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Savona: un ricordo dell’avvocato Luzzati, la sua coerenza e la storia dello Psiup nel savonese


L’Ordine degli avvocati di Savona con una iniziativa davvero meritoria di recupero della memoria storica ricorderà il prossimo 4 marzo l’avvocato Vittorio Luzzati, specchiata figura di antifascista e di socialista autonomista, protagonista del “processo di Savona” intentato a Parri, Rosselli, Pertini per la fuga di Turati in Francia, poi a lungo vice-sindaco della Città con Aglietto, Lunardelli, Urbani.

 di Franco Astengo

Nato a Vercelli nel 1875, deceduto a Savona il 5 ottobre 1968, avvocato socialista.
Militante del PSI, nel 1926 assunse la difesa di Ferruccio Parri, imputato nel processo per la fuga da Savona di Filippo Turati. Dopo la conclusione del dibattimento, che vide assolti gli imputati, l’avvocato Luzzati fu costretto ad espatriare. Durante il processo, infatti, aveva assunto posizioni apertamente antifasciste. Poté tornare in Italia soltanto dopo la Liberazione e, candidato alle elezioni amministrative a Savona, fu eletto vice sindaco della città. Dal 1964 alla morte, l’avvocato Luzzati militò nel PSIUP. Nel 1965, al Teatro Stabile di Genova, il regista Luigi Squarzina mise in scena il dramma Il processo di Savona, del quale Luzzati era stato valoroso protagonista.

Tutti questi passaggi saranno sicuramente ricordati al meglio nell’occasione cui si faceva cenno all’inizio. In questo caso però si intende spostare l’attenzione su di un passaggio solitamente poco ricordato della vita politica dell’avv. Luzzati (e di altri). Si è già fatto cenno alla posizione politica di socialista autonomista tenuta dall’avv.Luzzati durante la sua militanza all’interno del movimento socialista nel dopoguerra: una posizione di equilibrio e di legame con le proprie radici (era stato eletto per la prima volta in Consiglio Comunale nel 1914) che lo aveva tenuto lontano sia dalla scissione socialdemocratica di Palazzo Barberini (gennaio 1947), sia dalle pulsioni fusioniste con il PCI che pure avevano attraversato il mondo socialista all’epoca del Fronte Popolare (elezioni del 1948).

Nel 1964, all’età di 89 anni, l’avv. Luzzati aderì, invece, alla formazione dello PSIUP.

Lo PSIUP rappresentò quell’ala della sinistra socialista che aveva rifiutato la formazione di un governo organico con la DC . Governo organico di centro – sinistra che si era realizzato, dopo tormentate vicende, nel dicembre 1963 sotto la presidenza di Aldo Moro e la vice-presidenza di Pietro Nenni.

Si trattò di un gesto politico, quello compiuto dall’avv. Luzzati, che in Città assunse un grande significato quale segno ulteriore della grande coerenza e dell’integrità intellettuale del personaggio e come testimonianza della sua incrollabile fede nel socialismo. Da lì derivava un conseguente giudizio sull’impossibilità di un esito positivo del connubio di governo con la Democrazia Cristiana.

Lo PSIUP nacque al momento del voto di fiducia al governo Moro – Nenni: 23 parlamentari socialisti votarono contro e riassunsero l’insegna sotto la quale il partito socialista aveva partecipato alla Resistenza e ai governi di solidarietà antifascista tra il 1944 e il 1947: una sigla frutto dell’intesa tra il vecchio PSI tenuto in vita durante il fascismo da Nenni e Saragat nell’esilio e da Sandro Pertini e altri militanti nelle galere del regime e il Movimento di Unità Proletaria creato dopo la caduta del fascismo da Lelio Basso, altra figura che meriterebbe a Savona (era nato a Varazze) un ricordo particolare dopo quelli che qualche anno fa pure gli erano stati dedicati.

L’avv. Luzzati con il collega avv. Andrea Aglietto

Il nuovo PSIUP, eletto segretario Tullio Vecchietti e vice-segretario Dario Valori, era un partito composto da almeno tre anime (una divisione che alla fine risultò esiziale) tra chi seguiva la vecchia tradizione socialista come appunto l’avvocato Luzzati, un’ala “fusionista” con il PCI (su posizioni rivelatesi alla fine filosovietiche, i cosiddetti “carristi”) e una corrente sindacalista – movimentista, molto sensibile alle tensioni giovanili che animavano in quell’epoca la società italiana nei prodromi del’68 (pensiamo ai fatti di piazza Statuto a Torino nel 1962) in un intreccio operai – studenti; corrente guidata da un intellettuale di spicco come Vittorio Foa che, in seguito rifiutò la confluenza nel PCI dopo le elezioni del 1972, formando con il gruppo del Manifesto ( Rivista dal 1969 al 1971, poi quotidiano) il PdUP. Rimase nel PSI l’altra corrente di sinistra, quella lombardiana, nella convinzione di poter esprimere al governo le proprie elaborazioni soprattutto rivolte alla programmazione economica: una ipotesi poi frustrata dal “tintinnar di sciabole” del luglio 1964.

A Savona la scissione dello PSIUP rappresentò un fatto politicamente molto significativo e anche incidente sul piano dei numeri elettorali. Aderirono intellettuali di alto livello come Beppe Racca, poi segretario provinciale del Partito e Dante Luciano, assessore alla cultura al Comune di Savona con i sindaci Zanelli e Scardaoni, esponenti del mondo delle cooperative con Sergio Cerrato, anche lui amministratore comunale, sindacalisti come il segretario della FIOM Ferrari oltre a un gruppo di operai, particolarmente nutrito e combattivo, soprattutto alla Scarpa e Magnano, alla Servettaz e all’ILVA.

Nel ponente poi lo PSIUP ebbe esponenti di punta eleggendo un deputato, l’avvocato Stefano Carrara Sutour, un consigliere provinciale De Vincenzi a Pietra Ligure e l’indimenticabile Dino Grollero a sindaco di Alassio.

Lo PSIUP ottenne un rilevante successo alle elezioni del 1968 con oltre un milione e mezzo di voti ed eleggendo 24 deputati: però l’ipotesi di una forza autonoma alla sinistra del PSI e in dialogo non subalterno con il PCI si spezzò nell’agosto di quell’anno con l’invasione di Praga da parte dei carri armati del Patto di Varsavia: una parte del partito tenne una posizione ambigua, quasi di sostegno (addirittura in contrasto con la posizione della segreteria del PCI) e l’altra parte (appunto in sintonia con il gruppo del Manifesto in quel momento ancora interno al partito comunista) condannò senza appello l’invasione.

L’avvocato Luzzati morì nell’ottobre dello stesso anno: la storia dello PSIUP proseguì poi con altre vicende che non è il caso di rievocare in questa sede nel dettaglio.

Nel ricordo che l’Ordine degli Avvocati di Savona sta dedicando alla sua figura anche questo passaggio trova un suo spazio, per il valore della dimostrazione di coerenza personale e per quanto significò nella storia politica della sinistra nella nostra Città.

Franco Astengo


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