Sulla rivista ufficiale dell’obbedienza denominata “Officinae” l’avv. Antonio Binni, Gran Maestro Emerito della Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. pubblica l’articolo “Sullo scrivere bene: scritto e memoria nel ‘Fedro’ di Platone”.


L’attenzione di Socrate si concentra innanzitutto sul contenuto del discorso che, nel suo pensiero, si risolve in una indagine tecnica in aperta polemica con i sofisti. Per costoro la verità è sostanzialmente irraggiungibile. Rimanendo sconosciuta la verità, secondo i sofisti, non resterebbe altro che la persuasione (261a – b). Un discorso ben fatto, secondo questo punto di vista, sarebbe allora solo quello capace di convincere un uditorio. Per il che non sarebbe dunque punto necessario fare appello a ciò che è realmente giusto, potendo all’opposto essere più che sufficiente ancorarsi a ciò che ritiene giusto la massa di chi giudicherà il discorso. In estrema sintesi, secondo i sofisti, non ciò che è realmente buono o cattivo, ma ciò che sembrerà tale sarebbe dunque la stella polare per comporre un discorso di successo.