Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Savona e provincia: è cambiata l’immagine. Aveva un’economia forte, un turismo alberghiero, un’industria valbormidese, agricoltura nella piana. E addio Carisa e ‘Triplice sindacale’ eccellente


Ripensando Savona. Nel lungo percorso di attività lavorativa, non passava giorno che ad amici e conoscenti non balenasse l’idea di chiedere chi comandasse a Savona. Riferisco degli anni ’60 del secolo scorso: tutt’altra gente, tutt’altre esigenze, tutt’altro chiacchericcio.

di Sergio Ravera

Sergio Ravera studioso di tematiche economico-sociali

Nel tempo, Savona è andata regredendo, distante dall’immagine di  giorni in cui la città rappresentava, nelle varie sedi, una provincia forte in economia, con il turismo sulla costa, l’industria in Val Bormida, l’agricoltura nell’Albenganese. A significazione che nella sfera pubblica e nell’ambiente privato presenziavano autorità ed imprenditori di spicco dotati di grande senso civico.

Si pensi, restando nella rappresentanza del sistema produttivo, al diversificato ruolo, nondimeno importante nei suoi differenti ambiti,  degli industriali, dei commercianti, degli operatori portuali, degli stessi agricoltori, mentre nel mondo del lavoro la “Triplice”: Camera del Lavoro,  Cisl,  Uil, eccelleva nei suoi segretari generali. Un nucleo di personaggi composito, nel contempo sufficientemente coeso nel confrontarsi su scelte spinose. Un gruppo che, nonostante la pluralità degli organismi deputati,  rappresentò nel periodo anni sessanta-settanta del secolo scorso la superiorità di una legazione capace di porre istanze collettive su tavoli di confronto regionali e nazionali.
Poi. In seguito, mentre l’autorità pubblica si rinnovava, pressoché indenne nei decenni successivi, rimanendo centrale il ruolo della Prefettura, della Magistratura e della stessa Procura della Repubblica, nel privato il quadro andava velocemente deteriorandosi toccando in prima istanza il ruolo, dunque la stessa significatività, del tessuto imprenditoriale con l’esito esiziale – al fine – della scomparsa della locale Cassa di Risparmio inghiottita da Carige spa, della Camera di Commercio assemblata alle consorelle di Spezia ed Imperia, del porto di Savona-Vado assorbito ancora da Genova, episodio quest’ultimo ormai datato, al pari dell’indimenticato interramento del 1528, di cui in questo decennio ricorrerà il cinquecentesimo anniversario.
Quanto a politici, al momento meglio soprassedere.
Destabilizzato il mondo, cambiati gli uomini. Incerta, incostante Savona; peggio, il vuoto. Da una larga intraprendenza che la contraddistingueva, dispiegandosi in modo precipuo nella personalità di uomini in grado  di trovare il giusto equilibrio tra pubblico e privato, la nostra terra si trova oggi intrappolata più che mai, da un lato, dalla dappocaggine di molti e dall’instabilità del contesto; dall’altro, dalla tenace rincorsa di taluni soggetti  ad uno sfrenato individualismo, alla monetizzazione di spiccate doti personali.
Sergio Ravera
Elena Bisazza- Assolutamente da accordo Savona oggi è ferma neanche il terziario è decollato la maggioranza delle attività che si aprono sono bar…
Sergio Ravera risponde-  Che si misureranno con agenzie immobiliari e piccoli negozi del settore tessile. Guardatevi attorno, l’offerta della città.
Gabriele Scrocca – In realtà è un’immagine che ben si adatta in questo momento a molte altre realtà italiane, l’impressione è che si stia procedendo con improvvisazioni giornaliere piuttosto che con serie programmazioni segno che chi ci dovrebbe guidare spesso non è all’altezza della situazione…
Ravera risponde – Nel caos si concretizzano al meglio le aspettative di approfittatori del bene pubblico, delle famiglie in difficoltà. Osserviamo attentamente la situazione che si sta evolvendo nel Paese in tema di sanità, di energia, di consumi.
Paolo Forzano – Tragedia savonese incredibile!
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E NELLA CITTA’ CAPOLUOGO SI POLEMIZZA
SULLE INDENNITA’ DI SINDACO E ASSESSORI
L’avv. Barbara Pasquali (assessore) sulla sua pagina Facebook –
Oggi in Consiglio Comunale il nostro Sindaco Marco Russo ha espresso il sentire di tutta la Giunta. Mi permetto di dire che non si tratta di uno sfogo, ma di un vero e proprio sdegno. Per una settimana sui social noi della Giunta siamo stati additati come degli approfittatori, insensibili alle difficoltà delle famiglie e dei cittadini, in un momento delicato e critico come quello che stiamo vivendo, con l’aumento dei costi delle bollette, e tutto ció che ne consegue.
La notizia data era falsa, perchè nessuno di noi si è aumentato nulla. Si tratta di un adeguamento di legge, previsto dallo Stato, con copertura dello Stato. Alimentare lo scontro sociale, incolpare la kasta, la politica tutta colpevole di vivere in una gabbia dorata, lontana dal sentire comune e dai veri bisogni della gente è un pericoloso boomerang che alimenta solo sentimenti di anti-politica. La politica come la vivo e la intendo io e come la intende Marco Russo, invece, è una bella cosa. E’ servizio e dedizione, è partecipazione e fatica, è stare insieme e condivisione, è anche scontro, a volte aspro e teso, ma è rispetto dell’avversario politico. Che non è mai nemico. Ed è per questo che il sentimento di indignazione è stato forte e ci ha toccato nel profondo. Le parole sono importanti, a volte possono essere armi, altre macigni. Bisogna ricordarlo, sempre.”
Maurizio Pellissone (giornalista già a capo delle redazione del Secolo XIX di Imperia-Sanremo e fino al luglio scorso di Savona) – Brava Barbara basta populismi torniamo alla politica con la p maiuscola.

