Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Bombe d’acqua e cemento che ‘cresce’. In provincia di Savona dal 1960 in calo le zone boscate: da 63,89 % a 51,80%. E avanzano le villette


Dalla pagina facebook di Sergio Ravera già funzionario della Camera di Commercio e studioso di tematiche socio economiche. Savona, a proposito di tasso di deforestazione. Gli incendi portano ansia e dolore nelle popolazioni che subiscono eventi talora drammatici. Laddove estesi – in Liguria mirati alle soprattutto alle colline costiere – lasciano negli abitanti colpiti da autentiche catastrofi  un senso di impotenza e rabbia non solo nei confronti dello scellerato dai gesti delinquenziali, ma contro la stessa criminalità organizzata finalizzata ad operazioni illecite.

Per gli è appassionati di storia locale e mattoni&politica&consenso elettorale&affari possiamo documentare, almeno da fine anni ’60 ad oggi, che il ‘partito del cemento’ ha sempre affascinato una certa politica al potere premiata dal consenso elettorale. Se si vuole perdere le elezioni è sufficiente essere un pochino ambientalisti, non diciamo invisi talebani dell’ambiente.  Ipotizzare un piano regolatore a misura d’uomo che taglia le unghie alla speculazione immobiliare e alle aree da edificare. Ci sono state soltanto due eccezioni di sindaci, diciamo anticemento dichiarati, nella nostra amata Riviera: il rag. Enrico Rembado ed il comandante Carlo Gambetta, entrambi Dc, a Borgio  Verezzi e Noli, che prevalsero nell’urna per più mandati. A fine anni ’60 il sindaco socialista di Alassio Sisto Pelle ordinò l’abbattimento di 17 ville sorte nella fascia collinare verso levante. Il Secolo XIX, con il direttore Piero Ottone, seguì il caso in prima pagina, con un editoriale di consenso. Trascorsero due anni e Pelle perse la maggioranza, si dimise. Persino nella ‘rossa Savona’ per guadagnare voti si è fatto ricorso agli amici del mattone e scelte urbanistiche a loro gradite. Ma le corresponsabilità sono piuttosto diffuse e la politica ha potuto contare anche sull’informazione che, con rare eccezioni e per periodi circoscritti, non ha contribuito alla cultura e coscienza ambientale. Si pensi solo agli alveari di seconde case che impietose statistiche documentano. Che dire con l’esempio di Paesi del centro e nord Europa. Perché resta difficile leggere, in Liguria, di confronti, con campagne stampa che documentano dove sono arrivati loro e cosa abbiamo distrutto del nostro territorio, un tempo volano anche del ricco turismo straniero. Più benessere e posti di lavoro. Convivenza tra aree industriali, agricoltura e turismo. Una ricchezza in simbiosi. Sarebbe troppo pretendere di seguire Zermatt chiusa al traffico; circolazione consentita unicamente ai veicoli elettrici utilizzati per fini commerciali e alle carrozze trainate da cavalli.  (R.T.)

Scenario successivo ampiamente conosciuto: la costruzione di villette da un lato; all’opposto, in presenza di interventi pubblici, il risveglio  di una natura che, autentica vincitrice,  anni appresso  ne riprenderà il  dominio. Mi colpì, al riguardo, proprio anni addietro – dinanzi allo sfruttamento indiscriminato del suolo, problema che non conosce soste – un articolo in cui esperti affermavano che dinanzi al totale abbandono umano, cent’anni dopo New York  si sarebbe trovata sepolta dalla vegetazione. Dunque, una forza della natura che, mal gestita, procurerà  allo stesso sistema economico danni irreparabili.

Qualcosa di buono, non i risultati attesi per altre iniziative, è scaturito dall’incontro dei Governi a Glasgow: l’impegno a contenere, quindi entro il 2030 porre fine all’attuale processo di deforestazione stanziando 11 miliardi e mezzo. Non sarà facile centrare l’obiettivo di fronte alla forte presenza di attività produttive nel settore della forestazione che comportano milioni di ettari persi ogni anno ad iniziare dalla Russia, dal Brasile, dall’Australia e dagli stessi Stati Uniti d’America. Siccome le piante, però, sono indispensabili all’uomo per la ossigenazione dell’aria, per i prodotti di largo consumo di alimenti e  medicinali, quindi per la nostra stessa sopravvivenza è necessario fermare quel tasso di deforestazione che ci sta conducendo alla rovina. Alla catastrofe totale.
Ovviamente diverso, nella stessa Europa, si presenta la percentuale di territorio coperto da foreste. Leggo dai mass media: si va dal 66% della Finlandia, seguita da Svezia e Slovenia con oltre il 60% per giungere al 10 per cento di Irlanda ed Olanda.  L’Italia si arrabatta nell’ambito di 27 Stati in 27^ posizione con il 32 per cento.
E noi liguri ? Non abbiamo, a proposito del Savonese, un territorio propriamente coperto di foreste. Si tratta per lo più di aree boscate con comprensori quali l’Alta Valle Bormida e il Giovo che presentano Comuni con percentuali superiori all’80% della  superficie  totale.  Tuttavia, pur dinanzi ad autentiche bombe d’acqua che si abbattono sui nostri paesi con danni alle culture ed alle infrastrutture, la copertura boscata gioca  un ruolo importante nella protezione del suolo dall’erosione superficiale. In effetti, l’assetto vegetazionale con piante sempreverdi, oltre che di arbusteti e di cedui densi, assicura minori, maggiormente contenuti rischi a  livello di erodibilità del  suolo.
Anche se negli ultimi 50 anni un quadro involutivo sembra interessare la stessa nostra regione. Sempre nella nostra provincia di Savona alla fine degli anni ’60 i boschi coprivano il 63,89 per cento della superficie territoriale (154.442 ettari), dato decisamente superiore rispetto ai dati raccolti oggi che si assesterebbero sul 51,80%. Ovvero circa 12 punti percentuali in meno.
Sergio Ravera

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