche”.

La scarsità delle piogge (conseguenza della “crisi climatica”) è all’origine del problema , quindi la vita nei centri costieri diventerà ogni anno più difficile.

Le azioni concrete per affrontare e tentare di risolvere questa situazione rimangono confuse e  le condizioni si aggravano ogni giorno per l’incredibile quantità d’acqua (circa il 30%)  che si disperde da una rete idrica “colabrodo”(con grande spreco di energia elettrica perchè le stazioni di sollevamento necessarie a mantenere la giusta pressione dell’acqua, funzionano 24 ore su 24). Ricordiamo che la “Legge Merli”del 1976 , promulgata “per favorire il massimo risparmio nell’utilizzazione delle acque promuovendo processi di riciclo e recupero delle sostanze sospese”, venne ripresa nel 1982 dalla Regione Liguria con un “Piano di risanamento”non ancora realizzato.

Quindi è necessario intervenire con urgenza utilizzando tutti i mezzi che le attuali tecnologie mettono a disposizione, tenendo conto che un freno al “riscaldamento globale” trova e troverà ostacoli di ogni genere, a partire dalla resistenza all’ azzeramento dei combustibili fossili responsabili dell’ “effetto serra” (mezzi di trasporto terrestri, aerei e marini – sistemi di riscaldamento – ecc.).

Per capire come affrontare la crisi idrica del savonese è necessario attingere notizie dalle relazioni dell’ “ATO” (Ambito Territoriale Ottimale), che gestisce le risorse idriche dalle sorgenti alla depurazione, e del “Piano di risanamento delle acque” della Regione Liguria.

Da questi documenti non si riesce a capire la priorità degli interventi e chi saranno i responsabili delle procedure per gli appalti dei lavori di risanamento della rete idrica.

Inoltre, considerato che le risorse di acqua piovana messe a disposizione dalla natura purtroppo non aumenteranno, sarà necessario un piano lungimirante per l’utilizzo di quelle esistenti.

Dalla lettura emerge un quadro confuso anche sui possibili (e doverosi) interventi per il recupero delle “acque reflue”che raggiungono gli impianti di tutta la nostra Regione.

Nel capitolo “Individuazione di strategie ed obiettivi” si legge : “è necessario conseguire un adeguato livello di conoscenza dello stato generale delle infrastrutture da gestire, e risolvere definitivamente le inadempienze e/o inadeguatezze del settore fognario – depurativo, assicurare la funzionalità e l’efficienza nel tempo dei sistemi fognario – depurativi, valutando anche la possibilità di riuso delle “acque reflue”per varie finalità”.

Da queste considerazioni si capisce che nuovi cantieri non saranno attivati in tempi brevi.

Fortunatamente in Liguria già esistono rari esempi virtuosi: nell’ambito del “Programma di azione locale per la lotta alla siccità e alla desertificazione” il Comune di La Spezia ha realizzato un impianto che consente l’utilizzo di acqua depurata e riciclata per uso agricolo ( serve circa 100.000 abitanti) e il Comune di Rapallo, lo scorso anno, ha inaugurato un impianto di riciclo al servizio del porto, della pulizia delle strade ecc.

Dall’impianto di depurazione di Savona, verso il quale affluiscono le acque di molti Comuni della nostra provincia, arrivano in mare ogni anno circa 10 milioni di m3 d’acqua (uno spreco assurdo, data la situazione): “Italia Nostra”di Savona , proprio nello scorso aprile, ha  pubblicato una interessantissima e approfondita relazione sul tema, facendo  riferimento a norme nazionali e comunitarie.

Il rapporto ONU sulle risorse idriche mondiali dichiara: “Le acque reflue sono una risorsa inesplorata, una volta trattate possono dimostrarsi di enorme valore, in grado di soddisfare la crescente domanda di acqua dolce”.

Nel mondo si registrano situazioni interesanti: in Israele le acque reflue trattate costituiscono circa la metà di quelle utilizzate per l’irrigazione e in Giordania addirittura il 90%. A Singapore queste acque opportunamente trattate sono utilizzate anche per sostenere l’approvvigionamento di acqua potabile. La stessa cosa avviene in America Latina, in Giappone, nella Contea di Orange e a San Diego in California.

E’ utile sapere che gli astronauti della “Stazione Spaziale Internazionale” utilizzano la stessa acqua riciclata da oltre 16 anni. Nel continente europeo il Regno Unito è tra i pionieri nel trattamento delle acque reflue con 7.078 impianti di depurazione e riciclaggio in Inghilterra (Londra compresa) e nel Galles. In Scozia e nell’Irlanda del nord sono stati attivati numerosi impianti di trattamento oltre che per l’irrigazione di terreni anche per l’acqua potabile.

A questo punto si auspica che in provincia di Savona venga fatto in tempi brevi un cronoprogramma degli interventi necessari a garantire per i cittadini e il territorio le risorse idriche vitali.

*Europa Verde – Verdi del savonese

Loredana Gallo – Roberto Delfino – Gabriello Castellazzi


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