Paolo Papa a Pasquali – Non mi intendo molto di politica ho solo 2 domande la cui risposta potrebbe fugare ogni indignazione, basta un sì o un no, senza giri di parole: 1) L’adeguamento era obbligatorio? 2) Era questo il servizio prioritario per Savona?

Pietro Malvolti – Il Sindaco entro sessanta giorni dal suo insediamento nomina il segretario generale e i dirigenti che costano circa 100 mila euro l’anno cadauno (nel caso di specie li ha confermati in blocco). Il suo ruolo è apicale quindi non si vede perché dovrebbe avere un compenso inferiore ai suoi dipendenti pro tempore, conseguentemente le polemiche sono strumentali e fuori luogo.
E L’EX FUNZIONARIO PUBBLICO

“0ra inadatta, cosa discutibile”

Ogni cosa ha il suo momento, ogni atto la sua ora sotto il cielo (Ecclesiaste,1-3). La cosa s’identifica in un  riconoscimento tangibile, il vil denaro; l’ora sotto il cielo, il tempo di approvazione della Legge di Bilancio 2022 con cui si sono individuati quali percettori  amministratori dei 7.903 Comuni d’Italia per il lavoro svolto o nel tempo necessario impegnati  ad effettuarlo, l’abbiano o meno gli interessati deliberatamente cercato (quantunque  a costrizioni, nascono seri dubbi in uno stato democratico).

Provvedimento sbagliato per modi e tempi d’uscita. Stanno esplodendo: il costo della vita con beni di prima necessità aumentati dal 10 al 15%,; le quotazioni in forte tensione sul mercato internazionale delle materie prime, ad iniziare dai prodotti energetici con pompe di benzina, per non sottacere di bollette più che raddoppiate, autentico disastro per i bilanci familiari; il dissenso dei cittadini avverso la politica italiana che ha raggiunto il minimo storico di apprezzamento  da parte del  Popolo Sovrano (sovrano di che? Anche perché di Re abbiamo in mente brutte esperienze).

Andiamo oltre. Pur se il sassolino dalla scarpa già l’avevo tolto il 14 febbraio scorso  con considerazioni che andavano al di là di “Savona Comune”. Resta vivo, infatti, l’eco in conoscenti ed amici della posizione assunta dal Parlamento, forse non del tutto condivisa  dal  popolo sovrano, sulla manovra di 480 milioni promessi agli amministratori comunali di tutta Italia per coprire aumenti distribuiti nei prossimi 3 anni. Con il conseguente dilatarsi nelle casse pubbliche di ulteriori disavanzi di gestione ormai inaccettabili in una nazione sull’orlo del fallimento.

Denaro, meglio sottolinearlo, rilevato nell’ambito di un pesantissimo debito pubblico, in una operazione completamente slegata, assolutamente incomparabile a lasciti di persone abbienti, tanto meno elargito da imprenditori o società private a lavoratori; peraltro, concedibili dinanzi ad incrementi di produttività in certe realtà lontani nel tempo.

Nella sfera pubblica,  caso specifico nei Comuni, si tratta di indennità di carica più che di aumento di paga. Differentemente dal contesto privato, laddove la remunerazione concessa diventa  ricevibile a seguito di convenzioni  ordinate e pattuite tra le parti (elementare: io lavoro, tu mi paghi; se poi ti trovi sull’orlo del fallimento, ci sarà tempo e modo di parlarne).

Ripetendo, in sintesi, si tratta di aumenti di carica. Ma convenitene. Più che carica mi sembra, ciò che sta accadendo, una caricatura, ben ricordando che parodie e caricature producono censure le più incisive, le più taglienti. Che, per educazione e modus vivendi non mi si confanno.

Sergio Ravera

 

 


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